venerdì 28 dicembre 2007

la colpa del "poveraccio"


Il “poveraccio” non può replicare

Il commento del diplomatico italiano in Kenya sentito al telegiornale dopo il delitto di Malindi dovrebbe far riflettere il governo sulla scelta dei propri uomini nelle rappresentanze consolari. Secondo quella ineffabile testimonianza, la morte di Andrea Pace è da mettere in stretto collegamento con la scadente qualità dei film proiettati nelle sale cinematografiche di quel Paese, pervasi di violenza gratuita e tali da provocare spirito di emulazione in una popolazione in prevalenza di bassa cultura. L’intervistato diplomatico concludeva che se quegli esempi non fossero stati così imprudentemente diffusi non si sarebbe arrivati al clima truculento che è costato la vita persino ad un “poveraccio” per pochi spiccioli. Probabilmente al povero Pace, morto in circostanze così tragiche, sarebbe spettato un elogio funebre un po’ più rispettoso; e certamente noi italiani meriteremmo di essere rappresentati in modo meno approssimativo da chi, sia pure nel rispetto delle regole della diplomazia, sapesse formulare una corretta analisi della situazione ambientale evitando di lasciarsi andare soltanto a goffe e sprezzanti esternazioni.

giovedì 20 dicembre 2007

laicità e democrazia


“La laicità senza aggettivi riposa esclusivamente sul principio di non imporre ai cittadini altro vincolo all’infuori di quello che vieta a ciascuno di limitare la libertà altrui e di violare il principio di eguaglianza di tutti di fronte alla legge. Questo non è altro che il fondamento della democrazia di cui la laicità non è che il sinonimo. Ogni opinione può essere manifestata liberamente e in contrasto con altre opinioni. Ma se l’opinione di alcuni - fosse pure l’opinione maggioritaria - si trasformasse in norma discriminante, allora l’eguaglianza sarebbe violata e con essa la democrazia”. Di conseguenza “ fondandosi sul principio di eguaglianza di fronte alla legge le Costituzioni democratiche vietano ogni discriminazione basata su etnia , religione, sesso. La legge è eguale per tutti. Tutti i diritti che non ledono i diritti altrui meritano rispetto e cittadinanza” . E conclude: “ Si può invocare l’obiezione di coscienza contro un principio costituzionale?

martedì 18 dicembre 2007

preti che ingombrano i cieli


I preti devono essere inascoltati, le loro predicazioni sono favole per bambini che si rifiutano di crescere e ingombrano i cieli di improbabili divinità che offuscano la ragione e lacerano le coscienze, anziché pacificarle con la vita.

