venerdì 26 novembre 2010

Non c'è più religione!

Non c'è più religione! Era un vecchio modo di dire, quando ci si trovava davanti a comportamenti anomali, senza collegamenti con una logica o privi di criterio.
Ora potremmo adattare la massima anche allo sport. Pare infatti che nel campionato di calcio scozzese si voglia evitare la designazione di un arbitro quando la sua confessione religiosa possa influenzarne l'operato.
Una bella trovata, che mette al riparo da sospetti, sempre presenti tra i tifosi delle varie squadre. Ma un principio che, ove trovasse spazio e seguito - come capita a quasi tutte le minchiate - potrebbe allargarsi agli orientamenti sessuali dell'ufficiale di gara, ai gusti, alle sue preferenze in fatto di cinema, musica, gastronomia, teatro, scelte del tempo libero e così proseguendo.
Potremo così metterci al riparo dalla temuta circostanza che per il derby infuocato tra A.S. Sgurgola e F.C. Roccapipi venga inviato ad arbitrare il tale, conclamato vegetariano, che certamente infierirebbe sugli atleti di casa sponsorizzati dalla locale macelleria.
Oppure nelle gare contro il tempo attenzione ai cronometristi di religione contrapposta al recordman. Pensate che errori volontari, magari alzando l'asticella degli ostacolisti o sgonfiando le ruote dei ciclisti. C'è spazio per tutto!
Coraggio amici, ci attendono tempi sempre più incerti. Abbiamo solo bisogno di seguire le vicende del mondo con attenzione. Ci saremo così assicurati risate a non finire, accompagnate da una fragorosa pernacchia liberatoria.

martedì 23 novembre 2010

le scelte sbagliate della Carfagna


Il caso Carfagna ci aiuta a capire alcune cose.
Cosa sta capitando alla signora in questione, Ministro senza meriti propri e candidato votatissimo alle recenti elezioni regionali della Campania?
Fino al momento in cui ha fatto da comparsa silenziosa, da vestale e appendice leggiadra del suo mentore, tutto è andato a gonfie vele. Anche con riconoscimenti bipartisan, persino intervenendo in alcune occasioni pubbliche in cui ha dato dimostrazione di buon senso e di compostezza, certamente non sfigurando al confronto di alcuni partner di cordata, talvolta soggetti "border line" tra normalità ed imbecillità conclamata.
E lei, salernitana di nascita, alle prese con l'emergenza rifiuti della Campania, ha preso sul serio la parte superficiale di questi consensi e si è messa in testa di svolgere davvero la sua parte. E qui incominciano le difficoltà, perché si può anche essere eletti al Senato come Incitato, famoso cavallo di Caligola; ma guai a pretendere di ricercare una propria autonoma credibilità politica. Tutti si sono d'improvviso ricordati della "colpa originale" del suo passato di soubrette di secondo piano e delle malignità sui meriti "speciali".
E poi, dovendosi scegliere una sponda in Campania, la signora ha dimostrato tutta la sua avventatezza.
Perché non si è messa dalla parte "giusta", dei signori delle tessere, cioè di quelli che contano davvero e decidono. Ha scelto secondo un condivisibilissimo profilo etico ed istituzionale, ma ponendosi contro la "chiesa madre", che nella nostra Regione ha in Cosentino, Cesaro, e Cirielli i suoi moschettieri decisi e senza scrupoli.
La ministra delle pari opportunità ha ingenuamente creduto che i suoi contatti privilegiati con il premier la ponessero al riparo degli strali avversi. Anche in questo caso la signora ha dimostrato di sopravalutare l'influenza del suo ispiratore che, in realtà, a livello regionale, è tenuto per le palle dai veri "uomini d'onore" che già hanno dovuto deglutire l'amaro boccone Caldoro. Ma che in questo caso non possono cedere perchè le loro stesse fortune sono legate al business dei rifiuti che condizionano direttamente ed indirettamente.
E così forse siamo alla piroetta sbagliata o al canto del cigno della pure apprezzabile signora.

