martedì 25 febbraio 2014

Desiderata


Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna, ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai il diritto di essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti stia schiudendo come si dovrebbe. Perciò sii in pace con le entità dello spirito, comunque tu le concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.

lunedì 24 febbraio 2014

Se almeno servisse a qualcosa

"Sarei più disposto ad accettare una religione, pur non credendoci, se solo pensassi che serve a migliorare la gente nei reciproci rapporti, ma non penso che le cose vadano così."
Ho riportato il pensiero di Andy Rooney, giornalista, scrittore ed anchorman televisivo statunitense scomparso nel 2011. Nei suoi numerosi scritti, interventi, approfondimenti ha sviluppato questo concetto, fornendo esempi infiniti di come la confessione religiosa non abbia alcuna positiva influenza rispetto alla distensione delle relazioni umane. Anzi fornisce un lugubre elenco, corredato dai numeri spaventosi degli eventi di morte, eccidi, carneficine, stragi causati dal fanatismo dei cosiddetti fedeli.
Non è un caso se, pur  lentamente, un numero progressivo di italiani, solo per restare a casa nostra, si dichiara ateo, agnostico, al di fuori di ogni credenza religiosa. Per il momento siamo in dieci milioni ed il numero è destinato a crescere con il passare dei giorni e l'ampliamento delle conoscenze umane.
Ma come, direte, non sei tu l'etrusco pieno di dubbi e perplessità ed ora ti lasci andare a questa avventurosa previsione? 
Non avete torto su questa apparente contraddizione, ma lo scorrere dei giorni e l'acquisizione di elementi più completi e più sereni di giudizio mi portano a sbilanciarmi nella direzione già detta.
Troppe volte ho dovuto con orrore subire violenze verbali in forza di una sbandierata supremazia di ordine spirituale da parte di chi si arroga il diritto di essere dalla parte del giusto. Solo perché gli hanno insegnato così, ovvero perché quella sua fede lo aiuta a vivere meglio o ancora peggio, perché siamo italiani e non possiamo che essere di una certa fede. 
Ma scherzi o fai sul serio? Il tuo libro di principi dovrebbe essere meglio dei tanti  altri libri che dicono sostanzialmente le stesse cose ad uomini di altre latitudini?
Difendiamo le nostre coscienze, quelle dei nostri figli e nipoti, dei giovani che ci circondano. Diamogli esempio di correttezza, di coerenza, di accettazione dei nostri errori senza confessioni o penitenze. Insegniamo loro il valore della logica applicata al ragionamento di tutti i giorni, senza stravolgimenti di parte o compiacimenti di fazione. Gli passeremo un modello di vita che non farà "miracoli", ma sarà per loro un sostegno davvero spirituale.

mercoledì 19 febbraio 2014

Perché Sanremo è Sanremo!