martedì 4 dicembre 2007

ozio arte intensa di chi sa vivere

In un’epoca in cui sembra che gli interessi principali della società siano il lavoro e lo sviluppo abbiamo di fronte a noi l’esplorazione dei molti significati dell’ozio compiuta da Giulio de Martino, professore di filosofia che ci ha abituato alle riletture in controtendenza filosofica delle tematiche attuali. Stampati dalle edizioni Intra Moenia di Napoli, ecco 6 volumetti antologici che - attraverso gli scritti di circa 90 autori, ben inquadrati da introduzioni e note del curatore – ci invitano a percorrere i sentieri di una qualità diversa della vita. Si comincia con Stanchi del lavoro. Apologie dell'ozio con una summa degli scritti di quanti - da Marx a Lafargue a Russell - hanno pensato che il lavoro sia una grave forma di alienazione. Si trattava di una idea in negativo dell’ozio, che era esaltato soprattutto come non-lavoro. Ma l’ozio è anche altro e nulla ha a che vedere con la pigrizia. Lo si capisce attraverso i filosofi antichi raccolti in Ars vivendi. L'ozio degli antichi: qui l’ozio è cura di sé, ricerca della conoscenza, esperienza più profonda di se stessi, come insegnarono Aristotele, Epicuro, Cicerone, Seneca … fino a Lorenzo il Magnifico. C’è, però, anche chi impiega il tempo libero a fare il volontariato e ad aiutare il prossimo: è l’idea che sorregge la terza compilation di de Martino: L' altro come scelta. L'ozio altruistico. Si parla qui di de-sviluppo, di solidarietà, di economia gandhiana: lavorare piano e con sentimento etico. Se poi pensiamo che le grandi metropoli siano la quintessenza del lavorismo, della velocità e del consumismo ci penserà il quarto volumetto a farci cambiare idea. È Il gioco della città. L'ozio nella metropoli con scritti di Baudelaire, Benjamin fino ai «flaneur» di Roma e Napoli (Flaiano e Gino Doria) dove si parla pure dei disoccupati organizzati. Ci si spiega che la città è il miglior luogo in cui perdere il tempo, casomai bloccati nel traffico, a tessere le trame di una vita diversa da quella cui siamo costretti abitualmente. Molti poi dedicano le loro migliori energie alle arti, alle letture, agli scacchi: sono i Passatempi di felicità. L'ozio e l'esperienza estetica, qui seguiamo Marcuse e altri esteti che ci mostrano come si possa usare meglio la nostra vita e il nostro corpo applicandoci alla produzione e alla fruizione delle opere d’arte. Da ultimo – last but not least - vengono altri acerrimi nemici del lavoro e del consumo: i mistici, gli asceti, i religiosi. Le loro testimonianze sono raccolte in: Salvarsi l'anima. L'ozio della religione. Qui si va dal buddhismo, alla mistica dei Sufi, fino alle esplorazioni allucinogene di Carlos Castaneda, inseguendo l’idea che faremmo meglio a fuggire dal mondo piuttosto che restare qui ad obbedire ai comandi del potere. Insomma l’«ozio» è tutt’altro che fannulloneria o inutile bambocciarsi. Quella è la «pigrizia» consolatoria di chi sospira un forte raffreddore pur di potersene restare un giorno in più a casa e a letto. L’ozio è tutt’altro. Lo scrivono in tanti: è ricerca della parte migliore di noi stessi e liberazione dai modelli sociali dominanti.

venerdì 23 novembre 2007

quasi un mese di silenzio


Se non scrivo ci sarà pure un motivo. Sarebbe interessante approfondire perché si passa da una fase espressiva ad un momento di chiusura. Pensieri, preoccupazioni; non mancano a nessuno. Io ho quelli che mi spettano, rapportati all'età, alla condizione, ai rapporti con quelli a cui voglio bene. Sarebbe semplicistico dire che vorrei stare tranquillo sulla occupazione dei ragazzi. E' un problema generale, di una generazione, anche se presente e pressante. Sento gli amici dire le stesse cose e questo non rasserena di certo. Il problema comune non pone le condizioni per un avvio di soluzione. Quelli di salute sono principalmente legati alla mia inerzia, al non fare cose che potrebbero aiutarmi. Vorei certamente essere più contento di me stesso, riconoscendomi alcuni momenti di pigrizia, più mentale che fisica, nei quali mi allontano vilmente dalle cose invece di affrontarle. E' una caratteristica costante del mio modo di pensare, un lasciare che il mondo crolli senza neanche tentare di alzare quelle pietre vicine che potrei certamente riordinare. E' così! La lotta con se stessi è quella più difficile da avviare. In fondo ci si accetta per come si è, specie nella parziale comprensione della inutilità della lotta. Siamo costretti dalla ripetitività dei nostri errori; la compulsività degli atteggiamenti sbagliati non accetta deroghe. Pure con la crescente lucidità che porta l'esperienza. Domani sarà un giorno uguale a ieri non nello sviluppo degli eventi, ma nell'atteggiamento mentale che resterà sempre lo stesso.

venerdì 26 ottobre 2007

pensandoci bene


Con qualche ritardo Tetina si è laureata. Biologia della biodiversità o qualcosa di simile. Era emozionata e tesa, come il padre, anche se nessuno dei due lo ammetterà mai. Attorno a lei farle festa i nonni, la madre e compagno, io ed Eli, il fratello Roberto, Emiliano, padre e sorella. Tutto bene. Speriamo che questo obiettivo raggiunto contribuisca a darle un futuro di lavoro e di autonomia. Anche se talvolta ci scontriamo in modo duro, Teti è il cuore mio e nel biglietto di accompagnamento del mio dono le ho scritto una cosa vera: non si potrà mai dimenticare di me. Penso che una figlia si porti nei pensieri un padre sempre; anche nei casi di padri o figlie divisi dalle più impensabili asprezze. Anche nei casi di padri o figli degenerati. L'immagine del padre resta indelebile e accompagna la vita della figlia, sia essa immagine effettivamente paterna protettiva e di riferimento; sia essa una figura da orribile orco. Credo di aver fatto di tutto per farla vivere serena, con fatti e qualche giusto sacrificio. Le sono vicino quando ha bisogno di me. Finché ci sarò lei sa di poter contare sul padre. Ed è giusto così!

