giovedì 30 dicembre 2010
i nostri paesi dimenticati
la dignità non ha prezzo
giovedì 23 dicembre 2010
la mostra delle mostre
giovedì 16 dicembre 2010
i ruoli grandi, gli uomini piccoli
domenica 12 dicembre 2010
farsene una ragione
mercoledì 8 dicembre 2010
E'aperto il mercato del voto
venerdì 26 novembre 2010
Non c'è più religione!
martedì 23 novembre 2010
le scelte sbagliate della Carfagna
Il caso Carfagna ci aiuta a capire alcune cose.
Cosa sta capitando alla signora in questione, Ministro senza meriti propri e candidato votatissimo alle recenti elezioni regionali della Campania?
Fino al momento in cui ha fatto da comparsa silenziosa, da vestale e appendice leggiadra del suo mentore, tutto è andato a gonfie vele. Anche con riconoscimenti bipartisan, persino intervenendo in alcune occasioni pubbliche in cui ha dato dimostrazione di buon senso e di compostezza, certamente non sfigurando al confronto di alcuni partner di cordata, talvolta soggetti "border line" tra normalità ed imbecillità conclamata.
E lei, salernitana di nascita, alle prese con l'emergenza rifiuti della Campania, ha preso sul serio la parte superficiale di questi consensi e si è messa in testa di svolgere davvero la sua parte. E qui incominciano le difficoltà, perché si può anche essere eletti al Senato come Incitato, famoso cavallo di Caligola; ma guai a pretendere di ricercare una propria autonoma credibilità politica. Tutti si sono d'improvviso ricordati della "colpa originale" del suo passato di soubrette di secondo piano e delle malignità sui meriti "speciali".
E poi, dovendosi scegliere una sponda in Campania, la signora ha dimostrato tutta la sua avventatezza.
Perché non si è messa dalla parte "giusta", dei signori delle tessere, cioè di quelli che contano davvero e decidono. Ha scelto secondo un condivisibilissimo profilo etico ed istituzionale, ma ponendosi contro la "chiesa madre", che nella nostra Regione ha in Cosentino, Cesaro, e Cirielli i suoi moschettieri decisi e senza scrupoli.
La ministra delle pari opportunità ha ingenuamente creduto che i suoi contatti privilegiati con il premier la ponessero al riparo degli strali avversi. Anche in questo caso la signora ha dimostrato di sopravalutare l'influenza del suo ispiratore che, in realtà, a livello regionale, è tenuto per le palle dai veri "uomini d'onore" che già hanno dovuto deglutire l'amaro boccone Caldoro. Ma che in questo caso non possono cedere perchè le loro stesse fortune sono legate al business dei rifiuti che condizionano direttamente ed indirettamente.
E così forse siamo alla piroetta sbagliata o al canto del cigno della pure apprezzabile signora.
martedì 16 novembre 2010
delusione ferrari
Ma, dico io, nemmeno un poco di rispetto per una nazione che di travagli (non Marco) ne ha più d'uno? E lasciateci vincere almeno la formula uno, senza boicotaggi o alleanze giudo-massoniche. Se ad un italiano medio, già vessato da ogni parte e con serie difficoltà a mettere assieme pranzo e cena gli levi un Alonso vincente, ma che gli resta? Sui giornali, persino quelli considerati più seri e meno contaminati dal cretinismo nazionale, titoli da "noir": "tragedia Ferrari, catastrofe delle rosse, suicidio del cavallino, disfatta italiana". Manco una nuova Caporetto o la scoperta del nuovo quartino monegasco del cognato d'Italia, avrebbero potuto portare portare altrettanto sgomento. Quaranta milioni di italiani incollati ai teleschermi, con prognosi riservate non per distacco della retina spiaccicata sui video, ma per sindrome depressiva post sconfitta. E dai...!
Il giorno dopo, dibattiti, tavole rotonde, plastici di Vespa a gogò. E Montezemolo, dopo questa debacle, sarà più libero o più impegnato?
Insomma il niente che si somma al niente, producendo la tipica bufera italica di proclami, smentite, prese di posizione e smarcamenti.
