martedì 19 marzo 2013

Il silenzio

Restare in silenzio. Che cosa si nasconde dietro un silenzio? L'incapacita' di fornire un commento, la necessità di riflettere prima di aggiungere altri suoni a quelli precedenti, l'indifferenza rispetto a quello che ci circonda, la muta censura per un interlocutore che non si stima, la scelta di astrarsi  da un contesto inutilmente rumoroso, la presa di distanza da chi non pensiamo meriti le nostre parole, la stroncatura più dura per rimarcare la volontà di escludere chi parla dal nostro mondo? Ogni giorno peraltro siamo costretti a subire migliaia di parole inutili, di suoni ed immagini sonore che ci costringono a farsi udire. Penso al meraviglioso silenzio degli asceti, rivolto alla riflessione ed alla contemplazione, magari in un fantastico contesto ambientale che ti consenta di riprendere i contatti con la tua parte più intima. Ma pare che questa direzione sia stata abbandonata dalla collettività che, in larga parte, preferisce forme continue di intrecci acustici, producendo un'infinita congerie di commistioni sonore. La miracolosa sordità di Beethoven, capace di restare fuori dal mondo del rumore per ricongiungerai soltanto alle meraviglie delle sue composizioni. Una specie di protezione naturale che ad un certo punto della sua vita ha isolato il maestro dai contatti sociali, ma lo ha definitivamente saldato a quelle melodie alle quali aveva dato vita. Lui, capace di tirare fuori ricami armonici e sottofondi prestigiosi dall'accozzaglia di strepiti dai quali veniva circondato. È proprio così, c'è ancora tantissimo da imparare dai suoni della natura, dall'acqua che cade in forma di pioggia o di neve, dal vento che passa tra i rami degli alberi inventando sinfonie sublimi, dal mare che ruggisce rabbioso, 
avvolgendosi su se stesso. E i canti degli animali, i richiami d'amore, il crepitio del fuoco ardente, il boato di un vulcano. Meraviglie, che siamo capaci di barattare per vivere la frenesia delle città. Dove le sirene delle ambulanze, l'ossessione dei rumori di allarmi e auto, il brusio incessante del contesto urbano, gli strepiti dalle mura vicine, ci ricordano di continuo la nostra scelta di "civiltà ", sottolineandone l'assurdita'.