La foto di fianco non è la migliore immagine della grande Mina. Ma il suo volto perplesso mi aiuta ad introdurre il tema del momento. Che non può essere che il festival di Sanremo. Con le sue luci e le sue ombre, i suoi immancabili  rumori collaterali, le polemiche che sempre l'accompagnano.
Chi ha avuto la pazienza ed anche lo stomaco forte di seguire le mie pietre etrusche negli anni passati forse ricorderà di un paio di miei tentativi di mettere becco sul complesso argomento.
Perché anche se sembra la sagra del nazionalpopolare, Sanremo ha meriti innegabili. Mi spiegate quale altra manifestazione ha un "prequel" di circa dieci giorni, tavole rotonde dedicate, post festival, tanti interventi di pensatori o sedicenti tali, altrettanto seguito  imponente di giornalisti non solo italiani? 
Non vi sbagliate se non trovate un altro evento paragonabile. Non c'è altro momento di spettacolo televisivo che possa reggere il confronto.
E questo prima evidenza ci aiuta nell'affermazione della grande rilevanza del festival. Poco importa che una parte spocchiosa della c.d. "intellighenzia" nazionale neghi di seguire la manifestazione canora; ovvero che ne disprezzi contenuti e forme.
Mentre il video era occupato dal festival un tale cantante napoletano di nicchia che tenta di seguire le tracce di Roberto Murolo, scriveva su FB: .". non l'ho mai visto, non mi piace e non lo vedrò mai..". 
Prima osservazione di getto: se non lo hai mai visto, come fai a dire che non ti piace?
Io ad esempio non ho mai visto la foresta del Mato Grosso, ma non riesco, per principio, a negarne la maestosità ovvero la rilevanza per l'ecosistema e non me la caverò dicendo che non mi piace.
Magari al ritorno da un viaggio in Brasile, dopo una serie di disavventure, tra mosquitos ed animali tropicali, disidratato dal caldo, sfinito per lo sforzo di attraversamenti forzati, potrei anche dire: sapete amici, a me il Mato Grosso non mi piace.
E consiglierei la stessa prudenza al nostro minore artista. 
Deve essere proprio per questa sua ritrosia (o forse incapacità) di confrontarsi con quanto attualmente si impone nel mondo della musica, che il nostro si ritrova a suonare per pochi aficionados, ripetendo le stesse canzoni già tanto rimasticate. E poi un artista che non abbia un minimo di apertura e disponibilità mentali si relega da solo nell'angolo del giardinetto di casa propria.
Non è un caso che i vari manifestanti, Grillo per primo, abbiano scelto la enorme vetrina mediatica di Sanremo per ottenere visibilità. E' la conferma indiretta della funzione che il festival svolge nella vita di questo paese. Un termometro della temperatura basale del corpo nazionale.
Evento ancora più rimarchevole se nel corso dei suoi 64 anni di vita è stato anche capace di lasciarci melodie di grande impatto: a memoria, senza ricorrere ad aiuti, butto giù qualche titolo "Eternità, Vacanze Romane, Gli uomini non cambiano, Come saprei, Ancora, Nel blu dipinto di blu, Se tu non fossi qui.
Non mi pare poco. Aggiungete voi i vostri ricordi.

venerdì 14 febbraio 2014

Troian, virus malefico

A chi non è capitato di imbattersi in un Trojan? Si, mi riferisco ad uno di quei virus terribili che ti mettono il computer in ginocchio. E quando il "troiano" , da vero figlio di buona mamma, si impadronisce del tuo software, non c'è niente da fare. O meglio che possa fare tu, normale utente che è già tanto se riesci ad entrare in FB e a mandare la posta.
Perché a quel punto, se il male è minore, basterà l'annoiata assistenza di uno dei giovani di famiglia che troverà occasione per ribadire che non capisci un tubo. Nei casi peggiori, di troiano autentico da sette generazioni, ci vuole il tecnico. Che come tutti i tecnici, idraulici, elettricisti ha impegni fino al 2018. E solo grazie alla raccomandazione di uno zio arcivescovo diventa  possibile che il sospirato software man  arrivi entri una ventina di giorni. Con la sua borsa piena di aggeggi misteriosi ed affascinanti, quasi tutti schierati nella guerra contro il verme che ti ha divorato la memoria e che ti fa entrare senza possibilità di difesa in uno dei dodici milioni di siti per incontri clandestini. 
Starete pensando dove voglio parare con questa mia prolissa introduzione su vermi, figli di troia ed affini. Avete ragione e vi devo uno straccio di spiegazione. 
Con il passare delle ore, sperando di aver preso l'ennesima cantonata,  sto sviluppando la convinzione che il sindaco col ghigno, il fiorentino con la battuta pronta e dalla immutabile espressione facciale, al quale il presidente della repubblica sta per affidare  la guida del governo, sia un cavallo di troia politico.
Non ci sfugge, o peggio ce lo hanno fatto ricordare anche controvoglia, che questo giovanotto che si è presentato come potatore o rottamatore è figlio di una cultura sviluppatasi all'ombra delle nuove frontiere televisive. Giovane DC, già candidato di Forza Italia, protagonista di show televisivi del Biscione. Poi finito nell'ammucchiata di centrosinistra, quando dopo le vicende di tangentopoli, tentarono di associarsi il diavolo e l'acqua santa.
Chi impedisce ad un povero sospettoso etrusco di formulare congetture di un piano a lunga scadenza nel quale il "nostro" (?), sia stato immesso nell'apparato avversario per sconvolgerlo definitivamente? Avete presenti gli infiltrati di mafia e camorra? Si tratta di esponenti delle forze dell'ordine di origine meridionale inseriti in quelle organizzazioni per monitorarne i movimenti. 
Il sindachetto potrebbe appartenere a quella scuola. Il piglio e l'impudenza ci sono tutte, degno rappresentante dei suoi tempi. Scostumato quanto basta, sfrontato e capace di dire, rimangiarsi, smentire e  capace di fare la scarpe pure ad una poco avventurata sorella, figuriamoci ad Enrico Letta:
E' il classico esempio di "homo novus" di rito arcoriano, persino nella totale incapacità di cavalcare l'ironia, tanto è preso da se stesso e dall'ambizione sfrenata che lo anima.
Per il momento rischia di sfasciare definitivamente quella  specie di  zombie in forma di partito che si tiene già con le pecette e che ha bisogno delle continue e  possenti terapie di rianimazione del Quirinale.
I primi cento giorni? Con curiosità, ma soprattutto "con viva e vibrante" preoccupazione vedremo che cosa potrà fare di concreto per il Paese. Verosimilmente poco, quasi niente. Sappiamo della maggioranza meticcia sulla quale si regge questo governo. Sappiamo pure che la crisi esterna congiunturale è di quelle che non ammettono rinvii o altri errori.
E già sono alle viste ulteriori tagli che riguarderanno stipendi e pensioni e trasformazioni in senso peggiorativo delle dinamiche del lavoro. Ovviamente parliamo dei redditi medio bassi. Quelli alti non hanno nulla da temere. Hanno un lobbista a Palazzo Chigi che saprà difendere fino in fondo i loro interessi.

