mercoledì 8 settembre 2010

Sicurezza dell'impunità

L'omicidio del sindaco Vassallo rappresenta una brusca accelerazione nel percorso tra delinquenza organizzata e società civile. Nella cronaca leggiamo di un macabro rituale con otto colpi sparati da vicino dalla mano degli assassini. Chi ha colpito con tanta violenza non poteva certo sperare di passare inosservato, anzi ha puntato addirittura sulla forte risonanza dell'episodio. Il fatto di colpire un sindaco, protagonista tra l'altro di una fiera resistenza all'invasione del cemento, non poteva che scatenare una serie di reazioni. Fatta la doverosa scrematura per le ipocrite dichiarazioni di facciata, il delitto sta richiamando crescente attenzione delle forze di polizia e della magistratura. E a questo punto la domanda che viene spontanea è perché gli autori del crimine agiscono con tanta impudente tracotanza? Verrebbe da rispondere: perché sono convinti di essere intoccabili, avendo le complicità e le collusioni che impediscono di fatto l'individuazione ovvero la punizione dei colpevoli. Il modello dominante si espande: posso fare qualsiasi cosa perché ho la forza del mio gruppo a difendermi. Ed è un gruppo trasversale che presumibilmente deve includere poteri forti e pezzi delle istituzioni, tutti anelli di un unico "sistema", funzionale a creare una barriera di impunità intorno agli esecutori materiali. Uno schema criminale che riafferma la propria vitalità attraverso fatti eclatanti, perché servano da deterrente a chiunque osi mettersi di traverso. A ricordare che sono in mezzo a noi, sempre più vicini e più potenti in quell'opera di trasformazione di una metà del Paese in un territorio occupato dalla tenebra della malavita.