domenica 29 dicembre 2013

quel genio di mio figlio

Sono vivo per miracolo! Sono appena reduce da un incontro con una conoscente logorroica, che è appena diventata nonna. Fin qui niente di male, anzi auguri alla piccolina, alla quale la vita possa riservare ogni fortuna. 
Devo dire che con la nonna non le è andata benissimo (ahilei anche con la mamma, notoria fancazzista arrogante). La signora in questione esibisce foto della poco più che neonata immortalata attraverso il cellulare. Tutto normalissimo, direte voi, e io condivido.
La particolarità in più è che le immagini di questa povera malcapitata creatura sono state trasferite su piccoli portachiavi distribuiti dalla nonna ai conoscenti.
Per fortuna sono stato risparmiato, almeno per il momento, per esaurimento scorte, ma con la promessa che anche una nuova serie di foto diventeranno gadget e allora verrà il mio turno.
Non voglio entrare nel merito artistico delle foto, assolutamente assente. Penso soltanto a questo esserino appena nato e già distribuito anche a chi non gliene importa niente.
E' destinata ad arricchire la già nutrita schiera di quei figli "meravigliosi, bravissimi, eccezionali, unici" di cui ciascuno di noi sente parlare.
Che oltre ad essere smisuratamente belli sono anche, nell'ordine,  fenomenali negli studi,  primeggiano negli sport, non hanno uguali nella vita di relazione. 
Il caso in questione è certamente al limiti perché la signora nella quale mi sono imbattuto è una simpatica decerebrata. Un tempo anche  carina, ma riuscita a far del suo corpo un campo di esercizio per chirurghi estetici. E' completamente rifatta: viso, zigomi, labbra, palpebre, tette, fianchi. Con risultati talmente tragicomici da farle meritare il nickname "canotto".
Lasciato da parte questo caso che per i suoi eccessi esce fuori statistica, penso molto più tristemente ad un'amica dei tempi dell'università: donna di talento e cervello, con solide basi culturali che le provengono da una buona formazione familiare. Incredibile che anche  lei sia vittima della sindrome del figlio super, extra talentuoso, che non può fare alcuna gara con gli altri perché risulta sempre il migliore. E' possibile un simile spreco di materia grigia? Ci deve essere alla base un sottofondo di insicurezza, di possibile fragilità. Diversamente risulta impossibile pensare ad una persona con tanti numeri che perde così il senso critico parlando del pargolo.
Mi capita di pensare che questi figli da record servano per partecipare a quella fiera delle vanità a cui molti si iscrivono. Figli che diventano  terreno di confronto e di sfida al mondo. Magari i piccoli vorrebbero soltanto essere aiutati a crescere e a trovare negli adulti vicini quei riferimenti per superare le varie crisi di crescita.
Ho avuto la fortuna di crescere due piccoli esseri. Che ho accompagnato e continuo silenzioso a seguire nei loro percorsi di vita. Ora che sono due adulti non so come siano effettivamente e anche se a me sembrano due capolavori. Ma il pudore del sentimento mi ispira a tentare di vederli come un giovane uomo ed una giovane donna, affezionati al loro padre. E spero tanto di poterli accarezzare per qualche anno ancora.


giovedì 26 dicembre 2013

Il tempo passa

Un bilancio? E chiamate un ragioniere, ma di quelli bravi, non di quelli diplomati con il minimo che vi mettono nei guai.
Per un bilancio personale ci vorrebbe invece una grande capacità di analisi, una dose straordinaria di lucidità e tanta sincerità.
Quanti sono veramente pronti? Bravi, se ce ne sono davvero; io mi limito a frequentare le cantine del dubbio ed i bassifondi delle incertezze. Non so se partendo dal basso si riesce ad arrivare ad un risultato accettabile. Certamente, così comportandomi, non avrò fatto debiti con la bocca o se volete, con la penna del blog.
Intanto, dopo quaranta anni dal superamento dell'abilitazione professionale, mi sono deciso a chiedere la "cancellazione" dall'Ordine degli Avvocati. Un momento difficile, ben oltre le angustie della burocrazia, dei bolli e del pagamento di una tassa, udite, udite, per la delibera dell'Ordine.. A questo passo non lieto e non desiderato mi hanno condotto una serie di considerazioni. Prima fra tutte la voracità dell'impianto fiscale che avrebbe voluto da me una cifra anticipata per la c.d. "cassa forense". Importo molto alto che non ho assolutamente la certezza di poter incassare, non parliamone poi di guadagnare. E poi ancora, assicurazione obbligatoria, pos e balzelli vari.
E così smetto. Con qualche nostalgia  per il fascino del ruolo dell'avvocato, Che nel mio immaginario resta  funzione alta e nobile, da onorare piuttosto che da sfruttare. 
Continuerò a mantenere lo spazio fisico del mio studio: per vari motivi, ma forse più di tutto per poter avere ancora un luogo dove saldare ai ricordi di famiglia  una possibilità di raccogliermi. A scrivere, a pensare, a ricevere i tanti amici che mi vengono a trovare per un parere, un consiglio, anche solo per uno sfogo.
Tante storie si sono succedute in quelle stanze. Tante vicende umane che ho cercato sempre di trattare con sensibilità, spesso sconsigliando gli interlocutori da azioni temerarie o soltanto impervie. Raccontando loro dei tempi stimati - dico solo stimati -  per avere giustizia. Dei costi, delle difficoltà nei rapporti interpersonali. E delle sentenze spesso capricciose o soltanto sciatte di alcuni giudici. Per fortuna solo di alcuni. La mia personale esperienza con i magistrati mi ha piuttosto messo a confronto con persone serie e di buona volontà. Ma è bene dire al "cliente" che c'è di tutto.
Come  pure ci sono i clienti che scompaiono, dopo averti levato la salute e messo anche a contatto con fasi pericolose, tipo lo sfratto alla casa di un pregiudicato agli arresti domiciliari. E tu magari pieno di buona volontà  sei riuscito a gestire fruttuosamente quelle asperità. Ma nel frattempo il cliente, avuta libera la casa è scomparso, senza saldare i propri debiti. Gli incerti del mestieri, si, dite bene. Ma le "iastemme" che si è ricevuto quel tale dovranno pure fare qualche effetto.
Questo fatto, oltre alle nozze di una amatissima figlia, e l'arrivo in casa di Gattomics mi sembrano i tre  momenti rilevanti del 2013.
Per il resto ordinario degrado fisico e temo anche mentale.
Ma finché riesco "postare" le mie pietre etrusche ed a ricevere i commenti di amici e conoscenti a me sembra di poter dire che va tutto bene. O no?

mercoledì 25 dicembre 2013

e' quasi fatta

Forza amici, stiamo per scollinare le feste di Natale. Ancora un piccolo sforzo di mandibole, denti, apparati digestivi e annessi. L'orgia del periodo festivo sta per concludersi, lasciandoci qualche ricordo in termini di mal di testa, pesantezza e qualche chiletto di troppo. Ma d'altra parte chi sa resistere? Al cenone della vigilia confesso di essermi fiondato sul salmone cotto a vapore e sull'insalata di rinforzo. Ma poi che avremo da rinforzarci, con tutto quello che c'è sulla tavola? Vallo a sapere.. 
E i regali? Forse quest'anno ho intravisto un inizio di austerità. Cose utili, persino ai ragazzi ed ai bimbi. Ma comunque  resta un eccesso, davvero intollerabile in tempi di ristrettezze e di difficoltà.
Mi consola il pensiero che con il giorno 26 si torna ad una vita più normale e non più inframmezzata di pericolosissime stuzzicanti tentazioni.
Il cenone tipico della mia città prevede lo spaghetto a vongole, piatto che inevitabilmente divide i gusti dei presenti: in bianco o con una pummarulella per colorire? Come lo faceva mammà o alla moda di Positano, Capri o Nerano? Col pepe o senza? Con aggiunta di lupini?
Il dibattito che si apre potrebbe andare in parlamento, quanto ad oziosità ed a toni accesi.
Il secondo prevede il pesce in bianco.
Altra puntata di "oggi in Parlamento" perché a tavola, etrusco a parte, sono tutti pescatori di altissimo livello, con frequentatori delle riserve cubane, di capo Verde, di Bora Bora. Pescatori che hanno preso ogni genere di pesce, che discutono animatamente sulla migliore qualità e sulle diverse specie, sulle tecniche adottate. Uno spettacolo dove pare di avere davanti agli occhi questi arpioni, fiocine, reti e mulinelli. Con preoccupanti casi di pescatori che non mangiano il pesce perché non gli piace. Posizione che a me fa venire subito in mente quanto ci sarebbe bisogno di un esame attitudinale generale, in termini di sanità mentale, prima di concedere il permesso di pesca. Ma pare che non ci sia bisogno di niente. Solo tempo libero, disponibilità economiche adeguate per le costosissime attrezzature e per la barca. E magari poi al termine di una faticosissima battuta prendere una "pezzogna" di sei chili - che meraviglia - e ributtarla in mare perché non ti piace.
Ci si avvia lietamente verso il dolce, non senza aver onorato, come da tradizione, il già citato piatto di insalata di rinforzo, le ciociole, la pizza di scarola, e, perché no, un'insalata russa. Per ciociole si intendono ogni genere di frutta secca, fichi al miele, fichi secchi, prugne. Davvero una miseria, ma ricordatevi che si mangia di magro, non c'è carne e dobbiamo pur fare qualche sacrificio.
Scassamiento finale con i dolci: babà, cassata - napoletana e siciliana - e immancabili, gli struffoli.
Che volete fare ci dobbiamo accontentare, il vero pranzo viene il giorno dopo. Basta sapere sopravvivere poche ore con le ridottissime calorie accumulate al cenone della vigilia.

