sabato 28 luglio 2012

Vacanze etrusche

L'etrusco va in vacanza. 
Era ora, penserà qualcuno! Come che sia e per quanto poco credibile, ho dei "follower". Insomma gente che non ha molto meglio da fare che leggere le chiacchiere che io "posto" nella terra etrusca. E che, in aggiunta, commenta o mi scrive per esprimere adesione o dissenso. Risultati straordinari, se penso alle mie esitazioni e perplessità del debutto.  
Ci sono i seguaci fissi e quelli occasionali. Tra loro, il figlio che opera nel settore editoriale che  spesso mi fa le bucce. Sostenendo che non tutta la produzione ha la stessa freschezza d'ispirazione. Che mi preferisce quando riesco ad ironizzare ed a prendermi poco sul serio,  molto meno quando assumo posizioni, a suo dire pedanti.
Ho consensi che definirei preoccupanti dal settore mogli. Con stimoli a proseguire, magari a scrivere pure io l'ennesimo libro inutile, di quelli che si leggono per tre pagine. Per ora resisto, poi sempre più rimbambendo, può essere che cambi idea, per la gioia dell'editore di turno. La figlia mi legge un po' più distratta. Però anche lei.. con punzecchiature, se non condivide.
Gli amici. 
Credetemi, ho amici stranieri, carissimi, che leggono le mie ..etruscate. Mica roba da poco: sono ragazzi di ottima levatura culturale e allora vuol dire che mi vogliono bene. Come io a loro! C'è l'amico napoletano fedele, quello lucano, scrittore e poeta di rara qualità. E pure da loro ricevo un incoraggiamento che gradisco oltre modo. 
Addirittura lettori e lettrici sconosciuti. Con passioni e hobbies simili ai miei. Che bello!
E per farvi sorridere della mia melensa vanità, vi riferirò che un amico, apparentemente serio, ha paragonato le mie "pietre" etrusche alla notissima e seguitissima "amaca" di Michele Serra,
Il quale se sapesse "secuterebbe" me e l'amico. Ma per fortuna non sa.
La sola similitudine che posso rilevare  sta nello spazio breve che normalmente occupo, proprio come il famoso opinionista di Repubblica. Che è certamente un mio modello. Ma dal quale pure io mi dissocio in più casi. Non parlo dello stile, incisivo e lieve ad un tempo, come si addice a chi conosce forma e sostanza della scrittura. Mi riferisco al suo essere diventato nel tempo molto "istituzionale", magari nella migliore interpretazione che del termine si può dare. Ma pur sempre uomo di un'area di pensiero che in massima parte condivido. 
Troppo spesso però Serra non fa alcuno sforzo di fantasia e di lungimiranza politica, limitandosi al "politically correct" in senso stretto. Ordini di scuderia? Convinzioni personali indefettibili? Come che sia, talvolta risulta di complessa digestione. 
Se qualcuno mi leggerà: buone vacanze, riposatevi e riprendete le forze. L'autunno si presenta complesso.

giovedì 19 luglio 2012

Le regole?.. sono per i fessi!