mercoledì 17 ottobre 2007

artisti e crisi d'età


Sono tanti 64 anni per un artista? Forse no se ci sono ancora idee e voglia di esplorare i percorsi infiniti dell'arte. Tante volte tuttavia abbiamo davanti ai nostri implacabili occhi di spettatori figure di attori, cantanti, musicisti pittori e quant'altro che si trascinano integrando la produzione con opere che non sono all'altezza dei tempi di più felice ispirazione. Troppo spesso si tratta di persone che non sanno fare altro o quasi. Una vita sul palcoscenico o comunque dedicata alla propria arte. Succede anche per i pochi veramente grandi che hanno brillato di luce propria e non per semplice induzione mediatica. Per il vostro blogger Etrusco la voce ed alcuni brani di Caetano Veloso rappresentano il non plus ultra della musica contemporanea. Un vero innamoramento, consolidatosi nei 4 incontri dal vivo, con il possesso della collezione completa del baiano, oltre 30 cd, e con la lettura di due libri a tema. Mi è sembrato di non poter conoscere musica migliore ed ho corso il rischio di perdere il sano senso della critica. Ma l'uomo Veloso, che si vanta di vivere di contraddizioni, mi è venuto incontro. Alcune produzioni degli ultimi anni mi sembrano quantomeno discutibili ed in assoluta discontinuità con il Veloso più amato. La svolta artistica ed umana, contrassegnata anche dalla separazione dalla seconda moglie, Paula Lavigne, non è dovuta al caso. Il baiano ha deciso di inseguire il suo credo tropicalista con sonorità nuove, talvolta al limite della cacofonia. Ispirazione che percorre nuove strade, costi quello che costi, pur nella piena consapevolezza da parte dell'artista che il suo pubblico si attende da lui quelle soavità che lui solo sa profondere nella voce serica e nelle melodie. Un tentativo di uscire dal cliché del cantante raffinato che nel tempo si è cucito addosso. Certamente Veloso ha questa libertà, la stessa che ha il suo pubblico di aficionados di non comprare e non sentire quest'ultima produzione. E tra questi io, chiedendomi dove sia il giusto: pretendere che l'icona riproduca se stessa all'infinito, anche se in crisi di entusiasmo; ovvero che si faccia prendere da illuminazioni che portano verso altri confini musicali, talvolta incomprensibili o forse di più aspra percezione.

lunedì 15 ottobre 2007

democraticamente vostro


Nasce con una allegra e variopinta confusione il partito democratico. Veltroni segretario autocandidatosi e vincitore annunciato ha vinto con percentuali altissime, oltre il 70%. Si è votato dappertutto, persino al TCV, con sdegno più o meno manifestato dei destrorsi, cioè quasi tutti.. Ma alla fine hanno abbozzato e lo spettacolo è stato grande. Code di votanti ovunque, proteste a vario titolo per la dislocazione randomica dei seggi, proteste delle componenti minoritarie che denunciano brogli. Un po' di tutto, ma nell'insieme è sembrato chiaro che il popolo ha visto con favore questo nuovo soggetto che non dovrebbe essere la sommatoria di DS e Margherita, bensì la casa comune di tutti quelli che non vogliono morire berlusconiani o giù di lì. Migliaia di candidati si sono divisi i posti nazionali e regionali. Non mancava nessuno e tutti hanno tentato di trovare uno spazio nella nuova casa in costruzione. Già l'idea di una casa in costruzione ha aspetti incoraggianti; quanto servirà questo entusiasmo della base a proteggere le idee di fondo dagli appetiti dei mestieranti della politica? Forse poco, ma una speranza ce la devono lasciare, almeno quella.

