venerdì 28 dicembre 2007

la colpa del "poveraccio"


Il “poveraccio” non può replicare

Il commento del diplomatico italiano in Kenya sentito al telegiornale dopo il delitto di Malindi dovrebbe far riflettere il governo sulla scelta dei propri uomini nelle rappresentanze consolari. Secondo quella ineffabile testimonianza, la morte di Andrea Pace è da mettere in stretto collegamento con la scadente qualità dei film proiettati nelle sale cinematografiche di quel Paese, pervasi di violenza gratuita e tali da provocare spirito di emulazione in una popolazione in prevalenza di bassa cultura. L’intervistato diplomatico concludeva che se quegli esempi non fossero stati così imprudentemente diffusi non si sarebbe arrivati al clima truculento che è costato la vita persino ad un “poveraccio” per pochi spiccioli. Probabilmente al povero Pace, morto in circostanze così tragiche, sarebbe spettato un elogio funebre un po’ più rispettoso; e certamente noi italiani meriteremmo di essere rappresentati in modo meno approssimativo da chi, sia pure nel rispetto delle regole della diplomazia, sapesse formulare una corretta analisi della situazione ambientale evitando di lasciarsi andare soltanto a goffe e sprezzanti esternazioni.

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