domenica 29 settembre 2013

Mitridatizzati

Mitridate, re del Ponto, fece una vita grama assai ed ebbe morte violenta.  Primo secolo a.c., erano i tempi dell'imperialismo romano che cercava di esportare il modello della Roma repubblicana con la potenza delle legioni. e
E lui? Sin da giovane prese abitudine ad assumere una dose di veleno al giorno che non leva il medico di torno, ma alla fine ottiene lo scopo di rendere immuni dai temuti veleni. Quelli che i nemici interni ed esterni avrebbero sicuramente tentato di propinargli,  mescolandoli alle bevande o ai cibi. Diventò immune al punto che quando provò a darsi morte col veleno non ci riuscì e dovette implorare un soldato di infilarlo con la spada.
Sta capitando anche a tutti noi. Assorbendo quotidianamente la nostra dose di falsità, idiozie, grossolanità, siamo diventati capaci di ingollarne quantità esagerate. Ed è il principio al quale si è ispirato un noto leader politico per giustificare la sua presenza ossessiva  su tutti i mezzi di informazione, rovesciando sulla povera opinione pubblica una valanga di minchiate.
L'effetto è davanti agli occhi di tutti: evitiamo persino di leggere o di sentire notiziari proprio perché ormai siamo avvezzi a tutto. Non ci fa più impressione niente, potremmo vedere il pompetta che fugge con Brunetta in tasca, ripetendo la famosa immagine degli americani che scappano dal Vietnam dopo la disfatta bellica. Provate ad immaginare un elicottero aperto che vola a bassissima quota e rileva tutta la cricca bananense per evitare che qualcuno, assai incazzato, li linci sul posto.
Elicotteri ancora non ne vedo, ma non è difficilissimo prevedere tempi difficili per quella mirabolante compagnia di giro. Una volta venuti meno tutti i punti fermi dell'occupazione dello Stato, imboscatisi i prefetti ed i giudici comprati, i capi militari delle varie armi, potrebbe capitare una vandea giudiziaria che metta finalmente alla luce le benemerenze del gruppo.
Ancora un piccolo sforzo, amici grillini permettendo. Così questa ventennale digestione potrebbe produrre la sua naturale e più azzeccata espulsione. Basterà tapparsi il naso per il fetore, ma ne varrà la pena!

giovedì 19 settembre 2013

Amica? E' una rivista di moda..

Ricordo la risposta di una simpatica collega di lavoro, di nome Maria. Quando qualcuno le chiedeva se quella tale signora appena uscita dalla stanza fosse sua "amica", replicava pronta: "di "amica" conosco soltanto la rivista di moda."
Non so nemmeno se quella pubblicazione sia ancora in edicola. Certo la precisazione era terribile, tra l'amaro ed il sarcastico. Ed era il frutto di esperienze infelici.
Da sempre sono personalmente convinto che l'amicizia esista. E' una specie di fede alternativa, che mi conforta sin da ragazzo e che, per mia fortuna, mi fa riconoscere in almeno quattro o cinque persone la figura dell'amico. Tra loro anche una donna, alla quale sono legatissimo da affetto sincero. Contento che il nostro rapporto ultraquarantennale sia rimasto inalterato e con la freschezza di sempre. Caratterizzato anche da scontri. Spesso a causa di polemiche dure, su posizioni ideologiche non esattamente sovrapponibili, pur se simili. Attraversando i mari e le tempeste dell'esistenza, ma nella certezza che quella persona saprà esserti vicina e non si rifugerà in un'alzata di spalle. Pur se il dialogo dovesse assumere toni accesi non ti dirà, solo per compiacerti,  quello che tu vuoi sentire. Ti esporrà una posizione che, nel caso della mia amica, è sempre lucida e corretta. Ti darà la certezza che non è indifferente alle tue parole o a quello che stai rappresentando.
Capita però di sbagliarsi e di prendere cantonate nel campo dell'amicizia. O perché siamo noi a pretendere troppo, investendo in affetto o solidarietà più di quello che altri intendono concedere. O perché semplicemente quella non era la persona giusta.
E la delusione assume proporzioni ancora maggiori se l'amico in questione lo conosci da sempre. Al punto di essere diventati agli occhi degli altri una di quelle specie di "coppie di fatto" di cui si parla in accoppiata, come Stanlio ed Ollio, Totò e Peppino.
Però le vicende della vita dividono e può capitare di intravedere nel soggetto considerato amico una dose di egoismo o di indifferenza che non riesci a spiegarti.
Ma perché si è comportato così? e se sei una persona in buona fede, analizzi e rivedi dapprima i tuoi comportamenti, che potrebbero essere all'origine di una reazione dell'altro. Magari per verificare che gli sei sempre stato vicino e di aver partecipato ai suoi momenti di gioia ed alle sue tristezze.
Capita così che ne parli anche a chi ti è vicino per averne un'opinione. E in qualche caso non lieto devi concludere che forse tu avevi un senso ed un valore di amicizia che non era esattamente corrisposto.
La mia reazione non sarà di chiusura e di negazione. Provo ad essere positivo anche nei momenti più critici. Provo a credere ancora che nonostante tutta la strada dietro le spalle ce ne sia ancora di percorso umano da sperimentare. E chissà che non sia migliore.

lunedì 16 settembre 2013

E se fosse possibile pure a Napoli?

Da tempo immemorabile dedico un tempo forse esagerato alle vicende calcistiche. Finito il tempo del (solo) volenteroso impegno personale, ormai provo piacere nello spettacolo del calcio. Al punto da sgomentare familiari ed amici che mi scoprono osservare attento Savoia contro Akragas. E' così, non mi pento, né faccio ammenda. Ben inteso, se c'è una cosa migliore o più interessante da fare o da vedere non resto davanti al televisore: esco o magari mi faccio un bel doppio a tennis, con i compagni giusti. 
Così come non sono mai (o quasi mai) riuscito a vedere un  gran premio automobilistico. In netto contrasto con alcune decine di milioni di persone che invece perdono raziocinio e conoscenza e sanno tutto di pneumatici, pit stop e di alettoni. 
Io mi tengo il mio incontro di serie D e lascio volentieri agli altri le emozioni del circuito.
Facevo però una considerazione sulla mia città e sulla sua squadra, temporaneamente alla guida del campionato di calcio.
Questa città, Napoli, fa veramente schifo. Non c'è un solo aspetto di vita cittadina (?) che ci renda orgogliosi di essere nel gruppo. Rovine materiali che si uniscono a quelle di mentalità e di costume. Abituati a sopportare di tutto, abbiamo adottato uno stato mentale che ci illude di poter prendere in giro il resto del mondo. Che, al contrario, prende le distanze da noi e ci guarda come dei mentecatti, se non peggio.
In questo grande e crescente sfacelo fa eccezione la squadra di calcio. E certamente non intendo fare la parte del tifoso che si esalta davanti ai primi risultati positivi. Parlo del fatto che questa società, agendo e operando in un contesto delicatissimo, riesce a comportarsi da società. Rispettando i propri impegni con i tesserati e gli altri lavoratori, presentando un bilancio in attivo, offrendo un'immagine per una volta normale e positiva  in uno scenario che per troppi aspetti ha risvolti surreali.
Allora si può? Non c'è solo piagnonismo e e vittimismo? Si può agire in un modo lineare ed ottenere risultati soddisfacenti? E' la certezza che dovrebbe accompagnare l'agire di tutti, ma riconosco che non è facile dispensare parole ottimistiche. Soprattutto dovrebbero crederci i giovani, quelli con tutto un percorso di vita davanti. 
Dimenticatevi per un attimo di spaghetti, pizza e mandolino, San Gennaro e core di mammà, superstizioni e fanatismo e provate a vivere come se foste dei cittadini europei del 2013. Potreste dar vita a fenomeni virtuosi come quelli del calcio Napoli e vincere nei campi dove conta veramente.

giovedì 12 settembre 2013

Finisce qui?

Troppe immagini, visioni continue di mondi e di cose ci travolgono. La civiltà che percorriamo e' dominata dal bombardamento prodotto dagli strumenti che producono immagini. Cominciò con le esperienze cinematografiche dei fratelli Lumiere ed in pochi avvertirono la reale dimensione del fenomeno. Poi arrivò l'arma potentissima della televisione di cui invece fu progressivamente avvertito il potenziale stravolgente. Incantare una vasta fetta di popolazione attraverso messaggi palesi o e nascosti. Formare o ricreare una cultura costringendo l'opinione pubblica a conformarsi agli standard che in pochi stabilivano. Era più facile che avere un esercito a disposizione, senza bizze o ambizioni di generali e marescialli. E chi lo capi davvero se ne è servito e se ne serve senza ritegno. Ora siamo arrivati al punto da poterci portare le nostre trappole visive sempre assieme a noi. Non separarci mai dai nostri incubi, nei quali sembriamo tuffarci con cupidigia. E la sindrome e' di tali proporzioni al punto da provocare tentativi di resistenza, come nel caso di quella famiglia che ha deciso per un periodo di tempo di non soggiacere agli ordini subliminali della cultura moderna e bandire dalla propria esistenza televisione, web ed altre diavolerie consimili. Vedremo con quali risultati. Per tornare finalmente a "vedere" e non soltanto a guardare. Con quella singolare virtù dello sguardo che nulla ha a che vedere con il nervo ottico, ma che appartiene alle doti di sensibilità ed intelligenza, alla capacità di inquadrare e far propri i concetti connessi a ciò che ci scorre davanti.

