lunedì 14 marzo 2011

12 marzo

Sensazioni che si rincorrono per allontanare il dolore. Non riesco a descrivere diversamente il mio stato. La testa sembra incapace di organizzare i pensieri. E questi entrano ed escono dal cervello come il vento nel buco di un albero. Il fischio prodotto è stridente e non placa l'angoscia, nemmeno in minima parte. Le persone care, gli amici ti vedono soffrire e sanno che è il tuo momento di stare male. Nessuno si può sostituire a te; non servirebbe. Perché quel malessere è il tuo. Inesorabile, come il destino che ci porta via chi amiamo. La vita e la natura ci hanno condannato ad attraversare certe ore del tempo. E più passavano i giorni e più cresceva la tua pena da espiare. Non serve ora cercare di consolarti ripetendo a te stesso che chi se ne è andato forse non ha troppo sofferto. E' una bugia pietosa e furba al tempo stesso, che non riesce a superare lo sconforto e a darti pace. Il sostegno degli amici delle prime ore si affievolisce e quando resti da solo nemmeno le lacrime ti aiutano.
Chissà quante pagine come queste sono state scritte da chi si è trovato a percorrere la strada del lutto. Magari scritte da gente che usa l'espressione con dolce sapienza. Sarà servito anche a loro a curare la ferita per un attimo e a distrarli per pochi istanti. Ma non avrà potuto sanarli, perché la freccia è penetrata fino ad uno stadio così intimo del nostro essere da non poter essere più estratta. Speriamo meglio domani!

1 commento:

fulviowetzl ha detto...

Caro Peppino, sai che io ho avuto pochi anni fa la tua stessa perdita, cioè , ho smesso di essere figlio. L'elaborazione del lutto è durata quasi due anni, anni che abbiamo condiviso insieme con gli amici a Bella. Mi dispiace che ora che io sono qui a Bologna, dove sono rinato, non posso condividere anche silenziosamente le ore del tuo dolore. Un abbraccio profondo e sincero e a presto, caro amico!