Mi chiedo: ma ci rendiamo conto? Non c'è alcuna speranza di lavoro per i nostri sventurati giovani, dopo le illusioni di studi inutili. Ogni giorno chiudono nella nostra Regione aziende di tradizione secolare, lasciando in braghe di tela il personale. La vita pubblica si fa sempre più mefitica, al pari dell'aria che siamo costretti a respirare. Il senso di umanità scompare, lasciando il posto alla logica dell'utilità.
E con tutto questo dovrei partecipare al funerale Ferrari? Ma chi volete che se ne f..tta se un marchio ed un gruppo industriale che guadagnano l'impensabile ogni anno rischiano di perdere una fettina del prestigio internazionale. A quest'ultimo aspetto non si era già dedicato con risultati rimarchevoli il nostro premier? Lasciamo a lui, homo superfaber, anche questo cruccio. Risolverà il caso come tutti gli altri già affrontati e risolti.
giovedì 4 novembre 2010
Obama ridotto ai minimi "term"
Due anni fa, in mezzo alle fiamme di entusiasmo per l'elezione di Obama, con il mio post del 6 novembre 2008 esprimevo più di una perplessità sulle effettive possibilità di cambiamento in quel Paese. In sintesi dicevo: ricordatevi che siamo comunque in America, che il nostro dovrà passare sotto le forche caudine dei poteri forti, che sarà costretto ad accettare i suoi compromessi di "real politik".
Un caro amico, colto e garbato, bollò questo mio scetticismo accusandomi di essere un disfattista, incapace di annusare il vento di novità e di vitalità che proveniva da oltreoceano. E che sarebbe diventato col tempo un uragano, tale da portare effetti benefici nella cinica Europa e persino in Italia. Con rammarico, devo concludere che avevo ragione io.
I risultati delle recentissime elezioni di "mid term" sconfessano il giovane presidente USA e suonano come una pesante bocciatura della sua azione politica. Solo una parte minima del suo programma innovatore è stata realizzata, mentre ha dovuto fare marcia indietro su progetti di rilevante portata. Rivelandosi, alla fine dei conti, conservatore in politica estera per non scontentare le gerarchie dell'esercito, gli ebrei e l'industria bellica; timido nell'affermazione dei diritti civili per paura di chiese e confessioni; inetto in campo economico, con accenni di becero protezionismo, tanto da essere uno dei negativi protagonisti della crisi internazionale dove non ha promosso un solo momento di effettiva cooperazione. A tacere dei tentativi nemmeno abbozzati di più equa distribuzione della ricchezza.
E le critiche peggiori, con conseguente abbandono nei suffragi, vengono proprio da chi aveva creduto in lui, favorendo la sua elezione. diseredati, poveri, etnie in sofferenze, giovani senza speranza.
Da ora in poi dovrà fare i conti anche con la minoranza al Congresso e diventerà più realista del re, fino a ricalcare posizioni simili a quelle del tanto biasimato Bush.
Questo il mondo, direte.
Gli idealisti, chi è capace ancora di accendere qualche speranza è destinato ad essere spazzato via dalle leggi del potere. L'avventura è al termine. Ora restano solo due anni di fotografie con cane, famiglia e signora e poi si spegnerà la bella favola.
Obama ridotto ai minimi term
Due anni fa, in mezzo alle fiamme di entusiasmo per Obama, gettavo un sottile getto di estintore per osservare cose assai banali. Nel mio post del 6 novembre 2008, dicevo in sintesi: ricordatevi che siamo comunque in America, che dovrà passare sotto le forche caudine dei poteri forti, che accetterà anche lui i suoi compromessi di "realpolitik". Un amico, colto e garbato, mi accusò di essere un disfattista, cinico, incapace di annusare il vento di novità e di entusiasmo che spirava dal nuovo continente. E che sarebbe diventato un urugano, tanto da portare effetti benefici anche in Europa, persino in Italia. Presi in dovuta considerazione quelle parole, frutto di passione, ma non prive di elementi di fatto e di un'apertura di credito alla speranza.
