martedì 16 settembre 2008

dodicesimo uomo


Dodicesimo, tredicesimo, uomo in più, forza trainante. Il pubblico del San Paolo si porta appresso la fama di fattore vincente per la squadra di casa. Luogo comune o verità, ovvero una via di mezzo e quindi, retorica a parte, pubblico calcistico come tanti altri. Senza mentirci oltre il normale confine del lecito, dobbiamo individuare la caratteristica di base di questa folla variopinta, ovviamente depurata della tara dei violenti a tutti i costi. E' un pubblico umorale, capace di esaltarsi con frenetici cachinni per la bella trama o il gesto tecnico raffinato; urlante e vociante, ma prima delle gare o se tutto fila liscio. Ma basta la prima nube o il primo rovescio della sorte e l'entusiasmo svanisce, con immediata ed automatica emersione di una feroce vis critica: "era meglio Pincopallo, Caio non si muove, Mevio è uno scarpone." E giù malcontento, fischi ed epiteti per generazioni ascendenti e discendenti." Anni luce di distanza da quei pubblici di altri Paesi capaci di sostenere la squadra in qualsiasi circostanza. Le critiche arrivano da ogni lato, senza risparmiare società, tecnici ed operatori di mercato. Folla con le sue simpatie ed antipatie, si dirà. E' un ragazzo napoletano? perdoniamogli qualunque fesseria perché deve crescere. Regola anch'essa con le sue ovvie eccezioni: chi ha memoria storica ricorda che un mediano anni 60/70, napoletanissimo e non privo di qualità tecniche, veniva accompagnato da un coro salmodiante di "scemo, scemo", anche quando faceva benino. Ultimo bersaglio della competente torcida azzurra il povero, onesto, ammirevole Montervino. Anche nell'ipotesi, piuttosto lata in verità, di un goal partendo in slalom dalla sua area, gli sarebbe in ogni caso riservata una folata di "buh". Il San Paolo, al posto del pedalatore nostrano, pretende Gerrard o uno dello stesso livello e chissene importa delle faccende economiche che impediscono l'arrivo di astri di prima grandezza. Per il momento la realtà è amara e davanti agli occhi di tutti: gli eccessi di un gruppo di scalmanati, rectius di mestatori di professione, impedisce alla gente normale di assistere ad una gara, pur avendo pagato per tempo biglietti o abbonamenti. Spalti vuoti, sanzioni esemplari ed innovative con gli azzurri senza nemmeno il sostegno fisico della loro folla. Mi chiedo: quando anche il non trasparente progetto De Laurentiis naufragherà per abbandono, chi chiameremo alla guida della squadra del cuore? Sarà quasi il caso di ricordare che molti dei possibili neo investitori sono al soggiorno obbligato o impegnati in faide di maggiore o minore profilo. Rischiamo di finire come il Messina o il Catanzaro, da vera capitale del Sud.