martedì 9 ottobre 2012

Mi pento, fortissimamente!

E' arrivata pure per il vostro etrusco l'ora del pentimento. Forse mi inseriranno in uno programma  di protezione e ci guadagno. Chi lo può mai dire? Ma ormai ho deciso. Tempo fa' mi sono pentito dall'essere stato per anni sparatore di botti. A ragionarci ora mi struggo a pensare su come avessi fatto  a non capire che si trattava di una fesseria, pericolosa e fonte di illeciti guadagni. Ma gli anni si attraversano anche per questo: avere il modo di riflettere sulle proprie castronerie e cambiare strada. Su quante altre cose ho nel tempo ripensato? Tante e non irrilevanti. Si sa, l'imprinting te lo da la famiglia e l'impostazione di altri soggetti. Magari avranno anche i loro meriti, ma alla fine, la vita appartiene a ciascuno di noi. E proprio per questo è giusto, se non doveroso, uscire dalle orme già tracciate e trovare un percorso proprio. Che si alimenti dei propri errori, delle convinzioni che la vita ci assegna e che non risenta soltanto della vita di altri.
Io ho deciso di abbandonare il calcio! Spero di non fare soltanto del moralismo, ma un ragionamento con ancoraggi alla realtà. Il sistema televisivo generale ci presenta partite di calcio ad ogni piè sospinto. Orari serali, di mezzo, lunch time. Un orgia di pallonate che, fatte le poche eccezioni meritevoli, sarebbero per la gran parte da dimenticare. Ma questa invasione sistematica e preorganizzata intende intrappolare il malcapitato soggetto passivo, rendendolo sempre più succube e meno autonomo nelle decisioni. Senza tener conto dei guadagni stratosferici di queste emittenti a pagamento che si possono permettere di finanziare tutto il calcio mondiale ed i suoi capricciosi protagonisti.
E penso che, venti anni or sono, seguendo le medesime suggestioni. ho smesso di bere una certa bevanda gassata di colore scuro proprio perché vedevo gli artigli dei padroni affondare anche nelle mie carni ed impormi comportamenti non voluti. Non solo quindi perché quella bibita è un'autentica fetenzia dalla formula semisconosciuta, ma  poi perché quel "brand" esclude tutti i concorrenti. Nei bar delle nostre città e paesi il titolare che non accetti quel marchio non riceve  una serie di altri prodotti e rischia di finire fuori mercato. Una politica commerciale fatta di prezzi e veti per gli altri competitori che finisce con l'emarginazione dei produttori minori.
E' così mi propongo di vedere il calcio solo su canali in chiaro e magari quello minore, lega pro e serie "d" o l'interessante calcio femminile. Che, almeno per il momento, ha spunti di grande interesse e viene giocato con sempre maggiore capacità. E ancora, cosa che non guasta affatto, con una lealtà sportiva assolutamente diversa da quella dei maschi.


Nessun commento: