lunedì 29 aprile 2013

Sembra troppo, ma è tutto vero

Mi capita d'estate, nel mio dorato rifugio lucano. Così lo definisco perché mi da l'idea di un posto per privilegiati, come me, capaci di trovare il meglio nelle cose semplici. In quel posto, come ovunque, ci sono pomeriggi o serate da panchina o da bar. Chiacchiere, talvolta a briglia sciolta, ma non mancano gli spunti di interesse. Ci sono amici che hanno frequentato Napoli in momenti della loro vita, vuoi per gli studi, vuoi per altri motivi. E continuano a chiedermi come si riesca a vivere in questo strano posto, scansando delitti di camorra, infezioni per monnezza, incidenti per buche stradali, caos per decisioni sindacali (del sindaco), crolli ed incendi dolosi. Io replico da sempre che in un posto come questo si sviluppano anticorpi grandi come dinosauri che ti fanno attraversare le giornate quasi senza accorgertene. Poi però tento qualche riflessione e confermo il mio desidero di cittadinanza altrove. Ultimamente dicevo: pensate ad un bambino o ragazzino napoletano. Che cosa gli resta se non rifugiarsi in casa a giocare con i video giochi? Giardini pubblici? Non ne parliamo, pieni di ogni genere di pericoli e di fetenzie umane e materiali. Negli ultimi tempi hanno chiuso lo zoo per mancanza di fondi che assicurassero la sopravvivenza agli ospiti animali e l'ordinaria manutenzione. Fallita pure la società di gestione di Edenlandia, il parco giochi inserito nella Mostra d'oltremare. All'epoca della sua creazione, 1965, era un modello nel suo genere, all'avanguardia per utilizzo degli spazi e scelta delle attrezzature. I creatori, una facoltosa famiglia napoletana, aveva una tale passione da vivere in roulotte  all'interno del parco giochi. Il castello, il laghetto, i giochi non pericolosi per tutti i piccoli  frequentatori, spesso accompagnati dai nonni. Un gioiello che nel tempo era diventato soltanto ricettacolo di sporcizia e che mestamente si è arreso alla deriva generale. Ultimo, l'incendio di Città della scienza, autentica meraviglia di intelligenza che suscitava curiosità e stupore nei giovani, come potrebbero testimoniare le tante scolaresche in giro per visite che avevano un senso e lasciavano un ricordo.
Ditemi voi che deve fare un ragazzino che per sua ventura abiti in questo posto meraviglioso e diventato osceno per colpa dei suoi abitanti. Un video gioco? Certo rimbambisce e non stimola curiosità e creatività, ma almeno tra le mura di casa resta al riparo da pervertiti, spacciatori, e violenti di ogni genere.


sabato 27 aprile 2013

dalla melassa politica il lettino multiuso

Fare presto, certo. La prima raccomandazione contenuta nell'orazione napolitanea. Ma fare anche meglio dei predecessori. E qui, punto che sembrerebbe di facilissimo ottenimento, si complicano le cose. 
Immaginiamo di avere nel nostro scenario un politico normale. Lo so chiedo molto, ma se si poteva sperare di trovare un giudice a Berlino di fronte alle nefandezze naziste, ci sarà pure nel nostro caso lo spazio per un remota possibilità? Uno di quelli che scende per strada, conosce i bisogni della gente, riesce a percepire i malesseri, le difficoltà dei grandi numeri. Quei numeri che presi individualmente non contano niente, ma messi insieme fanno tanto, perché consentono alla casta dei molti bramini al potere di poter lietamente catafottersi del bene pubblico e prosperare nel privilegio e nel mancato rispetto delle regole. Regole che ci sono, badate bene: sono persino troppe, spesso mal scritte proprio per confondere definitivamente l'orientamento delle masse. Basterebbe pensare alle ultime leggi finanziarie o come meglio si chiamino. Una legge di un solo articolo con 500 commi che cancellano, abrogano, modificano, amputano precedenti normative. Il che significa in sostanza rendere quei testi di legge completamente incomprensibili, persino in tempi di alta e sofisticata tecnologia.
Allora dicevamo o meglio speravamo insieme in un politico che avesse compreso il vento che tira e che finalmente riuscisse, sia pure in parte, a dare risposte serie ad un Paese in ginocchio.
Che piaccia o meno, così è ridotto il nostro stivale all'ammollo nei mari. E se persino dal più alto dei colli si è cominciato ad avvertire la diffusa puzza di fogna vuol proprio dire che le carogne in decomposizione sono troppe.
Da questo "lettino" multiuso ci aspettiamo uno sforzo che pure lui è capace di compiere. Un governicchio stile pre-balneare che partorisca minuscoli topolini insieme alla mamma topessa: una legge elettorale meno folle di quella attuale.
Ci riuscirà? O il cavalier banana farà in modo, ancora una volta, da riuscire ad anteporre le sue complesse problematiche esistenzial/giudiziarie all'interesse comune? C'è la solita rumba dei nomi, talvolta agitata a puro fine strategico, per ottenere quella posizione chiave che faccia da torre di guardia per il raccolto del padrone. 
Giovani di tutto il mondo, unitevi e cacciateli definitivamente. Mandate tutti a dare il meglio di loro stessi nel locale di decenza - il cesso - al quale per onestà e capacità dovevano essere destinati. Forse ho esagerato? Si, avete ragione, il cesso è pur sempre un luogo di delicate ed essenziali funzioni depurative e questi baldanzosi politici avrebbero fatto casino anche in quegli angusti spazi. Destiniamoli alla pira, non intesa in senso fisico. A quella morale e del ricordo. 