lunedì 10 febbraio 2014

La resistenza al canone

Sono più gli abbonati RAI o chi evade? Il numero degli abbonati secondo un non recentissimo censimento si aggira intorno ai 16/17 milioni e, secondo le stime RAI, ci sarebbe un'evasione che sfiora i 10 milioni di utenti. Questo spiega il martellamento che l'azienda compie con spot televisivi, alcuni molto incisivi, e con campagne di "moral suasion" Anche per fronteggiare il fronte degli obiettori che da qualche tempo va a caccia di proseliti anche sui social network, con slogan che appuntano le critiche sulla qualità dei programmi ovvero sulla asserita illegittimità del canone.
Sul punto si è espressa negativamente anche la Corte Costituzionale, ma non mancano le feroci critiche da parte dei sostenitori della libertà della trasmissione via etere.
Facendo un discorso da semplice massaia, questa resistenza ed insofferenza al canone sembrano ingiustificate. 
Canone di 113,50 euro che diviso 365 giorni fa circa 31 centesimi al giorno!
Con questa non impossibile spesa ogni utente gode di una scelta molto ampia di programmi: intrattenimento, documentaristica, sport, film, cartoni animati, informazione 24 ore.
Personalmente sono contentissimo dell'offerta RAI, ampliata dal digitale e pago quasi con piacere la tassa annuale. Sono tra l'altro, uno dei pochi ad aver resistito alle varie lusinghe Sky e Premium che non avranno il mio "scalpo".
E mentre pago il canone a fronte di una accettabile prestazione della RAI, penso a tutte le tasse, imposte visibili ed invisibili, alle quali non mi posso sottrarre e per le quali non ricevo alcun servizio ovvero ricevo un servizio scadente,  in alcuni casi pessimo o inesistente.
Penso alla tassa di circolazione per l'auto ed alle città diventate un unico buco stradale, specialmente dopo le piogge abbondanti degli ultimi anni. Dov'è il servizio di manutenzione stradale? Immediato scatta lo scarico di competenze tra Stato ed Enti locali, con il risultato che è sempre più difficile circolare, specialmente sulle due ruote.
E come fare a dimenticarsi del crescente onere richiesto ai singoli per lo smaltimento dei rifiuti? Cartelle da capogiro, incontrastabili. I pochi che tentano di dimostrare l'erroneità del calcolo della amministrazione presentando istanze di correzione non ricevono alcuna risposta. In barba ad ogni sbandierato principio di trasparenza dell'azione amministrativa. E il servizio? per rispondervi ricorderò come siano diventati celebri i cumuli di spazzatura di Napoli, ma anche in altri grandi centri.
Paghiamo tasse ed imposte anche per il trasporto pubblico. Per ritrovarci ad aspettare per ore, magari sotto l'acqua o al freddo, un bus che non passa. O per viaggiare stipati come sardine maleodoranti in ancor più puzzolenti vagoni.
Ultima, ma non minore, l'immagine della sanità pubblica. Che, a parte qualche isola felice in via di estinzione, ci lascia effettivamente disperati. E tutti sanno che la parte maggiore del bilancio di una Regione italiana è destinato proprio a quel delicato settore.
Ma allora, spiegatemelo voi, perché tanta resistenza a pagare pochi centesimi per il canone? Basterebbe soltanto pensare ai tanti anziani, allettati, invalidi che senza la preziosa scatola che trasmette immagini resterebbero abbandonati al loro destino. Non intendo fare della retorica, ma pretendo di ragionare sulle cose e non accettare passivamente  prese di posizione velleitarie e qualunquiste.
 