domenica 22 dicembre 2013

Riflessioni di Natale

Il caos calmo di questo periodo conduce a qualche riflessione, tra noiosissime tombole e tornei pseudo tennistici, fuga dai regali e falliti tentativi di smarcamento dalle libagioni che inevitabilmente accompagnano le feste.
La tombola. Ce la ricordiamo tutti, magari collegando quei momenti di ieri alle immagini dei nostri austeri vecchi che una volta all'anno si concedevano questa parentesi ludica. Dovevano giocare tutti e si favorivano, apertamente e con qualche protesta, i più piccoli che erano contenti di quel contatto di  gioco con nonni e zii, mondi molto spesso lontani.
Diventata fenomeno di massa attraverso le solite americanate, pare sia la causa di molte crisi familiari. Le odierne case del bingo ospitano casalinghe che disertano le famiglie, perditempo che provano ad andare avanti per qualche giorno e tutta la varia umanità dei drogati di gioco.
La  tombola del vostro etrusco si svolge da qualche anno presso una coppia di simpaticissimi amici. Due tipi da conoscere per la loro affascinante originalità, per il modo semplice ed al tempo stesso raffinato di ospitare un numero imprecisato di amici. Cene squisite, preparate prevalentemente da lui, ingegnere, docente, ristoratore avventuroso e fortunato, ma organizzate ed ideate nei dettagli dalla moglie. Donna simpatica e spontanea, con tempi teatrali da attrice di alto livello che mette tutti gli ospiti a loro agio.
A questa ospitalità di livello tutti i partecipanti offrono in cambio la loro serena sopportazione verso la tombolella, che ha i suoi rituali. Chi deve estrarre i numeri e chi li deve leggere? A parte un paio di soggetti estroversi, il resto della compagnia risulta di tipo standard: timidi, riservati, alcuni seriosi, impacci di vario genere. Superati come sempre e si parte. Il risultato? Una palla infinita, molte sommesse proteste, le solite banalità riservate all'occasione. La più gettonata quella di gridare ambo al primo estratto e così di seguito.
Vincono sempre gli stessi, ma nessuno intende aprire alcuna indagine sulla legittimità di queste vincite. L'importante è finire, come diceva una famosa canzone di Malgioglio, onorata dall'interpretazione di una Mina d'antan.
I padroni di casa meritano questo sacrificio e persino la nostra riconoscenza. L'alternativa sarebbe sprofondare in un divano ad assistere al teatrino della nostra politica.
 Dove persino un signore mesto, che nel mio immaginario potrebbe impersonare il  perfetto amministratore di un medio condominio, ma che invece svolge la funzione di ministro dell'economia, dichiara di essersi turbato, essendosi sentito offeso dal gesto di un notorio imbecille che intervistato da Fabio Fazio ha fatto il gesto dell'ombrello all'indirizzo del fisco italiano.
E' vero piuttosto che il fisco nostrano compie quotidianamente il fatidico sfanculaggio del povero popolo italiano, sempre più tartassato. Ignorando qualsiasi emergenza e stringendo il cappio del collo sempre più smagrito del contribuente.
Caro Saccomanni, tu sei a quel posto perché non avevano migliore (?) risorsa da impiegare. Ma almeno, non ci decorticare le pudenda con il tuo sdegno. Tu  e quello sfessato dell'intervistato vi meritate. Siete il recto ed il verso di una medesima medaglia. Quella dell'Italia scassata dei giorni nostri. Farabutti e burocrati che fingete di contrastarvi. Ma che lietamente ci state conducendo al baratro.

martedì 17 dicembre 2013

mi chiamano Mics

Ciao, mi chiamano  Mics. Da qualche mese mi dedico all'addestramento di una coppia di umani. E già, io sono un gatto o meglio una gatta. Vita precedente agitata, in una famiglia rumorosa e litigiosa. Quanto di peggio per un felino! Si sa che amiamo la nostra tranquillità e che non vogliamo essere sballottati, specie in questioni che non ci riguardano. 
Fatto sta che in questo trambusto di umani chiassosi mi trovai in un giardino e dopo qualche giorno di fame, per necessità, diedi confidenza ad un umano. Il quale credeva di potermi far fare quello che lui voleva. Non aveva capito niente o quanto meno non aveva conoscenza di noi gatti. Siamo sempre noi a menare la danza ed a decidere quello che vogliamo fare, secondo la nostra convenienza. Dopo un periodo di serena convivenza questo umano si rese conto che non riusciva a farmi la compagnia che pretendevo. Così fui affidato ad una umana che deve essere parente del mio primo ospite, forse la sorella. Subito feci le mie rimostranze: casa piccola, senza spazio per una signorina felina. Ma alla fine mi adattai, ma con il chiaro proposito di  intraprendere  un programma di rieducazione degli umani. L'umana lei non è male e nemmeno quello sfilenzo che le sta accanto. Ma avevano bisogno di una profonda immersione nella cultura felina ed io sto facendo del mio meglio. Mi fanno mangiare bene, la mia lettiera è pulita, l'ambiente silenzioso e pacifico. Però ancora non capiscono bene che una signorina gatta ha le sue esigenze: di svago, di grattamenti e spazzolature, di giochi. In cambio poche e misurate smancerie che di tanto in tanto io concedo. Senza esagerare e facendo capire chi comanda e chi sta sotto. La lei mi fa le vocine, come quelle dedicate ai bambini piccoli e forse pensa che io sia deficiente. Il lui mi tratta come un giocattolo, mi gira sul divano nel verso del termosifone e si prende una confidenza inaccettabile.
Ma a pensarci bene me li tengo. Potevano anche essere peggio. Tra noi gatti circola voce che il migliore degli umani  ha la rogna. Al momento questi due sfessati non presentano i segni della malattia e chissà che non riesca ad educarli a misura di gatta.

domenica 8 dicembre 2013

Grugniti o digestione difficile?

A noi mansueti spettatori delle televisioni di stato e commerciali ci è capitato di vedere e sentire un po' di tutto. Fandonie a tutto spiano dei politici, risse e scontri fisici tra illuminati esponenti delle diverse fazioni, volgarità nell'espressione e nelle immagini. A mettere insieme tutte le porcate che abbiamo subito negli ultimi anni ci vorrebbe la riedizione di uno di quei mastodontici elenchi del telefono dell'era pre-cellulare. Nelle città maggiori si era arrivati al punto di dividere gli abbonati in volumi diversi e così capitava di  beccare sempre quello sbagliato. Ricordi di tempi passati. Ora sono smilze pubblicazioni per quei pochi che ancora intendano farsi trovare.
Ma tornando allo spunto di partenza, non ci fanno mancare niente, con punte di speciale abbrutimento nelle trasmissioni di intrattenimento pomeridiano dove si riesce a distillare lacrime ipocrite per qualsivoglia storia finto patetica.
Anche le trasmissioni sportive avevano trovato attraverso Biscardi una deriva impressionante. Quel suo processo e' diventato paradigma di tutte le tribune sportive, condotto con aria sicura dal presentatore, forte della sua solida ed impudente ignoranza.
La concorrenza alla Tv di stato aveva saputo recuperare il gap iniziale attraverso indimenticabili protagonisti, del genere Mosca e Mughini. Sedicenti giornalisti o scrittori che riuscirono a risvegliare le fazioni, animando dibattiti di eccezionale inutilità. E come tali seguitissimi da un pubblico al quale non erano stati ancora propinati Sgarbi e Ferrara.
Ma ai tempi nostri diventa motivo di sicuro interesse il metodo di conduzione di Enrico Varriale, imposto in almeno due programmi. Nei quali il nostro, nel suo improbabile idioma partenoromanesco, riesce a commentare le risposte degli interlocutori con continui suoni gutturali.
 Si tratta di rutti? Niente di strano, visto il livello delle produzioni, ma in quel caso basterebbe un po' di bicarbonato. 
Oppure di grugniti per trattenere commenti di segno opposto alle parole sentite?
Indimenticabili i suoi animatissimi siparietti con altri signoroni del settore, tipo il presidente laziale Lotito o quell'ameno buontempone del tecnico inventino. Riescono a dirsi di tutto, con strali del conduttore e repliche al cianuro degli altri, minacce di abbandono che, a volte, culminano, udite, udite, in interpellanze parlamentari. 
E' un paese meraviglioso, non è vero? Come fare a non ricordarsi della sobrietà di Gualtiero Zanetti o della sorridente signorilità di Alfredo Pigna o della competenza e facilità di eloquio di Sandro Ciotti?.
Per loro sorte, se ne sono andati tutti e gli sia lieve la terra. Forse anche per non assistere a tanto scempio.

martedì 3 dicembre 2013

4/4 misura o premio alla carriera?

Chi è coinvolto nel tennis come il vostro etrusco - da troppi anni, solo 50 - conosce l'eterno interrogativo sul come fare le classifiche dei giocatori.
 In breve, la Federtennis periodicamente aggiorna le classifiche dei tesserati adottando propri criteri di valutazione della cifra tecnica raggiunta dai singoli.
Molti anni addietro esistevano nelle regioni apposite commissioni, composte in prevalenza da maestri, che a fine anno davano le pagelle ai giocatori che avessero disputato tornei. 
C'erano così anni in cui si privilegiavano le potenzialità degli atleti, specie i giovani, altri in cui si faceva prevalentemente riferimento ai risultati conseguiti. 3 categorie, poi diventate 4, con sottogruppi e suddivisioni.
Il sistema si prestava a manipolazioni e favoritismi. La reazione fu quella di adottare, anche grazie all'uso crescente della tecnologia, un criterio meramente numerico, con coefficienti che conducono a certe classificazioni.
Non mi dilungo sull'argomento, già lungamente dibattuto dagli addetti ai lavori.
Le conseguenze del meccanismo attuale sono in molti caso aberranti. Giocatori modestissimi vengono premiati per aver conseguito punti, magari per aver vinto una singola partita con avversari meglio classificati, ma in giornata storta.
E' quanto successo al vostro etrusco che, approfittando di un paio di risultati giusti in un unico torneo, si trova ad aver ricevuto una importante classificazione per il 2014. 
4/4 rappresenta il terzo gradino della quarta categoria, un livello già interessante che, a titolo di esempio, e' stato attribuito per quest'anno anche a Gaetano Di Maso, ex Davis man italiano degli anni '70.
Che fa il vostro etrusco? Se ne va di testa ed immagina di essere diventato bravissimo di colpo? Oppure si ricorda di essere stato sempre un "pippone" di buona volontà, anche se con tanta passione.
Ma mi chiedo: proprio ora che le gambe, un tempo punto di forza, mi stanno progressivamente lasciando? 
Nel tempo ho acquisito una certa dimestichezza con il gioco, ma la tecnica e' quella che è. Cioè poca ed approssimativa.
E allora? Ho capito, si tratta di un premio alla carriera, come quelli conferiti ad artisti alla fine della loro stagione attiva, spesso avara di riconoscimenti ufficiali. A conferirmi il riconoscimento per i 50 anni di gioco non un comitato d'onore, ma un gelido computer. Però sono contento lo stesso e se dovessi avere la fortuna di un nipote potrei sempre raccontargli di essere stato un grande giocatore!

domenica 1 dicembre 2013

Mannoia, ipersensibilità da FB

Credo sia ben noto a tutti che iscriversi a FB rappresenti l'equivalente all'esposizione in piazza di molti degli affari nostri..
Il solo fatto di essere presenti costituisce per ciascuno di noi una concessione  a tutti gli altri partecipanti di una certa quota di riservatezza, probabilmente in cambio di qualcosa.
Poco importa se  aderiamo per  vanità, ricerca di contatto, noia, per seguire la moda, per ricordarci di essere vivi.
Cambia poco. Di fatto, con immagini, scritti, opinioni, manifestazioni di gradimento o condivisione, riveliamo alla piazza virtuale molti nostri dati sensibili. 
Da queste scontate riflessioni dovremmo partire ogni volta che ci sorprendiamo o facciamo finta di meravigliarci perché qualcuno ha invaso con commenti o critiche quella nostra sfera riservata che,volontariamente, abbiamo esposto.

