giovedì 28 febbraio 2013

L'ossessione della propria immagine

Prendo fiato dopo la scorpacciata elettorale e lo sgomento post elettorale. Per inquadrare un argomento apparentemente molto più futile. L'immagine, la raffigurazione del proprio aspetto fisico. 
Ho notato, tra gli altri, uno sparuto numero di miei "amici" su FB, un maschio di età, una signora over '50, una ragazza trentenne che inviano continuamente alla piazza informatica le  loro immagini. Le virgolette su amici sono d'obbligo. Due di loro mi hanno proposto di diventare loro "amico" e non ho saputo dire di no, forse per il timore di urtarne le suscettibilità con un rifiuto. Alla terza invece  ho chiesto io l' "amicizia", trovandola persona interessante, giudizio che confermo, trattandosi di una signora che fornisce frequentemente rilevanti spunti di discussione su temi assai delicati.
La domanda che continuo a pormi per i tre contatti di FB è a quale esigenza risponda questa continua voglia di farsi ritrarre e di diffondere la propria faccia.
Personalmente non amo in modo particolare la riproduzione della mia immagine, quale che essa sia, e cerco quando possibile di evitare di essere fotografato, inconsciamente aderendo alla visione di certe culture orientali che temono che lo strumento fotografico rubi l'anima. Approfondirò con il mio carissimo amico psichiatra.
Torno al mio incipit. Si tratta di tre soggetti dotati di un'accettabile apparenza estetica. Ci fa piacere per loro, specialmente per i due over '50 che esteriormente sembrano vivere bene i loro tempi di vita.
Dovrebbero ormai da tempo essere certi del consenso suscitato dal rispettivo aspetto, attraverso le testimonianze di quanti li  conoscono. Convinti e soddisfatti del proprio piacevole apparire.
Ma evidentemente non basta. Hanno un continuo bisogno di rassicurazione attraverso l'apprezzamento degli altri internauti. Dimostrano così nei fatti di non sentirsi sicuri della propria positiva esteriorità, ma rincorrono il gradimento degli altri, proponendo foto, a volte persino inquietanti, nelle quali la validità estetica arriva a trasfigurare in atteggiamenti luciferini. Non so se se ne rendano conto. Evidentemente non basta loro aver conseguito una più che decorosa affermazione personale nei rispettivi campi di azione, elemento che dovrebbe già sufficientemente gratificarli, non basta loro aver vissuto un'esistenza appagante sotto l'aspetto personale.
Forse diverso il caso della fanciulla, alla quale va la mia personale solidarietà. E' possibile, ma la mia è una conoscenza ridottissima, quasi nulla del soggetto, che  la signorina si mostri senza sosta non avendo sufficienti elementi dai quali essere gratificata. E' un photobook continuo, con occhioni sgranati sul mondo che sembrano attraversare lo spazio e le cose, in modo addirittura inquietante.
E' possibile, mi mancano le certezze in proposito, che sin da piccola le abbiano raccontato, famiglia ed amici,  di essere molto bella. Comprensibile comportamento dei familiari, addirittura testimoniato dal detto napoletano. " ogni scarrafone è bello 'a mamma soia", dove persino il meno nobile degli animali diventa un capolavoro se guardato dagli occhi amorevoli  di un genitore.
Ma ad un certo punto della vita si cresce, o almeno quasi tutti ci provano, a meno che la propria immagine non sia nel frattempo diventata uno strumento di lavoro. Penso al caso delle donne del mondo dello spettacolo, destinate ad essere sempre sotto scrutinio di fotografi e pubblico.
Ma, a quanto mi risulta, la nostra "occhioni" non fa di mestiere l'attrice. E allora? Ci sarà qualcuno capace di farla ragionare? Sarà straordinaria per altri versi, non ho dubbi. Ma ce lo dimostri e non solo attraverso questa mitragliata di foto che riproducono quasi sempre la stessa espressione. E già, perché nessuno si è preso sinora la briga di spiegare alla pluri fotografata che la vivacità e la vitalità di un volto sono esaltati dall'espressione. In ogni caso, le auguro ogni bene. 

