lunedì 8 giugno 2009

Toto e l'incubo della nobiltà


Un destino beffardo sembra accanirsi contro Totò ed il suo difficile rapporto con la nobiltà. Un manipolo di ladri, sfessati almeno quanto il loro proposito, hanno divelto lo stemma nobiliare dalla capella funeraria del grande comico. Salvo poi a farsi prendere come i patetici eroi di una pochade, che avrebbe visto come degno protagonista il grande attore. Quel simbolo di nobiltà che l'attore aveva inseguito nei tribunali per circa sessanta anni stava per essere imballato e spedito verso mete di oltremare. Ma quel che più conta, ci dobbiamo chiedere come mai un uomo che come pochi sapeva intercettare il gusto per l'ironia e la beffa del popolo meridionale avesse maturato questa "scuffia" per la nobiltà. Proprio lui, pronto ad irridere ogni caporale che gli si parasse davanti, maschera tragicomica capace di reagire con impareggiabili tempi comici all'arrogante, pomposo e pedante di turno? Uno strano destino, legato ad un'infanzia infelice. Altrimenti non si concilia con il Totò poeta della "Livella" che fa dire al suo fantastico "monnezzaro" di essere deciso a prendere a mazzate l'insopportabile nobilastro vicino di tomba. Il principe della risata è riuscito a tenerci compagnia così tante volte da essersi assicurato il nostro affetto e la nostra ammirazione, anche senza stemma. E così ce lo vogliamo ricordare, mentre sberleffa l'onorevole sul treno e riempie di fiato le tante pernacchie che non abbiamo fatto.