lunedì 21 gennaio 2013

Fateci sognare ancora

L'etrusco ha osservato un lungo silenzio. Era ora, osserverà più di qualcuno. Comunque sia, in questo intervallo di tempo ho tentato di dare ordine ad idee e ricordi in un testo che somiglia ad un romanzo, opera che non avrò mai il coraggio di pubblicare. 
Come credo di aver scritto più di una volta, il nostro è un Paese di scrittori o sedicenti tali. La maggior parte di loro ci raccontano storie che non hanno alcuna ragione di essere e sono soltanto il risvolto, peraltro umano e comprensibile, della speranza di ciascuno di lasciare una traccia di sé nel tempo.
Perché il vostro etrusc avrebbe dovuto fare eccezione? 
Certo il forte senso di autocritica mi impedisce di considerare quell'operina un testo da lasciare leggere ad altri. Così resterà una lettura riservata alla personale soddisfazione o vanità.
Di fatto mi sono assentato dall'amato blog. E qualche abituale "follower"- credetemi esistono - mi ha chiesto ragione di questa timidezza improvvisa. 
Il clima politico pre-elettorale non induce a manifestare senza improperi che cosa ne penso delle varie proposte elettorali. 
Mali di stagione, d'altra parte, che non possono evitare di accompagnare le discese ardite o le salite coraggiose dei tanti burattini del palcoscenico politichese di casa nostra.
Dobbiamo anche dire che siamo agli spari iniziali di una campagna che promette mirabilie mediatiche e scontri aspri (?) tra gli statisti (??) che si confrontano su temi di rilievo, manifestando il consueto senso di irresponsabilità. Proprio loro che sono i responsabili dello sfascio davanti al quale ci troviamo. Caduta dell'etica generale, trascuratezza nella gestione della cosa pubblica, avidità personale o di clan rispetto allo Stato. Di questo dovrebbero parlarvi nel riconoscere le proprie malefatte.
I nostri spaesatissimi giovani si troveranno a votare un coglione qualsiasi come Grillo che racchiude la sua tematica in un "vaffanculo" generalizzato ovvero ad indirizzarsi verso sogni e miti di un'epoca passata, rappresentati da simboli sempre più strapazzati.
E la realtà? Chi si occupa di questo spiacevolissimo aspetto dell'esistenza? C'è veramente qualcuno credibile disposto a spendere tempo ed energie morali per riportare in rotta di galleggiamento lo sciarmatissimo galeone a forma di stivale?
Resta viva solo la speranza, per me rappresentata da quei poveri ragazzi di colore che durante i giorni di festa si improvvisano benzinari. Basta una moneta, anche minima, e svolgono il fastidioso compito di inserire la banconota nell'apposito congegno per provvedere al nostro rifornimento. Alla fine ci ringraziano per l'obolo con un sorriso. In una lunga giornata di attesa, al freddo, alle intemperie, vestiti in modo approssimativo. Se non è speranza questa, ditemi voi dov'è?