giovedì 4 aprile 2013

l'abbraccio del cobra

"Bisogna conoscere poco e male non solamente gli umori della società, ma soprattutto del proprio elettorato, per pensare che il PD possa uscire vivo da un eventuale accordo di potere con questa destra. Non genericamente una destra: questa destra. Quella che ci ha portato proprio qui." Così scrive Michele Serra ne "l'amaca", la sua rubrica quotidiana di Repubblica del 4 aprile. E' lo stesso discorso che si ripete ahinoi da venti anni, da quando l'anomalia rappresentata da un politico oligarca si è manifestata sulla scena politica. La destra italiana da tempo immemore merita - e non certo per condiscendenza o ammissione del vostro etrusco - una rappresentatività degna Una pretesa che risiede nei fatti e nei numeri che l'elettorato conservatore può esprimere. Un fatto? Una fetta consistente degli italiani ha un'impostazione di pensiero e di comportamenti che per comodità definirei tradizionali. Che si richiamano a certi valori e tradizioni di antica e consolidata emergenza, meritevoli di essere quanto meno rispettati.
La vera confusione che porta al malinteso nasce dal voler chiamare "destra" quell'accozzaglia variopinta  di soggetti che rimasti orfani per vari motivi dovuti al tramonto di questa o quella bandiera, reale o di comodo, si sono intruppati alle spalle di un "uomo d'affari", sceso nel campo politico con l'intento sostanziale  di proteggere i propri interessi e che, grazie al potentissimo megafono mediatico di cui dispone, ha nel tempo proposto una serie di riusciti slogan propagandistici. Tormentoni che in alcuni casi hanno fatto breccia sulle  inspiegabili paure degli italiani e molto più spesso hanno direttamente interloquito con la pancia o meglio con la parte meno nobile e più pragmatica dei connazionali.
Pensare che dopo il tambureggiante bombardamento grillino che ha "coventrizzato" molti apparati di partito si possa ancora profilare un "inciucio", magari sotto forma di presidente della repubblica con i baffetti, significa non aver capito quello che con maestria ha indicato Serra e che ho pedissequamente riportato nell'introduzione.
Se Bersani o i suoi più stretti collaboratori hanno deciso di essere gli esecutori testamentari della maggiore forza della sinistra italiana possono anche scegliere questa via. I loro elettori presenteranno un conto che paragonato  quello che stanno pagando attualmente sarà infinitamente più pesante ma che segnerà per molti la fine di un sogno che affonda le radici nell'umanità, nel rispetto reciproco e nella democrazia.

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