sabato 29 gennaio 2011

non ho più niente da dire

Capita di pensare di essere arrivati al punto di non ritorno delle proprie riflessioni. Depressione momentanea o consolidata? Può darsi. Ma prima di affrettare diagnosi psicologiche sarebbe il caso di interrogarsi sullo stato generale delle cose. Si, proprio così. C'è stato un tempo durante il quale le vicende esterne fornivano i punti cardinali del nostro pensiero. Alcuni avvenimenti erano talmente insopportabili che era facilissimo schierarsi dall'altra parte. Naturalmente, senza sforzi particolari e ti trovavi posizionato a resistere, tentando di andare contro quella insostenibile corrente. Le vicende attuali, pure nella loro travolgente volgarità, si collocano in uno spazio semi oscuro nel quale nascono solo dubbi. Così, anche chi voglia orientarsi e non sentirsi soltanto vittima dell'ennesimo imbroglio ordito sopra la propria testa, se usa coscienza e buona fede si trova a concludere sempre più spesso che ci sono vari piani di ragioni e torto. E così lo smarrimento produce silenzi sempre più assordanti. Persino un giovane amico ha scelto come proprio nick name ...forsenonhopiùnientedadire. Un uomo giovane, che dovrebbe trovare forza ed entusiasmo nel fatto stesso di essere all'inizio della sua esperienza di vita. Quanto a me, che pure ho risorse umane ancora sufficienti per valutare con equilibrio i molti aspetti positivi di una vita, faccio sempre più sforzo ad esprimermi. In modo silenzioso, senza accorgermene, sono soltanto alla ricerca di un angolo quieto dove ... bruciare i miei libri. Come Pepe Carvalho che compie sistematicamente questo gesto apparentemente iconoclasta. Traendone soddisfazione e piacere o quanto meno momentanea quiete. L'affascinate detective mette al fuoco del camino testi che lui definisce "inutili". Presuntuoso mica da poco, si potrà pensare! Ma determinato e sicuro di quello che fa, senza dubbi o incertezze. Ardendo senza distinzione "mostri sacri" e fortunati "best sellers", ma godendosi l'effimero calore prodotto da quelle pagine. Forse, non c'è molto altro da dire o da fare ...

Por causa de você - Gal Costa

domenica 16 gennaio 2011

mercoledì 12 gennaio 2011

Laboratori ... in corso

Capita che una persona amica ti consegni una pubblicazione, con preghiera di commento. Uno di quei giornali che si distribuivano una volta. Pieno di passione politica, frutto non di una redazione, ma dell'idea e degli sforzi finanziari di un uomo. Ancora attaccato ai suoi ideali, per i quali ha anche penato. Grafica da vecchio ciclostile, con qualche grazia in più dovuta alle tecnologie moderne. Il contenuto è di spessore considerevole: proteste di fabbrica, un ricordo di Mimmo Beneventano, medico campano vittima di camorra, pesante censura contro i media attuali, un'intervista a Marco Ferrando, un articolo di critica cinematografica e un "cameo" molto ben scritto su Monicelli. Chiusura con la vicenda di Spartaco, simbolo sempre attuale di libertà.
Per fortuna ci sono ancora persone ed iniziative così. Poco importa quanto seguito riescano effettivamente ad ottenere nella nostra epoca materialista. C'è ancora chi riesce a parlare ai giovani di cose che li riguardano; ai meno giovani delle loro precise responsabilità; agli anziani della dignità di un'idea. Un "laboratorio" ancora vitale, privo di dubbi su quali siano le strade da percorrere per la ripresa civile e morale di questo povero Paese.
Questo prodotto della mente e del cuore proviene da un piccolissimo centro del Sud: i giovani locali sono quasi esclusivamente attratti dalle lusinghe del gioco del calcio. Pronti anche allo scontro fisico per una squadra che ha sede a 800 o 1000 chilometri di distanza, per sostenere campioni viziati e strapagati che non sanno nemmeno se sulla carta geografica esista il nome del loro paesino. Sfruttati e macinati da un meccanismo perverso che vede in loro piccoli clienti da rendere sempre meno coscienti e sempre più vittime della grande bolla calcistica.
E sempre nello stesso piccolo centro, a dispetto dell'apparente sonnolenza dell'ambiente, nello stesso periodo viene fuori un altro giornale edito da un'associazione. In questo caso, forse per la diversa strttura dell'editore, si vola un po' più basso. Premiazioni, tutte giustificate, ricordi assolutamente doverosi riservati ad eventi locali. In ultima di copertina, una magnifica foto di altri tempi con persone, molte scomparse, che insieme esprimono energia e speranza.
Non mi sembra poco: un piccolo centro che conta poco più di 5.000 anime, disperse su un territorio assai vasto, riesce ancora a credere nel valore della comunicazione ed a mettere insieme le risorse umane e finanziarie per creare due pubblicazioni. C'è ancora molto da scoprire nel nostro "profondo sud", per fortuna di tutti!

mercoledì 5 gennaio 2011

Battisti, ovvero come ti manipolo l'informazione

C'è un uomo attualmente contentissimo delle malefatte, provate e di natura prevalentemente criminale, a suo tempo perpetrate da Cesare Battisti. C'è un nano con tappezzeria in testa che si frega le mani e pensa: "che bucio di c... ho avuto; mi trovo tra le mani un caso con risvolti internazionali. L'Italia compatta si schiera con l'azione di governo, scendendo addirittura in piazza a manifestare a favore delle proteste ufficiali. Ci organizzo quindici giorni di campagna di stampa e faccio dimenticare a questo povero popolo di fessi le condizioni miserevoli in cui le scelte di governo e la mia grande personalità di statista lo hanno cacciato...Meglio di così?"
Da una settimana non si parla, a proposito o sproloquiando, di altro. Uno specchio per le allodole che neanche a volerlo costruire poteva riuscire così bene. E persino giornali normalmente scafati, del genere "Il fatto quotidiano" hanno scansato il fosso. Pure loro a darci dentro a ricordare quanto sia delinquente Battisiti. Mentre in piazza, tra i parenti dei morti compaiono, con fascia e distintivo, zombies, tipo Frattini, che ricorda come in ballo ci sia in questo caso la dignità nazionale. Occorrerebbe dapprima accertarsi se questo signore, come il suo manovratore, conservino un concetto, sia pure vago, di dignità. Magari una reminiscenza di quando a scuola leggevano qualche libro decente. C'è da dubitarne fortemente. Inquisiti, indagati, condannati, da tempo avrebbero dovuto farsi da parte quantomeno per un minimo di pudore personale. Sono invece pervicacemente aggrappati alle loro fruttuose "cadreghe", spesso zattere di salvataggio per evitare, anche loro come Battisti, la galera.
Almeno quello, delinquente e criminale quanto loro, ha avuto il buon senso di scappare e farsi sostenere da tutti i radical chic della terra. Mica di farsi nominare premier o di fondare partiti.
A questo punto, senza riserve e consapevole di ricevere più di uno strale, meglio Battisti!