domenica 9 febbraio 2014

pedate e democrazia

Chi si  diverte come il vostro amico etrusco a seguire la palla che rotola deve pure porsi delle domande. Ed in certi casi non tutte le risposte hanno un sapore piacevole.
Praticamente dalla nascita sono tifoso del Napoli, dei suoi colori ed ho assistito alle alterne fortune della mia squadra, seguendola persino con un abbonamento in serie "B".
Ho una personalissima concezione di questa mia passione, per quanto possibile lontana dai visceralismi che pare siano una caratteristica immancabile dell'essere "tifoso".
Il mio Napoli non è quello dei momenti d'oro, la sua immagine non combacia con quella dello squadrone che ha vinto molto alla fine degli anni '80. Resto legato alla squadra media, con molti ragazzi del posto come giocatori, che a fine campionato godeva di qualche rigore in più ed era salva. Si, non lo nego, ho nostalgia per quelle formazioni un po' sbilenche dove il cuore valeva tanto e molto meno le considerazioni commerciali e di portafoglio. 
Atleti simbolo che si potevano chiamare Vinicio, leone che segnava anche da zoppo; Iuliano, nippo-partenopeo quanto a fatica impegno e voglia di sudare; Swoch, tenace punta  di caratura media, che però non mollava mai e dava l'esempio ai compagni neghittosi. 
Non ho nominato altri più celebri interpreti, magari innalzati al rango di divinità cittadine, forse perché incarnano  meglio di tanti approfondimenti sociologici il bene ed il male di questa povera città.
Tornando ai tempi nostri, l'attuale dirigenza ha meriti innegabili. 
Alla fine di un ciclo penoso, prende uno straccio di squadretta in serie "C": Squadra? un favore a chiamarla così! Non aveva più niente da offrire, nemmeno i palloni ed il materiale per gli allenamenti. Tanto che Montervino e Montesanto, due militi ignoti passati sotto le bandiere azzurre, anticiparono di tasca loro i quattrini per poter comprare quanto serviva. 
Dicevamo del cinepanettonaro alla guida della società. Da subito  impone il suo stile, assolutamente discutibile per arrogante cialtroneria, ma riesce ad affermarlo, senza tentennamenti. Che volete che importi se ogni sua esternazione meriterebbe una sequela di paccheri? Tiene comunque la barra dritta, negando il diritto di parola agli altri e riesce a ridare credibilità al club, sia pure alle sue regole.
I sedicenti tifosi, che si sentono esclusi da questa atmosfera da organizzazione modello, iniziano una martellante campagna denigratoria, rivolta al presidente, ma attualmente indirizzata principalmente al tecnico. Che, a loro modo di vedere, non è adeguato, troppo sfrontato a volte, timoroso altre.
La dirigenza De Laurentiis sta dando dimostrazione, se bisogno ne avevamo, di come sia necessario  gestire le cose in questa città, che si tratti di pallone o della amministrazione civica. Una città che si nega volontariamente alla crescita democratica, preferendo la concezione del favoritismo di piccolo cabotaggio, del familismo amorale, di tutte le scorciatoie apparentemente furbe, purché nulla cambi.
E allora ecco che il primo ducetto da sberleffi si prende la scena e diventa protagonista di cicli virtuosi, perché stronca sul nascere  qualsiasi idea diversa dalla propria.

