mercoledì 3 agosto 2011

acrostico

Nel mio spazio etrusco accolgo sporadicamente altra produzione. Il ritrovamento di un libretto nero, prezioso e vergato in mirabile grafia, mi spinge a pubblicare un pensiero di un signore a me molto caro, che all'età di poco più di 20 anni, così scriveva nei primissimi anni del '900.
E' un sonetto d'amore di un uomo giovane, condannato dal destino ad occultare per tutta la vita questa anima poetica e ad apparire serio e lontano da ogni tentazione lirica o artistica. Il componimento è dedicato alla donna che ama e sposerà e che gli sarà vicina per tutta la vita.
Lo stile risente della formazione culturale d'epoca, ma è al tempo stesso godibile e da non disperdere nell'oblio.
Invitto, il cor va sogghignando, altero, 
Della fredda ragione agli argomenti; 
Avvampando d'amor, beffardo e fiero 
Ride di tutti i profetati eventi.
E, in te rapito, io sempre più all'impero 
Procombo, o donna, dei tuoi occhi ardenti, 
Promettenti a me pace, affetto vero, 
Unico ben che renda i dì ridenti!
Come raggio di luce in notte fonda, 
Cadde nell'alma tetra di tua voce 
Il suon; 

la scosse, ed intima, profonda arcana corda fè vibrar, Veloce, mosso il mio spirito d'armonia da un onda.
Ora a te corre come fiume a foce."

lunedì 1 agosto 2011

atei religiosi

Per affrontare gli argomenti difficili, quale quello della religione, occorrono o una grande conoscenza o altrettanto grande incoscienza. Nel mio zaino soltanto la seconda, dopo una vita impiegata ad occuparmi di cose minime, ancorché necessarie. Ma la sventatezza dell'ignoranza pure serve, magari ad affrontare la interpretazione di una comunicazione, apparentemente chiara, dello scrittore francese Alain De Botton. Che, articolando il suo ragionamento, afferma che "esistono in noi determinati bisogni che non potranno mai essere soddisfatti soltanto dall'arte, dalla famiglia, dal lavoro o dallo Stato." Il suo spunto di partenza è nel mantenere i contatti con un concetto: mai dimenticarsi, pure nella dottrina laica più rigorosa, di quella immaginazione umana che ha creato le varie religioni. Quelle antiche esigenze che spinsero gli individui a creare le varie credenze, sono ancora attive. Se Dio è morto, quella spinta umana a crearlo è ancora viva e vitale. I pensatori del diciottesimo secolo cominciarono ad interrogarsi sulle conseguenze per la coscienza umana della perdita della divinità. E attraverso quelle testimonianze in qualche modo De Botton introduce il concetto di una religione laica, che non è un ossimoro, ma da intendersi come una proposta religiosa per gli atei. Una teoria che possa contestualizzare l'uomo attraverso opere d'arte, giardini pubblici maestosi e grandi opere architettoniche. Opere umane grandiose per affermare la qualità di questo essere che, partendo dalla osservazione che nessun elemento delle religioni tradizionali è ricollegabile ad un fatto accertato e riconoscibile, finisce col fuggire dal trascendente fino a cercare nelle sue qualità rese manifeste dal fare operoso il senso della sua continuità. Si potrebbero così costruire "contenuti" da proporre, con suggerimenti "su che cosa si debba fare con questa vita".
Intervento che certamente farà discutere, ma che non manca di porre in risalto una posizione condivisibile: quanto sia importante ritrovare la nostra umanità perduta.