giovedì 27 settembre 2007

motocicli e benpensanti

Ci potremo mai difendere dai benpensanti? Probabilmente no. Sono soggetti a bassa intensità di pensiero che ripetono concetti scontati di produzione propria o presi a prestito dalle peggiori fonti. Però sono la maggioranza silenziosa, immobile nel percepire i mutamenti della realtà, sorda alle trasformazioni del corpo sociale, eppure nella condizione di determinare le sorti di un Paese. Un esempio. Scrivendo ad un giornale tutti i giorni sui guasti e gli abusi del popolo dei motociclisti, si fa opinione pubblica, determinando un senso di ulteriore fastidio ed avversione nei confronti di chi usa le due ruote. Se è effettivamente davanti agli occhi di tutti lo spettacolo spesso indecoroso, ma tutto napoletano, dei senza casco, di quelli stipati in quattro sul sellino, dei trasgressori per disprezzo di ogni regola, dovrebbe saltare alla mente dei queruli denuncianti che esiste una quota considerevole della popolazione di motociclisti costretta ad usare le due ruote per lavorare, spostarsi in una pessima città per esigenze varie, tutte legittime e degne quanto meno di considerazione, se non di rispetto. I malcapitati motociclisti subiscono tutto, dalle più fantasiose trovate degli altri utenti della strada, del genere portiera aperta in faccia, cambio di direzione senza freccia, acqua spruzzata in faccia dai tergicristalli dell'auto davanti, passante che si catapulta sulla sede stradale, occupazione di altri veicoli degli spazi di parcheggio riservati; alle intemperie, freddo, acqua e fango; alle sempre più indegne condizioni del manto stradale. A tutto ben vedere, dovrebbero commiserarci, non emettere giudizi sommari. Ma d'altra parte se così non facessero che benpensanti sarebbero?

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