mercoledì 27 novembre 2013

Democrazia in agrodolce

Qualche piccola soddisfazione da uomo medio: aver visto il temporaneo arresto dell'arroganza, dello strapotere della cialtroneria al potere per riuscire a conservare una misurata fiducia nel sistema democratico. 
Quel sistema che per oltre venti anni ha subito attacchi di sconosciuta portata da parte di un soggetto capace di sfuggire alle pene connesse ai tanti reati perpetrati grazie ad un meccanismo di approvazione di leggi fatte su misura.
 La rappresentante di SEL,  nella manifestazione di voto del suo gruppo al Senato, ha elencato pedissequamente tutti i provvedimenti di legge creati nel tempo su misura per  proteggere  con uno scudo legislativo questo spregevole malfattore e corruttore abituale.
Non possiamo parlare di un trionfo, certamente. Troppe macerie ancora presenti in modo ingombrante nella vita politica, nel costume generale attraverso la diffusione di un modello umano volgare e rivolto solo ed esclusivamente alla soddisfazione del personale interesse.
Che cosa succederà domani? Dipende dalla profondità della ferita al costume nazionale inferto da questo ometto furbastro. 
Questa nazione  si è saputa rialzare da eventi funerei  quali una dittatura di stato, da una guerra sanguinosa e scellerata, dai tanti tentativi di golpe più o meno striscianti subiti nel dopoguerra. 
Ora più che mai, dobbiamo conservare a noi ed ai nostri giovani la speranza di poter uscire anche da questa parentesi di sonno della ragione. Ripristinando le dinamiche virtuose dell'esempio, della parola corretta che insegna, della capacità di usare le risorse del cuore e della mente.
Potrebbe essere il momento della rinascita di una dignità nazionale duramente calpestata da questo grottesco fantoccio, diventato per l'opinione pubblica internazionale il simbolo di ogni difetto nazionale.




domenica 24 novembre 2013

Dove sono le donne lucane?

Da quando ho o pretendo di avere uso di ragione si è fatta strada in me una profonda ammirazione per le donne lucane.  
Diffido dalle generalizzazioni, ma in questo caso la mia esperienza della terra lucana, vissuta in modo non superficiale, mi ha convinto di una certa supremazia mentale e morale delle donne di quella regione rispetto ai maschietti. 
Che, sempre parlando per grandi numeri, non hanno mai destato in me una grande impressione. Il tipo maschile lucano che ho davanti agli occhi lascia un'immagine non proprio lusinghiera. Normalmente portato al lamento ozioso, alla denigrazione sistematica di chi sta meglio di lui, alla critica malmostosa piuttosto che alla costruzione di un concetto o di un'opera degni di tal nome. Non me ne vogliano i pur numerosi amici maschi, alcuni dei quali, per loro fortuna, sono  l'esatto contrario del tipo descritto.
E  per converso mi accompagna la lietissima considerazione che nutro verso molte donne lucane, di ogni età e censo. Esempi di serietà, impegno, di silenziosa e sacrificata operosità. Vere strutture portanti di famiglie talvolta in precario equilibrio per motivi di vario ordine.
Allora per cortesia, spiegatemi perché nel neo formato consiglio regionale della Basilicata non figura nemmeno una donna.
E' possibile che non ci sia una, dico una, signora degna di amministrare la regione?
Ricordo a me stesso che il precedente organo regionale si era sciolto a seguito dello scandalo degli scontrini di comodo esibiti dai consiglieri. Magari la cifra contestata era di gran lunga minore rispetto  a quelle delle ruberie di altri malfattori nella stessa posizione. Ma pur sempre di uno scandalo si è trattato.
Sono convinto che un consiglio con equilibrata presenza femminile sarebbe stato più protetto rispetto a fenomeni del genere.
Di questa totale assenza, cercherò  di darmi una spiegazione in chiave sociologica, ricordandomi della struttura molto tradizionale di quella società, dove la donna deve avere un silenzioso ruolo dietro le quinte, agendo come supporto logistico organizzativo a chi deve decidere.
Ma può essere vera anche ai tempi nostri una fotografia familiare che sembra uscita dalle cronache di altri tempi?
Anche attraverso FB prendo atto della vivacità concettuale e dialettica di alcune giovani donne del mio paese di residenza. Con le idee di alcune non mi ritrovo affatto in sintonia. Ma questo ovviamente non sminuisce il valore dei loro tentativi, specialmente se confrontato con la quasi assenza dei coetanei maschi, alcuni dei quali impacciati persino nel pur minimo aspetto formale necessario per essere presenti sul web.
E allora? Mi aspetto qualche commento e non certo per vuota vanità da blogger.


