mercoledì 3 agosto 2011

acrostico

Nel mio spazio etrusco accolgo sporadicamente altra produzione. Il ritrovamento di un libretto nero, prezioso e vergato in mirabile grafia, mi spinge a pubblicare un pensiero di un signore a me molto caro, che all'età di poco più di 20 anni, così scriveva nei primissimi anni del '900.
E' un sonetto d'amore di un uomo giovane, condannato dal destino ad occultare per tutta la vita questa anima poetica e ad apparire serio e lontano da ogni tentazione lirica o artistica. Il componimento è dedicato alla donna che ama e sposerà e che gli sarà vicina per tutta la vita.
Lo stile risente della formazione culturale d'epoca, ma è al tempo stesso godibile e da non disperdere nell'oblio.
Invitto, il cor va sogghignando, altero, 
Della fredda ragione agli argomenti; 
Avvampando d'amor, beffardo e fiero 
Ride di tutti i profetati eventi.
E, in te rapito, io sempre più all'impero 
Procombo, o donna, dei tuoi occhi ardenti, 
Promettenti a me pace, affetto vero, 
Unico ben che renda i dì ridenti!
Come raggio di luce in notte fonda, 
Cadde nell'alma tetra di tua voce 
Il suon; 

la scosse, ed intima, profonda arcana corda fè vibrar, Veloce, mosso il mio spirito d'armonia da un onda.
Ora a te corre come fiume a foce."

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