giovedì 19 luglio 2012

Le regole?.. sono per i fessi!

Nonostante i tanti esempi raccolti nel corso della vita, il vostro etrusco resta un ingenuo. Lo potrete anche chiamare fesso. Lui non potrà dispiacersi, ne è consapevole.
Inciampa sempre in ostacoli, neanche nascosti, che un soggetto di esperienza avrebbe dovuto imparare a scansare.
Una vita passata nelle prossimità di volponi, faine, di camaleonti ovvero di animali cangianti al variare degli elementi, gli avrebbero dovuto insegnare ad individuare le minuscole panie della finta democrazia. Ma lui, tomo tomo, cacchio cacchio, pensa di poter richiamare al rispetto delle regole un gruppo di persone. Per di più giovani.
Ma allora è inguaribilmente tonto e non si merita nemmeno la lapide che si scrive ai fessi: qui giace un uomo che pagò per aver creduto alle regole.
Quando l'atmosfera è allegramente e fantasiosamente anarchica, quando il piccolo gruppo di furbi si è appropriato di una cosa - ovviamente non loro, ma pubblica - guai ad invocare una disciplina che nella finalità possa evitare i contrasti inutili o confronti con soggetti di diversa educazione. 
Quanto meno gli diranno che pretende fare il Solone - se non il Dracone - senza averne alcuna investitura o incarico. Non importa se chiede una regola trasparente. A maggior ragione quella trasparenza darà fastidio a chi si è impossessato di fatto della gestione e prospera in quel privilegio, magari minuscolo, senza dover rendere  conto o ragione a chicchessia.
Basterà che uno dei colpiti invochi la sotterranea complicità con gli altri fruitori del privilegio ed il gioco è fatto. Si alzeranno voci di garantisti un tanto al chilo, di arbitri non richiesti, non importa se della materia non capiscono un cavolo. L'importante è fare schieramento. Insomma questo etrusco non ha capito che se prova ad agire in modo lineare va a calpestare le posizioni già occupate dal gruppetto egemone. Che non tarderà ad armare il normale ambaradam perché nulla cambi.
Ancora più ingenuo se l'iniziativa che intende manifestare  è fuori dell'abituale contesto di vita.
Fioccheranno gli improperi rivolti allo straniero che osa fare pipì fuori del vaso. Ma che si è messo in testa? Tornasse a casa e non disturbasse i manovratori. Qualcosa di  già incontrato, un sapore di deja vu, che dovrebbe far riflettere sull'opportunità di aderire incautamente ad iniziative estranee da tutti i punti di vista, ma specialmente da quelli della civiltà  e della sensibilità.

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