Nonostante i tanti esempi raccolti nel corso della vita, il vostro etrusco resta un ingenuo. Lo potrete anche chiamare fesso. Lui non potrà dispiacersi, ne è consapevole.
Inciampa sempre in ostacoli, neanche nascosti, che un soggetto di esperienza avrebbe dovuto imparare a scansare.
Una vita passata nelle prossimità di volponi, faine, di camaleonti ovvero di animali cangianti al variare degli elementi, gli avrebbero dovuto insegnare ad individuare le minuscole panie della finta democrazia. Ma lui, tomo tomo, cacchio cacchio, pensa di poter richiamare al rispetto delle regole un gruppo di persone. Per di più giovani.
Ma allora è inguaribilmente tonto e non si merita nemmeno la lapide che si scrive ai fessi: qui giace un uomo che pagò per aver creduto alle regole.
Quando l'atmosfera è allegramente e fantasiosamente anarchica, quando il piccolo gruppo di furbi si è appropriato di una cosa - ovviamente non loro, ma pubblica - guai ad invocare una disciplina che nella finalità possa evitare i contrasti inutili o confronti con soggetti di diversa educazione. 
Quanto meno gli diranno che pretende fare il Solone - se non il Dracone - senza averne alcuna investitura o incarico. Non importa se chiede una regola trasparente. A maggior ragione quella trasparenza darà fastidio a chi si è impossessato di fatto della gestione e prospera in quel privilegio, magari minuscolo, senza dover rendere  conto o ragione a chicchessia.
Basterà che uno dei colpiti invochi la sotterranea complicità con gli altri fruitori del privilegio ed il gioco è fatto. Si alzeranno voci di garantisti un tanto al chilo, di arbitri non richiesti, non importa se della materia non capiscono un cavolo. L'importante è fare schieramento. Insomma questo etrusco non ha capito che se prova ad agire in modo lineare va a calpestare le posizioni già occupate dal gruppetto egemone. Che non tarderà ad armare il normale ambaradam perché nulla cambi.
Ancora più ingenuo se l'iniziativa che intende manifestare  è fuori dell'abituale contesto di vita.
Fioccheranno gli improperi rivolti allo straniero che osa fare pipì fuori del vaso. Ma che si è messo in testa? Tornasse a casa e non disturbasse i manovratori. Qualcosa di  già incontrato, un sapore di deja vu, che dovrebbe far riflettere sull'opportunità di aderire incautamente ad iniziative estranee da tutti i punti di vista, ma specialmente da quelli della civiltà  e della sensibilità.

venerdì 13 luglio 2012

ma tu non sei un vincente..

Il solco generazionale tra i nati nel dopoguerra e quelli degli anni '70 è rappresentato sostanzialmente da una parola: "vincente". Noi figli del primo dopoguerra abbiamo imparato a declinare una diversa sintassi. Nel periodo di ricostruzione c'era bisogno di tutto e di tutti. Soprattutto era necessario che lo spirito di solidarietà prevalesse sui principi individualistici. Lo sforzo collettivo era il solo che potesse consentire la ripresa di un Paese piagato dai disastri che avevano lasciato le bombe, dall'indigenza e dall'ignoranza. Quel senso di obbligata cooperazione non tardò a dare frutti positivi, fino alla grande illusione di essere diventati davvero una potenza economica. 
Qualche anno in bilico e poi a perdifiato verso la direzione indicata in malafede dai peggiori cattivi maestri: il riflusso nel privato. Significava in parole povere l'abbandono di quella atmosfera di condivisione di valori umani interpersonali per "rifugiarsi" nell'ambito più o meno ristretto della sfera personale. Farsi furbi, pensare al proprio particolare, irridere chi resisteva sul fronte solidale. Coniare addirittura il lessico valido nel periodo: "protagonista", "emergente", "pesce pilota", "vincente" ed il terribile contrario "perdente". Tutti termini che stavano ad indicare quale fosse la deriva della società nazionale nel dare risalto alle vere o presunte doti individuali che servivano per staccare una trincea tra i soggetti. Da un lato chi ce la faceva, a qualsiasi costo o prezzo, turandosi il naso o seguendo inclinazione naturale. Dall'altra, nell'inferno dei perdenti, quelli che vedevano nello sgomitare scorretto il tradimento dei principi che avevano ispirato intere generazioni e che avevano portato a conquiste sociali a suon di leggi di autentico respiro democratico. 
Quelle parole e le idee connesse servivano di fatto a dare una spallata esiziale al timido tentativo di stato sociale che si era venuto faticosamente formando dopo il '45.
Concetti mutuati da un mondo, quello di cultura statunitense, dove il valore di un individuo è esclusivamente legato a quanto lo stesso riesce a realizzare in termini di beni materiali e di apparente benessere. Alla formazione di questo clima di sottocultura contribuiva la straordinaria forza comunicativa dei nuovi mezzi audiovisivi. Trasmettere per anni insulse serie di fiction rendeva alla fine i fruitori inconsapevoli portatori di scale valoriali inconsistenti. Capaci di tutto pur di sentirsi protagonisti nell'irrinunciabile "quarto d'ora di notorietà". Un concetto che ha ispirato e continuerà ad animare tutti i serial killers e che nasconde tutta la solitudine e l'inconsistenza di una intera società.
Chi non avrà i propri quindici minuti di celebrità è un perdente, etichetta peggiore di iettatore o di sfigato, ma con lembi sovrapponibili a questi ultimi.
Insomma, una vera soddisfazione! Capita così di parlare con giovani che non capiscono altro che il tentativo di affermazione personale, prescindendo da qualsiasi tentativo di articolare un pensiero e quindi un giudizio sulla propria posizione, tenendo conto delle diverse opinioni. Li sentirai dire che sono giovani, che non vogliono regole, che sono interessati soltanto dalla propria soddisfazione di bisogni. Democrazia, condivisione, trasparenza rispetto della diversità. Ma di che parlate? Ci interessa un passaggio televisivo nel programma delle signore che si insultano o un provino per "il grande fratello". Andate a ramengo voi, il '68, le assemblee, la partecipazione e le altre macerie della vostra epoca!

