venerdì 26 ottobre 2007

pensandoci bene


Con qualche ritardo Tetina si è laureata. Biologia della biodiversità o qualcosa di simile. Era emozionata e tesa, come il padre, anche se nessuno dei due lo ammetterà mai. Attorno a lei farle festa i nonni, la madre e compagno, io ed Eli, il fratello Roberto, Emiliano, padre e sorella. Tutto bene. Speriamo che questo obiettivo raggiunto contribuisca a darle un futuro di lavoro e di autonomia. Anche se talvolta ci scontriamo in modo duro, Teti è il cuore mio e nel biglietto di accompagnamento del mio dono le ho scritto una cosa vera: non si potrà mai dimenticare di me. Penso che una figlia si porti nei pensieri un padre sempre; anche nei casi di padri o figlie divisi dalle più impensabili asprezze. Anche nei casi di padri o figli degenerati. L'immagine del padre resta indelebile e accompagna la vita della figlia, sia essa immagine effettivamente paterna protettiva e di riferimento; sia essa una figura da orribile orco. Credo di aver fatto di tutto per farla vivere serena, con fatti e qualche giusto sacrificio. Le sono vicino quando ha bisogno di me. Finché ci sarò lei sa di poter contare sul padre. Ed è giusto così!

mercoledì 17 ottobre 2007

artisti e crisi d'età


Sono tanti 64 anni per un artista? Forse no se ci sono ancora idee e voglia di esplorare i percorsi infiniti dell'arte. Tante volte tuttavia abbiamo davanti ai nostri implacabili occhi di spettatori figure di attori, cantanti, musicisti pittori e quant'altro che si trascinano integrando la produzione con opere che non sono all'altezza dei tempi di più felice ispirazione. Troppo spesso si tratta di persone che non sanno fare altro o quasi. Una vita sul palcoscenico o comunque dedicata alla propria arte. Succede anche per i pochi veramente grandi che hanno brillato di luce propria e non per semplice induzione mediatica. Per il vostro blogger Etrusco la voce ed alcuni brani di Caetano Veloso rappresentano il non plus ultra della musica contemporanea. Un vero innamoramento, consolidatosi nei 4 incontri dal vivo, con il possesso della collezione completa del baiano, oltre 30 cd, e con la lettura di due libri a tema. Mi è sembrato di non poter conoscere musica migliore ed ho corso il rischio di perdere il sano senso della critica. Ma l'uomo Veloso, che si vanta di vivere di contraddizioni, mi è venuto incontro. Alcune produzioni degli ultimi anni mi sembrano quantomeno discutibili ed in assoluta discontinuità con il Veloso più amato. La svolta artistica ed umana, contrassegnata anche dalla separazione dalla seconda moglie, Paula Lavigne, non è dovuta al caso. Il baiano ha deciso di inseguire il suo credo tropicalista con sonorità nuove, talvolta al limite della cacofonia. Ispirazione che percorre nuove strade, costi quello che costi, pur nella piena consapevolezza da parte dell'artista che il suo pubblico si attende da lui quelle soavità che lui solo sa profondere nella voce serica e nelle melodie. Un tentativo di uscire dal cliché del cantante raffinato che nel tempo si è cucito addosso. Certamente Veloso ha questa libertà, la stessa che ha il suo pubblico di aficionados di non comprare e non sentire quest'ultima produzione. E tra questi io, chiedendomi dove sia il giusto: pretendere che l'icona riproduca se stessa all'infinito, anche se in crisi di entusiasmo; ovvero che si faccia prendere da illuminazioni che portano verso altri confini musicali, talvolta incomprensibili o forse di più aspra percezione.

lunedì 15 ottobre 2007

democraticamente vostro


Nasce con una allegra e variopinta confusione il partito democratico. Veltroni segretario autocandidatosi e vincitore annunciato ha vinto con percentuali altissime, oltre il 70%. Si è votato dappertutto, persino al TCV, con sdegno più o meno manifestato dei destrorsi, cioè quasi tutti.. Ma alla fine hanno abbozzato e lo spettacolo è stato grande. Code di votanti ovunque, proteste a vario titolo per la dislocazione randomica dei seggi, proteste delle componenti minoritarie che denunciano brogli. Un po' di tutto, ma nell'insieme è sembrato chiaro che il popolo ha visto con favore questo nuovo soggetto che non dovrebbe essere la sommatoria di DS e Margherita, bensì la casa comune di tutti quelli che non vogliono morire berlusconiani o giù di lì. Migliaia di candidati si sono divisi i posti nazionali e regionali. Non mancava nessuno e tutti hanno tentato di trovare uno spazio nella nuova casa in costruzione. Già l'idea di una casa in costruzione ha aspetti incoraggianti; quanto servirà questo entusiasmo della base a proteggere le idee di fondo dagli appetiti dei mestieranti della politica? Forse poco, ma una speranza ce la devono lasciare, almeno quella.

