martedì 5 agosto 2014

retorica e vecchi tromboni

La temperatura di agosto finalmente tiepida mi ha spinto a partecipare ad una serata all'aperto nel piccolo centro lucano che ospita le mie vacanze.
La sede fisica dell'incontro rappresenta al meglio quegli intrecci tutti italici, tra furberie, approssimazione, opportunismi e incapacità. 
Una specie di anfiteatro ottenuto sventrando una parte del vecchio paese. Effetto complessivo del luogo forse accettabile, ma vie d'accesso impraticabili ai più, con pendenze da Mont Ventoux, il muro del Tour de France e sfondi precari, con costruzioni mai completate e rifiniture con teli di plastica e contatori a vista. Luogo con una propria singolare particolarità, quella del freddo, anche quando in altri angoli dello stesso paese le temperature sono bollenti. Come mai? Forse effetto di correnti, forse una specie di avversione delle forze naturali alle cose che periodicamente si svolgono in quel contesto.
Questa volta si premiavano delle personalità locali, distribuendo targhe e papiri di un premio alla memoria di un giovanissimo assessore comunale deceduto tragicamente.
La scelta dei tre premiati, ma soprattutto le motivazioni, trasudavano di retorica e di "infrascamenti", come ben si conviene a circostanze del genere. Ma non poteva essere diversamente, tenuto conto della giuria e della pompa ufficiale voluta dagli amministratori, tutti schierati per riuscire a non dire niente di sensato o che inducesse alla minima riflessione. 
Uno dei tre riconoscimenti ad un anziano, molto anziano, che si è parlato addosso per i circa cinque minuti di microfono incautamente affidatogli, ripetendo sempre la stessa frase. Temo non per rafforzare il concetto, ma per incapacità di emettere suoni diversi o di articolare un pensiero.
Un premio del genere dovrebbe essere più utilmente rivolto al futuro, destinato a giovani del paese che stiano dando buona prova delle fresche esperienze di studio o di attività. Incoraggiando cioé quei soggetti che possano in futuro aiutare la comunità ad uscire dal suo profondo stato di narcolessia. Sul quale invece la serata  puntava in modo inequivoco, visto anche il contrappunto musicale di un quartetto d'archi impegnato in musiche di semi avanguardia con suoni striduli da far scappare anche i pochi cani presenti.
La parte giovane del paese si è accortamente astenuta dal partecipare a questo stentato rito della retorica ed è rimasta come sempre a "bevucchiare" nei luoghi della ristretta "movida" locale.
La retorica dei tromboni e l'apatia del resto della popolazione. Splendida istantanea di una collettività che sta tranquillamente rimboccandosi la lapide.

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