Leggo a tale proposito una piccata nota di insofferenza di Fiorella Mannoia, artista pregevole da tanti punti di vista. La nostra lamenta la strumentalizzazione del suo pensiero provocata da uno scritto da lei "postato" e minaccia di chiudere la pagina, peraltro molto frequentata.
Libera di comportarsi come crede. Ma per dare conferma a quella positiva impressione che ha prodotto in tanti sarebbe necessaria  qualche opportuna riflessione.
La Mannoia non ha mai nascosto il proprio orientamento politico, schierandosi in molte occasioni pubbliche. Partecipa ad iniziative di chiara inclinazione, si è resa promotrice di alcune campagne di sensibilizzazione verso temi sociali e di solidarietà.
Può una persona così, che non ha certamente bisogno di FB per ottenere visibilità, dare segni di insofferenza per qualche commento acido o di chiaro segno contrario?
Non riesco a condividere questa ipersensibilità. Per quanti commenti malevoli abbia potuto suscitare il suo intervento posso solo osservare che c'era da aspettarselo. E farsene una quieta ragione.
Così come non condivido quegli aderenti a FB che chiedono agli altri di adottare particolare cautele o che si proteggono schermando in vario modo la propria postazione.
Non sarebbe più semplice non aderire? Ovvero limitare ad una schiera ristrettissima di amici la circolazione dei contenuti?
Pare sia una speciale gloria personale avere un numero spropositato di amici FB. Se è così, non ce la prendiamo troppo se uno al quale stiamo più o meno segretamente sulle scatole farà sarcastica o scoperta censura delle nostre idee.
E' la prima regola di questa giostra rutilante. Ricordandosi che la civiltà dei comportamenti sta diventando moneta fuori corso, come la nostra liretta.







mercoledì 27 novembre 2013

Democrazia in agrodolce

Qualche piccola soddisfazione da uomo medio: aver visto il temporaneo arresto dell'arroganza, dello strapotere della cialtroneria al potere per riuscire a conservare una misurata fiducia nel sistema democratico. 
Quel sistema che per oltre venti anni ha subito attacchi di sconosciuta portata da parte di un soggetto capace di sfuggire alle pene connesse ai tanti reati perpetrati grazie ad un meccanismo di approvazione di leggi fatte su misura.
 La rappresentante di SEL,  nella manifestazione di voto del suo gruppo al Senato, ha elencato pedissequamente tutti i provvedimenti di legge creati nel tempo su misura per  proteggere  con uno scudo legislativo questo spregevole malfattore e corruttore abituale.
Non possiamo parlare di un trionfo, certamente. Troppe macerie ancora presenti in modo ingombrante nella vita politica, nel costume generale attraverso la diffusione di un modello umano volgare e rivolto solo ed esclusivamente alla soddisfazione del personale interesse.
Che cosa succederà domani? Dipende dalla profondità della ferita al costume nazionale inferto da questo ometto furbastro. 
Questa nazione  si è saputa rialzare da eventi funerei  quali una dittatura di stato, da una guerra sanguinosa e scellerata, dai tanti tentativi di golpe più o meno striscianti subiti nel dopoguerra. 
Ora più che mai, dobbiamo conservare a noi ed ai nostri giovani la speranza di poter uscire anche da questa parentesi di sonno della ragione. Ripristinando le dinamiche virtuose dell'esempio, della parola corretta che insegna, della capacità di usare le risorse del cuore e della mente.
Potrebbe essere il momento della rinascita di una dignità nazionale duramente calpestata da questo grottesco fantoccio, diventato per l'opinione pubblica internazionale il simbolo di ogni difetto nazionale.




domenica 24 novembre 2013

Dove sono le donne lucane?

Da quando ho o pretendo di avere uso di ragione si è fatta strada in me una profonda ammirazione per le donne lucane.  
Diffido dalle generalizzazioni, ma in questo caso la mia esperienza della terra lucana, vissuta in modo non superficiale, mi ha convinto di una certa supremazia mentale e morale delle donne di quella regione rispetto ai maschietti. 
Che, sempre parlando per grandi numeri, non hanno mai destato in me una grande impressione. Il tipo maschile lucano che ho davanti agli occhi lascia un'immagine non proprio lusinghiera. Normalmente portato al lamento ozioso, alla denigrazione sistematica di chi sta meglio di lui, alla critica malmostosa piuttosto che alla costruzione di un concetto o di un'opera degni di tal nome. Non me ne vogliano i pur numerosi amici maschi, alcuni dei quali, per loro fortuna, sono  l'esatto contrario del tipo descritto.
E  per converso mi accompagna la lietissima considerazione che nutro verso molte donne lucane, di ogni età e censo. Esempi di serietà, impegno, di silenziosa e sacrificata operosità. Vere strutture portanti di famiglie talvolta in precario equilibrio per motivi di vario ordine.
Allora per cortesia, spiegatemi perché nel neo formato consiglio regionale della Basilicata non figura nemmeno una donna.
E' possibile che non ci sia una, dico una, signora degna di amministrare la regione?
Ricordo a me stesso che il precedente organo regionale si era sciolto a seguito dello scandalo degli scontrini di comodo esibiti dai consiglieri. Magari la cifra contestata era di gran lunga minore rispetto  a quelle delle ruberie di altri malfattori nella stessa posizione. Ma pur sempre di uno scandalo si è trattato.
Sono convinto che un consiglio con equilibrata presenza femminile sarebbe stato più protetto rispetto a fenomeni del genere.
Di questa totale assenza, cercherò  di darmi una spiegazione in chiave sociologica, ricordandomi della struttura molto tradizionale di quella società, dove la donna deve avere un silenzioso ruolo dietro le quinte, agendo come supporto logistico organizzativo a chi deve decidere.
Ma può essere vera anche ai tempi nostri una fotografia familiare che sembra uscita dalle cronache di altri tempi?
Anche attraverso FB prendo atto della vivacità concettuale e dialettica di alcune giovani donne del mio paese di residenza. Con le idee di alcune non mi ritrovo affatto in sintonia. Ma questo ovviamente non sminuisce il valore dei loro tentativi, specialmente se confrontato con la quasi assenza dei coetanei maschi, alcuni dei quali impacciati persino nel pur minimo aspetto formale necessario per essere presenti sul web.
E allora? Mi aspetto qualche commento e non certo per vuota vanità da blogger.


giovedì 21 novembre 2013

Gatto Silvestro: a destra o a sinistra?

Nello straordinario vecchio stivale che così bene ci ospita scoppia periodicamente un tornado  polemico. Uno solo mi direte? No, è vero, nel settore siamo considerati specialisti, non ci facciamo mancare niente e ci portiamo sempre avanti col lavoro. Ma sulla collocazione  politica di questo o quel personaggio abbiamo raggiunto da tempo  primati di  portata inarrivabile. 
Fateci caso, basta che emerga alla visibilità generale un fenomeno nuovo che scatta, quasi automatica, la ricerca del dove posizionare l'artista, scrittore, regista e perché no, calciatore o atleta famoso. 
"Può essere considerato dei nostri, vista l'aperta e liberale visione del mondo che invera tutta la sua attività". "Macché, a ben guardare, quel modo spensierato e apparentemente volgare di presentarsi nasconde una profonda e meditata amarezza".
E' stato così per tanti, ma  posso limitarmi a fare qualche esempio.
Mi ricordo del povero Battisti, sballottato a destra e sinistra senza una sentenza definitiva. Magari pure lui  avrà fatto ricorso alla Corte di Strasburgo dei Campi Elisi per trovare pace, finalmente!
A breve distanza il buon Gaber, che però ci metteva del suo, dichiarando in canzone che gli facevano parimenti schifo destra e sinistra. O meglio le immagini deturpate di quelle ideologie, manipolate a fini utilitaristici dai rispettivi gruppi di potere.
Per restare ai tempi nostri è scoppiata la bagarre sul significato politico dell'opera di Checco Zalone. A me, se non mi scappasse da ridere, mi verrebbe da dire che si tratta di un giovane e che non ha ancora avuto la possibilità di esprimere per intero tutta la propria cifra artistica, ma che nel frattempo ha già dato mostra di essere un gran paraculo.
Qualcuno mi  potrà pure ricordare che il suo film sta incassando cifre incredibili, battendo ogni precedente record. E che il fenomeno è così rilevante al punto da sollecitare un commento di quel gigante politico di nome Brunetta.
Con rammarico, devo ammettere che la sola vista del Renatino nazionale mi produce fenomeni che preferisco non riferire. Non vi dico quando chiosa le vicende nazionali con il suo proverbiale equilibrio ed i suoi toni pacati da saggio della montagna.
Confesso, con autentica vergogna, che non sono ancora riuscito a superare quella spocchia da vecchio etrusco tanto da farmi forza e pagare il mio obolo cinematografico al nuovo astro.
Lui, come D'Alessio, Mengoni, Emma, Marco Carta, ma anche i cinepanettoni, se avessero dovuto far conto sugli introiti dei miei biglietti sarebbero tutti all'angolo della strada.
Resta però da chiedersi perché svariati milioni di italiani siano accorsi nelle sale cinematografiche ad assistere a questo imperdibile exploit dello Zalone.
Forse per gli stessi motivi che hanno avvalorato il successo politico di dichiarati e manifesti farabutti, capaci di rovinare e condizionare la sorte di un intero Paese.