giovedì 6 febbraio 2014

Giorgio I, regnante in difficoltà

Invogliato dalla affettuosa consuetudine quarantennale con una bella signora amica, ero anch'io all'incontro dei lettori con Marco Travaglio. Presentava il suo libro, "viva il Re...", ultima fatica letteraria dedicata all'attuale Presidente della Repubblica. Pubblico stipato nella libreria Feltrinelli, con molti giovani, per fortuna, e qualche grigione come il vostro etrusco. Puntuale come pochi, Travaglio si è presentato con la sua aria apparentemente dimessa, contrastata da una cura quasi maniacale per l'esposizione di fatti, date e documenti, che riporta senza esitazioni o necessità di consultare alcun appunto. Un'ora e mezza di intervento che lungi dall'essere monocorde o noioso, prende lo spettatore per la sapienza e l'incisività - quasi attoriali - dell'autore, capace di animare ogni fase con la sua ben nota arma del sarcasmo e della battuta sensata.
Bravo, indubbiamente, e resistente, in grado di tenere desto l'uditorio per tutto il tempo della sua presenza.
Nel merito del suo ultimo lavoro pesantemente critico rispetto a Napolitano ed al suo modo di interpretare il ruolo di massima carica istituzionale, ho idee contrastanti. Travaglio espone fatti, questo è fuori di dubbio. Quando passa alla valutazione delle anomalie nei comportamenti del Presidente emerge tutto il suo spirito esclusivamente critico. Immaginare che un uomo di 88 anni abbia ordito trame sottili per il rinnovo del proprio settennato mi lascia assai perplesso. Certo la "real politik", certo gli equilibri non tutti trasparenti. Fattori che hanno alla fine indotto Napolitano a considerare la soluzione con il proprio nome quella meno destabilizzante.
Ricorderete insieme a me i motti e gli sberleffi dei pentastellati dopo il tentativo di incontro del povero Bersani, disposto, o forse costretto, a prendere in considerazione le richieste degli esponenti del M5S.
Come si fa a dimenticarsi delle pesanti responsabilità politiche di tutti gli altri pur di affermare la validità della propria tesi? E' un gioco che funziona solo se riversato in un enorme sforzo editoriale, senza possibilità di interlocuzioni o contraddittorio. Ma che con obiezioni puntuali, centrate sui singoli episodi, perde di colpo molto della sua consistenza.
Alla fine, lo confesso, mi sono sottoposto alla lunga fila per la firma sul libro. Ho colto l'occasione per chiedergli, in assoluta e completa buona fede, come faccia a mantenersi così lucido per tutta la durata della articolata esposizione.
Mi ha guardato con i suoi occhi da angelo caduto nell'inferno per diventar dimonio. Quasi a volermi chiedere il perché nascosto della mia domanda. In altri termini "chi ti manda? ovvero " non prendo niente per essere così".
Credo che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano fornirgli una chiave di lettura autentica al senso della mia domanda. Diversamente, fatti suoi..

martedì 4 febbraio 2014

abbacante iammo buono carreche

Deve essere il destino dei minori. Intendo di quelli che non danno particolarmente fastidio e proprio per questa loro mitezza sono sottoposti a continue censure. Come dicono dalle parti mie "nell'evera moscia tutte nce vanno a cacà" e scusate la volgarità.
Ma deve essere proprio così, altrimenti non si spiega la forma di ingiustificato accanimento alle povere pietre etrusche che periodicamente penso di lanciare nel vuoto. E invece colgono in qualche bersaglio che si rizela o che, ancora peggio, mi fa le bucce per l'uso definito "spregiudicato" della lingua.
"Ma chi pensi di essere, un creatore di linguaggi? Come ti permetti di storpiare parole? e ancora, questa volta l'inesorabile detrattore è il figlio. " Sta attento agli accenti, spesso i tuoi post contengono errori grammaticali e di "consecutio". Ed altri, così continuando: "perché sei timido, perché non fai i nomi delle persone oggetto degli strali?"
Fatemi campare, vi prego! La mia concezione di solitario bloggatore è  di straparlare in libertà, senza particolari attenzioni formali, fatta eccezione per il tentativo di evitare le ripetizioni, dogma che mi fu passato quando mi avventurai con pochissimo successo per le impervie strade giornalistiche.
Non faccio nomi, per rispetto del prossimo, questo è vero, ma fa parte di un costume personale manifestato anche nel semplice discorso con estranei.
E  rispondendo a quel saccente rampollo, ribadisco che mi riservo la facoltà di sbagliare. Che è una delle più grandi libertà dell'essere umano.
Essere perfetti? Ci hanno provato in parecchi, ma non mi risulta di esperimenti riusciti completamente. Lasciamoci la possibilità di dire qualche fesseria, non prendiamoci troppo sul serio che ci fa male alla salute e rischiamo di essere più spernacchiati di quanto non meriteremmo già per conto nostro.
Non posso negarlo. Il tipo umano che massimamente mi fa scompisciare dal ridere è quello del soggetto tutto preso da se stesso, che non smette di autoelogiarsi, che non tralascia occasioni per mettere in evidenza i propri grandi meriti e la pochezza del resto del mondo.
Ometti o donnette che pensano di lasciare tracce imperiture del loro transito umano. E che dimenticano quell'aforisma che, forse lugubremente, così suona " ogni cimitero è pieno di gente che si considerava indispensabile".
 
