sabato 3 aprile 2010


Alla fine di una campagna elettorale vischiosa e condotta senza scrupoli da parte delle due maggiori forze politiche gli elettori si sono espressi. Anche non andando a votare. Forse soprattutto astenendosi. Se un italiano su tre ha considerato il voto poco utile o fastidioso, manifestando così la sua protesta, ci devono essere ragioni serie. I motivi sono davanti ed intorno a noi. Livelli di vita insufficienti per troppi, disoccupazione ed inoccupazione diffuse ovunque, difficoltà a far quadrare i conti delle famiglie. Situazione complessiva che riguarda una fascia larghissima di popolazione. Intanto, una percentuale pari al 10/15 per cento degli italiani vive invece benissimo e nella opinione del pubblico di questa fetta agiata della torta italiana fanno parte i politici, gli imprenditori di tutti i settori legati alla politica, i vari livelli di boiardi statali, regionali e comunali. Ci sarebbero le premesse per una guerra civile tra le classi. Ma nello spirito nazionale prevalente è la caratteristica della ignavia, le masse si muovono soltanto dietro le bandiere del presunto tifo sportivo, mentre la mission nazionale resta sempre e soltanto la "pagnotta" pronta e subito. I nostri bamboccioni potrebbero scendere in piazza solo se gli levassero il telefonino e la paghetta periodica. Proprio i nostri giovani, che sono i più danneggiati da questa morta gora senza slanci, senza rigurgiti di dignità. Illusi a sostare in interminabili parcheggi di finti studi, finte specializzazioni ed illusori posti di lavoro. Precari per sempre, senza alcuna forma di previdenza o assistenza, destinati a ricevere all'infinito il sostegno delle famiglie. All'età di 34 anni, con una quota di aiuti familiari e grazie a risparmi (!) di lavoro, insieme a mia moglie che all'epoca di anni ne aveva 26, siamo riusciti a comprare una bella casa a Napoli. Penso a che cosa potrebbe fare oggi una giovane coppia animata dallo stesso proposito. Poniamo un reddito familiare complessivo di circa 2.000 euro. La risposta è sicura. Niente di niente, oppure immani sacrifici ed una casa minima in una periferia sperduta. C'è qualcuno che possa affermare che la vera priorità di questo benedetto Paese non è quello di garantire i privilegi a chi ce li ha già. E questo immaginario uomo politico può impegnarsi ad invertire la tendenza inventandosi qualcosa di concreto perché ci siano lavori stabili per i giovani. E aria per i loro sogni, per le loro speranze di non vivere in un Paese dove contano, in ogni senso, solo i vecchi. Lo aspettiamo per seguirlo. Costi quello che costi.

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