sabato 16 novembre 2013

Per scriver d'altro

Al vostro etrusco come a voi tutti non mancano le occasioni di particolare dispiacere. Vuoi per la vita sempre più difficile che affrontiamo, vuoi per gli anni che ci lasciano margini di tolleranza che vanno progressivamente a restringersi.
Uno dei vantaggi di avere un blog consiste nel potersi sfogare, magari non direttamente sull'argomento che ci affligge, quasi sempre di natura personale, ma divagando amenamente su varia umanità e cappellini delle signore.
Argomento quest'ultimo legato, quanto ad imprevedibilità, all'andamento meteorologico, come sostiene un impeccabile aforisma inglese.
Mi chiedevo stamattina se esista un equivalente di "guardone", riferito a chi usi l'udito in luogo della vista.  Si chiamerà "orecchione"? Temo di no, altrimenti da Latina in giù avrebbe fama di diversità sessuale. Allora "sentone" che è meno attraente, ma rende il significato.
Ho avuto la ventura di frequentare un tale, in ambiente lavorativo, fesso come pochi, che per comunicare al mondo quanto non gli sfuggisse nulla, usava il modo di dire: tengo orecchio a terra. E con le mani accartocciava l'organo interessato, quasi a sottolineare l'intensità dei suoi controlli. 
Sono lieto di non aver più occasioni di incontrare questo sedicente spione, che tra l'altro, raccoglieva gossip aziendali di profilo minore, incapace di inquadrare e sondare questioni reali.
La radio, in particolare radio due, e' la fedele compagna di molti miei momenti. Quando lavoro, ho il sottofondo del suono di una antica radio. Così sto diventando un gran "sentone" e certe volte mi chiedo a quante parole effettive si sia ridotta la lingua italiana corrente. Un numero intorno al cento. Non di più! Troppa gente ripete sempre le stesse parole e l'ambito si restringe sempre di più, lasciandoci intravedere un futuro prossimo con un contesto lessicale composto da qualche decina di parole note a tutti. Chi ha seguito i recenti tests di accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso ha scoperto con raccapriccio che i nostri giovani ignorano il significato di parole invece ben noto  a soggetti di una  precedente generazione di diversa formazione.
Mi dite chi oggi, descrivendo se stesso o un altro, non abusi dell'aggettivo "solare"? 
E che vuol dire? Indica chi abbia rapporti con il sole? Oppure che illumina gli altri con la sua luce interna? Che si abbronza tanto? Nelle intenzioni di chi fornisce la definizione dovrebbe descrivere un soggetto che non sia ombroso, quindi incline ad annuvolarsi e rabbuiarsi per ogni contrarietà, che sia trasparente nei comportamenti e di pensiero positivo. Quanti solari conoscete? Io mica tanti.
E poi c'è l'abuso di emozioni ed emozionarsi.
Mandrie di scrittori, musicisti, registi ed attori, di ogni ordine e livello descrivono la propria ispirazione come legata ad un'emozione, ovvero le produzioni destinate a creare emozioni nel pubblico.
Ma ci sono soltanto le emozioni? ovvero si può suscitare curiosità, desiderio di conoscenza, apprezzamento, estasi, senso di umanità. E un'idea artistica può nascere da tanti diversi stati d'animo, quali dolore, piacere, sogno, indignazione, imitazione di un modello e tanto ancora che non dirò.
C'è dietro questo impoverimento del linguaggio l'idea imperialista di stampo nordamericano di omologare tutti ad un linguaggio povero, privo di intuizioni e di retroterra culturali. Un enorme gregge di consumatori e di poco pensanti che si lascino chetamente condurre dove vogliono i conducenti. Meditiamo, finché siamo in tempo.


giovedì 14 novembre 2013

di ignoranza non si muore

I tempi dell'attesa in un qualunque ufficio. Mi raggiunge una signora che amabilmente mi rimprovera di non averla riconosciuta, ma mi saluta con un bacio. Collega più giovane, non ancora cinquantenne, che ricordo bene, poco più che ragazzina, agli esordi dell'esperienza lavorativa. Poi percorsi comuni politico sindacali che per lei continuano, mentre io, da oltre dieci anni, sono fuori dall'ambiente. 
Qualche convenevolo di reciproco conforto sul come affrontiamo bene l'età. Vabbe.. E poi una lunga stimolante conversazione sui percorsi di vita e di ricerca personale. In due occasioni la mia interlocutrice, che mi aveva appena detto di essere diventata "counselor", sostiene che il mio approccio esistenziale è di stampo "rogeriano". 
Devo aver fatto una di quelle facce beote - che mi riescono benissimo - quasi  a dire: "e che me lo dici a fare? Io e il signor Rogers siamo una cosa". Ovviamente non so chi sia e nemmeno quale sia o sia stata la sua specialità  Devo presumere che si tratti di uno psicologo, terapeuta, ma di quelli importanti. Lei mi sgama e mi illustra in breve chi sia Carl Rogers. Ora, attraverso le parola della signora, so di essere, assai involontariamente, un seguace delle teorie di questo quasi Nobel, una specie di Roberto Vecchioni, almeno quanto a riconoscimenti mancati. 
Concludo  il cordiale incontro e penso con sgomento alla quantità di cose che ignoro. 
D'accordo, non si può sapere tutto, né pretendere l'impossibile dalla propria testa. Ma volete mettere il disagio di sapere che c'è uno scienziato che la pensa proprio come te? Mentre tu ignori completamente della sua opera e rimpiangi magari quanto ti avrebbe fatto bene leggere qualche pagina decente in più. 
Sacrificando ad esempio qualche ora dedicata al sempre più patetico tennis. Che ormai è diventato per me, che gioco quasi esclusivamente il doppio, una specie di passatempo da anziane signore. 
Ma invece di svolgersi davanti ad una tazza di tea e pasticcini di buona fattura, lo svago si sviluppa su un campo di terra rossa. Con altri tre anziani, travestiti da tennisti, pronti a sfottersi per ogni palla che, colpita in modo sempre più improprio e fortuito, termina la sua corsa in modo favorevole, guidata dal caso, piuttosto che dalle nostre intenzioni. 
Pare che anche questo tipo di impiego del proprio tempo abbia aspetti positivi. E possa servire a raggiungere quel  "rogeriano" progetto di "autorealizzazione", attraverso un accordo tra la valutazione/accettazione dei valori suggerita dall'esterno e quelli conformi alla richiesta di autorealizzazione.
Per fortuna c'è Wikipedia: ma comunque, a dirla tutta,  tra il mio goffo dritto e le sempre meno mobili mie gambe io vedo accordo decrescente. Chissà che non stia diventando, sempre inconsapevolmente, un oppositore di Carl Rogers. E che mi possa ritrovare, come già in passato De Lorenzo e Scilipoti, ad essere un candidato al premio Nobel. Una promessa, in quel caso sono pronto a portare a Stoccolma, a spese mie, tutti gli amici!

lunedì 11 novembre 2013

la farsa del derby e i falsi maestri di pensiero

Per mia fortuna ho tra gli amici di Facebook alcuni giovani, uomini e donne. Che invece di ignorarmi e di non filarmi manco di striscio mi riservano attenzioni  affettuose. 
Attraverso questo strano incrocio di "amici ed amici degli amici" leggo talvolta commenti che mi lasciano quanto meno perplesso. Parlo delle invettive contro squadre di calcio diversa dalla propria, ovvero di "santioni" (leggasi bestemmie) altissimi, spediti all'indirizzo dei tifosi di altra fede. Ad inquietarmi tanto è  la qualità, vera o presunta, di chi si lascia andare così pesantemente. In alcuni casi professionisti con ottimo pedigree, che vorrei immaginare a fronteggiare e superare i mali di pancia calcistici e che invece impegnano tutta la loro indignazione a censurare i supporters avversari, ovvero peggio ad augurare loro ogni sorta di male, senza esclusione di gravità o localizzazione.
E' mai possibile che il "tifo" possa ottundere  così gravemente la capacità di ragionamento, impedendo di attivare quelle normali forme di contenimento della propria rabbia? Ripetere senza tregua che una certa squadra ruba, oppure invocare fuochi e vulcani purificatori su intere popolazioni ha un senso umano? O non si tratta piuttosto di manifestazioni scomposte e fanatiche che ci portano a pensare che quelle stesse persone potrebbe partecipare a squadroni della morte ovvero teorizzare la saponificazione dei "nemici"? Spero di esagerare.
Qualcuno ha osservato che con il tramonto delle ideologie politiche che hanno diviso le masse  nel secolo precedente residuerebbero soltanto queste passioni sportive ad accendere gli animi, ahinoi diversamente piuttosto smorti, di giovani e meno giovani.
Leggo persino un aspirante "maitre à penser" il quale, piuttosto che riportare a regime i personali livelli di scoramento  sportivo post sconfitta, approfitta dello spazio che la stampa gli concede per avviare una rancorosa campagna di invettive contro gli striscioni o i cori contrari alla propria squadra del cuore.
Non mi pare che faccia un buon uso della notorietà, peraltro  legittimamente conquistata, nonché dei conseguenti spazi mediatici messi a sua disposizione.
Dovrebbe utilizzare quelle opportunità per tentare un rasserenamento generale di quell'ambiente sempre più imbecille che si sta raggrumando intorno alle vicende del calcio.
Non possiamo poi sorprenderci o ipocritamente censurare i fatti se arriviamo ai blocchi di partite da parte degli ultras. Si tratta di masse pilotate da pochi, al soldo degli  interessi di pochissimi, capaci anche di delinquere o minacciare o rendere la vita difficile agli atleti di cui si dicono supporters.
Ma, si potrà dire, ci troviamo in settori di ignoranza e di sottocultura, in zone dove la palla che rotola è rimasta la sola cosa attraente e come esclusivo argomento di conversazione.
Chi invece  ha cervello e aperture mentali li dovrebbe necessariamente impiegare per riuscire a sdrammatizzare anche la delusione di una gara storta. Così ci si accredita come persone di cultura e di spessore. Diversamente si resta a starnazzare nell'ampio cortile di casa,  impersonando una delle tante macchiette da vernacoliere.

venerdì 8 novembre 2013

palle d'acciaio

Un presidente del Consiglio che mal gestendo lo sfascio di una nazione ha pure il coraggio di affermare che ha gli attributi. Palle d'acciaio? ma neanche di vecchia pellecchia di asino morto il secolo scorso. O no?
La più volte evocata "ripresa" appare come  un fantasma lontano che a forza di invocarlo sembra allontanarsi sempre di più. Lo sfacelo totale tra i nostri giovani, disoccupati e senza speranza. Il miraggio del lavoro, pure precario, mal pagato e dequalificato, sembra evaporare. A loro spetta la mortificazione di aver studiato, di aver nutrito normali aspettative di vita e di ritrovarsi avviliti e sgomenti. Mentre sulla tolda del putrido Titanic, si scannano per il menù del Senato, per la decadenza del puzzone, per le spinte al non cambiamento di Renzi, per le finte risse del partito dei ladri, per lo scandalo delle tessere del partito distrutto.
Sui giornali è tutto un fiorire di niente, condito da pettegolezzi da servi, quali siamo definitivamente ridotti. La Cancellieri, quella che sembra la Sora Lella col raffreddore, ci sciorina i suoi comandamenti di dignità. Magari dimenticandosi dei suoi intrecci con una finanza corrotta ed allo sbando. Ma come si fa a negare un piacere ad una famiglia che ha liquidato 3,6 milioni di euro al proprio figlio. Il quale si difende dicendo che erano retribuzioni giustificate dal suo alto livello di professionalità. Possiamo chiederci  in che cosa consistano questi enormi apporti alla affermazione del marchio Fonsai, società ora con i libri in Tribunale? O possiamo anche immaginare che quel denaro così impropriamente affidato ad un dirigente che aveva lavorato per poco più di un anno rappresenti la costituzione di fondi neri per i Ligresti, la cui fine finanziaria era ampiamente annunciata? E non è ancora singolare che uno dei figli di Ligresti abbia preso la cittadinanza svizzera tre settimane prima degli arresti del blocco familiare? Secondo voi è stato il vostro etrusco ad informare il clan dell'inchiesta che lo riguardava o piuttosto qualcuno che aveva accesso a tutte le carte possibili, facendo, per  puro caso, il Guardasigilli?
Dice Letta che ha palle inossidabili. Ma non sarà piuttosto vero che dice palle inaccettabili e che la traduzione dall'irlandese non ha fatto giustizia delle minchiate che sparge per l'Europa?
E intanto i sondaggi dei primi giorni di novembre confermano i valori numerici delle elezioni: P.Distrutti al 28/29%; Pd Ladri al 25%; fanculisti al 22%. Insomma non è successo niente e quindi a vedere bene è solo il vostro estrusco ad allarmarsi per quisquilie.

