mercoledì 13 maggio 2009

vive la cultura?

La chiusura del teatro Tinto di rosso a Palazzo Marigliano mi ha convinto che tra breve servirà l'alto patronato dell'UNESCO per salvare i pochi centri culturali che resistono all'incalzare dei nuovi barbari. Basta percorrere la città per prendere atto di una realtà dura e destinata persino a peggiorare. Stiamo assistendo all'ecatombe silenziosa di piccoli giacimenti culturali, quali i cinema di quartiere, i teatri volontariamente fuori del circuito commerciale, le piccole librerie di gusto dove era possibile trovare un libro, ma era certo l'incontro interessante con un libraio che ti introduceva ad un autore o a un filone letterario. Al loro posto, inesorabili, si insediano catene di supermercati, mentre negli spazi minori si vanno ad installare le nuove chiese dei nostri tempi: i centri di scommesse, o betting offices. Giovani e meno giovani affollano questi nuovi centri di aggregamento per sfidare la fortuna. Quasi tutti sono consapevoli che per uno che riesce a vincere ci sono diecimila perdenti, sempre più incattiviti con la mala sorte. Le facce alternano quasi sempre brevi momenti di soddisfazione a lunghi intervalli di noia o di delusione. La filosofia che è dietro a questi luoghi tristi è pericolosa. Finge di mostrare ai giovani una via per il successo, almeno per quello economico. Senza sforzo. Soltanto con la combinazione giusta che ti moltiplica la puntata e ti illude di avercela fatta.