venerdì 12 ottobre 2007


La disavventura occorsa al collega Marsili, colto da una colica renale all’interno di uno dei famigerati ascensori del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli rientra tra i disastri ampiamente annunciati. Che si possa verificare un malore da sovraffollamento all’interno di questi ascensori rientra nell’ordine normale e prevedibile delle cose. E c’è solo da sperare che non si debbano registrare fatti più gravi. Torniamo così a chiederci di conoscere i criteri di chi ha deciso la migrazione di massa del settore civile nella Torre A che ha “solo” 29 piani. I disagi, le difficoltà, e le possibili disavventure di un numero elevatissimo di utenti dovevano essere posti a base delle valutazioni di chi doveva adottare il provvedimento di trasferimento. La semplice ragionevolezza avrebbe potuto far piena luce sulla assoluta inidoneità della nuova sede del Tribunale civile, in considerazione della sistemazione in verticale degli uffici giudiziari. Anche l’Ordine degli avvocati aveva tentato varie forme di opposizione; il tutto stroncato da una presa di posizione di stampo decisionista Alla luce di quanto sta succedendo sarebbe interessante conoscere un pensiero ufficiale della Direzione manutenzione e gestione degli Uffici Giudiziari di Napoli.
L'immagine è di una pittura murale ritrovata in Siria attribuibile ad 11 mila anni fa. Sembra la raffigurazione di un agglomerato urbano, verosimilmente più razionale e vivibile della Torre A del NPG di Napoli.

mercoledì 10 ottobre 2007

che bomba quel libro


Il libro come bomba ad orologeria. Il potere di un libro! quale profonda e devastante deflagrazione produce la lettura di un libro che ci avvince e ci apre nuovi percorsi di pensiero.
I tiranni, consapevoli dell'enorme potere rivoluzionario del diffondersi della cultura, esercitano una forma di censura capillare e scrupolosa su tutta la produzione del pensiero. Dove c'è pensiero libero c'è pericolo per ogni regime e quando questo pensiero si condensa in parole bisogna bruciare il libro. Magari in piazza perché sia di monito a tutti gli altri che covassero l'ardimento di voler pensare in autonomia. 
Gli indici della chiesa, i roghi dei libri eretici, tutto l'inutile rifiuto del fluire della vita. 
Certo, inutile, perché la vita ed il suo divenire non si arrestano e nessuna cultura retrograda o negatrice di libertà potrà arrestare il lento ed inesorabile avanzamento delle culture. Se oggi esiste la possibilità di salvare delle vite umane attraverso le staminali dobbiamo questo progresso a ricercatori ostinati, pronti ad agire in semiclandestinità per evitare gli ostacoli o la scoperta avversione dei circoli preteschi. 
E quanti libri dovremo ancora difendere dagli attacchi della conservazione. I piccoli centri rappresentano l'estremo baluardo di difesa delle culture di retroterra. Forse anche con qualche ragione di equilibrio sociale. Vedere giovani che abbracciano acriticamente e senza voglia di discutere le posizioni dei padri! Sembra la negazione della gioventù, di quella voglia di travolgere tutto con l'entusiasmo dei propri anni. 
Viva i libri e chi ne riesce a carpire la straordinaria vitalità, persino in quelli meno riusciti e più commerciali. Anche in quelli esiste un soffio di vita che non va disperso.

martedì 9 ottobre 2007


Mattino
Mi torna sempre in mente Monet che si portava dietro tre o quattro tele quando andava a dipingere in campagna, perchè una non gli appariva sufficiente per fermare quell'attimo o quegli attimi. Mi viene in mente il mattino quando ho finito di dare l'acqua ai fiori, ho fatto colazione, e ho un tempo libero davanti, lo spazio tra queste abitudini e il momento nuovo da consumare, quando mi siedo al tavolino a scrivere o a fare quel che devo, ho davanti a me la giornata intera...

lunedì 1 ottobre 2007

MEMORIA VS. STORIA


La memoria è il deperibile, prezioso patrimonio dei sopravissuti, esposto alla dialettica del ricordo e dell’amnesia.
E’ una verità soggettiva insidiata da mode, interessi e sentimenti, annebbiata dalla nostalgia, traboccante dettagli sempre più fluidi.
Insomma, è ancora la vita, minata da fragilità ed incertezze, ma unica ed insostituibile.
La storia è invece una problematica, monca, incompleta rappresentazione di quel che non è più.
Quando la memoria svanisce con gli ultimi protagonisti e testimoni, suoi estremi palpiti vitali, si arrende ai cangianti capricciosi umori della storia.