giovedì 12 luglio 2012

Sandra di Guido Catalano

Sandra

di Guido Catalano


mi dicevi spesso: “non essere triste”
che cosa assurda, pensavo
dire a uno triste: “non essere triste”
che cosa assurda, inutile e carina
e assurdi erano
quei tuoi occhi di gatta verdi
e quel tuo viso di gatta solcato
da quella portentosa cicatrice
che ti faceva
definitivamente
bella
fumavi tanto
camminavi avvolta
in cumulonembi di fumo
davi l’idea di essere leggerissima
mi hai toccato una sola volta
io mai
chissà dove sei
che fai
chissà se credi ancora
che i cani abbiano sempre ragione
io no
ho smesso di credere tanto tempo fa
forse non ho mai creduto
ma mi piaceva il suono
fin da subito fu implicito
che avremmo mischiato i nostri dolori
e non
i nostri umori corporei
sei l’unica donna alla quale
io abbia regalato una bambola
e non ce ne sarà un’altra

martedì 3 luglio 2012

antidepressivo Scilipoti

Vorrei sapere quanti sono usciti indenni dalla depressione post batosta calcistica europea? Pochi, secondo me. Persino le donne, abitualmente estranee alle vicende pedatorie, si sono lasciate agganciare dalla  smania della finale e dal malumore conseguente all'esito infelice. Insomma, un'atmosfera diffusamente mesta, che si è per me fortunatamente  assai alleggerita dopo la notiziona del giorno.
Come il settimo cavalleggeri con trombe e sciabole sguainate è venuto in mio soccorso un superuomo. E chi avrebbe mai potuto  sostenermi meglio dell'inarrivabile Domenico Scilipoti? Proprio lui,  il segretario del movimento di responsabilità nazionale nel parlamento italiano. Che si è rivelato ancora una volta per quel gigante che è. Dichiarando  alla trasmissione radiofonica "un giorno da pecora" di radio 2 che lui, ebbene si,  è un eccelso  amatore.
Credetemi, è accaduto! Mimmone nostro, la confidenza me la prendo per la simpatia del personaggio, si è lasciato andare alle confessioni personali, stuzzicato da Lauro e Sabelli Fioretti. In quel settore, ha detto pubblicamente,  è un grande e da il meglio di se! Riesce ad  amare per quattro ore di seguito, senza interruzioni. Formatosi agli insegnamenti del taoismo, Scili è una turbina che non conosce pause. E ci da giù che è un piacere, persino senza orgasmo.
Ora, una volta ripresomi dalla sensazionalità dell'esternazione, ho fatto meschine considerazioni sulle personali capacità, facendo sforzi di memoria per tornare ai tempi in cui praticavo la materia. Et de hoc, satis!
E per contrasto ho immaginato  il grande responsabile nazionale, che non cede e non demorde. Con la sua faccia a metà tra Enzo Cannavale e Luis De Funes, con inserimenti di Danny De Vito. Un vero demiurgo, che quando incontra un partner riesce a fare scintille ed a lasciare  un ricordo imperituro.
A dirla tutta, un pensiero grato e memore è andato pure alle controparti del "nostro", che per quattro  ore di seguito si sono sorbite lo sguardo provocante e sensuale del Gregory Peck de noantri che trapanava. Roba da restarci sul colpo. Ma questo le storie non lo narrano..