venerdì 6 febbraio 2009

Ibra e Greta di Marco Civoli




È da un po` che non funziona più. Lo so. Anche per colpa mia. Non ci sono quasi mai. Questo maledetto lavoro .. Da quanto tempo? Boh, un mese, due mesi.. Come me ne accorgo? Quando stiamo insieme la sua mente vaga, lo vedo e lo sento. Mi guarda ed è come se pensasse al Milan, a Kakà, Ronaldinho e Shevchenko che un giorno insieme scenderanno a San Siro come unni per vincere finalmente un derby scudetto. Assente, assorta. Le squilla ogni giorno, adesso, tra le otto e le nove di sera un vecchio nokia . Stiamo cenando, eppure risponde. Ma perchè non lo spegne mai?.
< Un bacio a chi?>> Ma è Walter, dai, sei geloso?>> Si da morire, le vorrei confessare.. << Ma no, ah si Walter, quel bel dottore che sembra animalescamente un incrocio fra Robert De Niro e Gene Wilder.. Ma quanti anni ha?>> <>. Bugiarda che sei, penso io- Credo abbia sui quaranta.. Sta attraversando un momento durissimo. In corsia talvolta si ferma, sospira e poi sparisce. Si è separato da poco. Ah, lo sai che è del Milan come me?>>
Prepotente la sveglia s’insinua tra sogni e realtà. Greta dorme accanto a me. Ieri notte non so nemmeno a che ora è rientrata. Le avevo lasciato in cucina una fetta di crostata alla fragola ed una coca cola light. In ospedale i turni sono pesanti. Al pronto soccorso, poi, chissà che massacro. Eppure vorrei sfiorarla, accarezzarle i capelli che le coprono la schiena. Quel profumo alla vaniglia che indossa aleggia nella stanza. Vorrei svegliarla e dirle, ma lo sai che giorno è questo? Si che lo sai, vado a prendermi lo scudetto al Tardini. Il primo pensiero va alla Gazzetta, deposta come fosse il Vangelo sullo zerbino della mia porta d’ingresso.
La formazione, chi gioca a Parma? Apro in mutande e regolarmente incrocio lo sguardo attento e severo del mio dirimpettaio. Lui è della Juve, il figlio più piccolo l’ha chiamato Alex, sai che fantasia, alex con la x, registrato così in Chiesa ed in comune.. Nell’ultimo mese la Gazza non l’ho trovata li, distesa, rosa e profumata per ben tre volte. Ho il sospetto che me 1`abbia fregata lui.. Guardacaso sempre di lunedì, dopo tre vittorie consecutive della Gobba. Una rarità, ormai…
Oggi è un giorno tutto mio, perfetto.. Si, lo penso, mi scaldo già vedendomi giungere al Tardini. Autostrada e caffé al Bar del sole.. Lascio la macchina al parcheggio della Provincia, quattrocento metri a piedi ed eccomi nel tempio. Dov`e` il biglietto ? Forse nella tasca interna della giacca, l’ho indossata ieri sera alla presentazione del libro di Paolo.. No, quando Claudio me l’ha dato fra le mani la giacca era appoggiata sulla sedia, al ristorante.. Sono ancora in mutande e penso al biglietto, alla partita, all’Inter, allo scudetto, a Mancini che magari se ne va, a Moratti che salta in tribuna, a Ibrahimovic che ha un ginocchio gonfio, chissà se fa il miracolo e va in campo, a Balotelli che salta tre di loro e va a segnare… Ecco il biglietto. È in cucina, vicino alla crostata e alla lattina di coca. Greta, ci sei ancora? Sono ancora dentro di te?
Dorme.. È bellissima anche quando i suoi occhi sono chiusi. Non so nemmeno che turno abbia oggi, domenica. Ieri sera alle dieci le ho mandato un messaggio. Mi ha risposto dopo un’ora. Una risposta svogliata, priva di ogni riferimento (ovvero l’Inter) a ciò che le avevo scritto…<>...<>Una frustata, una sensazione di abbandono, di vuoto. L’Inter è esattamente speculare all’amore che ho per lei. Il fatto che Greta non fosse stata partecipe a ciò che avrei vissuto l’indomani mi ha reso triste, improvvisamente.. Un altro pesante indizio.