venerdì 12 ottobre 2007


La disavventura occorsa al collega Marsili, colto da una colica renale all’interno di uno dei famigerati ascensori del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli rientra tra i disastri ampiamente annunciati. Che si possa verificare un malore da sovraffollamento all’interno di questi ascensori rientra nell’ordine normale e prevedibile delle cose. E c’è solo da sperare che non si debbano registrare fatti più gravi. Torniamo così a chiederci di conoscere i criteri di chi ha deciso la migrazione di massa del settore civile nella Torre A che ha “solo” 29 piani. I disagi, le difficoltà, e le possibili disavventure di un numero elevatissimo di utenti dovevano essere posti a base delle valutazioni di chi doveva adottare il provvedimento di trasferimento. La semplice ragionevolezza avrebbe potuto far piena luce sulla assoluta inidoneità della nuova sede del Tribunale civile, in considerazione della sistemazione in verticale degli uffici giudiziari. Anche l’Ordine degli avvocati aveva tentato varie forme di opposizione; il tutto stroncato da una presa di posizione di stampo decisionista Alla luce di quanto sta succedendo sarebbe interessante conoscere un pensiero ufficiale della Direzione manutenzione e gestione degli Uffici Giudiziari di Napoli.
L'immagine è di una pittura murale ritrovata in Siria attribuibile ad 11 mila anni fa. Sembra la raffigurazione di un agglomerato urbano, verosimilmente più razionale e vivibile della Torre A del NPG di Napoli.

mercoledì 10 ottobre 2007

che bomba quel libro


Il libro come bomba ad orologeria. Il potere di un libro! quale profonda e devastante deflagrazione produce la lettura di un libro che ci avvince e ci apre nuovi percorsi di pensiero.
I tiranni, consapevoli dell'enorme potere rivoluzionario del diffondersi della cultura, esercitano una forma di censura capillare e scrupolosa su tutta la produzione del pensiero. Dove c'è pensiero libero c'è pericolo per ogni regime e quando questo pensiero si condensa in parole bisogna bruciare il libro. Magari in piazza perché sia di monito a tutti gli altri che covassero l'ardimento di voler pensare in autonomia. 
Gli indici della chiesa, i roghi dei libri eretici, tutto l'inutile rifiuto del fluire della vita. 
Certo, inutile, perché la vita ed il suo divenire non si arrestano e nessuna cultura retrograda o negatrice di libertà potrà arrestare il lento ed inesorabile avanzamento delle culture. Se oggi esiste la possibilità di salvare delle vite umane attraverso le staminali dobbiamo questo progresso a ricercatori ostinati, pronti ad agire in semiclandestinità per evitare gli ostacoli o la scoperta avversione dei circoli preteschi. 
E quanti libri dovremo ancora difendere dagli attacchi della conservazione. I piccoli centri rappresentano l'estremo baluardo di difesa delle culture di retroterra. Forse anche con qualche ragione di equilibrio sociale. Vedere giovani che abbracciano acriticamente e senza voglia di discutere le posizioni dei padri! Sembra la negazione della gioventù, di quella voglia di travolgere tutto con l'entusiasmo dei propri anni. 
Viva i libri e chi ne riesce a carpire la straordinaria vitalità, persino in quelli meno riusciti e più commerciali. Anche in quelli esiste un soffio di vita che non va disperso.

martedì 9 ottobre 2007


Mattino
Mi torna sempre in mente Monet che si portava dietro tre o quattro tele quando andava a dipingere in campagna, perchè una non gli appariva sufficiente per fermare quell'attimo o quegli attimi. Mi viene in mente il mattino quando ho finito di dare l'acqua ai fiori, ho fatto colazione, e ho un tempo libero davanti, lo spazio tra queste abitudini e il momento nuovo da consumare, quando mi siedo al tavolino a scrivere o a fare quel che devo, ho davanti a me la giornata intera...

lunedì 1 ottobre 2007

MEMORIA VS. STORIA


La memoria è il deperibile, prezioso patrimonio dei sopravissuti, esposto alla dialettica del ricordo e dell’amnesia.
E’ una verità soggettiva insidiata da mode, interessi e sentimenti, annebbiata dalla nostalgia, traboccante dettagli sempre più fluidi.
Insomma, è ancora la vita, minata da fragilità ed incertezze, ma unica ed insostituibile.
La storia è invece una problematica, monca, incompleta rappresentazione di quel che non è più.
Quando la memoria svanisce con gli ultimi protagonisti e testimoni, suoi estremi palpiti vitali, si arrende ai cangianti capricciosi umori della storia.