lunedì 3 marzo 2014

A caccia di errori

Dal 28 febbraio al 2 marzo Bologna ha dedicato una mostra evento dedicata all'errore. Si, proprio agli errori che riguardano tutto il mondo dell'arte, della scienza, della pubblicistica e della comunicazione, anche di quella personale. Lo sbaglio è dietro l'angolo, pronto a manifestarsi in tutta la sua evidenza. Vuole ricordare a ciascun essere che è possibile fare qualche fesseria. Inavvertitamente, ovvero per ignoranza, per superficialità, per la fretta che ci divora tutti, per eccesso di sicurezza.
Così la scritta stradale che non riporta un categorico "STOP", ma un ben più misterioso "STPO", il titolo del giornale con una parola in posizione ambigua che disperde il significato di quel richiamo di stampa. O più semplici strafalcioni contenuti negli annunci scritti a penna nei negozi delle nostre città, come "paste fresce" oppure in annunci tipo "Ingresso riservato al personale destinato all'ingresso" (?). E tenero e gustoso lo sbaglio dell' amante che lascia un messaggio stradale all'amata.
Ai tempi del ginnasio avevo una orribile e sadica professoressa di lettere. Che martirizzava 30 fanciullini dell'età media di 13/14 anni con sevizie al limite di ogni tollerabilità. Alta non più di un metro e 50 imponeva una sua regola aspra e senza sorriso a noi poveri malcapitati allievi. Che in misura maggiore o minore la detestavamo con tutto il cuore, augurandole  ogni possibile disgrazia o accidente. Cuori evidentemente generosi ed incapaci di volere il male, perché a quanto a me noto, l'arpia ha vissuto circa 90 anni.
Unico aspetto che avvicinava questa Idra di Lerna al resto degli uomini era una sua personale raccolta di strafalcioni a mezzo stampa collezionati nel tempo che in un'occasione, alla fine del V ginnasio, ci mostrò. Era compiaciuta di quegli errori fatti non da sprovveduti ginnasiali, bensì da giornalisti e titolisti della carta stampata. E così partiva nella sua denuncia verso l'ignoranza, i raccomandati dei giornali, il mondo di fesserie che, nonostante i suoi sforzi, la circondava.
In qualche modo anche l'arcigna prof aveva una sua quota di ragione, ma  soprattutto il suo metodo didattico, ancorché mortificante ed inesorabile, produceva positivi effetti. Ciascuno di noi fu costretto ad imparare greco e latino in modo almeno accettabile,  tanto da vivere di rendita nei successivi anni del liceo.
Arrendiamoci allora alla possibilità di sbagliare. Una resa incondizionata che invece di avere il sapore della disfatta abbia il sapore della partecipazione al mondo dei vivi.
 

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