giovedì 27 settembre 2007

motocicli e benpensanti

Ci potremo mai difendere dai benpensanti? Probabilmente no. Sono soggetti a bassa intensità di pensiero che ripetono concetti scontati di produzione propria o presi a prestito dalle peggiori fonti. Però sono la maggioranza silenziosa, immobile nel percepire i mutamenti della realtà, sorda alle trasformazioni del corpo sociale, eppure nella condizione di determinare le sorti di un Paese. Un esempio. Scrivendo ad un giornale tutti i giorni sui guasti e gli abusi del popolo dei motociclisti, si fa opinione pubblica, determinando un senso di ulteriore fastidio ed avversione nei confronti di chi usa le due ruote. Se è effettivamente davanti agli occhi di tutti lo spettacolo spesso indecoroso, ma tutto napoletano, dei senza casco, di quelli stipati in quattro sul sellino, dei trasgressori per disprezzo di ogni regola, dovrebbe saltare alla mente dei queruli denuncianti che esiste una quota considerevole della popolazione di motociclisti costretta ad usare le due ruote per lavorare, spostarsi in una pessima città per esigenze varie, tutte legittime e degne quanto meno di considerazione, se non di rispetto. I malcapitati motociclisti subiscono tutto, dalle più fantasiose trovate degli altri utenti della strada, del genere portiera aperta in faccia, cambio di direzione senza freccia, acqua spruzzata in faccia dai tergicristalli dell'auto davanti, passante che si catapulta sulla sede stradale, occupazione di altri veicoli degli spazi di parcheggio riservati; alle intemperie, freddo, acqua e fango; alle sempre più indegne condizioni del manto stradale. A tutto ben vedere, dovrebbero commiserarci, non emettere giudizi sommari. Ma d'altra parte se così non facessero che benpensanti sarebbero?

martedì 25 settembre 2007

mercatino di via metastasio

Mi vado sempre più convincendo del fatto che le cose buone, poche, di questa città non debbano trovare spazio, né sulla stampa né nelle pessime televisioni locali. Capisco la logica, senza condividerla. Un fatto di sangue, di corruzione, di degrado, di caos che eccede i limiti dell'ordinario, sono notizie. Colpiscono la cosiddetta opinione pubblica che può così manifestare tutti i propri mali di pancia. Il cittadino che protesta è alimentato da centinaia di informazioni e così può dare libero sfogo alla protesta, soddisfacendo l'unica propria aspirazione: quella di lamentarsi, fingendo sdegno. Capita così che dal 10 settembre in una zona popolata e di ceto intermedio come Fuorigrotta venga inaugurata una moderna struttura mercatale. L'antica struttura abusiva di via Cerlone ha potuto così trovare una sistemazione degna e decorosa nei nuovi spazi, in parte coperti ed in parte all'aperto, con parcheggi, chiesa, posto fisso dei Vigili Urbani. Una articolazione di spazi da città "normale" che prevede addirittura nella parte coperta servizi igienici. Particolarità quest'ultima che potrà fare sorridere chi è abituato alla normalità, cioè a chi vive fuori dei meravigliosi confini partenopei. Ma per un napoletano sarà motivo di assoluta sorpresa sapere che in una struttura pubblica, a distanza di cinquanta metri l'uno dall'altro, sorgono posti di decenza. Di questa nuova area commerciale non sa niente nessuno, fatta eccezione per gli abitanti della zona. Esistono inevitabili criticità, quale l'angustia delle vie di accesso adiacenti: il tutto a danno del già difficile deflusso del traffico. Ma non mi sembra impossibile pensare ad una diversa regolamentazione del sistema nelle ore di mercato. Spero che il nuovo mercato resista e non sia travolto in pochi giorni dalla incredibile capacità partenopea di trasformare tutto in caos, dove regna indisturbato l'abusivo ed il piccolo guappo.