sabato 20 aprile 2013

Fine della corsa

A furia di metafore, si è smacchiato da solo l'onesto Bersani. Quelle dimissioni che avrebbe dovuto dare immediatamente dopo le elezioni, sono arrivate dopo la quarta "chiama", insieme a quelle di un'altra cariatide politica, quella Bindi divenuta presidente a sua insaputa. C'è un bel proverbio napoletano che dice "si ' ncasa o mare, te faccio capitano". Vuol dire che nei momenti difficili si attribuiscono alti incarichi ai meno capaci, mentre i veri responsabili dei vari sfasci restano nascosti o si sottraggono alle conseguenze del loro cattivo agire.  Questo Bersani che non riesce a capire quando sia il momento di agire, quando di tacere, con chi allearsi, chi scegliere, che non è in grado di percepire gli umori del popolo di elettori che lo sostiene, ne' di scansare le insidie degli avversari politici, meglio che torni a Bettola, magari davanti alla pompa di benzina di famiglia. Da quella straordinaria postazione forse potrà riprendere coscienza e tentare di carpire gli umori dei normali cittadini che ogni giorno faticano a mettere insieme pranzo e cena. Un bagno di umiltà utile a rientrare in se stesso. Perché mi rifiuto di credere che questo stralunato personaggio, capace di sbagliare tutto e di non prendere una che sia una, abbia ancora le funzioni mentali attive. Stia solo attento a non fumare il sigaro davanti al distributore, perché potrebbe saltare in aria. È da uno come lui ci si può attendere qualunque tipo di fesseria. 

sabato 13 aprile 2013

Alaska? No grazie!

Perditempo come pochi, il  vostro etrusco ha consultato la suddivisione geografica dei visitatori del suo blog. C'è infatti una apposita funzione che rivela la provenienza dei contatti dei volenterosi frequentatori del proprio diario informatico. Sono rimasto letteralmente stupito nel verificare che tra i più assidui "follower" della terra etrusca ci sono ignoti lettori in Alaska. Ebbene avete letto bene, proprio in ALaska, terra che la mia ignoranza mi fa immaginare coperta in prevalenza da ghiacci e circondata da piattaforme petrolifere. Qualche merluzzo, forse capodogli e balene in transito verso mari meno freddi. La capitale, Anchorage, mi fa pensare ad una specie di zattera dove pochi disperati cercano un po' di calore passando il tempo a chiedersi  perché proprio a loro dovesse capitare un posto così poco ospitale. Come quasi sempre, sbaglio. Anche in quelle lande lontane ci sono attenti scrutatori dell'animo umano, pronti a chiedersi che cavolo voglia questo etrusco con i suoi stropicciati pensieri. E che cosa voglia lasciar intendere con le sue riflessioni o tentate tali. O quali grandi segreti nascondano le sue prose. Pronto a scatenare un pasticcio diplomatico con gli amici alaskani, che tra i tanti guai hanno quello di essere cittadini di uno degli stati USA, dichiaro che, a parte qualche obiezione sul' imperialismo di quel paese, non nascondo straordinari misteri politico/terroristici e che quindi possono serenamente fottersene delle mie amenità bloggate. Pensate alla salute, che è meglio, specie se ci sono venti gradi sotto zero e se per trovare un albero dovete andare fino al Canada. Sarà una grande delusione o soltanto un effetto paranoico dell'etrusco, ma grandi trame e complotti non fanno per me. Vita assolutamente media, possibilità di influenzare altre coscienze vicine allo zero. Ci provai tanti anni fa con un gatto. Anche in quel caso una delusione. Appena gli fu chiaro chi fosse più intelligente, il felino mi impose le sue regole e fece capire chi comandava nella coppia.