E` da un po` che non funziona, non funziona come vorrei. Passa sempre più ore in ospedale. Nove volte su dieci sono io a cercarla. Sino a qualche settimana fa accadeva esattamente il contrario. Sì, è vero, stiamo insieme da tre anni, ci conosciamo da sette, non ho mai avuto la sensazione che ci fosse qualcos’altro sul nostro cammino. O meglio, qualcun altro. No, un `altra no, mai.. Io sono pazzo per lei e per l’Inter. Ho azzerato la mia voglia cieca di sesso ed ossessioni quando ho conosciuto Greta. La donna perfetta. Milanista, d’accordo, ma tiepida, più berlusconiana che rossonera. Più provocatrice che avversaria. Quando si è messa con me, più o meno qualche giorno dopo Inter Roma di Coppa Italia( gran gol a San Siro di Mihajlovic e primo trofeo di Mancini in bacheca)ha accettato la mia religione, le mie manie, molte domeniche allo stadio. Il suo lavoro, i suoi turni, il reparto di geriatria che l’a assorbita. Eppure un amore cercato e mai isolato…. È sempre bastato guardarci negli occhi per capirci, iniziare a parlare di tutto, finire a letto. Continuare a parlare, di lei tanto, di me un po` meno. Ma andava bene cosi, almeno sino a due mesi fa.
E lei è su questo letto. Dorme, il triangolo di luce dalla porta non la infastidisce. I pomelli d’ottone del letto è come se ora limitassero un territorio. Solo il suo.. Il Nokia è lì, tra la lampada e la custodia degli occhiali, un libro di Nilsson il bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto) d’acqua minerale. La tentazione di curiosare è forte. Ok, lo prendo... I messaggi inviati a chi, quali messaggi riceverà e da chi? Tiene in memoria i miei? Si rigira sul fianco mentre vado a caccia di segreti che non vorrei scoprire. << Lui oggi va a Parma. Non ce la faccio più. E sai che goduria se perdono. Mi chiami verso le undici? Bacio.>> L’ha mandato Greta, no, non è possibile. Inviato alle 5.45. Destinatario .Walter…Lo leggo una, due, tre volte. La guardo una, due, tre volte. Sono le dieci. Fra un’ora la chiama. Il medico milanista nella vita di Greta? Ma cosa mi infastidisce di più? Che sia milanista o che abbia già provveduto a rubarmi la donna?
Diamine, invece che scuoterla e chiederle conto mi sto accorgendo che la sto salvando, la sto assolvendo. E se fosse semplicemente un sms pieno d’ira nei miei confronti perchè la lascio ancora una volta da sola e si sia rivolta cosi a questo bellimbusto per bieca ripicca? Tra colleghi esiste anche un po` di complicità. E se l’avesse scritto sapendo che proprio stamattina mi sarei impossessato del telefonino per leggere i suoi messaggi? Quante domande. Ma perchè proprio oggi, nel giorno dello scudetto?..
Già, lo scudetto. Abbiamo fatto di tutto per perderlo. E la coppa dei campioni, io la chiamo ancora cosi, se n’è andata per l’ennesima volta. E sono quarantatre gli anni che non la portiamo a casa. Si, ma che sfiga. Si sono fatti male tutti. Ci hanno fatto la macumba. Una puzza moggiesca il cui fetore non svanisce. Ma anche il Mancio c`ha messo del suo. Quando se ne è uscito con quella frase <> ha rotto il vaso. E pure, secondo me, le palle a Moratti. Ok, sto facendo il check up stagionale dell’Inter a novanta minuti dalla sedicesima goduria, ne sono sicuro e Greta sta lì, dorme,magari mi ha tradito non so quante volte. Ci voleva questa, stamattina. Che faccio? Lo scudetto è li ad un passo. Non finirà come il 5 maggio, lo sento. La sto perdendo, Greta. E se l’avessi già persa? Già ma perchè, conoscendola, non me ne ha mai parlato? E da quanto dura questa storia? E se mi stessi sbagliando?