sembra facile

Chi pensa che andare ad una partita di calcio sia impresa facile si ricreda. Attualmente, per comprensibili motivi di ordine pubblico che hanno determinato la necessità di identificare ciascuno spettatore, si affronta una trafila non da poco. Scomparsi - almeno a Napoli - i punti vendita tradizionali nei bar o nelle tabaccherie dotate di apposita convenzione lottomatic, occorre andare in uno dei pochissimi posti accreditati. E questa individuazione, talvolta non semplice e resa complessa dal caos cittadino, non esaurisce il duro percorso del povero acquirente. Occorre un documento - anche la copia va bene - di ogni spettatore. Notizie forse abbastanza diffuse tra chi frequenta gli stadi con continuità, ma assolutamente fuori della possibilità di conoscenza di chi occasionalmente intenda assistere ad una partita. Nel mio caso, l'amico Nicola Matone da Bella mi ha chiesto due biglietti, per soddisfare il desiderio di un suo parente italo-venezuelano. Così sono entrato anche io nel sistema, con immaginabili perdite di tempo e silenziose affettuose maledizioni a chi mi ha dato l'incarico. Certamente per altri mi sarei rifiutato senza esitazioni; per Nicola affronto le forche burocratiche, con serena rassegnazione.

domenica 23 settembre 2007

sono ancora in gamba


Vincere un torneo di tennis a Bella. Potrebbe sembrare una impresa non straordinaria. Forse è proprio così, ma le circostanze e gli sviluppi della situazione mi hanno offerto un grande motivo di contentezza. Arrivato a Bella dopo le vacanze al mare a Gagliano del capo ero con le gambe indolenzite, anche per le ore di auto che impediscono la corretta circolazione del sangue. Ma il pensiero di poter partecipare ad un torneo nel mio paesello mi ha fatto dimenticare gli acciacchi ed ho aderito senza indugi. Il torneo era inserito nella festa di A.N., ma questo particolare non mi è stato rivelato da Enzo Serù. E così ho iniziato uno strano torneo, organizzato dai "neri", con un girone di qualificazione e turni finali. Nella prima giornata ho dovuto fare la scoperta amarissima di non riuscire a trovare il "dritto". Mancavo addirittura la palla, ovvero la tiravo in rete o fuori senza controllo. La lunga esperienza, ahimè ultraquarantennale, mi ha suggerito degli aggiustamenti con uno strano colpo in back che riusciva, in qualche modo a farmi tenere palla in campo. In queste condizioni ho incontrato un ragazzo di Muro Lucano, tal Petraccone, che giocava davvero bene. Con il limite grandissimo di essere uno sprecone e di tirare pallate fuori senza criterio. Così amministrandomi tra diritto sghembo, gambe rotte e regali avversari, ho portato a casa un 6.3 7.5, che dice comunque qualcosa sulla incertezza del match. Nei due incontri successivi ho incontrato un ragazzo di cui non ricordo il nome e Serù, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro dando 6.1 6.0 e 6.0 6.1, impiegando complessivamente 45 minuti. Assolutamente inesistenti. Una volta qualificatomi come primo del mio girone, nel tabellone ad eliminazione diretta ho incontrato Donato Sansone, ragazzo ventenne con buone gambe e pochissima tecnica: 6.2. 6.2. Ancora in grave crisi col diritto, non potevo fare altro che mettere palla in campo sul rovescio avversario ed attendere gli inevitabile errori. Semifinale con un altro ragazzo di Muro, un trentenne accreditato dai più come possibile vincitore. Ho vinto 6.3 6.3, sfruttando la tecnica ridotta del giovanotto, peraltro piuttosto animoso e disposto a lottare e che era uscito da un quarto di finale contro un buon giocatore. Io sempre senza diritto, ma più rinfrancato dai dolori alle gambe che stavano scomparendo. In finale mi attendeva il buon Vincenzo Fuccillo che aveva stroncato prima Petraccone nei quarti ed aveva approfittato del buon cuore di Cesarino Ferrone in semifinale. Io ero sempre incerto sui miei mezzi, privo del diritto anche se il mio colpo in back diventava ogni giorno più preciso. Finale tesa con avvio incerto, poi mio allungo sul due pari fino a vincere 6.2 il primo set. Secondo set di analogo svolgimento 3.3 poi allungo mio fino al 6.3. La soddisfazione nasce da una serie di considerazioni: aver giocato con un solo colpo, il rovescio, che peraltro funzionava bene; l'aver messo a tacere qualche amico invidioso e bilioso; aver fatto prevalere i miei quasi 60 anni di fronte a ragazzi più giovani. Mica poco come iniezione suppletiva di autostima!