mercoledì 4 settembre 2013

serra addormentato

Che dorma un etrusco con pochi e preziosi lettori ci può stare. Del suo prolungato silenzio al massimo si lamenterà qualche amico, che attraverso l'incerto periodare si rassicura della permanenza in vita del blogger. E' giusto che sia così!
Molto più grave se la narcolessia prolungata tocca ad un lucido osservatore delle cose come Michele Serra. Ogni giorno, con poche pause estive, il nostro spinge  con poche battute le oscillazioni della sua "amaca", rubrica giornaliera di un diffuso quotidiano. Un riferimento di pensiero per molti, schierato quanto vogliamo sul piano della politica nazionale, ma pur sempre un esempio di sintesi e di incisività.
Però questa sorpresa per la  scoperta dell'altra faccia di Obama poteva risparmiarcela. Un presidente USA può avere una sola faccia, quella imperialista della pretesa esportazione della democrazia sotto la quale traspare la sembianza del "vigilantes" che cerca soltanto di garantire mercati e opulenza agli interessi nazionali. Nient'altro; e non potrebbe essere diverso perché chi tira i fili effettivi di quella politica non glielo farebbe fare. Disposti a tutto, al crimine, come alle trame spionistiche internazionali pur di salvare il lesso a stelle e strisce.
E così anche Serra scende dal pero sul quale si riposava da almeno cinque anni, riaccende il suo sguardo di osservatore internazionale e scopre che però questo signore che tante promesse di cambiamento aveva fatte è riuscito a non mantenerne neppure una e che è peggio di Bush padre e figlio messi insieme, che almeno quelli la foglia di fico dell'ONU se la procuravano. Lui niente, anche se fosse fornita lampante dimostrazione di quanto in mala fede siano lui ed i suoi alleati,  non smetterebbe mai di affermare la sua arrogante pretesa di intervenire dove e come vuole contro i fantasmi di terrorismo caso per caso individuati.
Un autentico ipocrita, un mentitore capace di mentire persino a se stesso pur di inocularsi nel cervello la convinzione di agire secondo gli interessi del suo paese.
I risultati della sua azione "mirata, intelligente e contro obiettivi specifici"? Un altro casino mediorientale, con creazione di governi composti da
lacché americani e scontri tribali infiniti. IRAQ e Afghanistan non hanno insegnato niente? Macché, siamo pronti ad intervenire persino alle isole Figi, a Papoa o nelle Falkland perché le pistole degli sceriffi devono fumare sempre e a dispetto di ogni logica o umanità.

lunedì 2 settembre 2013

Una nazione in fermento

Come sempre non ho capito niente! È già perché mentre io penso che il condannato d'Italia sia poco meno che una caccola, questa figura umana (?) deve  avere un grande valore. Certamente, altrimenti non si spiegherebbe lo sforzo mentale collettivo di una nazione per salvargli il c. Non c'è pensatore, istituzionale o occasionale, aspirante statista o episodico commentatore, maître a panser  un tanto a neurone, che non si sia cimentato con il salvanano  estivo. Usiamo il blocco della decadenza o la incostituzionalità della legge Severino?  O vogliamo graziarlo senza domanda,  ovvero votare a favore della sua permanenza in aula senatoriale? E c'è da comprenderli, perché non si perde un così prezioso compagno di esperienza parlamentare. È' vero che a palazzo Madama non si fa quasi mai vedere, ma volete mettere le barzellette che racconta? Uno sballo! e poi non c'è paragone tra il racconto delle sue avventure e quelle di Giovanardi. Il quale, poverino, pure ci prova, ma tutti quelli intorno dopo pochi secondi scappano, chi per una pipì improvvisa, chi richiamato dal collegio elettorale. Un nano  invece è per sempre, ti cattura, ti affascina e fa sentire il peso della sua presenza. Senza di lui insomma non ci si diverte, magari ti racconta quella della  nipotina di Mubarak che ha fatto legittimamente il giro del mondo, facendo pisciare sotto pure il principe del Brunei. Che quando si sente un po' giù, come capita in questi giorni di settembre con la classica malinconia depressiva autunnale, si riprende completamente chiamando Arcore e facendosi ripetere per filo e per segno di quando il parlamento (minuscolo doveroso) riuscì persino a votare sulla effettiva parentela della fetentona (pare si lavi poco). 
Lo stivale e' tutto un laboratorio di ipotesi salvifiche, le menti migliori, ma anche le peggiori, sfrigolano di trovate e scappatoie. E se lo  nominassimo imperatore? È un'idea di Bondi che va in deliquio quando gli parlano di lui e di nascosto si tocca, ma pur sempre un rimedio. Non parliamo poi delle martiri di villa Grazioli, un esercito di femmine invasate, che al solo pensiero di cotanto maschione vanno in delirio erotico, bramose di vedere la famosa pompetta gonfia bigolo, che da una parte riempie gli ormai usurati corpi cavernosi del divo e dall'altra funziona come Bancomat.
Miracoli che riescono soltanto a lui! E lo volete perdere? Ma non ci crede più nessuno. Resterà con noi ancora tanto e completerà quel meraviglioso percorso etico/politico che tanti risultati ha già regalato al nostro paese (minuscolo ancora).