giovedì 4 aprile 2013

l'abbraccio del cobra

"Bisogna conoscere poco e male non solamente gli umori della società, ma soprattutto del proprio elettorato, per pensare che il PD possa uscire vivo da un eventuale accordo di potere con questa destra. Non genericamente una destra: questa destra. Quella che ci ha portato proprio qui." Così scrive Michele Serra ne "l'amaca", la sua rubrica quotidiana di Repubblica del 4 aprile. E' lo stesso discorso che si ripete ahinoi da venti anni, da quando l'anomalia rappresentata da un politico oligarca si è manifestata sulla scena politica. La destra italiana da tempo immemore merita - e non certo per condiscendenza o ammissione del vostro etrusco - una rappresentatività degna Una pretesa che risiede nei fatti e nei numeri che l'elettorato conservatore può esprimere. Un fatto? Una fetta consistente degli italiani ha un'impostazione di pensiero e di comportamenti che per comodità definirei tradizionali. Che si richiamano a certi valori e tradizioni di antica e consolidata emergenza, meritevoli di essere quanto meno rispettati.
La vera confusione che porta al malinteso nasce dal voler chiamare "destra" quell'accozzaglia variopinta  di soggetti che rimasti orfani per vari motivi dovuti al tramonto di questa o quella bandiera, reale o di comodo, si sono intruppati alle spalle di un "uomo d'affari", sceso nel campo politico con l'intento sostanziale  di proteggere i propri interessi e che, grazie al potentissimo megafono mediatico di cui dispone, ha nel tempo proposto una serie di riusciti slogan propagandistici. Tormentoni che in alcuni casi hanno fatto breccia sulle  inspiegabili paure degli italiani e molto più spesso hanno direttamente interloquito con la pancia o meglio con la parte meno nobile e più pragmatica dei connazionali.
Pensare che dopo il tambureggiante bombardamento grillino che ha "coventrizzato" molti apparati di partito si possa ancora profilare un "inciucio", magari sotto forma di presidente della repubblica con i baffetti, significa non aver capito quello che con maestria ha indicato Serra e che ho pedissequamente riportato nell'introduzione.
Se Bersani o i suoi più stretti collaboratori hanno deciso di essere gli esecutori testamentari della maggiore forza della sinistra italiana possono anche scegliere questa via. I loro elettori presenteranno un conto che paragonato  quello che stanno pagando attualmente sarà infinitamente più pesante ma che segnerà per molti la fine di un sogno che affonda le radici nell'umanità, nel rispetto reciproco e nella democrazia.

lunedì 1 aprile 2013

Sette giorni di mugugni

Periodo confuso. Fino alle elezioni di febbraio vivevamo accompagnati da alcune certezze. In certi caso si trattava di incubi, sempre gli stessi, ricorrenti ed inquietanti. Ma pur sempre punti fermi, comunque la si volesse vedere. È' bastato il ciclone grillino per scompaginare decenni di cattive abitudini, anche mentali. A distanza di poco più di un mese gli"statisti" di casa nostra hanno di colpo abbassato i toni. Qualcuno e' diventato quasi umano ed ha incominciato a percorrere a ritroso il turpe percorso cazzaro  sinora effettuato, in spregio a qualsiasi principio di democrazia e rappresentatività . E sembrano diventati di colpo tutti agnelli sacrificali, colpiti dal fato rio ed ingiusto. Tutto giusto, invece, la storia non fa sconti ed in qualche momento bisogna pur pagare il conto delle proprie insensatezze. Ma, come direbbe una canzonetta di casa nostra, "qui viene il graziosissimo", cioè  ora viene la parte difficile della costruzione di qualcosa dopo i bombardamenti. E se i tiri dell'aviazione a 5stelle hanno fatto davvero il vuoto, ora ci vorrebbe un Piano Marshall per ripartire. Ma per il momento non abbiamo ancora visto chi potrà distribuire sigarette e barrette di cioccolato, ma solo guastatori che demoliscono quei pochi bastioni ancora in piedi. Uno di questi, pervicacemente al suo posto, il vecchio Napisan. Che non vuole farsi rottamare prima di aver completato il suo giro, primo presidente comunista (?) della storia repubblicana. Si è inventata questa panzana dei 10 saggi, un manipolo di escrescenze della nomenklatura che dovrebbe fare quello che il Parlamento bloccato non è in grado di fare. Qualche esempio? Una fetenzia di elegge elettorale, una riforma dei costi della politica, una legge anti corruzione. Ci riusciranno? Temo proprio di no. La stessa composizione del gruppo e' fatta apposta per non funzionare, per riproporre quel balletto dei veti incrociati che già tanti danni ha provocato a questo sventurato Paese. E allora? A che servono? A voler pensare bene a prendere quel poco di tempo necessario ad indurre chi ancora volesse ragionare ad intraprendere una limitata strada di collaborazione. Altrimenti? C'è sempre il nostro amato cavaliere senza mazza e senza pelo pronto a sobbarcarsi l'ennesima fatica di governo. Scilipoti, la Pelino, Razzi, scalpitano e non vedono l'ora di assumere sulle capaci spalle responsabilità di gestione. Cabaret Italia continua e le  prossime rappresentazioni promettono cose mirabolanti.