Devo sbrigarmi, i rituali non si cambiano. Lo stadio di Parma lo conosco bene. Oggi potrebbe esserci casino. I tifosi della curva tutti fuori. Io sono un privilegiato. Sarebbe meglio entrare almeno due ore prima dell’inizio della partita…. E se mi infilassi nel letto facendo finta di sonnecchiare ed aspettassi le undici per sentire lo squillo del suo telefonino? Chissà come reagirebbe scoprendomi di fianco a lei. Come rimarrei io sapendo il chi ed il perchè di quella telefonata? La smaschererei per dirle cosa? Che ho scoperto l’altra parte della sua vita? Quella mai violata, celata? Che sta progettando di lasciarmi? Le sue reazioni mi sorprendono sempre..,Negherebbe, inventerebbe chissà quale storia. Oppure con quel sorriso straordinariamente insicuro mi direbbe<>. Il giorno giusto. Per lei, forse , non per me.. Via, sbrigati, le undici stanno arrivando e l’Inter ti aspetta, mi ripeto continuamente. Al resto penserò domani…
Eccomi a Parma.. Durante il viaggio pioggia, pioggia e ancora pioggia. Il cellulare sempre acceso, riposto sul sedile anteriore. Un occhio alla strada, un orecchio a captare il primo segnale. Un suono, uno squillo. Non è ancora arrivato. Io non l’ho chiamata. È come se l’avessi lasciata nel sonno profondo, immaginandola cosi. Innocua, inoffensiva. Sarà abbondantemente sveglia dalle undici. Cosa si saranno detti lei e quel simpaticone.. Si vedranno? E dove?. Non a casa nostra, non oso pensarlo. Ecco si, in ospedale. È pieno di stanze, la domenica poi vuote. Magari fanno lo stesso turno. Si sono messi d’accordo. Li immagino mentre si appartano fra due ore, io sono già in partita. E siamo ancora al primo tempo. Il secondo, riferito alla mia vita, è già iniziato da un pezzo..
Il 5 maggio ero sicuro che avremmo vinto a Roma. Ero lì, come al solito in tribuna,. Riuscivo a scorgere Moratti e Tronchetti Provera. Eleganti, sorridenti, tranquilli. Anche loro ammiravano l’Olimpico che era in pratica una dependance di San Siro. Veramente qualcosa di più. Tifosi della Lazio tutti per noi.. Oh, che brividi , pensarci ancora. Si, Greta era solo un’amica, all’epoca. Però ricordo che alla fine della partita mi arrivò un suo messaggio.<>
E sono qui adesso. Ho gli occhi solo per Ibra. Lo cerco, non lo vedo nel riscaldamento. Il terreno è un acquitrino. Quelli del Parma si giocano la permanenza in A, noi tutto e di più. La Roma, senza tifosi al seguito proverà a sfilarcelo a Catania. Penso a Zenga. Giocherà per noi, che diamine. Penso a ..Walter. Oh, Dio. Walter.. Ma che cazzo mi combina questo maledetto destino? Adoro un Walter e ne odio un altro. Il primo sta con me, il secondo mi sta portando via l’acqua, l’aria, il sole, la luce... È tempo che la chiami, che mi faccia sentire. Uh, che formazione oggi. Julio, Maicon, Rivas, Materazzi, Maxwell, Vieira, il capitano, Stankovic.. Cesar? il Mancio è matto. Super Mario e Julio Cruz. Ibra è in panchina. Adesso che ci penso, il presidente del Parma, quel bel rotondo simpatico personaggio, ha mandato via Cuper una settimana fa. L’hombre vertical steso da un colpo di prosciutto, a tradimento. Magari ci ha fatto un favore..
