domenica 26 maggio 2013

Blog e curiosità

Mi capita di dire a qualcuno dell'esistenza di un mio blog. Posso così verificare reazioni diverse, del tipo "ma che avrà voluto dire?" , ovvero " ma chi pensa di essere, Montanelli?", ma anche " un altro spacca marroni " e via aggiungendo. Ora mi piacerebbe chiarire a chi fosse eventualmente interessato che questo spazio di private esternazioni rappresenta una specie di valvola di sfogo alla quale fare ricorso quando la pressione interna sale. Con un "post" mi tranquillizzo e cerco di dare ordine a quei pensieri che  dapprima ronzavano disordinati. È vero che non sempre riesco a dare una forma adeguata e sistematica alle tante e diverse spinte o curiosità, ma vi assicuro che è una soddisfazione raccogliere le proprie cianfrusaglie mentali in una scatola di latta a prova di memoria. Da quando ho cominciato, parecchi anni or sono, ho messo insieme pagine che potrebbero bastare per un libro da comodino, di quelli cioè che aiutano a prendere sonno e che per questo sono collocati strategicamente affianco al letto, dovesse mai capitare un periodo di insonnia. Eppure queste amenità hanno ricevuto oltre cinquemila visite e, udite udite, il risultato di questo girovagare in prosa ha persino un valore commerciale, stimato in circa 500 dollari USA. Non so come si riesca ad arrivare ad una simile valutazione, ma è un dato reale, a disposizioni di tutti. Piuttosto la mia domanda e' : " ma chi è disposto, in tempi di crisi nera, a sborsare una simile cifra per un contenitore di niente o quasi?" Misteri del mercato delle cavolate, dove tutto trova un prezzo, persino il vuoto pneumatico. Io mi sarei aspettato piuttosto il contrario e che qualcuno mi potesse chiedere quanto sono disposto a pagare per poter continuare ad occupare uno spazio sul web. Misteri internautici, almeno fino a quando non verrà  uno Standard and Poors dei blog che classificherà con stime dalla triplice A a scendere anche le produzioni di tutto il mondo. A quel punto la terra etrusca avrà il posto che si merita, cioè zigrinata e pronta per l'uso igienico. Ma fino ad allora vado avanti, imperterrito senza neppure dare risposta a chi mi chiede : "perché lo fai?" 

giovedì 23 maggio 2013

Santo subito

Ci sono momenti nei quali sentì ancora maggiore il senso di inadeguatezza. A me capita davanti alla morte, evento che ci riporta di colpo alla nostra dimensione caduca. E che dovrebbe sempre fornirci spunti di riflessione sull'inutilita' della maggior parte delle nostre azioni. In particolare di quelle che ci procurano il possesso di cose che non sono essenziali alla nostra sopravvivenza. Orpelli esteriori che ci illudono di una sensazione di agiatezza o che ci convincono di essere inseriti in un ceto o in una categoria. L'auto tale, l'orologio talaltro, il pullover di cachemire, la scarpa o abito firmato, la collezione di quadri d'autore. Quando ho saputo della scomparsa di don Andrea Gallo mi è bastato un attimo per ripiombare nella piena consapevolezza di quanto poco riesca a capire delle cose umane. Prete di strada, difensore degli ultimi, pronto a schierarsi con gli emarginati di ogni specie. Ma soprattutto pronto a gridare contro l'ipocrisia dei rappresentanti ufficiali di quella sua fede che ogni giorno testimoniava con forza. In mezzo alla gente, a prendersi carico dei giovani sbandati di ogni razza, facendo sacrifici e personali e trascurando la propria salute per assicurare un pasto ed un rifugio a chi vive fuori dei circuiti riconosciuti di questa società. Se fossi riuscito a parlargli non escludo che avrebbe fatto vacillare il mio agnosticismo. Ora è troppo tardi, ma non di meno mi resta il ricordo di un uomo vero che ha camminato in mezzo a questa moltitudine di mezze tacche umane, cercando di insegnare con l'azione e l'esempio a quali livelli possa arrivare il senso della solidarietà umana, nonostante i contrasti delle caste e delle gerarchie che in tutto il percorso della sua vita hanno tentato in ogni modo di ostacolarlo e di metterlo fuori strada. 

