venerdì 25 gennaio 2008


Celeste Di Porto, la ragazza ebrea, detta "la pantera nera", che collaborò con le SS per scovare gli ebrei.

Ragazza ebrea detta "La pantera nera" di appena 18 anni che nel 1944 era rientrata a Roma, dopo essere sfuggita alla razzia nazista nel ghetto ebraico. Non appena rientrata, insieme a sua cugina Enrica di Porto detta "l'incipriata", cominciò a collaborare con le SS di Via Tasso al fine di scovare gli ebrei e di denunciarli. La sua infame attività di spia ebrea contro i suoi stessi correligionari (che ovviamente durante l'occupazione nazista stavano nascosti) le faceva ottenere 5.000 Lire ogni ebreo catturato. Pare che denunciasse le vittime ebree "salutandole per strada" favorendo così la loro cattura ai nazisti senza essere scoperta. Con la sua attività di prostituta spesso riconosceva gli ebrei perché circoncisi e subito provvedeva alla loro denuncia. Ebbe una parte rilevante nell'ambito della strage delle Fosse Ardeatine in cui in seguito all'attacco gappista di Via Rasella costato la vita di 33 militari al servizio della polizia germanica, Hitler dette l'ordine della rappresaglia (10 persone per ogni militare ucciso, quindi 330 che poi divennero 335 per un tragico errore di conteggio). In quell'occasione fu incaricata dalla Gestapo a recuperare un numero significativo di ebrei che andasse ad integrare quello delle persone che erano già prigioniere dei tedeschi per destinarli alla rappresaglia. Procurò 26 ebrei tra i 15 e i 74 anni. Per l'occasione Kappler le aveva promesso un compenso decuplicato: 50.000 Lire. Tra le vittime della sua attività delatrice ci furono anche 2 suoi parenti (il cugino ed il cognato) ed anche l'ex pugile ebreo-romano Lazzaro Anticoli detto "Bucefalo". Dopo la Liberazione di Roma, Celeste di Porto venne arrestata e portata a Regina Coeli da cui riuscì a sfuggire raggiungendo Napoli in autostop e dove continuò la sua attività di prostituta. Venne poi individuata da suoi clienti ebrei (che non erano andati lì per caso). Fu arrestata e condannata a 12 anni di reclusione, diventati poi 7 in seguito alla sua decisione di convertirsi al cattolicesimo e ritirarsi in convento (da cui fu espulsa dopo solo 1 anno). E' morta nel 1981.

venerdì 18 gennaio 2008


Le vicende di questi giorni che è possibile sintetizzare in emergenza spazzatura, rinunzia del papa ad andare alla sapienza, caso Mastella rispecchiano con forte impatto di immagine la attuale condizione del nostro Paese. Pianura è una specie di discarica a cielo aperto dove brulicano migliaia di persone. Da anni non è nient'altro che l'angolo nascosto di ogni illegalità. Non ha un piano di edificazione, non ha un sistema viario, è labile ogni centro reale di aggregazione. E' sorta per la disperata necessità di molti napoletani di trovare una casa. E in quella plaga, nemmeno troppo suggestiva, era possibile costruire in maniera selvaggia all'inizio; e con il passare del tempo si doveva sottostare ad alcune imprese che vendevano case fatte in estrema urgenza, anche in 72 ore dalle fondamenta al tetto. Nenache a parlarne di concessione edilizia o di rispetto di qualsivoglia regolamento. A Pianura una serie di famiglie, estese e ramificate, decidevano sull'assegnazione degli spazi, regolamentando di fatto con il potere della violenza malavitosa, quello che lo Stato ed il Comune non erano stati capaci di fare. E' diventata così assurdamente estesa ed assolutamente priva del sia pur minimo pregio estetico, prima rappresentato dai giardini di agrumi e dagli orti di broccoli.
La discarica che per anni ha funzionato era distante dal centro abitato. Ma l'erosione continua ed incalzante delle case sorte in una notte la hanno portata pericolosamente vicina al centro.
E così i pianuresi hanno deciso che nemmeno la spazzatura di origine locale doveva essere sversata in quel vecchio sito apparentemente abbandonato, ma attentamente sorvegliato da occhi vigili e mai distratti.
Il caos, la guerriglia urbana, con la sola conseguenza di mettere a repentaglio la salute di tutti, a partire proprio da quelli che abitano nella zona. A molti di loro non è parso vero di poter "scendere in campo" abbandonandosi ad ogni genere di violenza, minacciando forze dell'ordine, la stampa ed incendiando parte del pattume accumulato per strada.
Meraviglioso spettacolo di stupidità, acme del "cupio dissolvi", evidenza eccelsa di autolesionismo, anche grazie a poche sollecitazioni facinorose.
Viva Napoli, osanna alla tanto osannata furbizia del suo popolo, l'acume impareggiabile dei suoi abitanti arriva a concepire la forma di protesta più dannosa per gli stessi contestatori.

