venerdì 21 novembre 2008

terra di chiaia, già percorsa..


Ci sono accenti di confusione nella accorata difesa del movimento “Chiaia per Napoli” fatta su queste colonne da un lettore che si dichiara deluso perché si sarebbe aspettato dal nostro giornale un commento di segno stimolante. Gli inevitabili interrogativi nascono dal tono marcatamente auto celebrativo dell’intervento che sembra pretendere una specie di apertura di credito senza garanzie, per il solo fatto che un numero elevato di persone che fanno capo al quartiere Chiaia abbia trascorso un paio di pomeriggi insieme. E che da quell’incontro sia stato prodotto il libro “i 3000 di Chiaia”. Mi pare che questi e solo questi siano i crediti effettivi della nuova formazione che, quale successivo step, intende dare vita ad una lista civica per le prossime elezioni comunali. Raggruppamento che, dichiarandosi al di fuori degli schieramenti tradizionali, intende ispirarsi ad un’idea straordinariamente nuova: una giusta società. La borghesia napoletana, perché di questo si tratta, invece di urlare al vento slogan senza pregio né spessore, dovrebbe preliminarmente compiere un passaggio di autocoscienza sui propri modi di essere, sulle scelte compiute nel tempo, ovvero mai nemmeno affrontate. Forse il penoso bilancio di responsabilità politiche e morali che ne deriva potrebbe consigliare un profilo più defilato, sia pure con tutti gli sbocchi e le derive elettorali che la democrazia consente. Ma senza pretendere consensi aprioristici, semmai dimostrando nei fatti, nelle azioni concrete, nell’abbandono dei toni della spocchia e della vecchia arroganza, di essere realtà diversa dalla suggestiva massa informe che ha dato vita a tutti gli “uomini qualunque” della nostra storia repubblicana.

giovedì 20 novembre 2008

ma la buca era lontana..


Leggo con grande perplessità le risultanze degli accertamenti dei Vigili Urbani nella Galleria Vittoria. Il povero Franco Nico, cui va un pensiero ed un ricordo affettuoso, sarebbe caduto a 65 metri di distanza dall’unica buca presente nel tunnel. Ben lungi dall’essere tranquillizzato da questi rilevamenti che sembrano escludere una responsabilità del Comune, esprimo seri dubbi sulla rispondenza della verifica. La perizia della Polizia Municipale avrebbe dovuto far emergere quelli che sono una serie di dati ben noti ai napoletani costretti a percorrere quel pericoloso budello. Primo elemento, anche in ordine di importanza, lo stato di illuminazione della galleria, assolutamente penoso e tale da mettere in costante difficoltà, specie nel passaggio dalla luce del giorno all’atmosfera soffusa e nebbiosa dell’interno. Questa criticità richiederebbe un’illuminazione adeguata con periodici interventi di manutenzione, certamente necessari a causa dei fumi di scarico e della massa grassa che vanno ad oscurare le lampade. Senza dimenticare poi i sampietrini, croce e delizia (?) dei motociclisti, che in quella sede sono, per le ragioni già esposte, ancora più viscidi ed insidiosi, rappresentando un pericolo permanente. Ultimo, ma non minore, lo stato indegno del marciapiedi presente nella grotta della Vittoria, non protetto e non segnalato, che, per la sua presenza e le condizioni in cui è ridotto, è una assai probabile causa di cadute ed incidenti. Le cronache di tutti i giorni ci riferiscono di infortuni di motociclisti, alcuni con esiti tragici. Mi chiedo quale sia il numero di vittime posto a “soglia” dall’Amministrazione per far scattare l’adozione di un piano organico di rifacimento del manto stradale.

