lunedì 28 marzo 2011

la ciaciona terremotata pezzottata

Manipolare l'informazione. Maggiore e minore. Specialmente la minore, se la tua base elettorale al massimo ha letto Topolino nei momenti di maggiore impegno culturale. E così, attaccati sulle disastrose condizioni della ricostruzione post terremoto a l'Aquila, il governo e le sue macchine del consenso hanno ingaggiato una falsa terremotata. Una signora ciaciona bruna che, dietro compenso - modesto - ha invaso i nobili spazi di Forum. Per dirci che le critiche all'azione della Protezione Civile e del governo sono davvero ingiuste. E che di terremotati non è rimasta traccia. Stanno tutti benone e felici dell'assistenza che gli aiuti governativi assicurano, cospicui e e continui. La signora aveva parlata ed accenti sostanziali di sicura presa sul pubblico. Tanto che la conduttrice ha rilanciato con una tirata pro Bertolaso, provocando applausi scroscianti.
Chi ha organizzato questa pantomima - che si è rivelata una patacca alla minima verifica - avrà pure preso in considerazione il contraccolpo inevitabile della rivelazione della verità, cioé che la brunona fosse una figurante, al soldo della regia. Ma, visto che il bacino di utenza del programma è composto da anziani e da soggetti di limitate aspirazioni conoscitive, era importante piazzare la sia pure evanescente bandierina della ricostruzione che funziona.
Così, da decenni, ci fanno inghiottire tutto il letame disponibile. Per farsi un'idea effettiva sullo stato reale della ricostruzione bisognerebbe restare per qualche giorno nella città sconquassata. Che ha perso centri di aggregazione e di socialità. Che sta franando quanto a imprenditoria attiva e occupazione. Ma sarà sempre così? E abbiamo ancora margini per riottenere un minimo di decoro informativo?
Gli ultimi 50 anni di storia italiana ci hanno fatto perdere progressivamente speranze. E dalle ipocrisie e censure sulle mutande e le calze a rete delle Kessler siamo arrivati all'esposizione continuata di falsi testimoni. Costano poco, ma rendono molto, specialmente se chi dovrebbe indignarsi si gira dall'altra parte. Sarà anche un contegno poco decoroso, ma pratico e poco impegnativo e sostanzia l'ideale di moltissimi italiani.

lunedì 14 marzo 2011

12 marzo

Sensazioni che si rincorrono per allontanare il dolore. Non riesco a descrivere diversamente il mio stato. La testa sembra incapace di organizzare i pensieri. E questi entrano ed escono dal cervello come il vento nel buco di un albero. Il fischio prodotto è stridente e non placa l'angoscia, nemmeno in minima parte. Le persone care, gli amici ti vedono soffrire e sanno che è il tuo momento di stare male. Nessuno si può sostituire a te; non servirebbe. Perché quel malessere è il tuo. Inesorabile, come il destino che ci porta via chi amiamo. La vita e la natura ci hanno condannato ad attraversare certe ore del tempo. E più passavano i giorni e più cresceva la tua pena da espiare. Non serve ora cercare di consolarti ripetendo a te stesso che chi se ne è andato forse non ha troppo sofferto. E' una bugia pietosa e furba al tempo stesso, che non riesce a superare lo sconforto e a darti pace. Il sostegno degli amici delle prime ore si affievolisce e quando resti da solo nemmeno le lacrime ti aiutano.
Chissà quante pagine come queste sono state scritte da chi si è trovato a percorrere la strada del lutto. Magari scritte da gente che usa l'espressione con dolce sapienza. Sarà servito anche a loro a curare la ferita per un attimo e a distrarli per pochi istanti. Ma non avrà potuto sanarli, perché la freccia è penetrata fino ad uno stadio così intimo del nostro essere da non poter essere più estratta. Speriamo meglio domani!