giovedì 16 maggio 2013

Onement VI

Un vero capolavoro, perbacco. Un enorme quadrato di colore blu, tagliato a metà da una riga bianca longitudinale.
Sarà forse per un pregiudizio culturale di stampo tradizionale, ma  sono abituato ad associare al concetto di capolavoro i dipinti di Vermeer o Caravaggio. In ogni caso, a ben rimirarla, questa straordinaria bellezza della tela di Burnett mi sfugge proprio. Anche i miei malcapitati lettori se ne potranno fare un'idea dall'immagine riprodotta. Lascio ovviamente a chi se ne intende una valutazione di merito. Io mi limiterò a fare qualche considerazione sulla notizia. Per aggiudicarsi "Onement VI" da Sotheby's a New York si sono scannati alcuni investitori in opere d'arte, dando vita ad un a vivacissima asta conclusasi con l'aggiudicazione dell'opera a soli 43.845.000 milioni di dollari, circa 34 milioni di euro. Sapete chi si è accaparrato il prezioso manufatto? Vi sento, state tutti parlando di  cinesi speculatori, russi mafiosi, arabi piovra. Avete sbagliato tutti: si tratta di un nostro connazionale il quale avrà il piacere immenso di avere a casa propria questa straordinaria creazione, arricchendo il patrimonio artistico del paese di un'altra cosa del tutto inutile.
Con quella cifra si poteva creare una fondazione per ricerche sulla genetica? Certamente dare vita ad un ospedale degno di tal nome, ovvero porre in sicurezza chilometri quadri di territorio in sospetto di frana? Riparare le strade di moltissimi centri italiani? Dare lavoro a tanti giovani?
Inguaribili nostalgici e retorici che non siete altro. Il nostro ignoto fortunatissimo compatriota potrà nascondere il dipinto - se così lo vogliamo chiamare - dentro una stanza blindata ed inaccessibile, guardata da armatissimi body guards. Di tanto in tanto, in occasione delle sue "cene eleganti", farà dare una sbirciatina del pannello a qualche amico fidatissimo che sbaverà di invidia per quella fortuna capitata al padrone di casa per quattro spiccioli.
E' la meravigliosa e incommensurabile insensatezza di chi è ricco. Compra cose del tutto superflue a prezzi vertiginosi per nasconderle all'interno di un buco nero.

martedì 14 maggio 2013

arcobaleno di sensazioni

Si rincorrono le sensazioni. La delusione, certo, quella è cocente per aver sperato nell'affermazione dei propri valori, ora barattati da altri per fini quanto meno oscuri. La rabbia, anche lei non manca, per le occasioni sprecate e per le riflessioni personali non tutte gradevoli. Il disorientamento. Sotto questo profilo siamo in tanti a non capirci più niente, oscillando tra la sensazione di grande fregatura e quella di non aver capito niente. E si possono cogliere brandelli di sensazioni nei discorsi tra la gente. Con il giornalaio che, sotto sotto, ti sfotte perché conosce le tue idee politiche o la tua impostazione. Che commenta i titoli del tuo quotidiano abituale con chiose apparentemente di adesione, ma che alla fine hanno il sapore della coglionatura. E intanto la situazione intorno peggiora, con un governicchio che all'esterno presenta animelle, mentre il vero ritmo di danza lo portano i soliti gattopardi. 
Crisi economica senza freno, ad onta delle cautissime previsioni di ripresa. Non ci sono risorse nemmeno per le cose essenziali, sanità, istruzione, politiche giovanili, mentre ci lasciano appassionare alla straordinaria minchiata dei compensi ai grillini. Con il fanculista che pone dictat più cretini di lui, rispetto ad un argomento che non leva e non mette nella politica italiana. E dall'altra parte ha dei giovanotti/e alle prime esperienze di vita e di un qualche guadagno. E che anche così potrebbero farsi un'esperienza, senza necessità di regole imposte dall'esterno. Forse, come gli ha ben detto un 5 stelle, ci faremo un gruppo parlamentare a parte e così il paguro genovese andrà a sbraitare in piazza contro i traditori. Ma traditori di che? Delle sue regole farlocche e della sua incapacità di fornire una vera linea politica che non sia quella dello spariglio tout court?
Il primo ministro lettino ci prova,  o fa finta di provarci, portandosi persino una banda di impuniti in convento. Per fare spogliatoio, dice il nipote d'Italia. E' proprio vero che i conventi non servono a niente, specie da quando gli amanuensi sono stati rimpiazzati dal "copia incolla" e le suore si fanno fare dalle industrie  le marmellate e gli elisir che spacciano per artigianali. Ma in questo caso la parola spogliatoio mi ricorda una celebre gag di Totò ch,e vestito da donna,  così apostrofa un allupato padrone di casa.
Se fosse possibile, ce ne dovremmo tornare tutti a casa nostra. Ma qualcuno mi ricorda che questa nave allo sbando è la nostra casa e che a guidarla c'è un nostromo che somiglia più a Schettino che a Cristoforo Colombo. Impossibile abbandonarla, a meno di gesti epici di espatrio.
Per andare dove? Dagli amici francesi che ci prendono per il culo su quasi tutti i nostri difetti? O dai tedeschi, che fatte poche eccezioni, ci considerano sottoprodotto umano? Anche in Australia vigono ferree leggi che disciplinano l'emigrazione. O si investe un grande capitale oppure si deve essere "skilled workers" che, in parole povere significa lavoratori esperti e capaci di un apporto significativo all'economia locale.
Stando così le cose, il vostro etrusco, sempre tenendo un contegno accettabile,  si rassegna. Mi tengo il nipotino, in attesa del ritorno di bagonghi e della sua esilarante troupe.