 
Il titolo riporta un detto napoletano. Traduzione:
Non dateci altro peso da portare, ne abbiamo già a sufficienza del nostro.

lunedì 3 febbraio 2014

a noi la malapasqua

Non so quante altre vicende possano risultare utili a rappresentare lo stato della società italiana meglio di quella del dimissionato presidente dell'INPS. 
Un signore, diciamolo pure, con la  faccia da gestore di sala biliardo - con grande rispetto per la categoria - capace di sommare un numero di cariche in enti pubblici e parapubblici tale da sconvolgere ogni statistica e guadagnarsi la citazione nel Guinness.
C'era da coprire un buco nel reticolo dei mille consigli di amministrazione? Era l'uomo della provvidenza, indicato da tutti per la sua capacità, buono per tutte le stagioni, certo ideale  per la poltrona di presidente dell'Ente di previdenza. Ma anche di consigliere di amministrazione dei giocolieri di strada; o di tesoriere dei "madonnari", i pregevoli artisti che disegnano sui marciapiedi; ovvero consulente dei pestatori di pistacchi di Bronte. e tanto ancora..
Non c'era che lui, o se in quel periodo si sentiva un pochino stanco, in via gradata,  l'incarico prestigioso e lucroso poteva andare  alla consorte, altro supercervello italiano.
E' un conforto sentirsi connazionali di cotanta eccellenza. 
Come in tutte le storie di famiglie italiane perfette, capita sempre un granellino di sabbia destinato ad inceppare una così magnificente macchina da guerra. 
L'invidia, si sa, colpisce inesorabile. Persino questa splendida famiglia che nulla faceva per attirarla e viveva così defilata!
Così la storia dell'ospedale israelitico apre una prima breccia sulla irreprensibilità della condotta del nostro. Che dopo una serie di bordate di fuoco amico e nemico compie un gesto non contemplato tra i suoi saldi principi di vita. Si dimette, diciamo pure "spintaneamente" e i suoi guai non finiscono qui. Questi diavoli di invidiosi riescono a far riemergere una storiella di qualche anno fa. 
Intendiamoci, una fesseria, secondo la quale Mastrapasqua per la sua laurea in Economia  si sarebbe comprato un paio di esami "tosti", che non avrebbe mai sostenuto. Direbbe Fiorello: "so ragazzi!", vicende da sbarbatelli senza troppa voglia di studiare, mica cose serie.
Solo che a questo "fantalaureato" un po' troppo di disinvolto, la nomenclatura italiana, su indicazione dello zio d'Italia, Gianni Letta, attribuisce la presidenza del massimo ente di previdenza, organismo di estrema delicatezza negli equilibri finanziari del bilancio dello Stato. 
Potenza delle famiglie giuste! Quando si dice che per vivere bene bisogna scegliersi con attenzione i genitori. Parafrasando questo saggio consiglio, il nostro si era saputo trovare lo sponsor.
E' vero, pare sia andato via. Ma per tanti anni ha dichiarato un reddito (dichiarare è diverso da percepire effettivamente) di oltre un milione e trecentomila euro per anno.
Pinzillacchere, direte voi, insieme al vostro etrusco, abituati come siamo ai nostri appannaggi da capogiro. Scomodare giudici, corte dei conti, commissioni parlamentari di inchiesta per spicciolate di quattrini? Siamo un paese - minuscolo - dove il più furbo riesce sempre a sfangarla. E vedrete che il nostro super boiardo uscirà immacolato e pronto per nuove avventure. Magari ce  lo ritroviamo presidente del consiglio. Il curriculum c'è tutto. Basterà sapere aspettare.