lunedì 18 febbraio 2013

brutti, sporchi e cattivi

Ci sono comportamenti umani che appaiono incomprensibili sulle prime. Ma poi, andando ad approfondire un minimo, rivelano il pensiero e le qualità di chi li compie.
Breve storia. Un amico di Bella mi chiede se posso interessarmi per ottenere qualche biglietto gratis oppure a prezzo di favore per la partita Napoli Sampdoria, in programma al San Paolo il 17 febbraio. I tagliandi sono destinati a 14 allievi della scuola calcio locale, ragazzi dai 10 ai 14 anni, che desiderano fare il loro debutto con il grande calcio in occasione dell'esibizione a Napoli del sampdoriano Gianluca Sansone, nativo del paese lucano,  un tempo allievo della scuola. Immediatamente dichiaro all'interlocutore di non avere particolari agganci con la società Calcio Napoli, ma di avere un amico commercialista in rapporti di lavoro con lo sponsor della squadra azzurra. (Lete). Concordo con l'amico lucano, dirigente della squadra giovanile del Bella, una garbata lettera di richiesta al calcio Napoli e nel frattempo trasmetto in copia il testo della stessa al professionista che mi aveva dichiarato nel frattempo la propria disponibilità.
Risultato? zero assoluto, nemmeno una risposta di quelle formali nelle quali ipocritamente le società si richiamano alle politiche aziendali di rigore o ad altra fandonia.
Immaginate la delusione di questi 14 minicalciatori, i quali avranno probabilmente coronato lo stesso il proprio sogno.
Ma mi chiedo se per un attimo un qualsiasi dirigente del Napoli abbia provato a prendere in considerazione la legittima richiesta che avrebbe comportato, nella massima forma, un sacrificio economico di meno di 500 euro per le casse, adeguatamente piene, del club partenopeo.
Sono sostanzialmente schifato del fatto che logiche mercantili ed insensibilità umana debbano prendere il sopravvento su qualsiasi buona intenzione.
Quando mi chiedono perché mi sono molto raffreddato nella passione verso i colori di quella che è stata sempre la mia squadra  potrò aggiungere ai già validi argomenti anche questo episodio di totale strafottenza verso il piccolo desiderio di un gruppo di ragazzini. E aggiungo, mi dispiace soltanto che la Samp non abbia vinto. Magari con un gol di Sansone.

mercoledì 13 febbraio 2013

san remo ed altri misfatti

Anche nel mio post di febbraio 2012 accennavo alle vicende sanremesi. Nonostante la mendace affermazione di molti sedicenti intellettuali che negano di assistere al festival,  lo show della canzone rappresenta un fenomeno unico nel suo genere. Per averne conferma ho cercato analogie in altri paesi europei senza trovare traccia di una manifestazione di altrettale grande seguito. Dal 1952, con fortune e sorti alterne, il festival costituisce una festa nazionale che nel tempo ha assunto i contorni sempre più precisi di resoconto sullo stato della nazione, del suo costume e delle tendenze della società italiana.
Musica? anche, ma soprattutto immagini dal corpo sociale che esibisce molti dei protagonisti della storia tricolore contemporanea.
Non è un caso che quest'anno le redini siano affidate ad una coppia dello spettacolo che nel corso degli ultimi anni ha saputo fornire un'interpretazione aggiornata delle evoluzioni culturali. Lo show del sabato e della domenica "che tempo che fa", sorto quasi alla chetichella nonostante i tentativi di veto dei vari puzzoni della destra populista, ha prestato alla kermesse sanremese il conduttore e l'interlocutrice più seguita.
E le scelte operate, sia per il modulo della "gara" che per gli interpreti, dimostrano che esiste una sensibilità artistica che affonda le radici nel contesto sociale.
Non sono in grado di esprimere valutazioni sulla qualità delle musiche. Mi pare però che quest'anno siano rappresentati artisti di spessore come autori o come interpreti. E questo già fa la differenza con passate  edizioni dello spettacolo dove i dinosauri canori davano ancora stanca mostra di sé. 
Ma il mio giudizio positivo si ferma davanti ad una scelta che mi è parsa quanto mai discutibile. Parlo del contenuto dell'intervento di Crozza. Quest'ultimo è effettivamente uno dei pochi artisti che negli ultimi tempi è riuscito a qualificarsi ed a dare continui messaggi positivi al suo crescente pubblico. Aveva quindi il diritto conquistato sul campo di un posto ed uno spazio nella massima vetrina televisiva nazionale. Le mie obiezioni sono sul tipo di intervento che Crozza ha effettuato sul palco dell'Ariston. Era quella la sede opportuna per un'invettiva, già vista e sentita, nei confronti dei politici ed in particolare di uno, il peggiore di tutti, che ha solo beneficiato di quella pur contestata esibizione?
Fazio, Galeotti, lo stesso Crozza, hanno valutato l'impatto di quell'intervento davanti al pubblico del festival? Io credo di no, o se lo hanno fatto, sono stati superficiali ed approssimativi.
E' un momento delicato per questo paese. Stiamo tentando di estirpare un male, potente e diffuso, che da venti anni impedisce alla coscienza nazionale di risollevarsi e ritrovare dignità, a destra come a sinistra. Tutto il corpo nazionale, in questo sforzo di espellere la peggiore deiezione prodotta, non può distrarsi e dargli ulteriore ossigeno.
Anche attraverso Sanremo, che non è quella festa caciarona che vogliono rappresentarci. E' più importante delle annuali relazioni del governatore di Bankitalia e di quella della Corte dei Conti.