giovedì 21 novembre 2013

Gatto Silvestro: a destra o a sinistra?

Nello straordinario vecchio stivale che così bene ci ospita scoppia periodicamente un tornado  polemico. Uno solo mi direte? No, è vero, nel settore siamo considerati specialisti, non ci facciamo mancare niente e ci portiamo sempre avanti col lavoro. Ma sulla collocazione  politica di questo o quel personaggio abbiamo raggiunto da tempo  primati di  portata inarrivabile. 
Fateci caso, basta che emerga alla visibilità generale un fenomeno nuovo che scatta, quasi automatica, la ricerca del dove posizionare l'artista, scrittore, regista e perché no, calciatore o atleta famoso. 
"Può essere considerato dei nostri, vista l'aperta e liberale visione del mondo che invera tutta la sua attività". "Macché, a ben guardare, quel modo spensierato e apparentemente volgare di presentarsi nasconde una profonda e meditata amarezza".
E' stato così per tanti, ma  posso limitarmi a fare qualche esempio.
Mi ricordo del povero Battisti, sballottato a destra e sinistra senza una sentenza definitiva. Magari pure lui  avrà fatto ricorso alla Corte di Strasburgo dei Campi Elisi per trovare pace, finalmente!
A breve distanza il buon Gaber, che però ci metteva del suo, dichiarando in canzone che gli facevano parimenti schifo destra e sinistra. O meglio le immagini deturpate di quelle ideologie, manipolate a fini utilitaristici dai rispettivi gruppi di potere.
Per restare ai tempi nostri è scoppiata la bagarre sul significato politico dell'opera di Checco Zalone. A me, se non mi scappasse da ridere, mi verrebbe da dire che si tratta di un giovane e che non ha ancora avuto la possibilità di esprimere per intero tutta la propria cifra artistica, ma che nel frattempo ha già dato mostra di essere un gran paraculo.
Qualcuno mi  potrà pure ricordare che il suo film sta incassando cifre incredibili, battendo ogni precedente record. E che il fenomeno è così rilevante al punto da sollecitare un commento di quel gigante politico di nome Brunetta.
Con rammarico, devo ammettere che la sola vista del Renatino nazionale mi produce fenomeni che preferisco non riferire. Non vi dico quando chiosa le vicende nazionali con il suo proverbiale equilibrio ed i suoi toni pacati da saggio della montagna.
Confesso, con autentica vergogna, che non sono ancora riuscito a superare quella spocchia da vecchio etrusco tanto da farmi forza e pagare il mio obolo cinematografico al nuovo astro.
Lui, come D'Alessio, Mengoni, Emma, Marco Carta, ma anche i cinepanettoni, se avessero dovuto far conto sugli introiti dei miei biglietti sarebbero tutti all'angolo della strada.
Resta però da chiedersi perché svariati milioni di italiani siano accorsi nelle sale cinematografiche ad assistere a questo imperdibile exploit dello Zalone.
Forse per gli stessi motivi che hanno avvalorato il successo politico di dichiarati e manifesti farabutti, capaci di rovinare e condizionare la sorte di un intero Paese.