sabato 4 maggio 2013

Destra, Sinistra, identità italiane da preservare

Nel sabato di sole che mi viene offerto ho avviato la lettura del mio giornale. In discreta evidenza, taglio basso di pagina nove, un intervento di Rino Formica. Non c'è bisogno che ricordi ai miei preparatissimi lettori chi sia questo signore, tra i protagonisti della stagione socialista di governo. Il quale, in replica ad un altrettanto tortuoso articolo del direttore del quotidiano, si precipita (?) in un impervio percorso dialettico al termine del quale il povero lettore (quorum ego) si pone un'angosciosa domanda: ma che avrà voluto dire? 
Scioccato dal primo contatto ho tentato una rilettura, facendomi aiutare da un amico e consocio di circolo che in precedenza avevo visto sbirciare le stesse righe. L'ottimo Enzo ha allargato le braccia, quasi in segno di disfatta finale, invitandomi a pormi altre domande. Anche lui era rimasto interdetto e pieno di interrogativi dopo aver dedicato qualche minuto a quello scritto.
Ma è possibile al giorno d'oggi riservare spazi ed attenzione al nulla declinato su quattro colonne? E' ancora lecito mescolare aria fritta e frullato di acqua,  di fronte ai veri problemi sul tappeto, scossi come siamo da uragani politici che non riusciamo ad inquadrare ed a definire.
Per un attimo ho immaginato di sedere al posto di quel nominato e celebre direttore e di dover decidere che cosa fare di quella lettera. Un uomo al bivio: zigrinare il supporto cartaceo e farlo diventare carta da cesso, recuperando almeno in parte ad utilità quella testimonianza di pensiero ostica alla normale comprensione; oppure, dare grande prova  di democratica apertura e pubblicare quelle autentiche fottesse. 
Il direttore ha privilegiato la seconda opzione ed ha così occupato assai indegnamente alcuni centimetri quadrati del giornale. Democrazia adesso vorrebbe che il medesimo ospitasse questa mia lettera nella quale pretendo che mi venga spiegato che cosa abbia voluto dire quel profluvio di nullità emerse dalla penna di questo dinosauro, persino capace di sostenere che "Si unirono forze così aggressive e plurime da sconfiggere un impreciso ma determinato disegno socialista craxiano di "riequilibrio" a Sinistra."
Più chiaro di così si muore. E meno male che quel disegno craxiano era impreciso. Era certamente determinato nell'individuare e taglieggiare tutte le fonti di possibile vantaggio economico per  la cricca del boss. Che fece la sua fine, fuggendo come un autentico eroe su sponde tunisine. Se si fosse portato con lui, in dorato esilio, pure questo illuminato suo adepto avremmo corso il rischio di non leggere questa preziosissima precisazione sulla Destra, la Sinistra e le identità italiane da preservare. Con seri danni per l'intero movimento del pensiero politico. Poveri noi, tornano a galla materie di  scarto normalmente destinate alla concimazione delle piante.