domenica 1 dicembre 2013

Mannoia, ipersensibilità da FB

Credo sia ben noto a tutti che iscriversi a FB rappresenti l'equivalente all'esposizione in piazza di molti degli affari nostri..
Il solo fatto di essere presenti costituisce per ciascuno di noi una concessione  a tutti gli altri partecipanti di una certa quota di riservatezza, probabilmente in cambio di qualcosa.
Poco importa se  aderiamo per  vanità, ricerca di contatto, noia, per seguire la moda, per ricordarci di essere vivi.
Cambia poco. Di fatto, con immagini, scritti, opinioni, manifestazioni di gradimento o condivisione, riveliamo alla piazza virtuale molti nostri dati sensibili. 
Da queste scontate riflessioni dovremmo partire ogni volta che ci sorprendiamo o facciamo finta di meravigliarci perché qualcuno ha invaso con commenti o critiche quella nostra sfera riservata che,volontariamente, abbiamo esposto.

Leggo a tale proposito una piccata nota di insofferenza di Fiorella Mannoia, artista pregevole da tanti punti di vista. La nostra lamenta la strumentalizzazione del suo pensiero provocata da uno scritto da lei "postato" e minaccia di chiudere la pagina, peraltro molto frequentata.
Libera di comportarsi come crede. Ma per dare conferma a quella positiva impressione che ha prodotto in tanti sarebbe necessaria  qualche opportuna riflessione.
La Mannoia non ha mai nascosto il proprio orientamento politico, schierandosi in molte occasioni pubbliche. Partecipa ad iniziative di chiara inclinazione, si è resa promotrice di alcune campagne di sensibilizzazione verso temi sociali e di solidarietà.
Può una persona così, che non ha certamente bisogno di FB per ottenere visibilità, dare segni di insofferenza per qualche commento acido o di chiaro segno contrario?
Non riesco a condividere questa ipersensibilità. Per quanti commenti malevoli abbia potuto suscitare il suo intervento posso solo osservare che c'era da aspettarselo. E farsene una quieta ragione.
Così come non condivido quegli aderenti a FB che chiedono agli altri di adottare particolare cautele o che si proteggono schermando in vario modo la propria postazione.
Non sarebbe più semplice non aderire? Ovvero limitare ad una schiera ristrettissima di amici la circolazione dei contenuti?
Pare sia una speciale gloria personale avere un numero spropositato di amici FB. Se è così, non ce la prendiamo troppo se uno al quale stiamo più o meno segretamente sulle scatole farà sarcastica o scoperta censura delle nostre idee.
E' la prima regola di questa giostra rutilante. Ricordandosi che la civiltà dei comportamenti sta diventando moneta fuori corso, come la nostra liretta.







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