sabato 16 novembre 2013

Per scriver d'altro

Al vostro etrusco come a voi tutti non mancano le occasioni di particolare dispiacere. Vuoi per la vita sempre più difficile che affrontiamo, vuoi per gli anni che ci lasciano margini di tolleranza che vanno progressivamente a restringersi.
Uno dei vantaggi di avere un blog consiste nel potersi sfogare, magari non direttamente sull'argomento che ci affligge, quasi sempre di natura personale, ma divagando amenamente su varia umanità e cappellini delle signore.
Argomento quest'ultimo legato, quanto ad imprevedibilità, all'andamento meteorologico, come sostiene un impeccabile aforisma inglese.
Mi chiedevo stamattina se esista un equivalente di "guardone", riferito a chi usi l'udito in luogo della vista.  Si chiamerà "orecchione"? Temo di no, altrimenti da Latina in giù avrebbe fama di diversità sessuale. Allora "sentone" che è meno attraente, ma rende il significato.
Ho avuto la ventura di frequentare un tale, in ambiente lavorativo, fesso come pochi, che per comunicare al mondo quanto non gli sfuggisse nulla, usava il modo di dire: tengo orecchio a terra. E con le mani accartocciava l'organo interessato, quasi a sottolineare l'intensità dei suoi controlli. 
Sono lieto di non aver più occasioni di incontrare questo sedicente spione, che tra l'altro, raccoglieva gossip aziendali di profilo minore, incapace di inquadrare e sondare questioni reali.
La radio, in particolare radio due, e' la fedele compagna di molti miei momenti. Quando lavoro, ho il sottofondo del suono di una antica radio. Così sto diventando un gran "sentone" e certe volte mi chiedo a quante parole effettive si sia ridotta la lingua italiana corrente. Un numero intorno al cento. Non di più! Troppa gente ripete sempre le stesse parole e l'ambito si restringe sempre di più, lasciandoci intravedere un futuro prossimo con un contesto lessicale composto da qualche decina di parole note a tutti. Chi ha seguito i recenti tests di accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso ha scoperto con raccapriccio che i nostri giovani ignorano il significato di parole invece ben noto  a soggetti di una  precedente generazione di diversa formazione.
Mi dite chi oggi, descrivendo se stesso o un altro, non abusi dell'aggettivo "solare"? 
E che vuol dire? Indica chi abbia rapporti con il sole? Oppure che illumina gli altri con la sua luce interna? Che si abbronza tanto? Nelle intenzioni di chi fornisce la definizione dovrebbe descrivere un soggetto che non sia ombroso, quindi incline ad annuvolarsi e rabbuiarsi per ogni contrarietà, che sia trasparente nei comportamenti e di pensiero positivo. Quanti solari conoscete? Io mica tanti.
E poi c'è l'abuso di emozioni ed emozionarsi.
Mandrie di scrittori, musicisti, registi ed attori, di ogni ordine e livello descrivono la propria ispirazione come legata ad un'emozione, ovvero le produzioni destinate a creare emozioni nel pubblico.
Ma ci sono soltanto le emozioni? ovvero si può suscitare curiosità, desiderio di conoscenza, apprezzamento, estasi, senso di umanità. E un'idea artistica può nascere da tanti diversi stati d'animo, quali dolore, piacere, sogno, indignazione, imitazione di un modello e tanto ancora che non dirò.
C'è dietro questo impoverimento del linguaggio l'idea imperialista di stampo nordamericano di omologare tutti ad un linguaggio povero, privo di intuizioni e di retroterra culturali. Un enorme gregge di consumatori e di poco pensanti che si lascino chetamente condurre dove vogliono i conducenti. Meditiamo, finché siamo in tempo.