I risultati delle elezioni di "mid term" sconfessano il presidente USA e la sua azione politica. Una parte minima del suo programma è stato realizzata, mentre ha dovuto fare marcia indietro su altri progetti. Rivelandosi conservatore in politica estera per non scontentare l'esercito e le industrie belliche; timido nell'affermazione dei diritti civili per paura di chiese e confessioni; inetto in campo economico o meglio complice del disastro economico internazionale non avendo fatto niente per dare a chi non ha e limitare chi ha troppo.
E le critiche peggiori, con conseguente abbandono elettorale della parte democratica, vengono proprio da chi aveva creduto in lui. Diseredati, poveri, gente comune, etnie in sofferenza, giovani senza speranza.
D'ora in poi dovrà fare i conti anche con la minoranza al Congresso e diventerà più realista del re, fino a concludere il suo quadriennio su posizioni simili a quelle del tanto biasimato Bush.
Questo è il mondo. Gli idealisti, chi accende ancora qualche speranza, è destinato farsi da parte. Le carte in tavola le mescola sempre a suo piacimento chi detiene potere e ricchezza. E questi signori potenti staranno godendo immensamente e pensano: Obama, ti abbiamo fatto "pazziare" quanto basta. Ora, fatti da parte e lasciaci lavorare sul serio.
lunedì 1 novembre 2010
Un giubileo che ci potevamo risparmiare
sabato 23 ottobre 2010
gira e rigira la monnezza ritorna
martedì 19 ottobre 2010
LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
di Noam Chomsky
www.visionesalternativas.com
Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione.
Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 - La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 - La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...
9 - Rafforzare il senso di colpa.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.
domenica 17 ottobre 2010
C'è tunnel e tunnel
venerdì 15 ottobre 2010
Giuliano, morto o fatto fuggire?
Ultimo, ma significativo, il caso di Salvatore Giuliano, delinquente siciliano emerso come rappresentante dei separatisti ed indipendentisti siciliani, ma poi utilizzato dagli alleati e dai loro complici italiani per mantenere in quelle terre, tra Castelvetrano e Montelepre, lo "status quo" in chiave anticomunista. Ucciso, ci raccontano, da un suo infedele picciotto, il cugino Gaspare Pisciotta. Le cronache del tempo dettero grande risalto alle foto del cadavere di Giuliano, riverso bocconi in una pozza di sangue, con una pistola a fianco ed una borsa da cui fuoriescono proiettili. Verosimilmente un colpo alle spalle, per accreditare con le immagini la teoria del tradimento dell'ex luogotenente. Dopo 60 anni da quei fatti, tuttavia, si sta riaprendo l'inchiesta sulla morte del bandito e forse proprio grazie all'esame del DNA potranno essere chiariti i dubbi e le perplessità di chi sostiene, adducendo ragionamenti e rilievi, che quel corpo non sarebbe di Giuliano, ma di un altro anonimo cadavere.
Se così fosse, c'è da chiedersi che fine ha fatto Salvatore Giuliano. C'è infatti una parte della storiografia che, partendo dai dubbi sulla reale identità del cadavere, elabora una teoria non inverosimile: Giuliano sarebbe stato fatto fuggire dai servizi segreti perché divenuto scomodo testimone del reale andamento delle vicende postbelliche nelle quali aveva svolto un ruolo non secondario negli anni dal '43 al '50.
Vicende come questa gettano un'ombra di di generale perplessità su tutto quanto ci viene raccontato. Tutto quello che appare non è "sicuramente" reale, dietro immagini apparentemente chiare ci potrebbero essere forzature e ricostruzioni di comodo per orientare l'opinione pubblica, calmare gli animi e mostrare la forza delle istituzioni.