martedì 12 febbraio 2013

il papa in fuga

Ho una pessima opinione dei preti, della chiesa e della sua organizzazione, di tutte le speculazioni di tipo etico sulla vita degli uomini fatta da altri uomini per vantaggi materiali.
Fatta questa inevitabile premessa, mi preme aggiungere che ho il massimo rispetto umano per coloro che ritengono di aver trovato la loro fede. 
La notizia del giorno è quella delle dimissioni del papa dei cattolici.
La prima considerazione è quella di comprensione rispetto alla scelta di un uomo anziano chiamato a svolgere un compito complesso e delicato. Sarebbe doveroso per tutti fare i conti con sé stessi ed i propri limiti umani e abbandonare il ruolo o la funzione quando molte sono le incertezze sulla condizione di salute, tanto più quando il compito svolto richiede l'impiego di energie fisiche e mentali.
Quindi il fatto che il prof. Ratzinger possa decidere di abdicare alla sua funzione rientra tra quelle umane vicende che meriterebbero soltanto silenzioso rispetto. Così non può essere, perché le decisioni del papa dei cattolici assumono una risonanza universale e incidono anche sulla coscienza di milioni di credenti.
Un tempo, per motivi strettamente connessi alle lotte per il potere materiale, i cattolici accettarono l'imposizione delle gerarchie vaticane circa l'infallibilità del loro pontefice. E' un uomo che non può sbagliare,  inaccettabile principio che dimentica che la  fallibilità è una delle componenti della stessa natura umana.  Quando lo stesso papa uscente, nel suo incerto latino dovuto alla malattia che lo affligge, chiede perdono per gli errori commessi non fa nient'altro che ammettere la fragilità della propria condizione di essere vivente destinato perciò a sbagliare. Ma le gerarchie ecclesiastiche sanno che l'ammissione anche di uno solo degli errori morali accelera il processo di disfacimento di quella enorme struttura di potere che la chiesa rappresenta. Dove non c'è spazio per la pietà o per la commiserazione verso le offese del tempo che passa, ma solo riaffermazione dei principi che hanno reso ricchi e potenti i porporati maggiori.
Insieme alle dimissioni del papa sarebbe un segno di apertura verso la società contemporanea l'avvio di una nuova epoca di comprensione del mondo attuale. Qualche esempio? la rivisitazione del dogma del celibato e del nubilato ecclesiastico, una rinnovata attenzione rispetto ai milioni di persone allontanate loro malgrado dai sacramenti perché divorziati, osservazione senza pregiudizi della condizione dei milioni di omosessuali, scelte di partecipazione rispetto ai mali del mondo e non posizioni strategiche per trovarsi sempre dalla parte del vincitore, qualsiasi nefandezza esso possa compiere, reale interpretazione delle necessità dei contemporanei e non arroccamento nelle varie roccaforti del potere.
Dico assurdità vero? Un solo passo dell'istituzione chiesa nel senso indicato porterebbe, come sostengono i sedicenti teologi, alla progressiva dissoluzione della potenza stessa della "firm", la ditta. E non se ne farà niente. Così alimentando i sospetti degli anticlericali che vedono nel gesto di Ratzinger una resa rispetto ai poteri della curia vaticana che negli anni lo avrebbe sfiancato con i suoi veti e "non possumus".