giovedì 14 novembre 2013

di ignoranza non si muore

I tempi dell'attesa in un qualunque ufficio. Mi raggiunge una signora che amabilmente mi rimprovera di non averla riconosciuta, ma mi saluta con un bacio. Collega più giovane, non ancora cinquantenne, che ricordo bene, poco più che ragazzina, agli esordi dell'esperienza lavorativa. Poi percorsi comuni politico sindacali che per lei continuano, mentre io, da oltre dieci anni, sono fuori dall'ambiente. 
Qualche convenevolo di reciproco conforto sul come affrontiamo bene l'età. Vabbe.. E poi una lunga stimolante conversazione sui percorsi di vita e di ricerca personale. In due occasioni la mia interlocutrice, che mi aveva appena detto di essere diventata "counselor", sostiene che il mio approccio esistenziale è di stampo "rogeriano". 
Devo aver fatto una di quelle facce beote - che mi riescono benissimo - quasi  a dire: "e che me lo dici a fare? Io e il signor Rogers siamo una cosa". Ovviamente non so chi sia e nemmeno quale sia o sia stata la sua specialità  Devo presumere che si tratti di uno psicologo, terapeuta, ma di quelli importanti. Lei mi sgama e mi illustra in breve chi sia Carl Rogers. Ora, attraverso le parola della signora, so di essere, assai involontariamente, un seguace delle teorie di questo quasi Nobel, una specie di Roberto Vecchioni, almeno quanto a riconoscimenti mancati. 
Concludo  il cordiale incontro e penso con sgomento alla quantità di cose che ignoro. 
D'accordo, non si può sapere tutto, né pretendere l'impossibile dalla propria testa. Ma volete mettere il disagio di sapere che c'è uno scienziato che la pensa proprio come te? Mentre tu ignori completamente della sua opera e rimpiangi magari quanto ti avrebbe fatto bene leggere qualche pagina decente in più. 
Sacrificando ad esempio qualche ora dedicata al sempre più patetico tennis. Che ormai è diventato per me, che gioco quasi esclusivamente il doppio, una specie di passatempo da anziane signore. 
Ma invece di svolgersi davanti ad una tazza di tea e pasticcini di buona fattura, lo svago si sviluppa su un campo di terra rossa. Con altri tre anziani, travestiti da tennisti, pronti a sfottersi per ogni palla che, colpita in modo sempre più improprio e fortuito, termina la sua corsa in modo favorevole, guidata dal caso, piuttosto che dalle nostre intenzioni. 
Pare che anche questo tipo di impiego del proprio tempo abbia aspetti positivi. E possa servire a raggiungere quel  "rogeriano" progetto di "autorealizzazione", attraverso un accordo tra la valutazione/accettazione dei valori suggerita dall'esterno e quelli conformi alla richiesta di autorealizzazione.
Per fortuna c'è Wikipedia: ma comunque, a dirla tutta,  tra il mio goffo dritto e le sempre meno mobili mie gambe io vedo accordo decrescente. Chissà che non stia diventando, sempre inconsapevolmente, un oppositore di Carl Rogers. E che mi possa ritrovare, come già in passato De Lorenzo e Scilipoti, ad essere un candidato al premio Nobel. Una promessa, in quel caso sono pronto a portare a Stoccolma, a spese mie, tutti gli amici!

