mercoledì 22 ottobre 2008

Solidarietà a Saviano


Mentre l’intellighenzia di mezzo mondo si schiera in adesione all’appello dei sei nobel primi firmatari dell’appello a Saviano, abbondano le manifestazioni di solidarietà all’autore di Gomorra.
Sia pure con il massimo rispetto degli intellettuali e delle loro alte espressioni di sostegno, mi sembra di leggere un copione in larga parte scontato. E volevo vedere pure che questi pensatori dicessero al nostro: “Roberto cambia faccia come Buscetta e vattene in un posto del mondo lontano dall’Italia a goderti gli agi che ti derivano dalla diffusione del tuo libro”. Era difficile pensare che da terre lontane, molte per loro fortuna al riparo dalla morsa della criminalità organizzata, arrivassero messaggi diversi da quello di non arretrare e restare per incarnare il simbolo della voglia di legalità. Mi sembrerebbe peraltro assai più significativo se l’appoggio reale venisse dalla parte della gente normale, di quella maggioranza silenziosa, ostaggio quotidiano della violenza denunciata dallo scrittore. Proprio da quell’area, enorme e non ben definita, dovrebbero arrivare i segnali di solidarietà e vicinanza, magari con gesti minimi ma continui di cittadinanza attiva. Tentando di vivere un rispetto sostanziale delle regole civili, evitando prossimità anche involontarie al mondo dell’illegalità. Creando un modello virtuoso di comportamenti corretti, che manifesti la voglia di tutti di cambiare registro. Fino a poter realizzare il sogno di uno striscione che un giorno campeggi davanti ad uno stadio, ad una scuola, perché no a Casal di Principe, e che dica “Roberto, uno di noi!”.

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