martedì 16 novembre 2010

delusione ferrari

Sono reduce da un fine settimana a dir poco faticoso. Con questo non intendo alludere al mio impegno tennistico ormai patetico, né ad altri goffi tentativi in settori ormai in abbandono, ma all'atmosfera generale di lutto nazionale a seguito della mancata vittoria della Ferrari.
Ma, dico io, nemmeno un poco di rispetto per una nazione che di travagli (non Marco) ne ha più d'uno? E lasciateci vincere almeno la formula uno, senza boicotaggi o alleanze giudo-massoniche. Se ad un italiano medio, già vessato da ogni parte e con serie difficoltà a mettere assieme pranzo e cena gli levi un Alonso vincente, ma che gli resta? Sui giornali, persino quelli considerati più seri e meno contaminati dal cretinismo nazionale, titoli da "noir": "tragedia Ferrari, catastrofe delle rosse, suicidio del cavallino, disfatta italiana". Manco una nuova Caporetto o la scoperta del nuovo quartino monegasco del cognato d'Italia, avrebbero potuto portare portare altrettanto sgomento. Quaranta milioni di italiani incollati ai teleschermi, con prognosi riservate non per distacco della retina spiaccicata sui video, ma per sindrome depressiva post sconfitta. E dai...!
Il giorno dopo, dibattiti, tavole rotonde, plastici di Vespa a gogò. E Montezemolo, dopo questa debacle, sarà più libero o più impegnato?
Insomma il niente che si somma al niente, producendo la tipica bufera italica di proclami, smentite, prese di posizione e smarcamenti.
Mi chiedo: ma ci rendiamo conto? Non c'è alcuna speranza di lavoro per i nostri sventurati giovani, dopo le illusioni di studi inutili. Ogni giorno chiudono nella nostra Regione aziende di tradizione secolare, lasciando in braghe di tela il personale. La vita pubblica si fa sempre più mefitica, al pari dell'aria che siamo costretti a respirare. Il senso di umanità scompare, lasciando il posto alla logica dell'utilità.
E con tutto questo dovrei partecipare al funerale Ferrari? Ma chi volete che se ne f..tta se un marchio ed un gruppo industriale che guadagnano l'impensabile ogni anno rischiano di perdere una fettina del prestigio internazionale. A quest'ultimo aspetto non si era già dedicato con risultati rimarchevoli il nostro premier? Lasciamo a lui, homo superfaber, anche questo cruccio. Risolverà il caso come tutti gli altri già affrontati e risolti.

giovedì 4 novembre 2010

Obama ridotto ai minimi "term"

Pare che la tendenza a citarsi rifletta pericolosamente lo stato di vecchiaia di un cervello. Correrò questi rischio, peraltro temutissimo, di apparire più datato di quanto in effetti non sia.
Due anni fa, in mezzo alle fiamme di entusiasmo per l'elezione di Obama, con il mio post del 6 novembre 2008 esprimevo più di una perplessità sulle effettive possibilità di cambiamento in quel Paese. In sintesi dicevo: ricordatevi che siamo comunque in America, che il nostro dovrà passare sotto le forche caudine dei poteri forti, che sarà costretto ad accettare i suoi compromessi di "real politik".
Un caro amico, colto e garbato, bollò questo mio scetticismo accusandomi di essere un disfattista, incapace di annusare il vento di novità e di vitalità che proveniva da oltreoceano. E che sarebbe diventato col tempo un uragano, tale da portare effetti benefici nella cinica Europa e persino in Italia. Con rammarico, devo concludere che avevo ragione io.
I risultati delle recentissime elezioni di "mid term" sconfessano il giovane presidente USA e suonano come una pesante bocciatura della sua azione politica. Solo una parte minima del suo programma innovatore è stata realizzata, mentre ha dovuto fare marcia indietro su progetti di rilevante portata. Rivelandosi, alla fine dei conti, conservatore in politica estera per non scontentare le gerarchie dell'esercito, gli ebrei e l'industria bellica; timido nell'affermazione dei diritti civili per paura di chiese e confessioni; inetto in campo economico, con accenni di becero protezionismo, tanto da essere uno dei negativi protagonisti della crisi internazionale dove non ha promosso un solo momento di effettiva cooperazione. A tacere dei tentativi nemmeno abbozzati di più equa distribuzione della ricchezza.
E le critiche peggiori, con conseguente abbandono nei suffragi, vengono proprio da chi aveva creduto in lui, favorendo la sua elezione. diseredati, poveri, etnie in sofferenze, giovani senza speranza.
Da ora in poi dovrà fare i conti anche con la minoranza al Congresso e diventerà più realista del re, fino a ricalcare posizioni simili a quelle del tanto biasimato Bush.
Questo il mondo, direte.
Gli idealisti, chi è capace ancora di accendere qualche speranza è destinato ad essere spazzato via dalle leggi del potere. L'avventura è al termine. Ora restano solo due anni di fotografie con cane, famiglia e signora e poi si spegnerà la bella favola.