E noi, povera gente comune? Resteremo costretti, come ci impone la condizione di gente normale, a leggere la storia dai libri scritti dagli altri. Senza difesa da poter opporre, magari creandoci convinzioni false e senza fondamento.
lunedì 11 ottobre 2010
autunno e nostalgia di sole
domenica 3 ottobre 2010
Non vi aspettate niente
mercoledì 8 settembre 2010
Sicurezza dell'impunità
sabato 31 luglio 2010
post agostano
venerdì 23 luglio 2010
il piacere di non rispondere
giovedì 15 luglio 2010
il polpo per sempre
mercoledì 14 luglio 2010
il nuovo che arretra
giovedì 8 luglio 2010
Le truffe per veri furbi e gonzi
Chi riceve questa allettante proposta ha di solito riserve e perplessità. Normale chiedersi che cosa ci sarà sotto? Poi la trafila consueta. Si va dall'amico in banca ovvero da un avvocato che conosca l'inglese e si affrontano i rischi connessi che, almeno nella prima fase, sembrano inesistenti perché viene richiesto soltanto di comunicare conto corrente e banca.
E allora l'ingordigia e la curiosità prevalgono e si comunicano i dati richiesti. Con una tempestività eccezionale i maghi della truffa rispondono che non ci sarà alcun problema e che comunicheranno in tempi brevissimi le coordinate dell'accredito. Che arrivano attraverso moduli creati artificialmente che dimostrano l'avvenuta intestazione dei fondi (50, 100, 150, o 500 milioni di dollari USA), a nome della "vittima", presso la banca dove si dice che siano depositati i fondi. A questo punto il titolare del conto deve solo chiedere alla banca estera il trasferimento.
In questa fase, i truffatori bombardano la vittima di comunicazioni: "sta andando tutto bene, i fondi sono già stati inviati.. però ci vorrebbe una spintarella ad un bancario o ad un funzionario di ministero. Bastano 10 mila dollari e i fondi arrivano entro 24 ore."
L'ingorda vittima, vero furbo ed autentico gonzo, segue le indicazioni dei truffatori. Allettato dall'ingente sperato guadagno, trova la somma richiesta e la invia secondo le direttive dei burattinai.
La truffa è fatta!
Negli ultimi venti anni pare che circa un milione di persone abbiano abboccato a questa procedra fraudolenta che normalmente va sotto il nome di "truffa nigeriana", perché all'inizio lo schema base prevedeva funzionari dell'ente petrolifero nigeriano che dicevano di aver accantonato somme con sovrafatturazioni di greggio. Non ci sono però statistiche attendibili, perché, comprensibilmente, molte vittime hanno evitato per la vergogna di denunciare l'accaduto.
Dicevo di centinaia di sofisticazioni ed evoluzioni dello schema iniziale. Eredità di vecchie suore, di parenti in Brasile e Argentina. Quello che certamente non manca è la fantasia degli ideatori e dei loro emuli che hanno perfezionato "pacchi" sempre più elaborati e credibili.
Con l'evoluzione tecnologica si è sviluppata la truffa di vendite sul Web.
In uno dei tanti mercatini di compra-vendita su internet offriamo un oggetto di casa che non ci serve: ad esempio uno strumento musicale antico. Corrediamo l'offerta con qualche foto.
A brevissimo giro arriva una mail che ci dice che l'oggetto piace, con richiesta di prezzo.
Alla nostra precisazione del quantum arriva una rapidissima replica. Il prezzo è stato accettato e il nostro corrispondente ci rivela di essere un intermediario, che vive di questo commercio. Tratta per conto di terzi interessati che hanno apprezzato quanto noi offriamo. Non ci dovremo perciò sorprendere se riceveremo un assegno - non si parla mai di accredito - di importo superiore. La differenza tra l'importo dell'assegno ed il prezzo da noi stabilito sarà il guadagno dell'intermediario che dovremo rimettere su un certo conto.
E l'assegno arriva, tratto su una esistente banca estera, - di solito inglese, irlandese, scozzese
- di importo tre o quattro volte superiore a quanto da noi richiesto. Ci dicono i truffatori che basterà versare sulla nostra banca l'assegno e contemporaneamente fare il bonifico per la differenza. Per chi non abbia dimestichezza con il mondo delle banche è bene precisare che le banche del Regno Unito possono stornare l'accredito effettuato anche sei mesi dopo l'accredito.
