lunedì 4 marzo 2013

Mengoni e D'Alessio: ovvero trovate gli intrusi

Sui giornali di enigmistica, in particolare su quello che amo da decenni, c'è un gioco simpatico, di livello medio facile, talvolta dedicato ai piccoli lettori. Si chiama trovate l'intruso ed il suo scopo è quello di far rilevare dal lettore l'oggetto estraneo al gruppo di altri oggetti omogenei ovvero funzionali l'uno all'altro.
Gli organizzatori della serata commemorativa per Dalla in piazza Maggiore del 4 marzo 2013 devono aver pensato ad un marchingegno del genere. Avranno pensato: facciamo una serata con artisti che hanno avuto un percorso di vita o di musica rientranti nel perimetro esistenziale di Lucio e poi ci mettiamo un paio di alieni. Così il pubblico prende fiato e non si lascia andare solo sulla scia della nostalgia e dell'emozione, ma magari nel corso dell'esibizione di questi due "sfessati"  mangia un panino, o va a fare la pipì.
Precisi, come orologi che perdono un'ora ogni mezz'ora, sono saliti sul palco della seratona un tale di nome Mengoni, vincitore a sua insaputa  - o meglio al di fuori di ogni sua responsabilità o merito - di festival di Sanremo ed un tale che dovrebbe essere più noto alla DIA o alle autorità di PS, ma che invece da anni infesta televisioni o spettacoli, sostenendo di cantare: il suo nome è Gigi D'Alessio.
Quest'ultimo è una delle numerose prove che quando un napoletano è un "chiavico" attinge ai vertici sommi della categoria. 
Aggiungo, ma forse non è importante, che se le sue fortune artistiche e patrimoniali fossero dipese dai miei acquisti della sua variegata produzione musicale, il nostro starebbe ancora ad ordire enormi bufale finanziarie fondate su giri di assegni, sua quasi esclusiva attività negli anni '90. Ma invece lui si è saputo trovare uno sponsor di altissimo profilo umano e morale che ha pensato di far diventare senatore l'ennesimo cavallo.
E oplà, il gioco è fatto, questo eccezionale cantante ed autore, musicista e strumentista, "emerge" per meriti di regime a cantore "emerito" del ventennio nanesco, diventando persino protagonista di una fumettistica storia d'amore con una signorina che ha la principale caratteristica nell'assenza di sguardo, Priva cioè di qualsiasi profondità reale, ma con una visione persa nel nulla che fa pensare o ad un infinito viaggio in paradisi artificiali oppure al vuoto spaziale dell'anima.
Mengoni e D'Alessio, dicevamo. Ma che c'azzecca? avrebbe detto un defunto parapolitico di casa nostra. Peccato che sia andato a riconsegnare le braccia sinora mal usate all'originario ruolo di addetto ai campi, altrimenti avrebbe potuto esternare sull'ennesimo enigma italiano.
Lo confesso, durante le scoreggianti esibizioni di quei due disgraziati ho sperato che si aprisse un piccolo squarcio di cielo: da quello spazio una specie di folletto, meraviglioso ed allucinato, liberasse un profondo scaracchio - sputo violento per i non "sapenti "-  all'indirizzo di quei due fetienti, manifestando il gradimento del rievocato per lo straordinario contributo.
Un invito per il futuro, sicuramente inascoltato. Per cortesia, risparmiateci ogni forma di celebrazione. Il rischio è sempre quello di riuscire a far dimenticare anche il proposito che vogliamo immaginare  solo di ricordo affettuoso dell'artista scomparso. Basti pensare alla superfigura di merda di Celentano quando tentò di rievocare il povero De Andrè.


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