sabato 8 marzo 2014

la santa della fertilità

Comprare il giornale a via Toledo, da don Antonio,  era diventata in trenta anni una consuetudine piacevole. Anche l'occasione per uno scambio di opinioni sul tempo o sui tanti fatti della città ovvero sugli accadimenti dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Il piccolo giornalaio dagli occhi vivi ha fatto sempre parlare me. Lui si riservava piccole sortite di buon senso, specialmente se l'argomento erano le turbolenze del suo quartiere. Lui è nato ed è vissuto in quella zona così speciale. Dove si incontrano e si annusano due pezzi della città. La zona degli affari e dei grandi studi professionali, innestata nel cuore plebeo della capitale partenopea. Ed il saggio edicolante ha visto e sa tante cose di quelle accadute negli ultimi sessanta anni. Ma spesso il suo commento è stato soltanto un sorriso e quando proprio è in vena particolare si lascia andare ad una battuta.
Così due giorni fa non ha battuto ciglio davanti alla mia domanda sul perché di tanta folla in quel vicolo Tre Re. Sistemando una pila di giornali ha borbottato: "signò, so femmene che non riescieno a restà prene e vanno adda santarella". Chella, o sapite, è l'unica santa napoletana.."
Mi sono così ricordato del piccolo palazzo riservato al culto di una piccola suora napoletana elevata agli onori degli altari. Sulla sedia di legno sulla quale la religiosa ha vissuto gli ultimi istanti di vita si è andata formando una piccola leggenda. Che vuole che la donna in età fertile che si sieda su quella paglia usurata resti incinta di li a poco.
La folla era di quelle da brivido, riempiendo il piccolo vicolo, senza lasciare spazi vuoti.
Ricordo l'interno per averlo visitato in un'occasione:  spartano, come si conviene alla piccola dimora di una suoricina, ma tenuto pulito con grande cura. E con tanti ceri e lumini.
Per contro il business è fiorente, grazie a tre o quattro avveduti e svelti soggetti che si sono attribuiti ruoli diversi, ma molto remunerativi, nel promuovere il culto e la fama della suorina. Segretario della Fondazione, coordinatrice delle attività di culto, tesoriera del fondo.
"Don Antò, ma davvero ci credono?"
"Signò, o munno è comme uno so fa 'ncapa" Il mondo ognuno se lo crea a proprio modo.
Già, pensavo andando via. Perché sorprendersi. Piuttosto che andare in un freddo consultorio ospedaliero quelle donne, spesso accompagnate dai partners o dalle mamme, vanno a spendere qualche centinaio di euro di speranza da suor Maria Francesca. Che, è bene non dimenticarlo, è l'unica "santa" nata a Napoli.
Mentre lascio alle riflessioni dei miei attenti lettori la spiegazione sul perché di una così isolata presenza partenopea nella miriade di santi e beati, mi fa piacere riferire che la piccola economia della zona si giova del culto. Tante pizze fritte, molti dolci nella vicina pasticceria dai profumi allettanti, frutta, vino sfuso, verdura e carne per la gioia dei rivenditori della zona.
L'attesa spesso è lunga e volete non approfittare dei tempi morti per una spesa rapida?
E poi quei cibi hanno un sapore speciale grazie alla benedizione della santarella e chi sa che  non servano anche loro a favorire quella tanto desiderata "dolce attesa".

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