sabato 22 settembre 2007

ricordo estivo 2004


L'immagine è di Punta Licosa, dove abbiamo trascorso una settimana estiva nel 2004; posto incantato, vicino al mare vero, senza infrastrutture. Dalla casa all'acqua in venti passi e poi tutto intorno una campagna piena di cose buone. Sette giorni di quasi isolamento possono sembrare pesanti; non certo a chi vive nel casino totale per almeno 300 giorni all'anno. E poi anche quella fu una occasione per trascorrere bene il tempo con amici, mangiando, suonando e riuscendo anche a giocare a tennis a S.Marco. Ora la padrona di casa fitta per tutto l'anno e non è più possibile andarci. Peccato, perché era il mare più vicino al mio ideale. Il tramonto che si intravede dice molto più di tante parole. Lo spirito, anche quello più tapino, tenta di innalzarsi e di parlare con la natura. Alla fine, anche non volendo, entri a far parte di quell'ambiente; con umiltà davanti a tanta grandezza e rispettando rigorosamente il silenzio rotto soltanto dal mare che è il vero padrone e fa quello che vuole, senza interpellare nessuno e riversando sulla piccola spiaggia di ciottoli ogni specie di rifiuto. Legno, cassette, ombrelloni, scarpe spaiate, tante bottiglie di plastica, sedie a sdraio spaccate, paracolpi di barche e tanto ancora. Per pulire quei pochi metri di spiaggia in una giornata ci vuole il lavoro di quattro adulti disposti a darci dentro. Ma ne vale la pena, per restituire a quell'angolo di incanto il decoro che merita.

venerdì 21 settembre 2007


Questa è casa casina di Bella, il posto più bello del mio mondo. Quando tra poco tempo le piante della vasche circonderanno di verde tutta la casa sarà ancora più suggestiva. Le notti da giugno ad ottobre, che spettacolo di stelle, profumi di bosco, di lucciole, uccelli liberi, di lucertole che vengono a mangiare dalla tua mano, sicure di non essere schiacciate. Ma anche tanti ragni ed insetti, grossi, lucidi, in piena forma: i veri padroni di casa che sopportano brevi intrusioni sono dei piccoli animali rossi, simili a ....., probabilmente cercopis sanguinolenta, che prendono possesso della casa a metà settembre e vanno via solo con il caldo. Cioè tardi all'altezza di casa casina, circa 950 metri. C'è in più la libertà di vivere come meglio vuoi, libero con o senza vestiti, sentire il suono del bosco e dei suoi silenzi notturni.

Tennis, che passione

Un circolo potrebbe essere soltanto il posto nel quale si pratica una attività gradita o si incontrano persone conosciute. Dopo 43 anni di Tennis Vomero, quegli spazi fisici sono diventati per me un posto dell'anima, un consolidato dei ricordi, un riassunto vivente della mia vita. Talvolta riesco anche a rivedermi ragazzo di 16 anni, pieno di incertezze e di false certezze. Ma più spesso sono in sintonia temporale con il posto, anche se tante volte avverto distanze dalla mentalità e dalla gente. E d'altra parte che cosa si può pretendere da un agglomerato di tipo tradizionale, al centro di una zona medio borghese di una città meridionale? Ho una personale visione dello spirito sociale, tale da superare in qualche modo le istanze individuali; è vero al contrario che quella carrozza, si muove come tutti i convogli alla velocità del vagone più lento. E durissime a morire sono le sacche di pensiero arretrate, soltanto egoistiche che considerano il circolo il posto dello "nciucio", il pettegolezzo sapido alla napoletana, la sede distaccata di affari personali. Grottesco il paragone con il club all'inglese che in qualche altro circolo cittadino viene assunto come paradigma, nonostante gli anni luce di differenza tra la nostra realtà e quello spirito associativo che ha spesso ispirato il modello anglosassone. Basta contentarsi si potrebbe dire, ma visti i pure presenti elementi positivi di solidarietà umana talvolta realizzati, perché non sperare in un salto di qualità. Ci tornerò, lo prometto. Il Circolo è parte di me e non voglio troncare discorsi che mi sono cari.

