giovedì 6 febbraio 2014

Giorgio I, regnante in difficoltà

Invogliato dalla affettuosa consuetudine quarantennale con una bella signora amica, ero anch'io all'incontro dei lettori con Marco Travaglio. Presentava il suo libro, "viva il Re...", ultima fatica letteraria dedicata all'attuale Presidente della Repubblica. Pubblico stipato nella libreria Feltrinelli, con molti giovani, per fortuna, e qualche grigione come il vostro etrusco. Puntuale come pochi, Travaglio si è presentato con la sua aria apparentemente dimessa, contrastata da una cura quasi maniacale per l'esposizione di fatti, date e documenti, che riporta senza esitazioni o necessità di consultare alcun appunto. Un'ora e mezza di intervento che lungi dall'essere monocorde o noioso, prende lo spettatore per la sapienza e l'incisività - quasi attoriali - dell'autore, capace di animare ogni fase con la sua ben nota arma del sarcasmo e della battuta sensata.
Bravo, indubbiamente, e resistente, in grado di tenere desto l'uditorio per tutto il tempo della sua presenza.
Nel merito del suo ultimo lavoro pesantemente critico rispetto a Napolitano ed al suo modo di interpretare il ruolo di massima carica istituzionale, ho idee contrastanti. Travaglio espone fatti, questo è fuori di dubbio. Quando passa alla valutazione delle anomalie nei comportamenti del Presidente emerge tutto il suo spirito esclusivamente critico. Immaginare che un uomo di 88 anni abbia ordito trame sottili per il rinnovo del proprio settennato mi lascia assai perplesso. Certo la "real politik", certo gli equilibri non tutti trasparenti. Fattori che hanno alla fine indotto Napolitano a considerare la soluzione con il proprio nome quella meno destabilizzante.
Ricorderete insieme a me i motti e gli sberleffi dei pentastellati dopo il tentativo di incontro del povero Bersani, disposto, o forse costretto, a prendere in considerazione le richieste degli esponenti del M5S.
Come si fa a dimenticarsi delle pesanti responsabilità politiche di tutti gli altri pur di affermare la validità della propria tesi? E' un gioco che funziona solo se riversato in un enorme sforzo editoriale, senza possibilità di interlocuzioni o contraddittorio. Ma che con obiezioni puntuali, centrate sui singoli episodi, perde di colpo molto della sua consistenza.
Alla fine, lo confesso, mi sono sottoposto alla lunga fila per la firma sul libro. Ho colto l'occasione per chiedergli, in assoluta e completa buona fede, come faccia a mantenersi così lucido per tutta la durata della articolata esposizione.
Mi ha guardato con i suoi occhi da angelo caduto nell'inferno per diventar dimonio. Quasi a volermi chiedere il perché nascosto della mia domanda. In altri termini "chi ti manda? ovvero " non prendo niente per essere così".
Credo che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano fornirgli una chiave di lettura autentica al senso della mia domanda. Diversamente, fatti suoi..

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