sabato 23 ottobre 2010

gira e rigira la monnezza ritorna

Aveva promesso già una volta che in pochi giorni le cose sarebbero tornate alla normalità. C'erano le elezioni regionali alle porte e bisognava cavalcare la tigre della spazzatura. Obiettivamente il problema c'era e ci sarà fino all'adozione di misure straordinarie. Tenendo conto del fatto che specie nelle provincie di Napoli e Caserta ci sono enormi centri urbani sovraffollati, uno a ridosso dell'altro, con pochissimi spazi realmente adatti alla dislocazione di aree di raccolta, stoccaggio e compattazione dei rifiuti. In quei giorni di primavera avvenne tutto e di più. Persino i torpedoni di mazzieri neri che si fiondavano sul problema, certamente per dare un contributo decisivo, alla loro maniera. Pianura e Chiaiano erano terre dello scontro e questi gentiluomini, vestiti per lo più in nero, seppero fornire una decisiva spinta alle sorti di un governo regionale già traballante di suo. Tutto secondo copione. Doveva vincere la destra e la Regione passare di mano.
Ma anche nelle cose semplici ci sono complicazioni. Il vero demiurgo della saldatura tra la politica del cainano e gli "ambienti più vivaci ed intraprendenti" che "operano" in regione era Cosentino. Al centro di polemiche feroci per sue presunte aderenze con la camorra. E già per questo costretto a lasciare il ruolo di Viceministro, dove si stava comportando in modo impeccabile.
L'area più presentabile della destra di governo tentò di imporre un nome diverso, una faccia - questa volta si - presentabile e così spuntò Caldoro. Anima apparentemente candida che al momento opportuno, superato il tentativo di dossieraggio da parte del leale avversario politico che schierava anche una ritrovata P3 al suo fianco, riuscì a spuntarla ottenendo la designazione. Il candidato governatore non poteva certo ignorare che i suoi peggiori nemici erano tutti da individuarsi dal lato suo. Ma in quel momento Santa Lucia valeva bene una messa e turandosi tutto il turabile andò avanti. Ci furono momenti di incertezza, certo. I valentuomini che si riuniscono nella zona di Casal di Principe non sono particolarmente arrendevoli. Hanno regole tutte loro e la funzionalità della "corporation" è profondamente legata ad un'osservanza stretta dei principi. Eliminare, anche fisicamente chi si mette di traverso, isolare fino alla disperazione che non è d'accordo.
Il povero Caldoro è diventato Governatore, certo, ma da quel momento, passati i brindisi elettorali, sono iniziate le pene. E, a dirla tutta, i conti non sono ancora chiusi. In una crisi di ampie proporzioni come quella rifiuti, immaginate ad avere come interlocutori "istituzionali" la povera Rosetta in rottura prolungata e che non ne indovina una nemmeno a pagarla; dall'altra un bounty killer come Cesaro, altra espressione diretta degli "ambienti" che contano.
C'è da non dormire tranquilli, o meglio da non dormire affatto. E quanto succede al nostro capo della Regione che vede schierarsi contro di lui il "meglio" della contestazione. Capace di qualsiasi dimostrazione di forza pur di fargli capire che lui, quel posto, lo occupa senza titolo e che se vuole continuare a restare dove sta non deve intromettersi in questioni che toccano gli interessi di chi conta davvero.
C'é però un fattore nuovo, destinato a sparigliare tutti tavoli imbanditi. Arriva Bertolaso, Homo provvidentiae, che dopo le cure ricevute pare del tutto ripreso da certi attacchi di sciatalgia che lo torturavano. In pochi giorni - dieci ha detto il suo piccolo capo - deve imporre le sue mani taumaturgiche e risolvere questa crisi.
Non abbiamo dubbi sull'esito dell'intervento, come sempre "straordinario" e fuori budget.
C'è solo da chiedersi la ripercussione politica quando le acque saranno placate. Gli sciacalli già puntano dritto verso palazzo Santa Lucia, dove, si dirà, che il Governatore non è stato capace di affrontare l'emergenza. E non siamo che all'inizio.

martedì 19 ottobre 2010


LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
di Noam Chomsky
www.visionesalternativas.com


Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1 - La strategia della distrazione.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione.
Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