lunedì 11 novembre 2013

la farsa del derby e i falsi maestri di pensiero

Per mia fortuna ho tra gli amici di Facebook alcuni giovani, uomini e donne. Che invece di ignorarmi e di non filarmi manco di striscio mi riservano attenzioni  affettuose. 
Attraverso questo strano incrocio di "amici ed amici degli amici" leggo talvolta commenti che mi lasciano quanto meno perplesso. Parlo delle invettive contro squadre di calcio diversa dalla propria, ovvero di "santioni" (leggasi bestemmie) altissimi, spediti all'indirizzo dei tifosi di altra fede. Ad inquietarmi tanto è  la qualità, vera o presunta, di chi si lascia andare così pesantemente. In alcuni casi professionisti con ottimo pedigree, che vorrei immaginare a fronteggiare e superare i mali di pancia calcistici e che invece impegnano tutta la loro indignazione a censurare i supporters avversari, ovvero peggio ad augurare loro ogni sorta di male, senza esclusione di gravità o localizzazione.
E' mai possibile che il "tifo" possa ottundere  così gravemente la capacità di ragionamento, impedendo di attivare quelle normali forme di contenimento della propria rabbia? Ripetere senza tregua che una certa squadra ruba, oppure invocare fuochi e vulcani purificatori su intere popolazioni ha un senso umano? O non si tratta piuttosto di manifestazioni scomposte e fanatiche che ci portano a pensare che quelle stesse persone potrebbe partecipare a squadroni della morte ovvero teorizzare la saponificazione dei "nemici"? Spero di esagerare.
Qualcuno ha osservato che con il tramonto delle ideologie politiche che hanno diviso le masse  nel secolo precedente residuerebbero soltanto queste passioni sportive ad accendere gli animi, ahinoi diversamente piuttosto smorti, di giovani e meno giovani.
Leggo persino un aspirante "maitre à penser" il quale, piuttosto che riportare a regime i personali livelli di scoramento  sportivo post sconfitta, approfitta dello spazio che la stampa gli concede per avviare una rancorosa campagna di invettive contro gli striscioni o i cori contrari alla propria squadra del cuore.
Non mi pare che faccia un buon uso della notorietà, peraltro  legittimamente conquistata, nonché dei conseguenti spazi mediatici messi a sua disposizione.
Dovrebbe utilizzare quelle opportunità per tentare un rasserenamento generale di quell'ambiente sempre più imbecille che si sta raggrumando intorno alle vicende del calcio.
Non possiamo poi sorprenderci o ipocritamente censurare i fatti se arriviamo ai blocchi di partite da parte degli ultras. Si tratta di masse pilotate da pochi, al soldo degli  interessi di pochissimi, capaci anche di delinquere o minacciare o rendere la vita difficile agli atleti di cui si dicono supporters.
Ma, si potrà dire, ci troviamo in settori di ignoranza e di sottocultura, in zone dove la palla che rotola è rimasta la sola cosa attraente e come esclusivo argomento di conversazione.
Chi invece  ha cervello e aperture mentali li dovrebbe necessariamente impiegare per riuscire a sdrammatizzare anche la delusione di una gara storta. Così ci si accredita come persone di cultura e di spessore. Diversamente si resta a starnazzare nell'ampio cortile di casa,  impersonando una delle tante macchiette da vernacoliere.