giovedì 20 settembre 2007

desiderata

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perchémondo è pieno di tranelli. Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali,dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna, ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai il diritto di essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti stia schiudendo come si dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti,ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.

rispetto nella diversità

Alcuni soggetti mi fanno venire l'orticaria. Se è certamente vero che il passare degli anni abbassa il livello di tolleranza, è altrettanto vero che la saggezza o meglio la esperienza del vivere dovrebbero consentire una gestione più morbida di chi ci risulta insopportabile. Con salvezza, ovvia, dei momenti di minore o maggiore pressione che la vita ci propone. Personalmente non sopporto chi cerca sempre il pelo nell'uovo, anche quando l'uovo non esiste; mi riesce insopportabile seguire le involuzioni dei pensieri di soggetti magari anche apprezzabili da un punto di vista umano, ma ormai senza speranza di vita serena in ragione dei personali orientamenti alla complicazione del semplice. Questo stato del pensiero che avverto negli altri potrà anche derivare dai guasti ricevuti nel corso dell'esistenza, ma io tento, nei limiti di quanto comprendo e riesco ad avvertire, di pensare positivo. E mi fanno paura gli avvitamenti sul fuso delle proprie disperazioni o carenze.

martedì 18 settembre 2007

martedì 18 settembre 2007 parte II

E' divertente scrivere; o meglio è stimolante avere l'opportunità di far scivolare i pensieri su una tastiera e forse trovare un matto o un buon samaritano che li legga. Il rientro dalle ferie, lunghe e godute, mi ripropone l'interrogativo di sempre: vado avanti nel mio lavoro o mi fermo? Potrei fermarmi, almeno teoricamente, rinunciando ai vari incarichi professionali e chiudendo l'attività. Con maggiore tranquillità si potrebbe dire, avendo comunque una piccola base economica che non mi costringe a cercarmi clienti e lavoro. Ma le mie mattine diventerebbero punteggiate dall'incubo del non sapere che fare. Quanto ammiro quelli che sanno godersi il non far niente! Che rendono disteso e soave lo scorrere del tempo. Macché! io la mia inquietudine la indosso appena sveglio, anche quando la individuo perfettamente e so che mi sta lusingando senza motivo reale. E allora? resto così a maledire o a benedire, a seconda dei giorni, la scelta di continuare e di uscire ogni giorno con l'ansia di fare; che spesso si risolve in una stupenda ignavia, in un lasciare scorrere il tempo, con il retro pensiero di fare qualcosa che non va, di trasgredire un non meglio precisato obbligo etico di agire..

18 settembre 2007. Che fare?

Il secondo giorno di blog mi resterà impresso per la difficoltà di entrare nel mio spazio. Spero di aver trovato la via giusta.. Difficoltà di accesso, ma più in generale perplessità su che cosa fare da ..grandissimo. Sono nel sessantesimo anno di età e, a parte alcune personali convinzioni che sembrano radicate, tutto il resto dei miei pensieri naviga in un generale stato di confusione. Confusione creativa? disfacimento progressivo neuronale? Cinica interpretazione dei destini del mondo e dell'etrusco? Può essere tutto o il contrario di tutto e la limacciosità di queste acque, paradossalmente, non mi spaventa; quello che induce terrore è il pensiero degli anni a venire; forze e consapevolezza mentale descrescenti, stimoli in decomposizione; timore di diventare vecchio nel senso effettivo del termine. Diventare uno di quei patetici personaggi che ripetono storie che nessuno vuole veramente sentire. Ma più in generale, c'è qualcuno mai disposto realmente a sentire gli altri? I brandelli di colloqui che mi tornano in mente avevano sempre una finalità, uno scopo negli interlocutori. Ti sento ma perché ho interesse personale a sentirti ovvero a dimostrarti quanto sono grande, intelligente, generoso a prestarmi alle tue parole, ovvero a convincerti della mia tesi Pochi gli uomini disposti a sentire veramente con l'orecchio dell'anima, senza pretendere di trovare soluzioni ai quesiti o problemi altrui; quanto piuttosto a dimostrare umanità nell'accostare una sensibilità a quella di un altro. Questo blog mi offre la possibilità di parlare agli altri ed a me stesso e perciò spero di saperlo utilizzare in modo non banale o narcisistico. Ciao