lunedì 29 marzo 2010

elezioni e ragionamenti


Sono stato a Bella, mio paese del cuore oltre che della ragione. Per votare, a parte qualche momento di relax tra piante ed odori graditi. Piaceri che non tramontano. Intanto il piccolo alveare del Paese sciamava intorno all'edificio del seggio elettorale. Con i soliti bottinatori, le api operaie e rarissime regine. I discorsi si muovevano intorno agli argomenti di sempre, anche se con le articolazioni che il caso rendeva necessarie. In particolare venivano scrutinati con attenzione speciale i candidati di casa, i loro vizi, i possibili pregi. E si dibatteva su come avessero condotto la campagna elettorale; metodi spregiudicati, promesse, questua del voto, legami familiari attivati. Con tutte le combinazioni possibili. E di seguito, l'analisi dei veti incrociati, delle amicizie trasformatesi in rivalità: quanti veleni sparsi in modo apparentemente occasionale, ma sullo sfondo emergevano strategie di imprevedibile acutezza. Certo in un piccolo centro mancano quasi completamente gli strumenti della grande comunicazione, rivelandosi marginale l'apporto di stampa, televisione o della radio. A sorpresa o quasi, pare sia cresciuto invece il supporto degli altri mezzi informatici. Migliaia di sms hanno dato contenuto al sostegno per i vari candidati. I più sosfisticati hanno imboccato la strada di facebook, strumento destinato in prevalenza alle fasce giovanili di popolazione. Attivati gli exit pool, con esperti capaci di formulare previsioni con margine minimo di errore. Poi arriverà lo spoglio dei voti con lo strascico di piccole e grandi polemiche, ma finirà pure questo momento di reale attività del Paese. Basta visite, pranzi, cene, comizi, incontri elettorali. Per restituire tutto alla dimensione solita dei discorsi da bar o da panchina.

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