mercoledì 3 dicembre 2008


Mi interrogo su quale possa essere la lettura corretta di un fatto che ha colpito l'opinione pubblica. Persino provocando la più classica delle divisioni tra innocentisti e colpevolisti. Un ex assessore, indagato dalla Autorità Giudiziaria per i disordini e le violente dimostrazioni di folla collegati alla rivolta di Pianura della scorsa primavera si toglie la vita. La comprensibile reazione di sgomento dei familiari di fronte ad un gesto tragico ha occupato i notiziari ed i giornali. Naturale che una moglie o i figli, costernati ed affranti, si pongano angosciate domande sul perché di una così tragica morte. A loro la nostra comprensione e solidarietà. Tutti gli altri, per nostra buona ventura, siamo al di fuori del lutto e siamo tenuti ad analizzare i fatti depurandoli, per quanto possibile, dai condizionamenti emotivi.Prima domanda: siamo certi che il profilo personale del povero Nugnes autorizzi una lettura del fatto solo collegata alla pressione esercitata dagli inquirenti? E' invece possibile che ci sia stata la forte incidenza di un fenomeno depressivo conosciuto o latente a determinare il gesto insano? Ed ancora. Si è parlato di un stato d'animo di "vergogna" insostenibile per il vulnus all'onore ed alla rispettabilità a causa delle indagini della magistratura. E' nozione abbastanza comune che uno dei deterrenti più efficaci alla commissione di reati è la concreta possibilità di vedere infranto quel perimetro di rispettabilità che ciascuno di noi sente come proprio. Più della certezza (?) della pena agisce quella consapevolezza di essersi conquistati un'immagine onorata nell'opinione pubblica e privata. Chi invece affronti in piena lucidità di pensiero le conseguenze delle proprie azioni, potendo anche immaginare le conseguenze negative di un'esposizione al giudizio degli altri, mostra di aver dato prevalenza alle ragioni che pensa di affermare, persino ponendosi in contrasto con le leggi dello Stato. Ha un senso ora delegittimare l'operato dei giudici richiamando in modo forse improprio i casi di suicidi di Tangentopoli? Credo di no, e non solo per essere sempre stato un poco coraggioso cittadino rispettoso delle leggi, ma soprattutto perché mi dissocio dalla tendenza a pensare alle leggi che non condivido come trasgredibili.

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