Capita così, inevitabilmente, lo storno dell' intero importo dell'assegno al quale il povero correntista non può opporsi. Nel frattempo il triplo o quadruplo del prezzo pattuito è volato via all'estero verso lidi sconosciuti ed inarrivabili.
Questi ingegnosi ideatori di meccanismi truffaldini meritano la nostra considerazione per la fantasia e la creatività. Ma non la nostra ingorda fiducia!
domenica 27 giugno 2010
Il coraggio della conoscenza
venerdì 25 giugno 2010
Voci dal silenzio
lunedì 31 maggio 2010
non li cercate più!
sabato 17 aprile 2010
riaffiorano versi dimenticati
" E na notte senza suonne
me rimane sulo tu
st'uocchie tuoie che vanno 'nfunno
addo nunn e vveco cchiù
simme state vere amante
senza manco ce tuccà
ce bastava l'illusione
e po' manco chella lla
n'coppa a porta me diciste
siente: io nun c'a faccio cchiù
e na lacrima è rimasta
come l'ultima risposta
senza manco addimmannà"
Nostalgia fa rima con patetico? Può darsi. Ma è comunque un conforto.
giovedì 8 aprile 2010
Più stupidi o più cattivi?
sabato 3 aprile 2010
Alla fine di una campagna elettorale vischiosa e condotta senza scrupoli da parte delle due maggiori forze politiche gli elettori si sono espressi. Anche non andando a votare. Forse soprattutto astenendosi. Se un italiano su tre ha considerato il voto poco utile o fastidioso, manifestando così la sua protesta, ci devono essere ragioni serie. I motivi sono davanti ed intorno a noi. Livelli di vita insufficienti per troppi, disoccupazione ed inoccupazione diffuse ovunque, difficoltà a far quadrare i conti delle famiglie. Situazione complessiva che riguarda una fascia larghissima di popolazione. Intanto, una percentuale pari al 10/15 per cento degli italiani vive invece benissimo e nella opinione del pubblico di questa fetta agiata della torta italiana fanno parte i politici, gli imprenditori di tutti i settori legati alla politica, i vari livelli di boiardi statali, regionali e comunali. Ci sarebbero le premesse per una guerra civile tra le classi. Ma nello spirito nazionale prevalente è la caratteristica della ignavia, le masse si muovono soltanto dietro le bandiere del presunto tifo sportivo, mentre la mission nazionale resta sempre e soltanto la "pagnotta" pronta e subito. I nostri bamboccioni potrebbero scendere in piazza solo se gli levassero il telefonino e la paghetta periodica. Proprio i nostri giovani, che sono i più danneggiati da questa morta gora senza slanci, senza rigurgiti di dignità. Illusi a sostare in interminabili parcheggi di finti studi, finte specializzazioni ed illusori posti di lavoro. Precari per sempre, senza alcuna forma di previdenza o assistenza, destinati a ricevere all'infinito il sostegno delle famiglie. All'età di 34 anni, con una quota di aiuti familiari e grazie a risparmi (!) di lavoro, insieme a mia moglie che all'epoca di anni ne aveva 26, siamo riusciti a comprare una bella casa a Napoli. Penso a che cosa potrebbe fare oggi una giovane coppia animata dallo stesso proposito. Poniamo un reddito familiare complessivo di circa 2.000 euro. La risposta è sicura. Niente di niente, oppure immani sacrifici ed una casa minima in una periferia sperduta. C'è qualcuno che possa affermare che la vera priorità di questo benedetto Paese non è quello di garantire i privilegi a chi ce li ha già. E questo immaginario uomo politico può impegnarsi ad invertire la tendenza inventandosi qualcosa di concreto perché ci siano lavori stabili per i giovani. E aria per i loro sogni, per le loro speranze di non vivere in un Paese dove contano, in ogni senso, solo i vecchi. Lo aspettiamo per seguirlo. Costi quello che costi.
lunedì 29 marzo 2010
elezioni e ragionamenti
venerdì 26 marzo 2010
assalto alla bananiera del PDL
mercoledì 24 marzo 2010
Compravendita del voto
martedì 23 marzo 2010
ma sarà vero?