martedì 5 febbraio 2013

la finta crociata di Obama

La stampa di oggi riporta in tutta evidenza l'annuncio dell'amministrazione americana di voler avviare una causa civile contro Standard&Poors, una delle maggiori agenzie di rating. Il rimborso miliardario richiesto si fonda sull'accusa che S&P fosse  a conoscenza della "tossicità" dei titoli "subprime" che invece quotava con indici positivi.
Non posso nascondere la personale indignazione rispetto a questa ennesima pantomima gattopardesca  a stelle e strisce, che nasconde la perdurante volontà di prendere tutti, come sempre, per il culo.
Le agenzie di rating non sono che una delle tante manifestazioni  concrete dell'imperialismo di quel paese che, per tenere sotto controllo il resto del mondo, se le inventa tutte: il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, le varie agenzie tipo FAO, UNESCO e via dicendo.
Che cosa fanno queste agenzie di rating in concreto? Sottopongono a scrutinio finanziario banche, assicurazioni,  società commerciali, le loro azioni e le loro obbligazioni, e quindi gli stati, il debito sovrano di ciascuno, nonché i titoli emessi dai vari governi. Concludendo con un giudizio espresso da lettere e simboli, del genere AAA++ ovvero BB+, dove le lettere basse rappresentano una maggiore credibilità dell'ente emittente la carta finanziaria in circolazione.
Questi beceri mastini di guardia non fanno altro che  aggredire o ignorare i passanti in base alle istigazioni del padrone che vuole punire o premiare chi ha prescelto in base alle sue trame politico/finanziarie.
Perdere un segno + o, al contrario, aggiungerlo significa un deterioramento o il miglioramento del debito dell'ente emittente, sia esso uno stato oppure una società commerciale, con pesanti riflessi sugli andamenti di borsa e possibilità di mettersi in scia speculativa traendone enormi profitti.
Questo il gioco, questa la sceneggiatura. Chi vuole continuare nella competizione sa bene che dovrà sottoporsi a questa forma di taccheggio istituzionale, accettando che, a pagamento, S&P oppure Fitch o altra ancora, mettano la lente di ingrandimento nei libri contabili, entrando in casa a controllare la polvere sotto il tappeto.
Solo ora si ricorda mr. president?
Sin dall'inizio, tutti quelli che hanno una sia pure minima introduzione nel mondo della finanza hanno potuto rendersi conto della crescente pericolosità di certa "ingegneria finanziaria". Prodotti inventati dalla fantasia degli operatori che non servivano ad altro che a rendere torbide definitivamente le acque, moltiplicando i rischi all'infinito per l'investitore semplice, ma consentendo margini di guadagno enormi per i sedicenti guru del settore.
Da un contratto di mutuo base, del genere di quello che contraiamo noi poveri consumatori per comprarci casa, si crea un effetto moltiplicativo dalle imprevedibili conseguenze,  del genere scommessa sul tasso, la durata, la valuta in cui il  prestito è espresso. Una giungla di numeri ed ipotesi, di assoluta incontrollabilità persino per gli ideatori,  alla quale si tenta di fornire monitoraggio con  la creazione di "modelli finanziari" consultabili soltanto con l'aiuto dell'informatica.
Tante volte, a partire dai primi anni '90, a proposito dei contratti derivati, si è parlato di un possibile effetto "domino" capace di devastare l'intera economia planetaria, proprio perché si era perso il contatto reale con il fenomeno economico di base e si era invece preferito imboccare il percorso avventuroso della "finanza creativa".
Finanza e fantasia sono e restano termini antinomici, di assoluta e totale distanza, come il sacro e il profano, il diavolo e l'acqua santa, Berlusconi e l'onestà.
Però Obama, incapace di fare riforme vere perché i padroni del suo vapore gli tengono le palle strette, si contenta di fare facciata con cause di grande effetto che non riveleranno una parola in più di verità all'opinione pubblica, ma che gli permetteranno di presentarsi come il paladino che porta in tribunale i cattivi.
Ma ci faccia il piacere, si occupi dell'opima moglie e dei cani, che forse è meglio!