giovedì 7 novembre 2013

Lavorare è faticoso

Che lavorare sia faticoso è una di quelle frasi scontate che dovrebbero restare al di fuori del perimetro etrusco. 
Ma come, direte, non eri tu a dichiarare di volerti tenere fuori dei luoghi comuni? Non eri sempre tu, etrusco pedante, a proclamarti svincolato dai modi tradizionale del pensiero, nel tentativo di articolare la tua teoria del dubbio? 
Fatevene una ragione, qualche volta anche gli adagi più consumati ci prendono.
Me ne sono accorto nell'ultimo fine settimana quando, improvvidamente, ho dato seguito ad un pensiero che mi carezzava da tempo, quello di partecipare ad un mercatino dell'usato. 
E così fu Bidonville, negli spazi dell'Ente Fiera Basilicata nell'area industriale di Tito.
Tutto nuovo per me e per i compagni d'avventura, Elisabetta, Lorenzo e ed Emidio. Fatica per allestire i banchetti e grosso lavoro nei tre giorni di mercatino.
Ma anche qualche soddisfazione. Come quella di avviare subito un rapporto cordiale con i vicini di stand. Addirittura di diventare consulente agli acquisti di un vecchio rigattiere che mi ha portato in visione oggetti per sapere se ne valesse la pena acquistarli. Ovvero di un altro che mi ha chiesto di esporre una zuppiera perché secondo lui avrebbe figurato meglio in mezzo agli oggetti presentati da me, giudicati di buona qualità.
Probabilmente ho fatto le mie fesserie vendendo male alcuni oggetti di pregio.
Però devo ricordare anche a me stesso che mi ero deciso a quell'esperienza per smaltire l'enorme quantità di cose ereditate e ritrovate nelle case di mia madre a Napoli e Bella.
Cose che già avevano prodotto a suo tempo lo sgomento mio e della affaticata Elisabetta, unica collaboratrice nel tentativo di sistemazione di quanto ritrovato.
Così molte di quelle cose sono andate sui banchetti di Bidonville. E alcune saranno in case di Bari, Napoli, Potenza, Roma apprezzate dagli acquirenti e magari esposte nel salotto buono.
Alla fine dei tre giorni abbiamo incassato qualche euro con grande fatica. E chissà che non ci torni la voglia per la prossima edizione, sempre a condizione di individuare oggetti degni di essere esposti.

mercoledì 30 ottobre 2013

Speranze pallonare

Seguo con affetto e simpatia le esperienze calcistiche di un nipotino. Sin da piccolissimo, mi ha sempre dato l'impressione di un elemento di qualità, simpatico ed ironico e al tempo stesso molto determinato. Da qualche anno in lui e' scoccata la scintilla del gioco del calcio. E la fiamma divampa, alimentata dalla passione e dall'impegno serio che profonde. Superato un piccolo infortunio che lo aveva trattenuto, scalpitante, per un breve periodo, ha ripreso nel modo migliore. Quest'anno gioca il suo primo campionato nazionale allievi e sta facendo benissimo: gol, assist, belle prestazioni. Fino a meritare una convocazione nella nazionale di categoria. Ed è sempre più innamorato del gioco e si gode le cose nuove che sta sperimentando. Le trasferte coi compagni, l'atmosfera della gara. Già capace di gestire l'inevitabile emozione e di trasformarla in tensione positiva. Come gli atleti veri, quelli che lasciano un segno. Al tempo stesso e' uno studente di buon profitto che sa farsi apprezzare anche dai professori.
Non posso prevedere la sua sorte sportiva. Mi sbilancio invece nel dire che un giovane con le idee chiare e la giusta propensione al sacrificio  che dimostra, avrà le sue soddisfazioni, qualunque cosa gli capiterà di fare.
Per il momento, forza piccolo grande Andrea. Chi ti vuole bene ti segue con grande rispetto. E se dovesse essere nato un piccolo campione in famiglia verremo ad ammirarti!

sabato 26 ottobre 2013

Un mandolino?

Ma che bel mandolino.. è un'espressione tra il serio ed il faceto che di solito viene usata per descrivere il lato "b" di una donna. Ma non di una qualsiasi, ma di quella che abbia un didietro ben sagomato, con fianchi larghi e ben pronunciati. Proprio come un bel mandolino. Di quelli fatti un tempo dalle parti nostre e non made in Japan, come avviene ora. Adesso ditemi tutto: certamente quel popolo brilla per operosità e tenacia, capacità di produrre a prezzi bassi. Ma quanto a mandolini femminili, proprio non ci siamo! La media delle donne del Sol Levante è corta, informe,del tutto  priva di quelle speciali grazie richiamate dall'immagine del "mandolino".
Voi direte, insieme ad un celebre trombato della politica italiana, ma che c'azzecca?. Al tempo e vedrete che l'aggancio c'è.
Sono sin troppi gli esempi di soggetti che non c'entrano un cavolo con quello che fanno, ma che il nostro sventurato popolo deve sorbirsi fino alla fine. Fate voi l'elenco. Io, se ce la faccio, annoto soltanto quelli che mi sembrano uscire con i piedi "fuori dalla caccavella" come ricorda il detto partenopeo: n'aggio scaurate 'e strunze, ma chiste esce che 'e piere fore da caccavella". Per i non napoletani traduco: ne ho lessati di stronzi, ma questo esce con i piedi fuori della marmitta.
Immediatamente, forse anche per una contrapposizione di genere metrico, mi corre il pensiero a quel sublime elemento che da qualche anno infesta la politica e le scene mediatiche nostrane. Ebbene si, penso a Brunetta, la cui infaticabile opera condiziona le sorti del governo, dell'economia italiana.
Lui stesso, guardandosi allo specchietto, si chiederà di come sia possibile che le sue puttanate a getto continuo possano avere un effetto, anche minimo, sull'esistente. Ma, gongolante per il sorprendente risultato ed incoraggiato dallo stesso, il professore insiste volando come un falco (?), magari di quelli riusciti male, sul palcoscenico dei palazzi del potere.
Intanto la fuga di gas putrescente che deriva dai suoi interventi impedisce di concentrarsi sui veri temi che dovrebbero occupare le auguste meningi dei manovratori.
Ai quali, come è ben noto, è fatto divieto di rivolgere la parola mentre conducono il convoglio.
Quindi inutile parlar loro della gravissima violazione alla libertà di pensiero e di espressione portata avanti dai carissimi alleati a stelle e strisce mediante la NSA.
Enricoletto ha quasi giustificato l'operato degli spioni nordamericani. "So ragazzi.." che male fanno?
Il vostro etrusco, notoriamente e per ammissione continuata e reiterata, non rappresenta un cavolo. Ma mi piacerebbe organizzare tutto un lessico per spioni e lasciar immaginare all'eventuale ed improbabile controllore ogni attività sovversiva.
E' vero posso aver detto a telefono a mia moglie: "esco dallo studio, sarò a casa per cena tra dieci minuti" Ma questa espressione potrebbe celare straordinarie trame eversive filo comuniste, capaci di sovvertire il possente "ordine americano" imposto in tutto il mondo a suon di bombe intelligenti.
Queste le conseguenze dell'eccesso di libertà, penserà qualcuno. e provate a parlarne con Brunetta e chissà che lui non sia capace di individuare una soluzione.

domenica 20 ottobre 2013

Password, che passione!

Sarà una tara generazionale o soltanto un'idiosincrasia personale, ma confesso di non farcela più con le password. Sono ormai richieste ovunque, tra poco ci vorranno per soffiarsi il naso, lavare la faccia.
"E' richiesta password" e ti assale l'angoscia. Quale sarà ? Quella col nome del cane, quella che ricorda uno scomparso zio d'America, quella corta, quella lunga, con maiuscole e minuscole, ovvero con l'inserimento di cifre? Una Babilonia nella quale ci intorcigliamo volontariamente, affrontando le insidie del web. Transeat per la posta elettronica, serve per proteggere la riservatezza. E mi chiedo come si facesse  prima, quando il portiere sapeva tutto della vostra relazione con Luana?  Mettere la password al guarda porta era di fatto impossibile, lui era in grado di prevedere mosse e spostamenti perché teneva a mente tutte le missive infuocate che nel tempo erano passate prima al suo vaglio e poi alla vostra lettura.
Provate ad andare su un sito istituzionale, tipo INPS, Agenzia Entrate, Poste o più semplicemente quello del vostro gestore telefonico. Un'orgia di richieste: sei registrato? Hai già declinato generalità e altri fatti tuoi all'investigatore di turno? Quante volte ti tagli i capelli in un mese? E come si chiamava il primo fidanzato di tua cugina Olivia? 
Scusate ma io volevo soltanto un'anticipazione sulla pensione per sapere se questo mese posso acquistare il cappotto per l'inverno o della Raccomandata inviata al padrone di casa. Niente!
Implacabile la pretesa di una password con almeno otto numeri, una maiuscola, un'alternanza tra cifre e lettere. E le tue proposte di pw risultano tutte di scarsa protezione, facendoti sentire un po' più tartufo di quanto in realtà non sia.
Ho provato ad arginare questa inondazione col classico quadernetto a righe della terza elementare, ma in tempi di pre demenza senile dimenticavo sempre dove l'avessi nascosto.
E alla fine? Ho tentato un "backup" con uno dei figli, quella capace, perché l'altro si dimentica pure il nome suo. Ma la figlia sveglia, dopo un breve periodo di supporto, mi ha fatto capire che ha cose sue da fare e ricordare per il lavoro e che nel mio caso forse è meglio rassegnarsi. Che avrà voluto dire?