mercoledì 9 gennaio 2008

lunedì 7 gennaio 2008

libero ricatto


Provate a ricattare qualcuno se ci riuscite. E' un'attività che richiede qualità personali non comuni, nonché la capacità di essere coinvolti in informazioni di rilievo che se rese pubbliche possano produrre conseguenze altrettanto incisive. Facciamo qualche esempio. Se sapeste che la moglie di un vostro amico si distrae con uno o più partner la possibilità di ricattare la signora, magari mettendo in giro foto compromettenti, non è pratica consigliabile. Al massimo potreste guadagnare una buona lezione corporale dal o dai partner consorziati; in alternativa potreste, se ne vale la pena, chiedere un compenso in natura alla predetta. Quanto al risultato di un simile incontro amoroso patteggiato non c'è da stupirsi se si tramutasse in una Waterloo sessuale dello chanteur accettato dalla donna per mera opportunità. Se per diversa ipotesi vi trovaste al centro di un groviglio informativo politico/finanziario la situazione è ancora meno rosea: usare bene notizie di quel genere richiede anni di addestramento e di pianificazione verso gli obiettivi. La famosa ex segretaria di una banca di rilievo che divenne altissima dirigente della stessa non deve trarre in inganno: la signora aveva molto più sale in zucca di quanto i maligni, ma più in particolare le maligne, le attribuissero. Si diceva che si era inserita in un circuito di alto livello per meriti squisitamente femminili. Non è da escluderlo. Ma in quello stesso contesto svariate decine di fanciulle più o meno ingenue avevano sperimentato gli stessi passi senza pervenire ad altrettanti risultati. Al massimo la promozioncella che assicurava qualche soldo in più; ma non certamente gli agi ed i fasti raggiunti dalla avveduta self/made manager, sempre a galla, nonostante l'avanzare dell'età ed il corrispondente declino della sua avvenenza. Lei ha saputo veleggiare con i più smaliziati marpioni garantendosi anche una certa considerazione complessiva. Lontani i tempi in cui i suoi sostenitori si erano avvicendati al tavolo del suo esame per diventare "impiegata di concetto" per suggerirle la frase giusta o la risposta più acconcia. Pervenuta a posizioni di vertice la madama trattava quei corteggiatori di un tempo in modo decisamente brusco e sprezzante. Ben ripagandoli degli aiuti del passato per dimostrare, se bisogno ce ne fosse, che la sciocchina non era lei.

domenica 6 gennaio 2008

Che famiglia!