martedì 16 marzo 2010
la parola a chi?
martedì 9 marzo 2010
una coppia giovanissima in metrò
Alla stazione di piazza Dante della collinare. Mi siedo di fianco a loro in attesa del treno. Lei 16 anni circa, non bellissima, ma con personalità, seduta in braccio al giovanottello, poco più grande. Non posso non sentire il dialogo, al limite del comprensibile, un misto tra gergo giovanile e espressioni dialettali, forse della zona Marano/Chiaiano. Lui racconta di aver visto qualcuno e lei improvvisamente si irrigidisce, fa la sostenuta. Dopo qualche secondo di tentativi, lui assume arie da uomo tosto, minacciando di andarsene, non prima di averle ricordato le peripezie affrontate in giornata pur di vederla. Lei si scioglie e lo abbraccia. Arriva il treno e ci sono due posti liberi. Uno per me, l'altro per la coppia, sempre lei seduta in braccio al maschietto. E lui racconta della mattinata in ospedale dove, dopo vari tentativi, è riuscito a trovare il reparto che lo interessava. Numero 19 della lista, ha atteso molto, infreddolito, quando lo hanno fatto entrare. E senza altro dire, il medico gli ha intimato di abbassarsi i pantaloni. E lui riferiva del suo imbarazzo.. proprio la davanti a tutti. Riesce finalmente a dire al sanitario del suo problema: un testicolo che presenta un ingrossamento o rigonfiamento anormale. Qui finisce la nostra storia, o meglio la mia. A piazza 4 giornate scendo e lascio i due ragazzini alle prese con i loro problemi e le loro facce perplesse. Ho ripensato al loro modo di fare, alle cose che indebitamente avevo sentito, alla dinamica di quel rapporto. Non diversa da quella dei loro genitori o avi 25/50/70 anni prima. Cambiano le cose esterne, c'è un treno che attraversa la città in minuti, un telefono che ci tiene in contatto con l'esterno. Ma il mondo di quei due ragazzi mi ha fatto tenerezza. Speriamo bene per loro ed anche per il resto della società.
venerdì 5 marzo 2010
Cose che con gli Iphoon album non esisteranno più. Cose degli anni ’80 e di quelli degli anni ’80. Una generazione che, come tante prima e dopo, ha collezionato le figurine. Ma l’unica che può vantarsi di aver desiderato la figurina di Maradona. Perchè era una carta astratta, un mito. La figurina del più grande giocatore di tutti i tempi. Inconfondibile, con quei ricci che coprivano metà dell’inquadratura sopra l’azzurro targato Cirio, Buitoni, Mars. Ma non usciva mai. Pochi sanno che era in edizione limitata. C’è chi l’ha scoperto da poco e chi ancora non ci crede. Per il sospirato rettangolino di colla e carta con l’effigie del Pibe de oro bisognava aspettare, nel migliore dei casi, fine stagione. Tranne qualche raccomandato dalle stelle e dal caso, che riusciva a trovare Dieguito già dai primi giorni, quando passavano davanti scuola i rappresentanti Panini a regalare il raccoglitore e le prime stickers. Per invogliare all’acquisto e creare astinenze, come dei pusher. E si diceva che fosse scientifico che Maradona capitasse in solo una o due bustine sulle mille spettanti ad ogni istituto. Per creare casi di mercato ed aumentare il potere d’acquisto. Per il resto dei mortali, non c’era niente da fare. Non valeva la legge dei grandi numeri: neanche la misura di dieci pacchetti comprati, dopo un investimento di ben duemila lire, poteva garantire la Sua figurina. Al massimo uno scudetto del Napoli, o un doppione di Careca con cui acquisire forza contrattuale al mercatino degli scambi. O, se ti andava di tentare la sorte, ai giochi di abilità. Nella galassia dei banchi di ultima fila erano vari i giochi con cui potevi aumentare il capitale di figurine senza andare in edicola. Anzi, ad un certo punto l’album e il suo completamento non erano più il fine ultimo della collezione. C’era da giocare, e da vincere il titolo della classe come miglior figurinaro dell’anno.
