martedì 20 settembre 2011

le generazioni senza guerra

Stiamo vivendo giorni sicuramente incerti. Resi ancora più malfermi dal coacervo di notizie che, senza soluzione di continuità, si impadroniscono del nostro cervello. Disponendone in modo dissennato e pretendendo da noi competenze in materia di alta finanza, di politica monetaria sovranazionale, di mercato dei cambi, di dinamiche speculative. Si salvi chi può, in altre parole, perché sfido persino i dottori del tempio ad avere la situazione chiara ed ad individuare metodi di soluzione. Mi ricorda il "facimmo ammuina" dell'esercito napoletano dei Borboni, ordine che lasciava intendere quanta poca consapevolezza dell'effettivo svolgersi dei fatti avessere i capi di quegli sventurati. E allora, per dare un senso alla loro posizione di sovraordinazione, chiedevano ai poveri soldati di fare chiasso, rumore, per dare al nemico la falsa impressione del numero e della ferocia degli armati. Se cade l'euro, cade l'Europa, mi pare di avere sentito. Ma in quest'ultima ipotesi che cosa succederebbe dei singoli stati, delle sventrate economie dei Paesi più deboli? E quale sarebbe la misura per regolare gli scambi tra questi ex aderenti ad un sistema monetario integrato? Ci avrà certamente pensato uno di quei signori pagati in modo straordinario, in quanto super esperto. Ma, da autentico cervellone, per il momento tace. e i guai sono per noi cittadini normali, per giunta di un Paese "normalizzato" da dieci anni di giunte populiste.
Per il momento ci è chiaro soltanto che anche la più drastica delle manovre di aggiustamento dei conti statali non avrebbe portato a risultati diversi. E che se la speculazione vuole mettere in ginocchio qualcuno non c'è richiesta di pietà che tenga.
Abbiamo fatto persino l'occhiolino alla tanto diffamata Cina perché ci soccorra comprandosi un poco di nostri BOT e BTP. Ma non era il nemico numero 1, quello da tenere sempre sotto l'occhio dei vigili nostri guardiani economici? Mah? Sarà che le cose cambiano. Solo che a noi non ci avvertono e ci troviamo ulteriormente spaesati.
Il "premier" perde il sonno sempre nello stesso modo e quindi si può legittimamente dubitare che sia davvero interessato al disbrigo delle faccende statali, piuttosto che alle sue personali, ultimamente sempre meno favorevoli.
I suoi lo vorrebbero bollire direttamente nel Mausoleo di Arcore, ma si domandano senza risposta valida chi pagherebbe loro il "lesso" una volta eliminato l'incontinente scopatore.
Quelli dell'altra parte si limitano a sciorinare una serie di interminabili cazzate, timorosi che il loro strombazzato augurio di fine governo colga davvero nel segno. E già, il lavoro sporco pare che spetti sempre e soltanto ad una delle parti. Altre lacrime e sangue e poi? Nelle sezioni del PD resterebbero in dodici a sentire gli aforismi di Bersani, ormai diventati l'unica cosa per la quale ridere in un momentaccio simile. Che tra l'altro, investe una popolazione non abituata a soffrire, che non ha conosciuto guerra, sfollamenti, abbandoni di case, morti improvvise.
Una generazione quella dopoguerra, in qualche misura fortunata, investita dal benessere, dagli agi di una vita comoda. Immaginate a proporre ai nostri figli e nipoti di abbandonare anche una minima parte delle cose di cui siamo circondati e che ci sembrano scontate.
E così deve andare. Senza la sirena che chiama ai ricoveri, nessuno è disposto a fare a meno di cose che ritiene indispensabili.
La natura umana non accetta arretramenti di condizione se non nelle emergenze assolute: speriamo di salvarci e di non vedere cose che ci sembrano lontanissime. Tipo, la borsa nera, gli accaparramenti, ulteriore degrado morale.
Dobbiamo essere convinti di farcela, sacrificando qualche egoismo. Perché non credere in quello che ci è stato detto? Nelle situazioni difficili pare che gli italiani rendano il meglio. E' il nostro momento

martedì 13 settembre 2011

grattachecca, per favore

La prossima volta che entrerete in uno studio medico, nello stesso momento in cui vi accomoderete davanti al sanitario, fate partire repentina una domanda. "Dottore ma Lei sa che cosa è la grattachecca? Se la risposta non vi soddisferà, salutate il medico e prendete rapidamente commiato, contenti di averla scampata bella. Un medico che non sappia della "grattachecca", magari di quella della Sora Lia, mostra tutte le pecche di una preparazione professionale approssimativa e deficitaria. Mentre i nuovi talenti, in prospettiva cattedratici di fama, sanno tutto della "grattachecca", delle varie possibilità di gusto, nonché delle più azzeccate mescolanze di sapori di questo insostituibile elemento del sapere.
La notizia dell'aver inserito questa domanda