EDÌ 14 OTTOBRE 2010


domenica 17 ottobre 2010

C'è tunnel e tunnel

L'esperienza dei minatori cileni ci insegna una serie di cose. Anzitutto che è possibile affrontare con serietà una grave emergenza che vede in pericolo tante vite umane. E che quello è un Paese che merita in blocco elogi per l'approccio umano al problema. Chi è rimasto dentro è diventato una sola squadra con chi lavorava per liberarli. Senza strombazzamenti di miracolosi interventi del governo, come sarebbe successo dalle parti nostre.
Tra cainano e Bertolacchio ci avrebbero fatto due campagne elettorali di fila, senza smettere di occupare le telecamere anche durante le inevitabili sedute di massaggi del capo della protezionecivile.
Niente di tutto questo. Notizie all'esterno, ma dosate come la situazione meritava. Cioè con rispetto per chi stava dentro a penare, delle famiglie, delle squadre di soccorso. E finalmente immagini liberatorie di uomini che avevano affrontato il buio e le incognite di tanti disperati giorni in segregazione.
Tra loro un ex calciatore, che a suo tempo aveva fatto parte della nazionale cilena. Particolare non indifferente. Vi immaginate un nostro ex azzurro che, appese le scarpe alla parete, non diventi opinionista, manager, allenatore, guru, procuratore, ruffiano, commentatore televisivo, talent scout, dirigente federale? Io non ne ho conoscenza.
In Cile le cose, tutte, anche quelle economiche, devono andare diversamente. Il buon Lobos, una volta lasciate le luci dei riflettori del calcio si deve essere trovato a fronteggiare i problemi reali della vita. Tanto da accettare un lavoro usurante, pericoloso e di estremo sacrificio.
Dovrebbe insegnare qualcosa ai tanti sbarbati che guadagnano l'impensabile grazie a qualche buona pedata. Ma per diffondere questo come altri messaggi virtuosi ci vorrebbe un potere politico capace di mostrarsi come esempio di condotte civili.
Ho detto troppo? Si, avete ragione, rischio di essere retorico. Tra poco anch'io imboccherò le orme gloriose del dio, patria e famiglia e sarà la fine!

venerdì 15 ottobre 2010

Giuliano, morto o fatto fuggire?

Chi muove i fili della storia, orientandone i destini, non aveva fatto i conti con il DNA. Si, una di quelle scoperte scientifiche tanto osteggiate dai poteri, sta rivoltando il corso delle vicende storiche, aiutando nella riscrittura reale delle vicende che ci sono state presentate come vere.
Ultimo, ma significativo, il caso di Salvatore Giuliano, delinquente siciliano emerso come rappresentante dei separatisti ed indipendentisti siciliani, ma poi utilizzato dagli alleati e dai loro complici italiani per mantenere in quelle terre, tra Castelvetrano e Montelepre, lo "status quo" in chiave anticomunista. Ucciso, ci raccontano, da un suo infedele picciotto, il cugino Gaspare Pisciotta. Le cronache del tempo dettero grande risalto alle foto del cadavere di Giuliano, riverso bocconi in una pozza di sangue, con una pistola a fianco ed una borsa da cui fuoriescono proiettili. Verosimilmente un colpo alle spalle, per accreditare con le immagini la teoria del tradimento dell'ex luogotenente. Dopo 60 anni da quei fatti, tuttavia, si sta riaprendo l'inchiesta sulla morte del bandito e forse proprio grazie all'esame del DNA potranno essere chiariti i dubbi e le perplessità di chi sostiene, adducendo ragionamenti e rilievi, che quel corpo non sarebbe di Giuliano, ma di un altro anonimo cadavere.
Se così fosse, c'è da chiedersi che fine ha fatto Salvatore Giuliano. C'è infatti una parte della storiografia che, partendo dai dubbi sulla reale identità del cadavere, elabora una teoria non inverosimile: Giuliano sarebbe stato fatto fuggire dai servizi segreti perché divenuto scomodo testimone del reale andamento delle vicende postbelliche nelle quali aveva svolto un ruolo non secondario negli anni dal '43 al '50.
Vicende come questa gettano un'ombra di di generale perplessità su tutto quanto ci viene raccontato. Tutto quello che appare non è "sicuramente" reale, dietro immagini apparentemente chiare ci potrebbero essere forzature e ricostruzioni di comodo per orientare l'opinione pubblica, calmare gli animi e mostrare la forza delle istituzioni.
E noi, povera gente comune? Resteremo costretti, come ci impone la condizione di gente normale, a leggere la storia dai libri scritti dagli altri. Senza difesa da poter opporre, magari creandoci convinzioni false e senza fondamento.