Il re dei giochi era Mignolino. Per giocare "a mignolino", si mettevano sul banco due figurine; chi riusciva, dopo ripetuti urti, a fare girare le due carte contemporaneamente, se le prendeva entrambe. Arbitri e Probi Viri controllavano il corretto svolgimento dell’azione, specie nel suo finale. Quando lo sconfitto tentava di strappare la sua carta ed evitare la perdita con una fuga vergognosa ma redditizia. Tuttavia, il mignolino era una pratica fisica, pressochè sportiva, e, diciamo la verità, cavalleresca. Insieme alla sua versione liofilizzata e spettacolare detta lo “sbattone”, consentiva la vittoria di una sola carta per volta e poteva durare ore. Dunque lo si faceva per pura passione agonistica, era in voga tra gli amanti del bel gesto e del colpo ad effetto.
Per i malati dell’azzardo, le discipline erano altre. C’era “Numero”, una sorta di pari e dispari in cui si sommavano le ultime cifre comparse sul retro delle figurine, dopo preventiva scelta. Anche questo permetteva l'entrata di una sola “figu” alla volta, ma era più veloce. E bisognava coprire le carte, perché gli esperti erano capaci di individuare da un millimetro quadro dell’immagine il giocatore, e quindi il numero di appartenenza. Chi voleva capitalizzare davvero, invece, doveva darsi alla “lettera”. La regola era semplice: si ponevano le figurine in un piccola pila preselezionata, senza possibilità successive di modificarne l’ordine. E si scartavano una per volta, come una roulette russa. Si aggiudicava l'ammontare chi cacciava il nome di un giocatore con la stessa iniziale del precedente. In palio anche dieci figurine a partita, con collassi dello sconfitto e momenti di gloria per il vincitore. Per le sue caratteristiche da bisca, era inviso ai professori e fuori dai regolamenti ufficiali delle federazione T.i.f.o (Torneo interscolastico figurine organizzate). Ma aveva il fascino del brivido, e della clandestinità. Praticato com’era nei bagni all’intervallo, o sullo scalone di scuola all’uscita, fuori dagli sguardi di insegnanti e genitori preoccupati della piega illegale dei piccoli discenti. Resta da dire che era possibile solo all’epoca: quando la Serie A consentiva massimo tre stranieri per squadra, e poche probabilità di imbattersi in giocatori che iniziavano con la K.
Giovanni Chianelli
giovedì 4 marzo 2010
Come affrontare il lutto
Nell'anticamera di uno studio medico di solito la gente è raccolta su se stessa. Pensa ai guai suoi, magari seri. Occasione per scambiarsi brandelli di umanità, una parvenza di sensibilità sociale. Me ne stavo quieto a leggere il mio quotidiano, soffermandomi sull'"amaca" di Serra. Al mio fianco una "sciuretta" che si affannava tra le foto a colori di un giornale di "gossip", molto presa dal dramma di una delle solite "note", straziata dalla dipartita della amata gattina "Fifì". Sono un amico dei gatti, animali che trovo straordinari per indipendenza e personalità. Mi sono anche chiesto che cosa avrei provato se il mio "Zuchino" mi avesse lasciato. Sono quasi certo. Non sarei andato oltre una silenziosa elaborazione del mio lutto. Diversa la reazione della diva coscialunga, che ha versato lacrime davanti ai fotografi. E tutto poteva finire così. Ma la lettrice del sacro testo, alzando gli occhi, mostrandomi l'articolo ha preteso la mia "sympathia" allo strazio della sventurata attrice. Ho laconicamente risposto che in questo momento ci sono molti fatti tragici nel mondo e tanti problemi più seri. Ha incassato, ma dopo un minuto ha rotto il silenzio :"Ma che mi potevo attendere da uno che legge un giornale del genere.. " Subito sostenuta da un signore benpensante : "lasciatelo perdere, farà parte anche lui della cricca al potere". Sono stato bravissimo, mi sono alzato, li ho salutati e ho atteso in piedi il mio turno di visita.