venerdì 8 novembre 2013

palle d'acciaio

Un presidente del Consiglio che mal gestendo lo sfascio di una nazione ha pure il coraggio di affermare che ha gli attributi. Palle d'acciaio? ma neanche di vecchia pellecchia di asino morto il secolo scorso. O no?
La più volte evocata "ripresa" appare come  un fantasma lontano che a forza di invocarlo sembra allontanarsi sempre di più. Lo sfacelo totale tra i nostri giovani, disoccupati e senza speranza. Il miraggio del lavoro, pure precario, mal pagato e dequalificato, sembra evaporare. A loro spetta la mortificazione di aver studiato, di aver nutrito normali aspettative di vita e di ritrovarsi avviliti e sgomenti. Mentre sulla tolda del putrido Titanic, si scannano per il menù del Senato, per la decadenza del puzzone, per le spinte al non cambiamento di Renzi, per le finte risse del partito dei ladri, per lo scandalo delle tessere del partito distrutto.
Sui giornali è tutto un fiorire di niente, condito da pettegolezzi da servi, quali siamo definitivamente ridotti. La Cancellieri, quella che sembra la Sora Lella col raffreddore, ci sciorina i suoi comandamenti di dignità. Magari dimenticandosi dei suoi intrecci con una finanza corrotta ed allo sbando. Ma come si fa a negare un piacere ad una famiglia che ha liquidato 3,6 milioni di euro al proprio figlio. Il quale si difende dicendo che erano retribuzioni giustificate dal suo alto livello di professionalità. Possiamo chiederci  in che cosa consistano questi enormi apporti alla affermazione del marchio Fonsai, società ora con i libri in Tribunale? O possiamo anche immaginare che quel denaro così impropriamente affidato ad un dirigente che aveva lavorato per poco più di un anno rappresenti la costituzione di fondi neri per i Ligresti, la cui fine finanziaria era ampiamente annunciata? E non è ancora singolare che uno dei figli di Ligresti abbia preso la cittadinanza svizzera tre settimane prima degli arresti del blocco familiare? Secondo voi è stato il vostro etrusco ad informare il clan dell'inchiesta che lo riguardava o piuttosto qualcuno che aveva accesso a tutte le carte possibili, facendo, per  puro caso, il Guardasigilli?
Dice Letta che ha palle inossidabili. Ma non sarà piuttosto vero che dice palle inaccettabili e che la traduzione dall'irlandese non ha fatto giustizia delle minchiate che sparge per l'Europa?
E intanto i sondaggi dei primi giorni di novembre confermano i valori numerici delle elezioni: P.Distrutti al 28/29%; Pd Ladri al 25%; fanculisti al 22%. Insomma non è successo niente e quindi a vedere bene è solo il vostro estrusco ad allarmarsi per quisquilie.

giovedì 7 novembre 2013

Lavorare è faticoso

Che lavorare sia faticoso è una di quelle frasi scontate che dovrebbero restare al di fuori del perimetro etrusco. 
Ma come, direte, non eri tu a dichiarare di volerti tenere fuori dei luoghi comuni? Non eri sempre tu, etrusco pedante, a proclamarti svincolato dai modi tradizionale del pensiero, nel tentativo di articolare la tua teoria del dubbio? 
Fatevene una ragione, qualche volta anche gli adagi più consumati ci prendono.
Me ne sono accorto nell'ultimo fine settimana quando, improvvidamente, ho dato seguito ad un pensiero che mi carezzava da tempo, quello di partecipare ad un mercatino dell'usato. 
E così fu Bidonville, negli spazi dell'Ente Fiera Basilicata nell'area industriale di Tito.
Tutto nuovo per me e per i compagni d'avventura, Elisabetta, Lorenzo e ed Emidio. Fatica per allestire i banchetti e grosso lavoro nei tre giorni di mercatino.
Ma anche qualche soddisfazione. Come quella di avviare subito un rapporto cordiale con i vicini di stand. Addirittura di diventare consulente agli acquisti di un vecchio rigattiere che mi ha portato in visione oggetti per sapere se ne valesse la pena acquistarli. Ovvero di un altro che mi ha chiesto di esporre una zuppiera perché secondo lui avrebbe figurato meglio in mezzo agli oggetti presentati da me, giudicati di buona qualità.
Probabilmente ho fatto le mie fesserie vendendo male alcuni oggetti di pregio.
Però devo ricordare anche a me stesso che mi ero deciso a quell'esperienza per smaltire l'enorme quantità di cose ereditate e ritrovate nelle case di mia madre a Napoli e Bella.
Cose che già avevano prodotto a suo tempo lo sgomento mio e della affaticata Elisabetta, unica collaboratrice nel tentativo di sistemazione di quanto ritrovato.
Così molte di quelle cose sono andate sui banchetti di Bidonville. E alcune saranno in case di Bari, Napoli, Potenza, Roma apprezzate dagli acquirenti e magari esposte nel salotto buono.
Alla fine dei tre giorni abbiamo incassato qualche euro con grande fatica. E chissà che non ci torni la voglia per la prossima edizione, sempre a condizione di individuare oggetti degni di essere esposti.