Obama ridotto ai minimi term

Pare che la tendenza a citarsi rifletta lo stato di vecchiaia di un cervello. Corro il rischio, peraltro temutissimo, di apparire più datato di quanto in effetti non sia.
Due anni fa, in mezzo alle fiamme di entusiasmo per Obama, gettavo un sottile getto di estintore per osservare cose assai banali. Nel mio post del 6 novembre 2008, dicevo in sintesi: ricordatevi che siamo comunque in America, che dovrà passare sotto le forche caudine dei poteri forti, che accetterà anche lui i suoi compromessi di "realpolitik". Un amico, colto e garbato, mi accusò di essere un disfattista, cinico, incapace di annusare il vento di novità e di entusiasmo che spirava dal nuovo continente. E che sarebbe diventato un urugano, tanto da portare effetti benefici anche in Europa, persino in Italia. Presi in dovuta considerazione quelle parole, frutto di passione, ma non prive di elementi di fatto e di un'apertura di credito alla speranza.
I risultati delle elezioni di "mid term" sconfessano il presidente USA e la sua azione politica. Una parte minima del suo programma è stato realizzata, mentre ha dovuto fare marcia indietro su altri progetti. Rivelandosi conservatore in politica estera per non scontentare l'esercito e le industrie belliche; timido nell'affermazione dei diritti civili per paura di chiese e confessioni; inetto in campo economico o meglio complice del disastro economico internazionale non avendo fatto niente per dare a chi non ha e limitare chi ha troppo.
E le critiche peggiori, con conseguente abbandono elettorale della parte democratica, vengono proprio da chi aveva creduto in lui. Diseredati, poveri, gente comune, etnie in sofferenza, giovani senza speranza.
D'ora in poi dovrà fare i conti anche con la minoranza al Congresso e diventerà più realista del re, fino a concludere il suo quadriennio su posizioni simili a quelle del tanto biasimato Bush.
Questo è il mondo. Gli idealisti, chi accende ancora qualche speranza, è destinato farsi da parte. Le carte in tavola le mescola sempre a suo piacimento chi detiene potere e ricchezza. E questi signori potenti staranno godendo immensamente e pensano: Obama, ti abbiamo fatto "pazziare" quanto basta. Ora, fatti da parte e lasciaci lavorare sul serio.

lunedì 1 novembre 2010

Un giubileo che ci potevamo risparmiare

Feste e balli, celebrazioni e soldi spesi male. Maradona ha compiuto 50 anni. Auguri.
Ma perché alcune migliaia di napoletani abbiano pensato di dedicargli un "giubileo", questo resta da comprendere.
Facile, direte. E' stato il più grande pedatore del mondo ed ha consentito gioie mai prima raggiunte a tifosi depressi e frustrati da anni di delusioni.
Tutto vero. Altrettanto vero che tirare calci ad una palla era il lavoro del "pibe" e che per questo era superpagato. Facendo, come tutte le prime donne, il bello ed il cattivo tempo.
Gli interrogativi dell'epoca: gioca, non gioca? Sta bene, sta male? Donne, altri eccessi tutti personali, ed in quanto tali senza commento, mettevano in forse le sue prestazioni. Strepitose quando c'erano. E la massa dei suoi adoratori a chiedersi se era sceso dal letto col piede giusto o se qualcosa avesse intralciato la divina ispirazione. Una bella trama thriller. Fino al momento, inevitabilmente traumatico, dell'abbandono. Condito come tutti i tradimenti di questo mondo da menzogne, retoriche d'occasione. Già allora era in condizioni, soprattutto mentali, di non poter giocare. Sembrava finita, macché! Figli sparsi, legami stretti con ambienti della malavita, evasione fiscale clamorosa. Fiumi di chiacchiere spese sul nulla o quasi.
Parlare del dopo, dei malori e delle vicende personali, dei tentativi di reinserimento nel mondo del calcio, con effetti miserevoli, sarebbe come sparare su un bimbo indifeso.
La civiltà di chi scrive, evidentemente non un estimatore, non permette di lasciarsi andare a commenti moraleggianti. Ciascuno di noi è quello che è. Limiti, difetti compresi.
Difficile però accettare passivamente la costruzione di un simile mito.
Sfido la retorica, ma penso ai milioni di donne ed uomini normali, anche loro nati e cresciuti senza cultura ed educazione, che ogni giorno fanno il loro miracolo in terra: tirano avanti con poco, sopportano ogni sorta di violenza e di sopraffazione e non si rifugiano in paradisi artificiali. Si aggrappano a quel pochissimo che hanno per non arrendersi. Avranno mai un giubileo? ci saranno canti balli e litanie in loro onore? Escludetelo. Credo, anzi questa volta sono certo, che la loro vita passerà inosservata. In morte, forse, un necrologio dei pochi intimi.
Chi non ha mai pensato allo spreco ed alla autentica amoralità dei centinaia di necrologi dedicati sui giornale ai "morti eccellenti"? Tempo fa mi detti la pena di contare 124 necrologi per la morte di una signora che, dalla sua, aveva l'appartenenza ad una famiglia di armatori del sud. 50.000 euro, che potevano ben essere impiegati a sostenere un ente di ricerca per le malattie più diffuse.
Alcune centinaia di migliaia di euro sono stati destinati al giubileo del pedatore. Sarebbe stato meglio spenderli per qualche centro di accoglienza per chi decida di uscire dal tunnel della droga. Senza polemica, il suo era un caso come quello di tanti altri. Ha avuto peraltro le risorse per uscirne. Tanti altri muoiono negletti ed abbandonati. Colpa loro se erano incapaci di dare un calcio ben assestato ad una palla di cuoio?