Squilla, ma a vuoto, cinque volte. Dove sarà adesso? Le mando un messaggio..” Sono allo stadio. Ci siamo, amore mio. Lavori oggi? Chiamami…” Io sono al Tardini a caccia di un’emozione unica, viva, tutta mia. Ma mi sto rendendo conto che oggi sto giocando su due fronti? A quale rinuncerei davvero? Sono così sicuro di amare Greta quanto l’Inter? Le amo entrambe ed è così difficile pensare che l’una strizzi l’occhio all’altra? Che parlino di me, si confrontino. L’una racconterebbe all’altra chi sono, da quanto tempo le sono fedele, la cerchi, non la lasci un istante. Ma non ho mai soffocato nessuno. Quando ha avuto bisogno di me ci sono sempre stato. Sempre presente. Ma a chi sto davvero rivolgendo il mio sguardo in questa umida domenica di maggio? Ad un campo di calcio o ad una fredda ed asettica camera d’ospedale?..
L’Inter non segna e Greta non chiama. Quello che succede a Catania è relativo. Se continua così andiamo in vacca tutti quanti. Finché sono qui, con i piedi in questo stadio, mi alimento di realtà e forse anche di illusioni. Non voglio che il tempo passi veloce, non voglio pensare a ciò che mi aspetta. Rifiuto un 5 maggio travestito da 18 ed un camice bianco che si sfila dai miei giorni senza che io possa fare nulla, un contropiede, un colpo di testa, battere un calcio di rigore, un corner. Cambiare posto è impossibile. Quarantacinque minuti senza gol in una partita scudetto sono un’immersione in apnea ed io non so nuotare. Mi chiedo cosa può succedere adesso, mentre fradici, torvi tornano nel ventre del Tardini undici speranze. Il telefonino ha campo, tanto campo ma non c`e` traccia di una sua chiamata, di un suo messaggio. Ricompongo il suo numero. Non l’ho mai voluto memorizzare, perchè quelle dieci cifre ogni volta che mi appaiono sul display mi procurano una piacevole sensazione. Perchè assomigliano ad un codice, ad una chiave di lettura della mia vita, chimicamente mi emozionano. Paturnie, forse, non me lo sono mai chiesto veramente. È così e basta. Il segnale di linea occupata da una parte mi rincuora dall’altra mi inquieta.
Ha visto la mia chiamata , il mio messaggio un’ora fa. Perchè non mi ha cercato?
Le comparirà l’avviso, il mio numero. Dov’è, possibile che non comprenda come io stia adesso? Ammesso e non concesso che si sia informata su ciò che sta accadendo a Parma ed a Catania. Da più di un mese, l’ho notato, di calcio parla pochissimo. Prima mi chiedeva, si aggiornava, seguiva la DS in tivu. Oppure a casa, dopo una giornata trascorsa a correre su e giù tra reparto e pronto soccorso, si piazzava sul divano a vedere il Milan in Champions con addosso quel pigiama di seta che le comprai a Lisbona. Addormentandosi regolarmente con i piedi distesi sulle mie gambe. Senza mai svegliarla glieli accarezzavo. Successe anche la sera di Atene. Crollò, distrutta, senza gustarsi la settima coppa.. Decisi di non strapparla al sonno dei giusti. Al solo pensiero che potesse esultare ebbi un rifiuto di condivisione calcistica. Fui egoista, lo so, ma il mattino dopo non intravidi in lei una minima reazione di rabbia. Accolse con un sorriso il risultato che le comunicai e finì li.
Lo scudetto alla Roma che sta vincendo a Catania e Greta altrove. Questo no, mai! Tutti e due i Walter sono convinto vogliano vincere la rispettiva partita. Difficile per entrambi, penso. Sono a metà del guado di un fiume le cui rapide non immagino dove possano condurre. Io con lo sguardo a cercare un cenno del Mancio, rivolto ad Ibrahimovic. Come me, idealmente milioni di tifosi. Lazzaro alzati e segna. Ibra si alza, ehi il ginocchio come va? Glielo chiediamo in tanti.
