giovedì 21 novembre 2013

Gatto Silvestro: a destra o a sinistra?

Nello straordinario vecchio stivale che così bene ci ospita scoppia periodicamente un tornado  polemico. Uno solo mi direte? No, è vero, nel settore siamo considerati specialisti, non ci facciamo mancare niente e ci portiamo sempre avanti col lavoro. Ma sulla collocazione  politica di questo o quel personaggio abbiamo raggiunto da tempo  primati di  portata inarrivabile. 
Fateci caso, basta che emerga alla visibilità generale un fenomeno nuovo che scatta, quasi automatica, la ricerca del dove posizionare l'artista, scrittore, regista e perché no, calciatore o atleta famoso. 
"Può essere considerato dei nostri, vista l'aperta e liberale visione del mondo che invera tutta la sua attività". "Macché, a ben guardare, quel modo spensierato e apparentemente volgare di presentarsi nasconde una profonda e meditata amarezza".
E' stato così per tanti, ma  posso limitarmi a fare qualche esempio.
Mi ricordo del povero Battisti, sballottato a destra e sinistra senza una sentenza definitiva. Magari pure lui  avrà fatto ricorso alla Corte di Strasburgo dei Campi Elisi per trovare pace, finalmente!
A breve distanza il buon Gaber, che però ci metteva del suo, dichiarando in canzone che gli facevano parimenti schifo destra e sinistra. O meglio le immagini deturpate di quelle ideologie, manipolate a fini utilitaristici dai rispettivi gruppi di potere.
Per restare ai tempi nostri è scoppiata la bagarre sul significato politico dell'opera di Checco Zalone. A me, se non mi scappasse da ridere, mi verrebbe da dire che si tratta di un giovane e che non ha ancora avuto la possibilità di esprimere per intero tutta la propria cifra artistica, ma che nel frattempo ha già dato mostra di essere un gran paraculo.
Qualcuno mi  potrà pure ricordare che il suo film sta incassando cifre incredibili, battendo ogni precedente record. E che il fenomeno è così rilevante al punto da sollecitare un commento di quel gigante politico di nome Brunetta.
Con rammarico, devo ammettere che la sola vista del Renatino nazionale mi produce fenomeni che preferisco non riferire. Non vi dico quando chiosa le vicende nazionali con il suo proverbiale equilibrio ed i suoi toni pacati da saggio della montagna.
Confesso, con autentica vergogna, che non sono ancora riuscito a superare quella spocchia da vecchio etrusco tanto da farmi forza e pagare il mio obolo cinematografico al nuovo astro.
Lui, come D'Alessio, Mengoni, Emma, Marco Carta, ma anche i cinepanettoni, se avessero dovuto far conto sugli introiti dei miei biglietti sarebbero tutti all'angolo della strada.
Resta però da chiedersi perché svariati milioni di italiani siano accorsi nelle sale cinematografiche ad assistere a questo imperdibile exploit dello Zalone.
Forse per gli stessi motivi che hanno avvalorato il successo politico di dichiarati e manifesti farabutti, capaci di rovinare e condizionare la sorte di un intero Paese.