giovedì 23 maggio 2013

Santo subito

Ci sono momenti nei quali sentì ancora maggiore il senso di inadeguatezza. A me capita davanti alla morte, evento che ci riporta di colpo alla nostra dimensione caduca. E che dovrebbe sempre fornirci spunti di riflessione sull'inutilita' della maggior parte delle nostre azioni. In particolare di quelle che ci procurano il possesso di cose che non sono essenziali alla nostra sopravvivenza. Orpelli esteriori che ci illudono di una sensazione di agiatezza o che ci convincono di essere inseriti in un ceto o in una categoria. L'auto tale, l'orologio talaltro, il pullover di cachemire, la scarpa o abito firmato, la collezione di quadri d'autore. Quando ho saputo della scomparsa di don Andrea Gallo mi è bastato un attimo per ripiombare nella piena consapevolezza di quanto poco riesca a capire delle cose umane. Prete di strada, difensore degli ultimi, pronto a schierarsi con gli emarginati di ogni specie. Ma soprattutto pronto a gridare contro l'ipocrisia dei rappresentanti ufficiali di quella sua fede che ogni giorno testimoniava con forza. In mezzo alla gente, a prendersi carico dei giovani sbandati di ogni razza, facendo sacrifici e personali e trascurando la propria salute per assicurare un pasto ed un rifugio a chi vive fuori dei circuiti riconosciuti di questa società. Se fossi riuscito a parlargli non escludo che avrebbe fatto vacillare il mio agnosticismo. Ora è troppo tardi, ma non di meno mi resta il ricordo di un uomo vero che ha camminato in mezzo a questa moltitudine di mezze tacche umane, cercando di insegnare con l'azione e l'esempio a quali livelli possa arrivare il senso della solidarietà umana, nonostante i contrasti delle caste e delle gerarchie che in tutto il percorso della sua vita hanno tentato in ogni modo di ostacolarlo e di metterlo fuori strada.