Ecco il cambio. Fuori Cesar, dentro l’angelo del gol. E quelli del Parma a rassegnarsi sin dalle prime falcate del redivivo svedese. Il telefono sempre acceso ed improvvisamente un suono, calibrato, familiare. Un messaggio ricevuto. Greta, finalmente., mentre l’uomo venuto dal profondo nord prende palla, la difende inquadra la porta di Pavarini e.. GOOOOL, GOOOOL, GOOOL…,.Guardo d’istinto l’orologio sul polso sinistro, calcolo. Minuto diciassette, ci stiamo riprendendo lo scudetto che avevamo vinto a dicembre e rimesso in palio in marzo.. Gioia, pioggia, abbracci, salta Mancini come un forsennato. Con Ibra i rapporti non sono più quelli di prima, ricordo un grande abbraccio del gigante di Malmoe al Mancio dopo Inter Parma di gennaio. La rete partita, proprio diciassette giornate fa. Poi lo strappo dopo il Liverpool. Mancio e Ibra si tollerano ora, magari sanno già che si separeranno. A me che importa? Certo che importa, Ibra ed il Mancio come me e Greta? Una sorta di presagio.. Cavolo, il suo messaggio… Infilo la mano nella tasca dei pantaloni. Il cellulare come una boccata d’ossigeno.. Invece e`un`esalazione tossica, una lama affilata che penetra decisa dentro di me..”
“Non cercarmi più. Cambio il numero. Ho preso ciò che potevo prendere. Esco da questa casa e tu esci dalla mia vita. Ho deciso cosi. Non provare ad inseguirmi anche se sai dove lavoro. Buona partita”… La pioggia continua a scendere, cado e mi rialzo in un istante anche se sono in piedi, impietrito, bagnato e di fronte il buio che sembra impossessarsi dello spazio e del tempo. Non so quanto sia passato dal gol di Ibra, so dove sono, non so cosa sarò e farò tra qualche ora. È il 5 maggio di un rapporto, di una convivenza, di sogni e illusioni, un figlio cercato e mai arrivato <>, di lunghe chiaccherate, di sorrisi, carezze, baci, di vacanze. I miei amici ed i suoi amici, mia madre e sua madre spesso insieme. Una coppia bella, moderna, rispettosa, affiata. Mi scorrono come fosse un lungo film i nostri tre anni . tutto in un attimo, Come se fossi un pilota che vede precipitare il proprio aereo e non facesse nulla ma proprio nulla per mutare il travolgente declino della meccanica. Tre anni e tre scudetti, quasi fosse lei diventata anche una sorta di amuleto calcistico. Tre scudetti? Il terzo è qui davanti ai miei occhi ma non si è ancora materializzato..
Provo a svegliarmi da questo incubo, sbatto le ciglia come ali.. Maicon vola sulla destra, parte il cross ed Ibra libera il suo sinistro.. Gol, gol, mi si strozza in gola l’urlo che io avrei voluto incidere nella colonna sonora della giornata tutta mia. Provo a riprendere fiato. GOOL, GOOL. Non so a quale minuto siamo, vengo travolto da una bolgia fantastica, che mi contagia, vedo gente felice, leggo lacrime di gioia, la pioggia che continua a scendere nemmeno la sento più. Tre anni e tre scudetti, si tre perchè il grande schermo dello stadio visualizza in un incedere di sensazioni il pareggio di Martinez al Cibali. Walter ha vinto la sua partita, è salvo, l’altro Walter si è preso la mia donna. Ne sono convinto, anche se non voglio credere sia così. Preferisco immaginare che lei abbia voluto mandarmi un segnale forte, di disagio. Che tra poco mi richiami, che mi dica “scusa amore, sono stravolta, mi sono messa in discussione, ma non ho intenzione di farti del male, di perderti. Stasera dormo da mia madre. Domani non lavoro. A casa ne riparliamo. Grande Inter, vero amore?”
Esco dal Tardini bagnato, immerso nel colore dello scudetto e delle fresche emozioni. Ho ritrovato Ibra. Ho perso Greta? Ci penserò domani.

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