mercoledì 16 ottobre 2013

Due cadaveri e nessun funerale

Dobbiamo arrenderci ad una realtà ingombrante. Ce ne dobbiamo fare una ragione, ma siamo capaci di metabolizzare anche questo. In giro ci sono un paio di cadaveri, uno più resistente dell'altro. E a noi tocca lo smaltimento, procedura sin troppo adottata in anni passati, quando c'erano moltitudini di salme piantate nei plinti dei viadotti ad opera di specialisti. Per rendere più stabili le nostre fantastiche opere viarie.
In fondo queste due spoglie umane potrebbero trovare sistemazione idonea se gli incaricati della triste incombenza riflettessero sulla vera sostanza dei due. 
Il primo,  un criminale di guerra nazista di straordinaria longevità, e' rimasto in suolo italico fino all' età di 101 anni, custodito ed alimentato da quella stessa gente che aveva dovuto subire le sue azioni criminali. Alla faccia della teoria del rimorso! Che deve essere una di quelle panzane cattoliche che non funzionano. Lui ha superato il  secolo di vita, forte delle sue infami ribalderie contro inermi popolazioni. Boia, torturatore? Macché, lui se ne fotteva nel modo più disinvolto, addirittura si vantava  di aver eseguito ordini militari, negando tra i più decisi il sistema di morte della tirannia che rappresentava. E impagabili cittadini italiani sono stati capaci di inscenare in sostegno del defunto una manifestazione revisionista con scontri con dei poveri figli in divisa. Che meravigliosi ideali, quelli dei sostenitori del  defunto boia che, invece di gridare al mondo di lasciare nell'oblio carogne come queste, si infiammano nel ricordo di una belva umana.
E i nostri ineffabili servizi segreti che fanno scomparire kazaki, armeni e curdi in un battibaleno, che fanno? Proprio ora battono la fiacca o si fanno cogliere da scrupoli di legalità. Un miracolo!
Ma il nostro obbligo di smaltimento non si ferma qui. Abbiamo un cadavere tutto italiano, tipicamente tricolore nel quale sembrano materializzarsi tutti i vizi  di casa nostra: bugiardo, corruttore, ingannatore di tante persone di buona fede, arrogante prevaricatore, capace di abusare di ogni potere improvvidamente conferitogli. 
Alla fine delle sue gesta mirabili, quando si e' incrinato quel sistema che lui stesso aveva creato a propria protezione, deve soltanto andare in galera o alle alternative misure degli arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali.
Anche in questo caso la gestazione dell'eliminazione di questa salma sta conoscendo più di un impaccio. Strategie diverse, impianti progettuali sofisticatissimi per garantire al defunto quel finale imbellettamento che gli faccia compiere i definitivi passi della transizione. 
Un intero paese tira il fiato ed attende di conoscere l'iter del trapasso di questo grandissimo puzzone che però pare non abbia nessuna voglia di farsi stoccare.
A proposito, ma si tratta di umido, plastica (incidono nel caso pompette ed altre diavolerie di ricambio), o più verosimilmente di materiale organico? Una volta tanto non avrei dubbi!





lunedì 14 ottobre 2013

Talentuosi imbecilli

Si potrà liberamente essere imbecilli? Non c'è divieto o norma costituzionale impediente e poi la società fornisce una mano corposa al reclutamento, alla formazione, nonche' al perfezionamento del genere. Ed eccolo che il nostro idiota di turno può manifestarsi nella sua grandezza, dissipare ogni dubbio eventualmente ancora presente negli sfortunati spettatori delle sue prodezze. Se poi il nostro mostra una qualche abilità di tipo artistico o talento atletico il più e' fatto. Basterà che implacabili cronisti gli porgano periodicamente un microfono, oppure sarà sufficiente seguirlo attraverso i moderni luoghi di deiezione - non intendo i luoghi di decenza, bensì i social network - e così il gioco e' servito.
Ricordo per anni una città italiana- che ama definirsi metropoli- impazzire per le bizze tossico-alcoliche di un imbecille di gran talento che faceva di tutto per eliminare ogni ombra di dubbio sulla sua vera natura. Festini con i peggiori boss della camorra, oscuri traffici di sostanze stupefacenti, blitz notturni alla ricerca di facili amicizie femminili. Il tutto condito dalla certezza della impunità, sicurezza che gli veniva dall'atteggiamento prono di ogni sedicente autorità. Uno spettacolo! Giocherà il "divino" o sarà stanco delle defatiganti trasvolate oceaniche? Farà la grazia al pubblico delle sue piroette o preferirà risparmiarsi per impegni extra sportivi più gravosi? 
Così interrogandosi, passò quel periodo ora ricodato come periodo d'oro e passo' anche quell'uomo della provvidenza che lasciò ricordi indelebili, ma anche figli sparsi, debiti e pendenze con il fisco.
Ai giorni nostri stampa e televisioni hanno trovato un giovanotto nero, cresciuto anche lui con traumi giovanili e anche in questo caso capace di assestare azzeccate pedate ad una palla. Certo fa notizia molto più di suoi colleghi rei di essere seri ed applicati rispetto agli impegni. E lui spara cazzate a raffica, frequenta i peggiori ambienti, si vanta di essere un uomo "anti sistema ". Proprio quel sistema che lo coccola, lo nutre e gli consente di palesarsi in tutta la sua imbecillità.

giovedì 10 ottobre 2013

Il mio gatto mi vuole bene

Avevo finito con gli impegni di studio e stavo decidendo del mio tempo libero prima del pranzo. Una bella sensazione, quella della illusione di  poter scegliere se fare una cosa piuttosto che un'altra. L'acquisto del quotidiano, un saluto all'amico corniciaio matto, un giro per il centro approfittando del raggio di sole che mi accompagna.  Mi saluta una signora, una bella signora di una certa età. Di quanti siano i suoi anni sono certo, e' stata compagna di classe del liceo ed era la ragazza più carina della sezione  E della mia scuola. Le chiedo come va e con una smorfia mi rivela che è reduce da un intervento di angio plastica a seguito di un infarto.
Cambio discorso appena posso, ho un ricordo di lei, ragazza bella e corteggiatissima e sentirla ancora sofferente per la recente malattia mi dispiace assai. Ma lei, che oltre che leggiadra e' anche lucida ed immediata, accetta di divagare. Parliamo di una coppia di compagni che si sono sposati tra di loro e abitano nelle vicinanze. Il tempo per una rapida considerazione: ben tre matrimoni tra compagni nella mia classe e purtroppo un'altra triste riflessione. Alcuni di loro non ci sono più, scomparsi prima dei sessanta anni.
La mia compagna mi racconta dei nipoti. Io replico con la mia speranza di fare il nonno. Prima che sia troppo tardi. E di come confidi nella mia Ester, visto che Giovanni non sembra per niente disposto ad accontentarmi.
Saluto galante con un baciamano la compagna e mi allontano pensando a quanto sia fortunato. Tempo libero, una salute apparentemente accettabile che mi consente di programmare un pomeriggio di tennis, la speranza di un nipotino, il pensiero di tornare a casa dove grazie alla mia Elisabetta vivo in serenità e senza tensioni. Il piacere di carezzare il mio gatto che mi vuole bene.
Ma vuoi vedere che sono un anziano felice e non me ne accorgo?












domenica 6 ottobre 2013

Fatevi sotto!

Un invito? Una sfida oppure sprone al combattimento? Niente di tutto questo. Era la classica chiusura di una mia professoressa delle classi ginnasiali quando un certo numero di compagni chiedevano di andare in bagno. Altri tempi, con gli echi di una rigidità che intendeva riaffermare l'autorità della docente che non poteva accettare  richieste di uscita di massa. Era lei che  doveva regolare anche i flussi delle nostre giovanili vesciche. 
Pensate se succedesse oggi una cosa del genere. Scioperi, ricorsi al TAR, tazebao pubblici contro la tiranna della pipì, Twitter e post di Facebook a commentare il sopruso.. Ma una linea di mezzo capace di conciliare necessità didattiche e libertà individuali? Il buon senso, quello minimo dovrebbe aiutare. Ma pare che questo spesso ricordato strumento di soluzione di molte contese abbia scarsa possibilità di riaffermarsi.
 Se mi è antipatico un tale sono oggi in grado di orchestrare una perfetta campagna di diffamazione, servendomi di tanti strumenti mediatici. Il metodo del fango, ripreso con violenza dalle recenti vicende, pare che renda molto ed espone i fangaioli a ridottissime conseguenze. Son tempi complessi e comportarsi bene diventa un lusso insostenibile. Volete mettere la soddisfazione di uno stalking continuato, servendoci di telefoni, iPad, smartphone, fino a ridurre il malcapitato in stato confusionale?
Il vostro etrusco, forse perché non conta niente, non ha nemici. Intendo quelli veri, perché certamente starò sulle scatole a qualcuno, ma non avendo mai compiuto atti volontari di ostilità contro chicchessia, rientro in quel limbo di sfessati, sopportati in alcuni ambiti, ma in definitiva ignorati perché di scarso rilievo. E allora, vorrà dire che conviene mantenere un basso profilo, così poco evidente da sfuggire agli scrutini della gente?  E neanche questo vi salverà! L'invidia, pure sulle cose minime, e' dietro l'angolo e l'occhio infallibile di chi ci guarda non trascurerà nemmeno i fatti naturali dell'esistenza, tipo una nascita, un ragazzo che cresce bene, un matrimonio, un bel colore di capelli, un cappello nuovo.
Il rododendro non aspetta altro che i vostri guai e se voi gli fate il dispetto di stare benino e di campare senza lamenti se ne farà una malattia.
E allora? Imparate pure voi a piangere su tutto, anche senza necessità. Fatevi compiangere anche quando va tutto bene e dissimulate eventuali gioie. 
Non cambia nulla, ma almeno salverete fegato e milze di parecchie persone.




domenica 29 settembre 2013

Mitridatizzati

Mitridate, re del Ponto, fece una vita grama assai ed ebbe morte violenta.  Primo secolo a.c., erano i tempi dell'imperialismo romano che cercava di esportare il modello della Roma repubblicana con la potenza delle legioni. e
E lui? Sin da giovane prese abitudine ad assumere una dose di veleno al giorno che non leva il medico di torno, ma alla fine ottiene lo scopo di rendere immuni dai temuti veleni. Quelli che i nemici interni ed esterni avrebbero sicuramente tentato di propinargli,  mescolandoli alle bevande o ai cibi. Diventò immune al punto che quando provò a darsi morte col veleno non ci riuscì e dovette implorare un soldato di infilarlo con la spada.
Sta capitando anche a tutti noi. Assorbendo quotidianamente la nostra dose di falsità, idiozie, grossolanità, siamo diventati capaci di ingollarne quantità esagerate. Ed è il principio al quale si è ispirato un noto leader politico per giustificare la sua presenza ossessiva  su tutti i mezzi di informazione, rovesciando sulla povera opinione pubblica una valanga di minchiate.
L'effetto è davanti agli occhi di tutti: evitiamo persino di leggere o di sentire notiziari proprio perché ormai siamo avvezzi a tutto. Non ci fa più impressione niente, potremmo vedere il pompetta che fugge con Brunetta in tasca, ripetendo la famosa immagine degli americani che scappano dal Vietnam dopo la disfatta bellica. Provate ad immaginare un elicottero aperto che vola a bassissima quota e rileva tutta la cricca bananense per evitare che qualcuno, assai incazzato, li linci sul posto.
Elicotteri ancora non ne vedo, ma non è difficilissimo prevedere tempi difficili per quella mirabolante compagnia di giro. Una volta venuti meno tutti i punti fermi dell'occupazione dello Stato, imboscatisi i prefetti ed i giudici comprati, i capi militari delle varie armi, potrebbe capitare una vandea giudiziaria che metta finalmente alla luce le benemerenze del gruppo.
Ancora un piccolo sforzo, amici grillini permettendo. Così questa ventennale digestione potrebbe produrre la sua naturale e più azzeccata espulsione. Basterà tapparsi il naso per il fetore, ma ne varrà la pena!

giovedì 19 settembre 2013

Amica? E' una rivista di moda..

