sabato 20 aprile 2013

Fine della corsa

A furia di metafore, si è smacchiato da solo l'onesto Bersani. Quelle dimissioni che avrebbe dovuto dare immediatamente dopo le elezioni, sono arrivate dopo la quarta "chiama", insieme a quelle di un'altra cariatide politica, quella Bindi divenuta presidente a sua insaputa. C'è un bel proverbio napoletano che dice "si ' ncasa o mare, te faccio capitano". Vuol dire che nei momenti difficili si attribuiscono alti incarichi ai meno capaci, mentre i veri responsabili dei vari sfasci restano nascosti o si sottraggono alle conseguenze del loro cattivo agire.  Questo Bersani che non riesce a capire quando sia il momento di agire, quando di tacere, con chi allearsi, chi scegliere, che non è in grado di percepire gli umori del popolo di elettori che lo sostiene, ne' di scansare le insidie degli avversari politici, meglio che torni a Bettola, magari davanti alla pompa di benzina di famiglia. Da quella straordinaria postazione forse potrà riprendere coscienza e tentare di carpire gli umori dei normali cittadini che ogni giorno faticano a mettere insieme pranzo e cena. Un bagno di umiltà utile a rientrare in se stesso. Perché mi rifiuto di credere che questo stralunato personaggio, capace di sbagliare tutto e di non prendere una che sia una, abbia ancora le funzioni mentali attive. Stia solo attento a non fumare il sigaro davanti al distributore, perché potrebbe saltare in aria. È da uno come lui ci si può attendere qualunque tipo di fesseria.