domenica 3 febbraio 2013

le buche di Napoli

Chi ha la ventura del vostro etrusco di abitare a Napoli ha alcune confortanti certezze. Elementi di fatto che non lo abbandoneranno tanto facilmente nel corso della giornata, ma che gli ricorderanno che la scelta di restare in questo "paradiso popolato da demoni" comporta alcuni non trascurabili inconvenienti.
Una prima impressione si riceve appena usciti fuori dal proprio condominio: le buche stradali. 
Una serie di crateri di varia dimensione impreziosiscono tutto il manto stradale della nostra città. Di forma ogivale, oblunga, multidirezionale, puntiforme, a gradazione, a scalone, a doppiofondo. Un catalogo di buche che non trova certamente compiuta illustrazione nei pochi esempi  indicati. C'è di che sbizzarrirsi, far lavorare con soddisfazione fantasia e ammortizzatori di cosce, auto e moto. 
La situazione di dissesto va avanti da tanti anni. Ci sono addirittura strade santuario in fatto di buche, come la mitica via Marina che tra "cazzimbocchi" fuoriusciti, "vasoli" a vista o a sbalzo e cedimenti del sottofondo rappresenta degnamente al turista che arriva (?) il clima generale di organizzazione civica che dovrà affrontare nel soggiorno nell'amena Partenope. 
Chi incautamente dovesse pensare che una simile condizione sia sconosciuta alla amministrazione comunale, sbaglia di grosso.  
Dal sindaco showman all'ultimo dei "zucagnostro" di piazza Municipio tutti ben conoscono dello stato comatoso della rete viaria cittadina. E coerentemente con l'intera azione civica se ne fottono.
E quando proprio arrivano sputazzate ed escrementi via mail e lettera all'indirizzo di palazzo San Giacomo ecco che compaiono delle meravigliose squadrette di operai comunali, composte da tre o quattro addetti. Sono le famose pattuglie semoventi che cercano di far colare dagli automezzi in movimento un rigurgito di catrame per "apparare" i fossi più vistosi. Catrame gettato direttamente nel buco, senza alcuna bonifica del fondo, rimedio che giustamente dura da Natale a Santo Stefano quando va bene, altrimenti di meno.
Qualche giorno fa la circolazione della parte collinare che conduce a Posillipo era completamente in tilt. Niente di nuovo, intendiamoci, ma nella malloppa dei giorni scorsi c'era un che di nuovo o forse anche di antico. Davanti alla chiesa dei Pallottini, in una zona molto intensamente trafficata, c'era un'automobile dei Vigili che occupava il centro della carreggiata, con immaginabili ripercussioni sulla fluidità della circolazione. Auto che è rimasta al suo posto per oltre 48 ore per coprire un enorme fosso, del genere a scalino, ricordo imperituro di un paio di giornate molto piovose.
Capisco che la soluzione radicale del problema, a parte i fondi  che non ci sono, comporterebbe la chiusura della città per un trimestre. Ma già saremmo contenti di sapere che è stato approvato ed avviato un piano calendarizzato di interventi con inizio da un certo giorno e termine in un altro.
Il vostro etrusco è il solito ingenuo.
Che volete che se ne fotta l'amministrazione delle strade. E' ordinaria e noiosa manutenzione. Niente al confronto con un'altra prova di Coppa America, la seconda edizione della maratona della monnezza, un incontro di  coppa Davis contro le isole Tonga. Eventi rimarchevoli, quelli si. E con tanto di rimbalzo mediatico sul primo cittadino che potrà farci vedere ancora una volta quanto è bello.