Ricordo la risposta di una simpatica collega di lavoro, di nome Maria. Quando qualcuno le chiedeva se quella tale signora appena uscita dalla stanza fosse sua "amica", replicava pronta: "di "amica" conosco soltanto la rivista di moda."
Non so nemmeno se quella pubblicazione sia ancora in edicola. Certo la precisazione era terribile, tra l'amaro ed il sarcastico. Ed era il frutto di esperienze infelici.
Da sempre sono personalmente convinto che l'amicizia esista. E' una specie di fede alternativa, che mi conforta sin da ragazzo e che, per mia fortuna, mi fa riconoscere in almeno quattro o cinque persone la figura dell'amico. Tra loro anche una donna, alla quale sono legatissimo da affetto sincero. Contento che il nostro rapporto ultraquarantennale sia rimasto inalterato e con la freschezza di sempre. Caratterizzato anche da scontri. Spesso a causa di polemiche dure, su posizioni ideologiche non esattamente sovrapponibili, pur se simili. Attraversando i mari e le tempeste dell'esistenza, ma nella certezza che quella persona saprà esserti vicina e non si rifugerà in un'alzata di spalle. Pur se il dialogo dovesse assumere toni accesi non ti dirà, solo per compiacerti,  quello che tu vuoi sentire. Ti esporrà una posizione che, nel caso della mia amica, è sempre lucida e corretta. Ti darà la certezza che non è indifferente alle tue parole o a quello che stai rappresentando.
Capita però di sbagliarsi e di prendere cantonate nel campo dell'amicizia. O perché siamo noi a pretendere troppo, investendo in affetto o solidarietà più di quello che altri intendono concedere. O perché semplicemente quella non era la persona giusta.
E la delusione assume proporzioni ancora maggiori se l'amico in questione lo conosci da sempre. Al punto di essere diventati agli occhi degli altri una di quelle specie di "coppie di fatto" di cui si parla in accoppiata, come Stanlio ed Ollio, Totò e Peppino.
Però le vicende della vita dividono e può capitare di intravedere nel soggetto considerato amico una dose di egoismo o di indifferenza che non riesci a spiegarti.
Ma perché si è comportato così? e se sei una persona in buona fede, analizzi e rivedi dapprima i tuoi comportamenti, che potrebbero essere all'origine di una reazione dell'altro. Magari per verificare che gli sei sempre stato vicino e di aver partecipato ai suoi momenti di gioia ed alle sue tristezze.
Capita così che ne parli anche a chi ti è vicino per averne un'opinione. E in qualche caso non lieto devi concludere che forse tu avevi un senso ed un valore di amicizia che non era esattamente corrisposto.
La mia reazione non sarà di chiusura e di negazione. Provo ad essere positivo anche nei momenti più critici. Provo a credere ancora che nonostante tutta la strada dietro le spalle ce ne sia ancora di percorso umano da sperimentare. E chissà che non sia migliore.

lunedì 16 settembre 2013

E se fosse possibile pure a Napoli?

Da tempo immemorabile dedico un tempo forse esagerato alle vicende calcistiche. Finito il tempo del (solo) volenteroso impegno personale, ormai provo piacere nello spettacolo del calcio. Al punto da sgomentare familiari ed amici che mi scoprono osservare attento Savoia contro Akragas. E' così, non mi pento, né faccio ammenda. Ben inteso, se c'è una cosa migliore o più interessante da fare o da vedere non resto davanti al televisore: esco o magari mi faccio un bel doppio a tennis, con i compagni giusti. 
Così come non sono mai (o quasi mai) riuscito a vedere un  gran premio automobilistico. In netto contrasto con alcune decine di milioni di persone che invece perdono raziocinio e conoscenza e sanno tutto di pneumatici, pit stop e di alettoni. 
Io mi tengo il mio incontro di serie D e lascio volentieri agli altri le emozioni del circuito.
Facevo però una considerazione sulla mia città e sulla sua squadra, temporaneamente alla guida del campionato di calcio.
Questa città, Napoli, fa veramente schifo. Non c'è un solo aspetto di vita cittadina (?) che ci renda orgogliosi di essere nel gruppo. Rovine materiali che si uniscono a quelle di mentalità e di costume. Abituati a sopportare di tutto, abbiamo adottato uno stato mentale che ci illude di poter prendere in giro il resto del mondo. Che, al contrario, prende le distanze da noi e ci guarda come dei mentecatti, se non peggio.
In questo grande e crescente sfacelo fa eccezione la squadra di calcio. E certamente non intendo fare la parte del tifoso che si esalta davanti ai primi risultati positivi. Parlo del fatto che questa società, agendo e operando in un contesto delicatissimo, riesce a comportarsi da società. Rispettando i propri impegni con i tesserati e gli altri lavoratori, presentando un bilancio in attivo, offrendo un'immagine per una volta normale e positiva  in uno scenario che per troppi aspetti ha risvolti surreali.
Allora si può? Non c'è solo piagnonismo e e vittimismo? Si può agire in un modo lineare ed ottenere risultati soddisfacenti? E' la certezza che dovrebbe accompagnare l'agire di tutti, ma riconosco che non è facile dispensare parole ottimistiche. Soprattutto dovrebbero crederci i giovani, quelli con tutto un percorso di vita davanti. 
Dimenticatevi per un attimo di spaghetti, pizza e mandolino, San Gennaro e core di mammà, superstizioni e fanatismo e provate a vivere come se foste dei cittadini europei del 2013. Potreste dar vita a fenomeni virtuosi come quelli del calcio Napoli e vincere nei campi dove conta veramente.

giovedì 12 settembre 2013

Finisce qui?

Troppe immagini, visioni continue di mondi e di cose ci travolgono. La civiltà che percorriamo e' dominata dal bombardamento prodotto dagli strumenti che producono immagini. Cominciò con le esperienze cinematografiche dei fratelli Lumiere ed in pochi avvertirono la reale dimensione del fenomeno. Poi arrivò l'arma potentissima della televisione di cui invece fu progressivamente avvertito il potenziale stravolgente. Incantare una vasta fetta di popolazione attraverso messaggi palesi o e nascosti. Formare o ricreare una cultura costringendo l'opinione pubblica a conformarsi agli standard che in pochi stabilivano. Era più facile che avere un esercito a disposizione, senza bizze o ambizioni di generali e marescialli. E chi lo capi davvero se ne è servito e se ne serve senza ritegno. Ora siamo arrivati al punto da poterci portare le nostre trappole visive sempre assieme a noi. Non separarci mai dai nostri incubi, nei quali sembriamo tuffarci con cupidigia. E la sindrome e' di tali proporzioni al punto da provocare tentativi di resistenza, come nel caso di quella famiglia che ha deciso per un periodo di tempo di non soggiacere agli ordini subliminali della cultura moderna e bandire dalla propria esistenza televisione, web ed altre diavolerie consimili. Vedremo con quali risultati. Per tornare finalmente a "vedere" e non soltanto a guardare. Con quella singolare virtù dello sguardo che nulla ha a che vedere con il nervo ottico, ma che appartiene alle doti di sensibilità ed intelligenza, alla capacità di inquadrare e far propri i concetti connessi a ciò che ci scorre davanti.

mercoledì 4 settembre 2013

serra addormentato

Che dorma un etrusco con pochi e preziosi lettori ci può stare. Del suo prolungato silenzio al massimo si lamenterà qualche amico, che attraverso l'incerto periodare si rassicura della permanenza in vita del blogger. E' giusto che sia così!
Molto più grave se la narcolessia prolungata tocca ad un lucido osservatore delle cose come Michele Serra. Ogni giorno, con poche pause estive, il nostro spinge  con poche battute le oscillazioni della sua "amaca", rubrica giornaliera di un diffuso quotidiano. Un riferimento di pensiero per molti, schierato quanto vogliamo sul piano della politica nazionale, ma pur sempre un esempio di sintesi e di incisività.
Però questa sorpresa per la  scoperta dell'altra faccia di Obama poteva risparmiarcela. Un presidente USA può avere una sola faccia, quella imperialista della pretesa esportazione della democrazia sotto la quale traspare la sembianza del "vigilantes" che cerca soltanto di garantire mercati e opulenza agli interessi nazionali. Nient'altro; e non potrebbe essere diverso perché chi tira i fili effettivi di quella politica non glielo farebbe fare. Disposti a tutto, al crimine, come alle trame spionistiche internazionali pur di salvare il lesso a stelle e strisce.
E così anche Serra scende dal pero sul quale si riposava da almeno cinque anni, riaccende il suo sguardo di osservatore internazionale e scopre che però questo signore che tante promesse di cambiamento aveva fatte è riuscito a non mantenerne neppure una e che è peggio di Bush padre e figlio messi insieme, che almeno quelli la foglia di fico dell'ONU se la procuravano. Lui niente, anche se fosse fornita lampante dimostrazione di quanto in mala fede siano lui ed i suoi alleati,  non smetterebbe mai di affermare la sua arrogante pretesa di intervenire dove e come vuole contro i fantasmi di terrorismo caso per caso individuati.
Un autentico ipocrita, un mentitore capace di mentire persino a se stesso pur di inocularsi nel cervello la convinzione di agire secondo gli interessi del suo paese.
I risultati della sua azione "mirata, intelligente e contro obiettivi specifici"? Un altro casino mediorientale, con creazione di governi composti da
lacché americani e scontri tribali infiniti. IRAQ e Afghanistan non hanno insegnato niente? Macché, siamo pronti ad intervenire persino alle isole Figi, a Papoa o nelle Falkland perché le pistole degli sceriffi devono fumare sempre e a dispetto di ogni logica o umanità.

