giovedì 9 febbraio 2012

a ciascuno il suo tempo

Ognuno di noi ha un proprio ritmo mentale, un tempo personale in cui immagini e riflessioni si combinano. Capita però di incontrare e conseguentemente di scontrarsi con soggetti che hanno tempistiche del pensiero diverse. Pensate a quelli per noi troppo rapidi o lenti all'esasperazione... Si crea un autentico disagio ed effettivo impaccio nelle comunicazioni. Ognuno potrebbe aggiungere esempi calzanti, ben intendendo che non c'è uno standard universalmente riconosciuto al quale fare riferimento. Così con velocità mentali e capacità di approfondimento diverse si creano distonie che portano a grandi barriere ovvero a difficoltà interpersonali.
Stamattina ero con un giovane collega a Casavatore, hinterland napoletano a pochi minuti dal centro della città. Eravamo nell'officina di un signore che svolge attività di carrozziere. Quest'ultimo sentita una mia replica alla telefonata che nel frattempo avevo ricevuto, dal contenuto ha arguito di avere di fronte un avvocato. Quale occasione migliore per avere un parere gratuito che l'incontro fortuito con un medico o un avvocato? Il simpatico carrozziere parla per alcuni minuti, dando per scontato che io dovessi immediatamente cogliere non solo quanto detto, ma anche i suoi esempi e paradossi. Devo aver fatto una faccia da merluzzo del Baltico perché l'interlocutore si è mosso a pietà, adottando un linguaggio meno criptico. A quel punto il caso si è chiarito ed ho potuto formulare il desiderato responso.
Al commiato dai casavatoresi (?) il giovane collega, soggetto di rimarchevole preparazione e intuito, mi ha candidamente confessato che anche lui era rimasto confuso dall'esordio del nostro battilamiera e che solo dopo minuti è riuscito a capire il caso e che cosa volesse da noi.
Mi sono sentito confortato, avendo dolorosamente attribuito ai segni dell'età le mie iniziali perplessità. Vero è che il nostro interlocutore dispone di una velocità mentale almeno doppia della mia e senza un binario di collegamento avremmo rischiato di non intenderci mai.
Ovvero, come diceva il pensiero di un anziano signore a me caro: "Il linguaggio è come una superficie più o meno trasparente, simile a quella di uno stagno, di un lago, del mare. Le maggiori profondità rimangono invisibili. E come le tempeste degli abissi subacquei spesso non producono che un lieve increspamento, così i più profondi sconvolgimenti dell'animo sono inafferrabili."

Nessun commento: