mercoledì 12 gennaio 2011

Laboratori ... in corso

Capita che una persona amica ti consegni una pubblicazione, con preghiera di commento. Uno di quei giornali che si distribuivano una volta. Pieno di passione politica, frutto non di una redazione, ma dell'idea e degli sforzi finanziari di un uomo. Ancora attaccato ai suoi ideali, per i quali ha anche penato. Grafica da vecchio ciclostile, con qualche grazia in più dovuta alle tecnologie moderne. Il contenuto è di spessore considerevole: proteste di fabbrica, un ricordo di Mimmo Beneventano, medico campano vittima di camorra, pesante censura contro i media attuali, un'intervista a Marco Ferrando, un articolo di critica cinematografica e un "cameo" molto ben scritto su Monicelli. Chiusura con la vicenda di Spartaco, simbolo sempre attuale di libertà.
Per fortuna ci sono ancora persone ed iniziative così. Poco importa quanto seguito riescano effettivamente ad ottenere nella nostra epoca materialista. C'è ancora chi riesce a parlare ai giovani di cose che li riguardano; ai meno giovani delle loro precise responsabilità; agli anziani della dignità di un'idea. Un "laboratorio" ancora vitale, privo di dubbi su quali siano le strade da percorrere per la ripresa civile e morale di questo povero Paese.
Questo prodotto della mente e del cuore proviene da un piccolissimo centro del Sud: i giovani locali sono quasi esclusivamente attratti dalle lusinghe del gioco del calcio. Pronti anche allo scontro fisico per una squadra che ha sede a 800 o 1000 chilometri di distanza, per sostenere campioni viziati e strapagati che non sanno nemmeno se sulla carta geografica esista il nome del loro paesino. Sfruttati e macinati da un meccanismo perverso che vede in loro piccoli clienti da rendere sempre meno coscienti e sempre più vittime della grande bolla calcistica.
E sempre nello stesso piccolo centro, a dispetto dell'apparente sonnolenza dell'ambiente, nello stesso periodo viene fuori un altro giornale edito da un'associazione. In questo caso, forse per la diversa strttura dell'editore, si vola un po' più basso. Premiazioni, tutte giustificate, ricordi assolutamente doverosi riservati ad eventi locali. In ultima di copertina, una magnifica foto di altri tempi con persone, molte scomparse, che insieme esprimono energia e speranza.
Non mi sembra poco: un piccolo centro che conta poco più di 5.000 anime, disperse su un territorio assai vasto, riesce ancora a credere nel valore della comunicazione ed a mettere insieme le risorse umane e finanziarie per creare due pubblicazioni. C'è ancora molto da scoprire nel nostro "profondo sud", per fortuna di tutti!

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