lunedì 2 settembre 2013

Una nazione in fermento

Come sempre non ho capito niente! È già perché mentre io penso che il condannato d'Italia sia poco meno che una caccola, questa figura umana (?) deve  avere un grande valore. Certamente, altrimenti non si spiegherebbe lo sforzo mentale collettivo di una nazione per salvargli il c. Non c'è pensatore, istituzionale o occasionale, aspirante statista o episodico commentatore, maître a panser  un tanto a neurone, che non si sia cimentato con il salvanano  estivo. Usiamo il blocco della decadenza o la incostituzionalità della legge Severino?  O vogliamo graziarlo senza domanda,  ovvero votare a favore della sua permanenza in aula senatoriale? E c'è da comprenderli, perché non si perde un così prezioso compagno di esperienza parlamentare. È' vero che a palazzo Madama non si fa quasi mai vedere, ma volete mettere le barzellette che racconta? Uno sballo! e poi non c'è paragone tra il racconto delle sue avventure e quelle di Giovanardi. Il quale, poverino, pure ci prova, ma tutti quelli intorno dopo pochi secondi scappano, chi per una pipì improvvisa, chi richiamato dal collegio elettorale. Un nano  invece è per sempre, ti cattura, ti affascina e fa sentire il peso della sua presenza. Senza di lui insomma non ci si diverte, magari ti racconta quella della  nipotina di Mubarak che ha fatto legittimamente il giro del mondo, facendo pisciare sotto pure il principe del Brunei. Che quando si sente un po' giù, come capita in questi giorni di settembre con la classica malinconia depressiva autunnale, si riprende completamente chiamando Arcore e facendosi ripetere per filo e per segno di quando il parlamento (minuscolo doveroso) riuscì persino a votare sulla effettiva parentela della fetentona (pare si lavi poco). 
Lo stivale e' tutto un laboratorio di ipotesi salvifiche, le menti migliori, ma anche le peggiori, sfrigolano di trovate e scappatoie. E se lo  nominassimo imperatore? È un'idea di Bondi che va in deliquio quando gli parlano di lui e di nascosto si tocca, ma pur sempre un rimedio. Non parliamo poi delle martiri di villa Grazioli, un esercito di femmine invasate, che al solo pensiero di cotanto maschione vanno in delirio erotico, bramose di vedere la famosa pompetta gonfia bigolo, che da una parte riempie gli ormai usurati corpi cavernosi del divo e dall'altra funziona come Bancomat.
Miracoli che riescono soltanto a lui! E lo volete perdere? Ma non ci crede più nessuno. Resterà con noi ancora tanto e completerà quel meraviglioso percorso etico/politico che tanti risultati ha già regalato al nostro paese (minuscolo ancora).




lunedì 5 agosto 2013

Fate presto

Per quanti anni ancora ci dovremo occupare e preoccupare delle vicende giudiziarie di un solo uomo? Pare per molto, vista l'apparente solidarietà dei tanti che hanno riconosciuto in questo soggetto una credibile guida ed un effettivo riferimento per i valori della destra italiana. Possibile che milioni di persone possano sentirsi rappresentate da un soggetto moralmente discutibile, pronto alla menzogna sistematica ed alla montatura di verità improbabili da diffondere attraverso i suoi potenti mezzi di diffusione? 
È proprio così, questi sono una parte degli italiani e poco importa se siano sette milioni, come gli effettivi elettori di quel settore o dieci, come affermano i battitori di grancassa  del PDL. In mezzo a tutti noi, disseminati tra la gente comune ci sono individui disposti a credere ed a giurare sulla innocenza e sulla credibilità di un dichiarato e palese spergiuro. 
L'Italia meriterebbe una classe politica degna, da un lato come dall'altro, ma da oltre venti anni una serie di mezze figure, elevati da una stampa mezzacalza al livello di statisti, recita ogni giorno una oscena pantomima di gestione del potere. 
Se questi pagliacci riuscissero a recuperare, anche per poco, la dignità umana, dovrebbero far di tutto per scomparire e farsi dimenticare. Far perdere le loro tracce, disperdere l'olezzo che accompagna le loro gesta e dare finalmente a questa società una speranza. E specialmente i nostri giovani vorrebbero poter tornare a credere in qualche cosa, come e' capitato alle generazioni precedenti che avevano i loro ideali, più o meno condivisibili, ma per i quali si era addirittura disposti al sacrificio estremo.
Giriamo queste pagine piene di nulla, torniamo a vedere una luce nel domani e lasciamo i pregiudicati alle loro sedi naturali.


giovedì 25 luglio 2013

Sarà il caldo?

Trafelati, assaliti dall'afa, stanchi quanto basta, rimbambiti oltre misura, ci prepariamo ad andare in ferie. Ma come? Con la crisi che c'è in giro, parli di vacanze? Credi di essere un parlamentare o una velina fidanzata con calciatore? Oppure hai rotto un improbabile salvadanaio che conservavi per i tempi difficili?
Niente di tutto questo, sono un paria, senza ambizioni di laticlavio, mai peraltro nutrite o manifestate. Addirittura felice di non avere aspirazioni di eccellenza o manie di grandezza. Quadro mentale che corrisponde esattamente ad un soggetto della mia generazione, cresciuto in un clima ideale di apparente ricostruzione. Spazi per la solidarietà, movimenti di massa e spinte verso l'uguaglianza, quanto meno per la parità dei diritti.
Le mie vacanze, almeno per la gran parte, le trascorrerò nel mio paese in Lucania. O meglio, per non incorrere negli acuminatissimi strali di mia moglie Elisabetta, nel paese di elezione,  o come dice lei, con sarcastico accento,  il "paesello". Già perché l'etrusco e' nato a Napoli, fatto che considero neutro, senza enfasi o vergogna. Perché nascere, come mi hanno insegnato e' solo un accidente. Si può nascere dal lato comodo - il mio caso - oppure da quello del bisogno. Questa considerazione mi ha accompagnato tutta la vita, con la colonna sonora delle parole di mio padre che mi ricordava come essere serviti o servire fosse solo legato al caso e raramente ai meriti.
Al paesello, mi. chiedono in tanti, che fai? Rispondo variamente, ma vorrei poter liberamente dire: niente o quasi niente. Chissà in quanti riusciranno a capire il senso profondo del mio essere pigro e fannullone. Costretto dalla vita ad agitarmi senza sosta, a vivere in  una città che fa del caos la sua regola indiscussa. 
Così a Bella, il paesello, cerco di fare il meno possibile. Certo leggo, quotidiani e libri accantonati per l'occasione, partecipo ad una contenutissima vita sociale locale. Amo disperatamente trascorrere ore sulle panchine del borgo paesano e poche volte ci riesco. Arriva sempre qualcuno che vuole fare conversazione sulla politica nazionale e paesana. È non posso certo allontanarli, ma il mio desiderio resta quello di sentire la mia musica dalle cuffiette e di completare le pagine che ho davanti. O anche quello di farmela da solo la musica o con qualche fidato compagno di melodia.
Certo potrei andare a Capri dove  mia moglie ha una casa che più centrale non si può. Via Camerelle, via dello shopping e della mondanità. Concetti che stanno agli antipodi con il mio modo di intendere la vita. 
Preferisco i miei amici semplici del paese con i quali talvolta non è semplice intendersi. Su qualche argomento, e' vero, dissentiamo. Ma non in quella comune visione di certi rapporti fondamentali.
Non sono ancora partito e già pregusto il fresco delle mie serate lucane. Chi volesse venirmi a trovare sia il benvenuto. Pasti e bevande semplici, ma condivisi all'insegna della sincerità. E non è poco. Arrivederci.

lunedì 22 luglio 2013

or tu..sei Maresca - sei un avvocato se..

Sul mio amato facebook mi sono imbattuto - a completa mia insaputa - in un sito che offre ogni giorno spunti di riflessione per le tante vicende che mette in campo. Si chiama "sei un avvocato se..." ed è frequentato in prevalenza da giovani colleghi che con pudore e tanta freschezza pongono domande sui molti dubbi professionali legati all'inesperienza. 
Una casistica completa ed incisiva di situazioni umane che andrebbe esaminata dai Ministro della Giustizia se davvero volesse capire  quali siano i reali problemi della categoria. 
Dal momento della scelta,  a seconda dei casi volontaria o necessitata, del ruolo di avvocato, alle tante vicissitudini e difficoltà personali e professionali che si pongono  ad un soggetto che abbia imboccato quel difficile percorso lavorativo.
Mamme in difficoltà perché non sanno come provvedere alle necessità di figli piccoli, giovanotti di belle speranze e poche lettere che provano ad imporre il proprio entusiasmo, mestieranti che se la cavano con sistemi empirici e talvolta indovinati, tromboni falsamente magniloquenti che si parlano addosso invocando etiche professionali e scelte di parte politica.
C'è veramente tanto da apprendere nel labirinto affollatissimo dell'avvocatura italiana. Non mancano errori formali, prontamente rilevati dai polemisti d'occasione che fanno partire filippiche sui criteri di selezione.
Che parliamoci chiaro, non esistono quasi più. Le prove d'accesso, nonostante il numero esorbitante di avvocati già  operanti in Italia, non hanno quelle caratteristiche di severità o complessità che servirebbero quanto meno a far un po' di spazio a quelli disposti ad impegnarsi e studiare con impegno.
Un giovane neo laureato in giurisprudenza  dei tempi nostri non ha altra strada da tentare che quella della libera professione. Posti da lavoratore dipendente non ce ne sono più o sono così pochi - spesso già assegnati - da scoraggiare anche il più studioso dei neo-dottori. E allora si parte con la borsa regalata dal padrino della prima comunione e si affronta il pelago infinito di questo meraviglioso mestiere.
Incertezze, timidezze e timore di sbagliare, il tutto spesso mascherato da una apparente sicurezza che sfocia talvolta nell'aggressività nei confronti del mondo esterno.
Resta un lavoro fantastico che se si potesse fare con i tempi ed i metodi corretti riserverebbe ulteriori positive sorprese quanto a maturazione del pensiero e del comportamento.
Forza giovani avvocati, non lasciatevi intimorire dai tromboni e dalle loro presunte capacità e conoscenze. Spesso ne sanno meno di voi, ma il pagliettume riesce sempre a trovare l'espediente o l'escamotage dialettico che vi faranno sentire in colpa.
Fregatevene e andate avanti per la vostra strada, coltivando il dubbio come massimo fiore del pensiero umano.
Mi raccontavano gli anziani un episodio accaduto un tribunale del Sud. L' avvocato d'ufficio era impegnato nella difesa di un ladro, preso in flagrante reato e portato presso i Carabinieri dove aveva inscenato una strenua resistenza alla forza pubblica.
Al processo, il difensore del soggetto accusato di furto, tal avvocato Maresca, si impegnava da ore in una perorazione accorata sulle cause sociali che avevano portato il suo assistito ai margini della società e lo facevano vivere di espedienti. Accenti lirici che risuonavano per l'aula di giustizia da oltre tre ore affinché la corte potesse trovare nei gesti dell'imputato una giustificazione sociologica.
Il povero PM, che di fronte ad un caso di flagranza di reato non si era nemmeno letto le carte, si sentì in dovere di articolare una sia pur minima requisitoria. Davvero minima, perché espletata la formula di rito di saluto alla Corte così si rivolse all'accaldatissimo e stremato avvocato difensore: "or, tu sei Maresca, quindi: esca del mar. Non ti dispiaccia il mio pesce pigliar.."