giovedì 6 novembre 2008

obama, simbolo o veicolo


Barack Obama è il 44o presidente degli Stati Uniti. 47 anni, avvocato, nero, una bella moglie e due figlie, sembra rappresentare l'inverarsi del sogno americano. In quella terra, ci dicono da sempre, tutto è possibile, basta volerlo e lavorare per ottenere i risultati. La realtà è abbastanza diversa, purtroppo. Per ottenere visibilità e credibilità occorre passare al vaglio di una serie di tagliandi di controllo. E i controllori sono inesorabili e non lasciano passare un ago di differenza da quei criteri stabiliti e difesi dal potere reale. Senza generalizzazioni e semplificazioni di comodo, i veri meccanismi decisionali sono in poche mani. Sembrerebbe paradossale in una realtà così articolata e composita, ma il ritmo e l'armonia sono fissati da pochi nomi. Apparentemente sparpagliati nei due grandi partiti politici. Partiti che non sono tali in senso tecnico, ma piuttosto organizzazioni del consenso nei tempi di elezioni. Lo stesso simpatico Obama ha raccolto una somma ingentissima per sostenersi nella campagna elettorale ed ha dovuto accettare condioni tacite ed espresse da parte dei suoi finanziatori. Che non mancheranno di passare ad incassare la propria quota. Yes we can, certamente basta capire chi sono quelli che possono davvero. Al nuovo presidente gli auguri di aprire quelle menti finora inossidabili di milioni di votanti. Speranze di chiunque guardi a quella nazione onnipresente che ha deciso di fare la guida del mondo. Quindi anche di tutti noi e che nel tempo ha dimostrato di non avere alcuna cura o rispetto delle opinioni diverse. L'attacco a Saddam Hussein è la dimostrazione della forza pervasiva di qualsivoglia fandonia creata in quella terra. Per difendere interessi di bottega e smodati bisogni si può creare una verità che renda giustificabile l'uso della violenza, l'attacco militare. Si potrà dire che l'America ha votato Obama anche per dire basta a questo genere di manipolazioni. Ma la diffidenza nasce dal fatto che il sistema americano si autocelebra di continuo, non ammette messa in discussione ed è in grado di corrompere tutto e tutti. Forza Obama, non vorrei essere al tuo posto per nessun motivo al mondo, nemmeno per un minuto. Ma in ogni caso rappresenti la speranza di milioni di persone che ti hanno visto quale credibile simbolo di rinnovamento. Ti sostengano quelle speranze nei momenti tempestosi che ti aspettano.

mercoledì 5 novembre 2008

L'associazione nazionale "caduti dal pero"


Si iscrive di prepotenza al club dei “caduti dal pero” anche il povero onorevole Guzzanti. Saranno i venti di autunno, ma la scossa ha prodotto il tonfo e così malconcio il nostro ex rosso si è scagliato nel suo blog contro una ministra la cui colpa fondamentale sarebbe quella di essere arrivata agli onori massimi per meriti non politici, ma per essere particolarmente simpatica al capo. Qualcuno sospetta che l’intemerata abbia motivazioni di bassa cucina, ma restando ai fatti ci tocca l’ingrato compito di ricordare al nuovo associato che l’attuale presidente del consiglio risponde da sempre a stimoli primari. Dopo l’ondata di parlamentari e ministri per motivi di gratitudine e di necessità, del tipo compagni di scuola e coadiutori a vario titolo, si è passati alla successiva, quella degli avvocati di fiducia indispensabili, eccome, quando si è al centro di tante congiure. Terza ed ultima fase, quella un po’ patetica, dell’eterno femminino, con designazioni che sanno più di millanteria che di corrispettivo. Ma amico Guzzanti non se ne era accorto finora? L’idea centrale che lo anima del trionfo del liberalesimo gli aveva fatto sinora smarrire il significato profondo della compagnia di giro nella quale si era inserito? Non siamo d’accordo, onorevole, nelle nomine che oggi critica c’è lo stesso rispetto dello stato e delle istituzioni che ha animato lei, pochi giorni orsono, quando insieme al mitomane di turno, da presidente di una commissione parlamentare, intesseva una trama, successivamente rivelatasi inesistente, nei confronti di un avversario politico.