mercoledì 19 febbraio 2014

Perché Sanremo è Sanremo!

La foto di fianco non è la migliore immagine della grande Mina. Ma il suo volto perplesso mi aiuta ad introdurre il tema del momento. Che non può essere che il festival di Sanremo. Con le sue luci e le sue ombre, i suoi immancabili  rumori collaterali, le polemiche che sempre l'accompagnano.
Chi ha avuto la pazienza ed anche lo stomaco forte di seguire le mie pietre etrusche negli anni passati forse ricorderà di un paio di miei tentativi di mettere becco sul complesso argomento.
Perché anche se sembra la sagra del nazionalpopolare, Sanremo ha meriti innegabili. Mi spiegate quale altra manifestazione ha un "prequel" di circa dieci giorni, tavole rotonde dedicate, post festival, tanti interventi di pensatori o sedicenti tali, altrettanto seguito  imponente di giornalisti non solo italiani? 
Non vi sbagliate se non trovate un altro evento paragonabile. Non c'è altro momento di spettacolo televisivo che possa reggere il confronto.
E questo prima evidenza ci aiuta nell'affermazione della grande rilevanza del festival. Poco importa che una parte spocchiosa della c.d. "intellighenzia" nazionale neghi di seguire la manifestazione canora; ovvero che ne disprezzi contenuti e forme.
Mentre il video era occupato dal festival un tale cantante napoletano di nicchia che tenta di seguire le tracce di Roberto Murolo, scriveva su FB: .". non l'ho mai visto, non mi piace e non lo vedrò mai..". 
Prima osservazione di getto: se non lo hai mai visto, come fai a dire che non ti piace?
Io ad esempio non ho mai visto la foresta del Mato Grosso, ma non riesco, per principio, a negarne la maestosità ovvero la rilevanza per l'ecosistema e non me la caverò dicendo che non mi piace.
Magari al ritorno da un viaggio in Brasile, dopo una serie di disavventure, tra mosquitos ed animali tropicali, disidratato dal caldo, sfinito per lo sforzo di attraversamenti forzati, potrei anche dire: sapete amici, a me il Mato Grosso non mi piace.
E consiglierei la stessa prudenza al nostro minore artista. 
Deve essere proprio per questa sua ritrosia (o forse incapacità) di confrontarsi con quanto attualmente si impone nel mondo della musica, che il nostro si ritrova a suonare per pochi aficionados, ripetendo le stesse canzoni già tanto rimasticate. E poi un artista che non abbia un minimo di apertura e disponibilità mentali si relega da solo nell'angolo del giardinetto di casa propria.
Non è un caso che i vari manifestanti, Grillo per primo, abbiano scelto la enorme vetrina mediatica di Sanremo per ottenere visibilità. E' la conferma indiretta della funzione che il festival svolge nella vita di questo paese. Un termometro della temperatura basale del corpo nazionale.
Evento ancora più rimarchevole se nel corso dei suoi 64 anni di vita è stato anche capace di lasciarci melodie di grande impatto: a memoria, senza ricorrere ad aiuti, butto giù qualche titolo "Eternità, Vacanze Romane, Gli uomini non cambiano, Come saprei, Ancora, Nel blu dipinto di blu, Se tu non fossi qui.
Non mi pare poco. Aggiungete voi i vostri ricordi.

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