Le cose difficili sono le nostre specialità. Ovvero i rapporti familiari di casa mia. Le contorsioni che riescono a crearsi producono un groviglio inestricabile nel quale è avventuroso orientarsi appena, figuriamoci il tentare di districare i nodi. Ma se non è così non ci piace e non riusciamo a sentire il vero clima familiare. All'apice di quasi tutte le infinite volute di cazzate c'è sempre l'ineffabile madre, che con i suoi 86 anni gode e trova spirito energetico nei più assurdi ed inutili tormentoni. Persino il migliore di noi, Giovanni, talvolta si pente di volerle bene rimpiangendo di essersi aperto a qualche confidenza ed a qualche momento di intimità. Lui, che riesce a fare amare tutto di se, persino i suoi difetti comportamentali che spesso creano fastidi e spese inutili. Silvana non è da meno, elaborando nella sua testaccia, pure per diversi aspetti ragguardevole, complessi di inferiorità e piccole frustrazioni che una donna della sua capacità umana dovrebbe allontanare a sberleffi. Non è così! ed allora tutti contro tutti: io sono legato a tutti, anche se non con la stessa intensità. Ma soprattutto sento il senso di responsabilità per questa ciurma sempre rissosa, urlante e polemica. Non basta; ci vorrebbero equilibrio ed autorevolezza. Il primo non me lo riconosco io; la seconda non me la attribuiscono gli altri. E allora? Giovanni ha le qualità umane e di intelligenza per venire a capo di molte vicende: Ma come si fa' a responsabilizzarlo più del dovuto con i suoi 27 anni? Come pretendere da lui soluzioni o composizioni che soggetti apparentemente adulti dovrebbero trovare autonomamente? Andremo avanti così per sempre; senza pace, anche quando il tempo ci avrà decimati, a temere l'uno dell'altro a guardarci con sospetto. Ma senza ragioni reali, senza motivi seri che possano giustificare le smisurate tensioni e le infinite vuote elucubrazioni che noi affrontiamo. Di buono c'è che siamo diventati esperti in crisi familiari. Forse potrebbe diventare un mestiere, magari come consulenti del morente governo Prodi. Noi abbiamo nel nostro cast tutti i protagonisti, nessuno escluso: Turigliatto, Mastella, la Binetti, Di Pietro, Cossiga etc. etc. A noi la guerra afgana, la crisi del petrolio o la legge sui DICO ci fanno un baffo...

giovedì 3 gennaio 2008

i rimpianti rovinano passato presente e futuro



La gente ripensa ai propri errori o a quelli che considera tali in molti modi: alcuni tendono a fissarsi e corrono un elevato rischio di soffrire di problemi di umore, altri invece hanno imparato ad ignorare i rimpianti, vivendo in modo apparentemente migliore. A metà strada quelli che che camminano con circospezione sul campo minato delle scelte passate, individuando con coraggio gli ordigni ancora interrati e facendo il possibile per disinnescare quelli ancora attivi. I rimpianti non si limitano a rovinare la vita e la salute mentale, ma rivelano una pericolosa destrutturazione della nostra temporalità, dove il passato divora il presente e il futuro. E senza futuro non c'è vita che possa aprirsi ad un avvenire. Quando il passato assorbe molto del nostro spazio temporale il presente diviene il tempo dell'incessante lamento.


Capodanno 2008. A Capri, con Enzo ed Antonella, dopo aver superato le iniziali riluttanze della coppia di ballerini e certamente più mondani di noi. Credo siano stati bene, ne sono quasi certo. Senza stress da auto nella notte di Capodanno, con una giusta euforia allo scadere della mezzanotte, in uno dei posti più belli del mondo. Bisogna però metabolizzarlo e comprenderne le vere qualità. Non certo quelle urlate e straccione delle rassegne e dei divi piazzettari, ma la straordinaria pace che ti trasmette nei posti dove la natura si è ingegnata per dare il meglio di se. Quasi a voler dire: guarda che ti metto a disposizione tutto il bello possibile.. cerca di tu di osservarlo e di comprenderlo come va fatto: usa gli occhi e lo spirito che ad essi si collega; non ti fermare all'immagine di superficie, ma sforzati di entrarci dentro, anche a costo di subirne una specie di angoscia da troppo pieno. Migliaia di foto, di immagini rubate, non riescono ad intaccare la rarefazione dell'atmosfera, l'incanto silenzioso ed invasivo. Lasciarsi andare ed entrare veramente nel prodigio che ti si presenta davanti risulta complesso. Non è per tutti, perché come ogni cosa straordinaria non si fa cogliere da chiunque. Seleziona gli eletti e li fa diventare silenziosi schiavi, devoti di un culto tanto più grande quanto maggiore è la disponibilità a cedere al canto della sirena.