lunedì 11 ottobre 2010

autunno e nostalgia di sole

Estate assolata, ma non torrida. Dalle parti di Napoli, tempo buono per lunghi periodi, fino alla metà di ottobre, con l'inizio mese splendido, per temperatura ed assenza di piogge. Oggi il tempo si è messo al brutto, piove, l'umidità entra nelle ossa e le previsioni indicano un lungo attraversamento di cattivo tempo. Insomma, siamo nella normalità più assoluta. Però per strada, alla fermata e dentro i bus, la gente ha incominciato subito a lagnarsi. Gente della fascia sociale media che dovrebbe essere da sempre abituata a prendersi le cose della vita, tra cui il tempo meteorologico, come viene. E invece no. E provate a dare loro torto. In una città dove dire che non funziona niente è un commento civile, ma al tempo stesso un complimento vivissimo all'andamento della civica amministrazione. Che meriterebbe sberleffi e reazioni indignate. Ma persino l'indignazione, ultima risorsa della gente normale, sta per andare in un definitivo dimenticatoio. Almeno il sole, l'illusione della città piena di luce, lasciamogliela. Nelle città del centro e del nord, assai meno fortunate in tema di tempo atmosferico, si è da sempre formata una cultura degli spazi coperti. Pensiamo ai portici, ai bar, ai ritrovi ed ai vari centri di aggregazione per comunità impossibilitate a stare all'aperto. L'inizio consolidato del cattivo tempo rappresenta in questi casi l'avvio dei tempi di riunione. La gente si incontra, ed è tutto un intreccio di discorsi sull'estate appena trascorsa e di programmi per superare il periodo di cattività forzata. Sconosciute realtà alle nostre latitudini, dove bisognerà attendere il profumo di primavera per tornare a riversarsi per strada, sugli scogli, in qualche campagna fiorita. Ma confortiamoci, almeno noi napoletani. Fino a primavera, epoca di elezioni comunali, ci attende un fiorire di microcrisi dei servizi che metteranno ancora più in ginocchio una cittadinanza già disperata e alle corde. Chi deve vincere le elezioni non mancherà di orchestrare la sua campagna inverno-primavera per costringere gli elettori a votare in massa per i nuovi salvatori. Lo abbiamo già visto e pagato a nostre spese tante volte. Ma non è bastato. Il copione si ripropone e darà i risultati sperati dagli organizzatori della messinscena. Forza napoletani, se ce la fate.

domenica 3 ottobre 2010

Non vi aspettate niente

Presa di distanza della stampa cattolica dal governo B. Una parte della stampa cattolica ha fatto - finalmente si potrebbe dire - opportune considerazioni sui comportamenti pubblici del capo del governo, mostrando un apparente sgomento rispetto alla disinvoltura con la quale il cainano bestemmia e si esprime senza rispetto dell'altrui fede religiosa. Ma siamo seri! Il Porcoddio di Silvio nel filmato di Youtube non aggiunge certamente niente al quadro umano di questo personaggio. Un profilo già da tempo a disposizione di tutti coloro che intendano seriamente analizzarlo. Soggetto privo di scrupoli, ispirato dai soli interessi della sua vita, quali denaro, potere, disprezzo del pensiero e della personalità altrui. Un "santione" tirato in mezzo ad uno dei suoi sconnessi concitati discorsi può veramente irritare le gerarchie vaticane? Non dimentichiamo che costoro sono i vertici di un'istituzione sofisticatissima, abituata ad inquadrare con immediatezza tutti gli interlocutori. Il nano in peluche sarà stato radiografato e scannerizzato tante di quelle volte da porpore rosse e quadri intermedi che nemmeno una improvvisa masturbazione davanti alle telecamere potrebbe aggiungere alcunché al già consolidato giudizio di oltretevere. Lo conoscono bene, lo hanno pesato ed accettato senza riserve perché in fondo di omuncoli del genere hanno bisogno. E prima di lui si sono serviti di altrettanti imbecilli più o meno egemoni. madre chiesa (il minuscolo non è casuale) conosce i suoi polli, li compra per quanto valgono e li vende carissimi. O meglio si vende carissima la sua "caritatevole assistenza", come nei secoli ha dimostrato col mercato delle indulgenze. Per cui, attendiamoci un rialzo di quote nel finanziamento alle scuole cattoliche, un beneficio non meglio identificato per i "superiori" fini religiosi, insomma l'ennesima marchetta vaticana. E allora, tutto finirà in "gloria", il cainano riabilitato, il santione dimenticato o peggio mistificato perché aveva detto "porcozio". Non ci resta che attendere e i corvi neri sapranno digerire l'ennesima carcassa putrefatta. E' la loro specialità, e noi, tutti gli altri, da due millenni ce li sorbiamo. A scapito e spese nostre, ma evidentemente ce li meritiamo.