domenica 8 gennaio 2012

un mandolino lucano

Qualche anno dopo il terribile terremoto del 1980, nella vecchia casa del paesino di famiglia in Lucania trovai un mandolino. Da quasi chitarrista, la scoperta di uno strumento musicale in una casa "austera" mi fu particolarmente gradita e fu di stimolo alla ricostruzione della storia di questo strumento musicale. Un oggetto che potrei definire "eccentrico" rispetto alla normale tipologia dei reperti familiari, composta da libri ed oggetti antichi di chiesa e tantissimi volumi di diritto.
Una polverosissima corrispondenza mi rivelò i particolari: mio nonno, nato nel 1877 ricevette in dono questo strumento nel 1894 come premio per la sua licenza liceale, conseguita a soli 17 anni presso il liceo di preti di Muro Lucano.
Di questo nonno che ha vissuto con me per molti anni conservo un ricordo lietissimo. Di bell'aspetto, sempre elegantissimo, usava la sua vena ironica per difendersi dagli insulti del tempo e per arginare gli inevitabili contrattempi del vivere. Tra i quali avevano per lui un certo rilievo l'imperversare delle due figlie femmine. Che lui trattava con una forma di disincantato distacco e non certo per mancanza di affetto.
Rimasto vedovo ed ormai anziano, aveva il suo da fare per contenere le premurose cure che le due figlie avrebbero inteso riservargli. Ma resisteva, così come aveva fatto tanti anni prima con il fascismo. Sempre con il suo stile tenace e misurato di magistrato liberale che, in pieno regime, era andato al funerale dello storico Ciccotti mostrando all'intera collettività di Potenza quanto per lui fosse importante dare l'estremo saluto all'amico, diventato simbolo della resistenza al potere. E con lui pochissimi altri "notabili" cittadini.
Lo stesso uomo che si era rifiutato di prendere la tessera del partito, obbligatoria per tutti i pubblici funzionari, fino al 1939. E che quando poi fu costretto ad accettarla per non perdere il suo posto di lavoro, la vergò con parole furiose.
Un lato insospettabile di questo riservato signore era quello artistico e poetico, anche questo ricostruito da me attraverso le delicate poesie e gli spartiti musicali. Il mandolino, dono della maturità, era stato un compagno fedelissimo, che lo aveva accompagnato in madrigali per le dame ed in particolare per l'amatissima moglie.
Quando ritrovai lo strumento mi resi conto che aveva bisogno di un operazione di restauro. In quasi cento anni era rimasto in discrete condizioni, ancora avvolto in una fantastica fodera con manico, purtroppo andata perduta in qualche trasloco. Ma a chi affidare la delicata operazione di recupero? Si trattava di un mandolino della liuteria Calace di Napoli, piazza S. Domenico Maggiore, ditta ancora presente a Napoli.
Alla vista del mandolino gli eredi Calace furono piacevolmente sorpresi e mi chiesero subito se avessi voglia di venderlo. Spiegai che il mio proposito era quello di ridargli voce e i titolari della liuteria sembrarono comprendere questo mio desiderio.
Calace è un cognome lucano, pare prevalentemente di Pignola. Di Pignola era Nicola Calace, farmacista e rivoluzionario coinvolto nei moti antiborbonici dei primi dell'ottocento e per questo condannato alla confisca degli ingenti beni di famiglia ed alla deportazione nell'isola di Procida. Dalla quale erano poi partiti i figli per dare vita alla celebrata liuteria napoletana.
Il lavoro di restauro durò sei mesi e risultò costosissimo. Ma lo strumento è tornato al suo splendore e credo che abbia ritrovato quasi tutti suoi timbri sonori d'origine.
Restava la decisione sul che cosa farne: imparare a suonarlo, esporlo come oggetto d'arte in casa o restituirlo alla sua vocazione cedendolo ad un mandolinista?
Dopo anni di indecisione da pochi giorni ho ricevuto al proposta di un signore, qualificatosi come docente di mandolino a Roma, disposto a rilevarlo ed a farlo suonare ancora.
Ci incontreremo tra pochi giorni e se la trattativa dovesse concludersi mi priverò di un oggetto caro con la sola ed unica speranza di restituirlo alla sua funzione che non può essere quella di oggetto di arredamento.

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